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Sviluppo pessimo
Immaginate un mondo nel quale le donne non possono più parlare, non possono più dire la loro opinione. Peggio, un mondo nel quale possono farlo, ma per massimo cento parole al giorno, dopodiché, per via del braccialetto che portano obbligatoriamente al polso, se solo provano a pronunciare la centunesima parola verranno scosse elettricamente. Un incubo.
La storia si ambienta negli Stati Uniti e già nei primi capitoli scopriamo che il fenomeno per il momento è circoscritto soltanto lì.
Con questo romanzo distopico l’autrice cavalca l’onda dei temi quali il femminismo, anche se da una parte ci sono uomini conservatori, ma anche le stesse donne che puntualizzano come loro debbano essere mogli amorevoli che si occupano della casa. Questo romanzo vorrebbe far comprendere come in qualsiasi circostanza la libertà di parola sia fondamentale.
Queste idee estremiste sono stata inculcate con il tempo, come spiega Jean: «Ecco, è così che ci sono riusciti. Intrufolandosi in un corso qui e una associazione là, ovunque potessero attirare i ragazzi con la promessa di rendere più appetibili le loro candidature. È bastato». (Candidature per il college).
In Vox ciò che porta al silenzio femminile è la religione che prende sempre più piede con i suoi dogmi e regole sulla sottomissione della moglie al marito. Anche se nel romanzo è così, si può invece notare come nella nostra realtà le donne vengono etichettate dagli uomini e si cerchi comunque di farle stare in silenzio, senza che la religione imponga niente.
Sebbene l’idea di questo romanzo sia molto buona, lo sviluppo non lo è altrettanto. Si parla tanto di questo libro per la trama distopica di cui è composto, ma l’autrice non è riuscita a trattare bene il tema prefisso. Si parte bene e si prosegue in maniera confusionaria senza che il lettore riesca a comprendere cosa stia accadendo.
Il romanzo è scritto in prima persona, quindi ci si aspetta una certa introspezione che invece manca. I personaggi non sono minimamente approfonditi e molti concetti vengono ripetuti sino alla nausea ancora ed ancora, risultando davvero ripetitivo.
Con l’andare avanti dei capitoli il romanzo prende una piega con più azione che purtroppo è molto caotica, spesso non si capisce cosa stia effettivamente accadendo.
Il finale è molto veloce e poco sviluppato – come tutto il libro – lasciando il momento clou fuori campo. Anche in questo caso il lettore si chiederà cosa sia davvero accaduto.
Questo è uno di quei romanzi che avrebbe potuto dare tantissimo, ma, forse per la fretta di pubblicarlo, è soltanto un’accozzaglia di frasi e avvenimenti buttati lì alla rinfusa.
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