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Una lezione per il futuro
Cosa succederebbe se il mondo fosse governato esclusivamente da un’idea positiva di utilitarismo? La risposta è nella distopia di Aldous Huxley, intitolata “Il nuovo mondo”.
Il nuovo mondo, fotografato dall’autore nell’anno 632 dell’era di Ford (circa il 2540 secondo il nostro calendario e calcolato a partire dalla invenzione da parte di Ford, della catena di montaggio), sarebbe improntato ad un bieco controllo delle masse, ad una produttività industriale fine a se stessa, a soddisfare bisogni creati ad hoc per garantire un’effimera felicità. Il tutto però, ottenuto rinunciando ai sentimenti, alle passioni, alla vita. In questo futuristico e futuribile mondo, gli esseri umani vengono generati in provetta, in tante caste, ognuna delle quali creata con una propria ricetta: la casta degli alfa, tarata su un livello massimale di intelligenza, destinata a ricoprire incarichi di alto rango, e poi a seguire i beta, i gamma, i delta ed infine gli epsilon, la bassa manovalanza, la carne da macello per le catene di montaggio, caratterizzati da una scarsa intelligenza ed addestrati a svolgere meccanicamente un solo lavoro: quello che li accompagnerà per tutta la vita. Ogni individuo è tarato per avere un certo livello di comprensione del mondo, una certa capacità lavorativa e vive un’esistenza felice dove gli viene fornito ciò di cui ha bisogno. Per arrivare a questo il governo si serve di un fine meccanismo di indottrinamento passivo, di stampo pavloviano, che inizia dal concepimento e si porta avanti fino alla morte.
In questo mondo non esistono malattie e si muore per raggiunti limiti di età, quando non si è più in grado di lavorare, in strutture protette per overdose di una droga di stato, il soma, che viene utilizzata per surrogare la felicità e l’adrenalina delle emozioni.
Ma a che prezzo tutto ciò? Al prezzo dei sentimenti, della religione, dell’amore, dei rapporti di parentela, della poesia che rende ogni vita degna di essere vissuta.
Personaggi cardinali di questo romanzo sono Bernardo Marx ed il Selvaggio. Il primo è il classico uomo del nuovo mondo, nato in provetta, addestrato fin dalla nascita, ma nel cui comportamento si nota qualche crepa: dicono che qualcosa sia andato male nel corso della sua embriogenesi. Il secondo, nato in una riserva, una delle aree del mondo tenute ancora conservate per finalità scientifiche cosi come il vecchio mondo, dove si nasce ancora in maniera naturale e non si vive secondo i novelli dettami dell’ordine mondiale. Quest’ultimo portato da Bernardo Marx nel mondo civile, non riesce ad adattarvisi: si innamora, ricambiato, di una giovane donna di nome Linda. Ma un muro di incomunicabilità si erge fra le due parti, portando ad un tragico finale.
Un romanzo potente, evocativo, che fa pensare molto su alcuni possibili sviluppi di una società, la nostra, che sempre più vede nelle ideologie propugnate tout court, nel capitalismo sfrenato e nella ricerca del profitto i nuovi cardini. Una lezione per il futuro, proprio come nel solco dei più famosi romanzi distopici
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