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DI ROSSO VESTITE
Le alette della cuffia la tengono riparata da sguardi indiscreti mentre cammina per le strade ben avvolta nel suo abito rosso, colore scelto per lei dalla comunità, che la rende visibile, che la identifica, che la lega ben stretta al ruolo che svolge. Lei è una ancella.
Siamo nel futuro e veniamo pian piano portati dalla voce narrante della protagonista in un mondo che non è più quello che conosciamo, che lei conosceva.
Silenziosamente, mattone dopo mattone, mossa dopo mossa, un nuovo governo ha preso il potere, soppiantando non solo gli avversari politici, ma smantellando minuziosamente la vecchia società, cultura, abitudini, cancellando i diritti delle donne.
Se all’inizio sono piccole avvisaglie, come l’impossibilità di acquistare le sigarette perché come donna non si possono possedere soldi, poi la nuova realtà si palesa: si perde il lavoro, si viene relegate in casa.
Infine, senza quasi neanche rendersi conto del come e del perché, le donne diventano Ancelle, Mogli, Nondonne. Strumenti nelle mani degli uomini, private di un’identità.
Si perde il proprio nome.
Si diventa DIFRED, di proprietà di Fred.
A raccontarci questa storia è proprio la voce di DIFRED, che ci narra le lunghe giornate noiose prive di occupazioni, i pensieri che si rarefanno, le piccole evasioni per una commissione o un fugace sguardo al cielo azzurro.
DIFRED, che giorno dopo giorno, nonostante tutto si è abituata, che come tutte cerca solo di sopravvivere in un mondo in cui le regole sono state stravolte.
Ed è di pari passo con il fluire dei ricordi, che percepiamo che sotto quella maschera di apatia, c’è ancora vivo un fuoco di ribellione, di vita, di libertà.
Ed è proprio la libertà uno dei punti chiavi su cui siamo costretti a riflettere.
Essere liberi DI qualunque gesto, abbigliamento, atteggiamento, essere liberi DI vivere senza inibizioni, senza freni è inesorabilmente la strada verso un epilogo repressivo?
Essere libere DAlla paura di aggressioni, dai commenti indiscreti di uomo, da molestie pur vedendo sacrificata la propria identità, il proprio diritto all’espressione potrebbero essere mai veramente considerate libertà?
Perché quelle ali della cuffietta che proteggono così bene da sguardi indesiderati, che nascondono dai giudizi, allo stesso modo impediscono di osservare il mondo, di alzare gli occhi per ammirare l’azzurro del cielo.
“Il racconto dell’ancella” è un libro ricco di emozioni ma è soprattutto colmo di spunti che fanno fermare a riflettere, perché, seppur ambientato in un futuro immaginario e scritto a metà anni Ottanta, è assolutamente attuale.
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