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Lui è tornato
 
Lui è tornato 2018-07-09 12:37:27 AsiaD
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
3.0
AsiaD Opinione inserita da AsiaD    09 Luglio, 2018
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PER NON DIMENTICARE

Inquietante romanzo direi distopico che ti trasporta in una realtà distorta che ha piegato le dinamiche fisiche del tempo permettendo al vecchio Hitler di risvegliarsi all'improvviso nel 2011 nella sua totale fierezza e nei suoi panni tradizionali, tanto da suscitare in tutte le persone in cui si imbatte un forte stupore per la evidente somiglianza all'originale. Dico inquietante non tanto per gli eventi che accadono di per se che non né crudi né a tinte forti da suscitare particolari reazioni, ma per il fatto che per quanto folle può essere l’idea, la possibilità che poi davvero un Hitler qualsiasi possa in qualche modo ritagliarsi un posto nella società mi inquieta e non poco. Sarà il periodo storico che sta vivendo l’Italia oggi che mi spaventa nel suo imbruttimento sociale e culturale, ma anche laddove il racconto paradossale di quanto il nostro Hitler dice e fa suscita per forza di cose delle risate, il riso è sempre amaro. Lo sfilare dei personaggi e il ripercorrere gli eventi storici grazie allo studio approfondito dell’autore, soprattutto nella parte finale delle note che ho trovato molto interessanti, fa tornare alla mente in ogni momento (non che lo avessi dimenticato) a cosa può arrivare l’odio e la violenza dell’essere umano e quanto pericoloso sia rimuovere dalla memoria il nostro recente passato storico europeo, inneggiando a sovranismi e nazionalismi fuori tempo. Ma senza voler troppo divergere dal tema, devo dire che è sicuramente un libro riuscito, un’idea folle ma centrata, a tratti effettivamente molto divertente, soprattutto la prima parte dove abbiamo un Hitler che si risveglia in questo mondo che non riconosce e cerca di ricollegare quello che vede all’ordine da lui costituito; chiaramente le cose che dice e che fa sono cosi fuori contesto che le persone che incontra pensano che la sua al contrario sia una forte critica a quel nazionalsocialismo e al suo operato; certo è che anche se per la sola voglia di ironizzare, io mi sarei tenuta ben lontana a salutare il mio capo con Mein Fuhrer. L’approccio che ha con il mondo di internet è illuminante, perché capisce immediatamente la potenzialità dello strumento e quanto sarebbe potuto essergli stato utile nelle sue campagne mediatiche; ed ecco qui nuovamente l’inquietudine che torna perché ti trovi a riflettere effettivamente su quanto i social ed internet in generale contino oggi nello spostare le opinioni e addirittura votazioni politiche.
Provare ad incorniciare i vecchi discorsi hitleriani all’interno di una commedia contemporanea fatta di sketch comici è un tentativo ardito e forse un po’ forzato, ma l’autore a mio modo di vedere ha voluto mettere in evidenza una continuità di alcuni filoni di pensiero e di alcune dinamiche che, anche se in contesti storici diversi e con evoluzioni differenti, operano allo stesso modo; tutti quelli che noi amiamo definire oggi, probabilmente erroneamente, “populismi” hanno tutti una stessa origine e una stessa base di comportamento e concettuale: “un esercito di milioni di disoccupati incolleriti è il presupposto ideale per il successo di ogni partito radicale – e il mio, per fortuna, lo era più di ogni altro” oppure “un oratore che parlava al cuore del popolo. Allora era proprio la gente semplice, modesta, che mi dimostrava la sua simpatia..” E l’inquietudine cresce ancora perché è effettivamente così, per cui sperando che la storia non si ripeti, questo romanzo credo abbia un po’ lo scopo di accendere le coscienze e far drizzare le antenne, anche se in un modo scanzonato, per fare in modo che quello che è successo non succeda mai più.

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