Dettagli Recensione
Meglio se restava una trilogia
Quarto e ultimo libro della saga di “The 100”. I protagonisti da principio risentono di ciò che hanno vissuto. Bellamy, che aveva rischiato di essere giustiziato da Rhodes, è costantemente sul chi vive, diffidente e poco propenso a credere che la pace che ormai alberga nelle loro vite da circa un mese possa essere duratura. Wells cerca di ammazzarsi di lavoro fisico per evitare in tutti i modi che i suoi pensieri vadano sempre a intrufolarsi nel doloroso ricordo di Sasha, nei bei momenti passati insieme e nel futuro che aveva cominciato a sognare e che è stato orribilmente spazzato via. Glass si sente più inutile di un soprammobile, nella radura non ha nulla da fare perché fondamentalmente non sa fare nulla, e ha passato l’ultimo mese a fare la brava donnina di casa mentre Luke faceva il suo dovere di soldato. Dei quattro protagonisti, Clarke sembra l’unica ad aver finalmente ritrovato un po’ di pace, ora che ha di nuovo i genitori con sé, eppure il nervosismo di Bellamy le dà molto da pensare.
Dopo solo un paio di capitoli, quel che viene da dire è: «Bellamy ha sempre ragione. Date sempre retta a Bellamy!». Il sesto senso del ragazzo, infatti, ci ha azzeccato alla grande (di nuovo) e proprio durante un giorno di festa la radura viene attaccata da un gruppo di uomini vestiti di bianco. Apparentemente non appartengono al clan di terrestri ostili che li avevano già colpiti innumerevoli volte. Questi infatti rapiscono chi considerano i forti del gruppo, si fanno chiamare “Custodi” e predicano il volere di Terra (la preposizione semplice è voluta).
La nuova sfida dei nostri cari delinquenti è quindi quella di salvare i compagni rapiti e riportarli a casa.
Allora… Che dire… Forse era meglio se Kass Morgan si fermava al terzo libro. Tengo a precisare che la storia non è malaccia e se non fossero esistiti gli altri tre romanzi, probabilmente mi sarebbe anche piaciuta. Ma dobbiamo contestualizzarla e quel che risulta è che non ci azzecca nulla con quanto raccontato finora.
La scrittrice poteva vagare con la fantasia e approfondire mille sottotrame, come: l’esplorazione della Terra, magari l’incontro con qualche animale geneticamente modificato dalle radiazioni, la ricerca delle altre navicelle atterrate (e dirci anche che fine abbia fatto Camille, invece che risolvere semplicemente non nominandola più e quindi dare per scontato che sia morta in uno degli schianti), approfondire la storia con i terrestri ostili (e raccontarci meglio la figura di Kendall), dirci se effettivamente nella Colonia sono tutti morti. Insomma, si poteva sbizzarrire! E lei invece che fa? Fa saltar fuori dal nulla un branco di invasati che rapisce gente, distrugge villaggi e ruba provviste. Dei predoni, direte voi, cosa c’è di male? Niente, rispondo io, se non fosse che sono un po’… strani? A parte il fatto che non capisco dove siano stati finora questi Custodi e perché i terrestri non ne sapevano nulla. C’è un gruppo di predoni che attacca i villaggi, e non sono mai arrivate delle voci in proposito? Boh… Vabbè. Ma quello che non mi è proprio piaciuto è il loro “predicare bene e razzolare male”. In pratica, questi Custodi hanno una componente maschile che non fa altro che compiere bestialità, e una componente femminile che lava, pulisce, cucina e… procrea. E anche qui direte: gli uomini schiavizzano le donne, vedrai che si alleeranno con i cento per sconfiggere i predoni che le castigano. Eh, no, invece! Perché a capo di tutto c’è proprio una donna, Soren, che vuole che le cose vadano così. Alle donne va bene che la loro società funzioni così, va bene lavorare per dei bruti che massacrano e uccidono e con cui un giorno potrebbero essere “Abbinate”, ovvero accoppiate in base a un criterio casuale. E la giustificazione di tutto è “perché Terra vuole così”. Sostanzialmente, questi Custodi sono convinti di quello che fanno e sono anche certi che il loro sia il modo giusto di vivere e che il resto dell’umanità sopravvissuta al Cataclisma sia solo da depredare e sottomettere al loro stesso… credo? Pensiero? Ideale? Boh, quello che è.
Come ho già detto, un branco di invasati.
Insomma, questo quarto libro non era minimamente necessario (il terzo era già bello che concluso, senza trame rimaste aperte) e non mi ha particolarmente entusiasmato, anzi mi ha un po’ deluso.
Lo stile è scorrevole e semplice come sempre; ho trovato un errore che, però, voglio pensare sia di traduzione e non della scrittrice, perché stiamo parlando di un nome proprio sbagliato! Lilly è diventata Lily.
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