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L'ultimo degli uomini
 
L'ultimo degli uomini 2018-05-28 04:54:25 68
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68 Opinione inserita da 68    28 Mag, 2018
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Futuro agghiacciante di un passato cancellato

Ora zero, un uomo solo e curvo avvolto in un lenzuolo sosta al limite degli alberi, il suo nome è “ uomo delle nevi “, l’ ultimo rimasto, in una terra vuota, solo acqua, sabbia, cielo, alberi e frammenti del passato.
Anni ed anni di invidia, fanatismo, malafede, bioforme ostili, armi di ogni genere, troppi hardware e software, eppure c’era stato un passato in cui uomo delle nevi si chiamava Jimmy.
Era un bravo bambino, allora, fino a quando sua madre se ne era andata lasciando uno scarno biglietto e da allora lui e suo padre avevano dovuto tirare avanti, abitando nel Recinto, lontani dalle Plebopoli.
E poi c’ era Crake, amico d’ infanzia che allora si chiamava Glenn, e da subito
trasudava saggezza e potenziale ( ma quale potenziale?) e Oryx, così amabile ed amorevole, una bimba venduta dalla madre e strappata ad un amore insostituibile.
Come tutto questo è potuto finire e perché? Le parole sostituite da altro, il genere umano distrutto, oggi uomo delle nevi è una specie di naufrago senza futuro ed in attesa di niente.
Incamminatosi in un viaggio dall’ esito incerto pensa e ripensa e non sa cosa sia peggio, un passato che non può riconquistare o un presente che se guardato troppo da vicino lo distruggera’. Poi c’ è il futuro, pura vertigine.
Un tempo era colto, termine oggi senza speranza. Dove sono finite tutte le cose che credeva di sapere? Gli rimangono solo sogni e ricordi, circondato da creature geneticamente modificate, ibridi ignari ed addomesticati, che vivono di sedazione emozionale e pulsioni ferine, senza passato, senza una storia.
Figli di Crake, gattinci, calupi, proporci, ecco il risultato di quello che è stato, esperimenti di biogenetica e mutazioni.
Questo l’ esito di un unico vasto esperimento incontrollato ed il risultato di millenni di storture evidenti, di gigantismo legato al consumo delle riserve alimentari con la successiva inevitabile estinzione, esaurite tutte le sostanze nutritive disponibili. Gli stessi errori reiterati, un’ umanità che ha barattato il profitto a breve termine con la sofferenza a lungo termine.
Ma come si può vivere in un luogo in cui le esecuzioni sono state le proprie tragedie e la pornografia la propria storia d’ amore? Come si può interagire in mezzo ai craker, individui perfetti dotati solo di bellezza e docilità?
Eppure uomo delle nevi non può tollerare di essere niente, ha bisogno di essere ascoltato, ma cosa si può’ spiegare e capire o che cosa resta del passato?
Quando una civiltà è ridotta in cenere e polvere l’ arte è tutto ciò’ che rimane. Immagini, parole, musica e tutte le strutture fantasiose determinate dal pensiero umano, e lui è il solo a saperlo e a ricordarlo.
Questo “ L’ ultimo degli uomini “, un incubo ai confini ed oltre ogni realtà immaginata in una società spezzata e spazzata dall’ azzeramento ed annientamento della propria essenza, autofagocitatasi, un mondo defunto dove pensieri e parole hanno smarrito senso e contenuto ( riferimento alla contemporaneità?).
Nuovi alieni per una nuova epoca, da educare, indirizzare, istruire, ed a uomo delle nevi, forse l’ ultimo rimasto, guida e custode dei nuovi venuti, non resta che essere quello che è, un inventore e narratore di storie ed un giocoliere delle parole, mentre vaga alla ricerca di indizi, rimembrando un passato sepolto, ricercando tracce nella memoria, ripercorrendo quello che è stato, difendendosi per non soccombere.
I sogni, il pensiero, i desideri, ogni essenza sembrano scomparsi, annullati, cancellati in nome di altro e di un reale asettico, spogliato di qualsiasi imperfezione estetica e sottomesso ad un delirante ipersalutismo funzionale.
Quali le cause e di chi la colpa? La risposta è evidente, in fondo uomo delle nevi conosce bene tutta la storia…
Un romanzo con tracce de “ Il libro dell’ ancella “ e che riporta a “ La strada “ di Cormac McCarthy con una trama maggiormente asettica e robotica, un’ opera ingegneristica e cervellotica in una ambientazione fredda e lontana.
Inevitabile il pensiero ritorna a “ L’ assassino cieco “ e a “ L’ altra Grace “, romanzi di altro genere ed ambientazione, ma preferibili per espressione artistica, spessore dei personaggi, costruzione narrativa, sistema relazionale e, credo, apice letterario della scrittrice canadese.

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