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Un’inarrestabile forza di alienazione
Dicono i saggi che alla fine di una vita dignitosa ed onorevole menata innanzi per circa settant’anni, non siano moltissime le cose di cui andare fieri. Le cose da mettere a curriculum (vitae), per così dire. Certamente io aggiungerò, alle mie pochissime, l’aver proposto questo libro nel mio gruppino di lettura.
Difficile raccontare la trama, e non lo farò.
Dirò solo questo. Ci sono uomini e donne che si trincerano nei loro settori di appartenenza e vi si arroccano: umanisti e scienziati (disprezzandosi anche un poco gli uni con gli altri) ed altri (quelli che, secondo me, sono VERI umanisti e scienziati) che gettano ponti fra gli ambiti del sapere.
Come si faceva nel 1500 quando gli uomini di cultura, per essere tali, dovevano essere scienziati. E saper scrivere un sonetto. O una pagina di prosa mirabile. Magari suonare uno strumento. Tempi in cui non era un vanto dire “non ci capisco niente di matematica” e via dicendo.
Uomini come Galileo Galilei, per dirne uno.
Carl Sagan, per dirne un altro. James Gould. Stephen Hawking. Piero Angela. Liu Cixin.
Liu Cixin fa emozionare per la multidimensionalità. Per le conseguenze di un codice binario. Per un’antenna che amplifica un segnale. Ed è in grado di spiegarlo mirabilmente:
“Le storie della scienza sono più maestose, coinvolgenti, profonde, eccitanti, strane, terrificanti, misteriose e persino più commoventi delle storie della letteratura. Ma queste splendide storie sono incatenate a equazioni matematiche che molti non sanno interpretare (…) Attraverso la fantascienza, cerco solo di creare i miei mondi usando il potere dell’immaginazione e di rendere manifesta la poesia della Natura in quei mondi, per narrare le leggende romantiche dell’uomo in relazione con l’universo.”
E con questo si supera tutto. Che i nomi cinesi sembrino tutti uguali, che uno dei protagonisti si chiami “Miao”, che l’autore, qui e là, per descrivere meraviglia e stupore non trovi di meglio che inserire un punto esclamativo.
Perché ci sarà un punto molto preciso in cui, anche con le ammuffite nozioni di fisica/scienze che ci portiamo dietro dalla scuola media, esclameremo – sul tram, nel salotto di casa o ovunque siamo:
– “Oh mamma mia, i due protoni!”
E non solo perché la storia è ganza oltre ogni dire: una storia che comincia in Cina durante la Rivoluzione Culturale. Ma perché sono ganzi i nanomateriali, la multidimensionalità, le onde radio, il codice binario. I computer “viventi”. I videogiochi di ruolo. Gli scienziati che sviluppano sistemi. Quelli che li fanno inceppare. E perché Da Shi è un mito. E non è uno scienziato. Ma è la sintesi di Jason Staham e di un filosofo e chiude mirabilmente questo primo capitolo della Trilogia dei Tre Corpi:
“Gli insetti non sono stati mai davvero sconfitti.”
PS. Occorre fare ogni pressione possibile per velocizzare la traduzione degli altri due volumi!