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Il racconto dell'ancella
 
Il racconto dell'ancella 2018-02-19 16:22:24 RadicidiCarta
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
RadicidiCarta Opinione inserita da RadicidiCarta    19 Febbraio, 2018
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Distopico? Quasi.

Il racconto dell’ancella è un romanzo distopico scritto da Margaret Atwood nel 1985. Nel 2017, grazie alla serie televisiva ideata da Bruce Miller, il libro ottiene nuova visibilità tanto che la casa editrice Ponte delle Grazie pubblica in giugno una nuova edizione che esaurisce presto. Nell’ottobre 2017 è già stata distribuita nelle librerie la quarta ristampa.

AMBIENTAZIONE

È impossibile descrivere una cosa esattamente com’era, perché ciò che dici non può mai essere esatto, devi sempre trascurare qualcosa, ci sono troppe facce, lati, fattori che si intersecano […]

Il racconto dell’ancella è ambientato alla fine del ventesimo secolo, quando il mondo sta cercando di riprendersi da una guerra mondiale. Come se non bastasse l’inquinamento e le radiazioni hanno abbassato il tasso di natalità, facendo avvicinare la popolazione a una recessione demografica.
La storia inizia nel Maine, dove è nata la “Repubblica di Galaad” che trae ispirazione dalla bibbia per creare una nuova società che riesca a fermare l’assente crescita demografica, attraverso una struttura piramidale con al vertice i Comandanti. Il sistema teocratico messo in atto è fortemente conservatore, tanto da bandire qualunque tipo di divertimento. Le donne, in più, perdono ogni potere o proprietà, viene tolto loro il diritto all’istruzione e a un salario, non possono leggere né scrivere e quelle di loro ancora fertili vengono destinate alla procreazione, piegate con torture fisiche e droghe per diventare Ancelle ubbidienti, da affiancare ai Comandanti e alle loro Mogli sterili: le Ancelle sono come la serva Bila nella Genesi, un mezzo per dare a Rachele una prole. Non sono più nemmeno padrone del loro nome: acquisiscono quello del Comandante al quale vengono assegnate preceduto da una preposizione di appartenenza. Non sono più esseri umani, sono oggetti.

Gli altri elementi della struttura della società di Galaad vengono mostrati in maniera più superficiale e non è sempre chiaro a che “livello della piramide” appartengano. Sicuramente meno rilevanti sono le Marte, una sorta di servitù nelle case dei Comandanti, e le Economogli, donne della classe povera che devono fare da Mogli, da Marte e da Ancelle per il proprio uomo.
Esistono poi gli Angeli, cioè i soldati, i Custodi, gli Occhi, coloro che vigilano per controllare che nessuno osi ribellarsi, una sorta di polizia segreta e le Zie, le incaricate di istruire le donne ai loro compiti.

TRAMA

Eravamo donne che non rifiutavano di perdersi nell’amore.

Il romanzo, scritto in prima persona, è la storia di Difred, un’Ancella al servizio del Comandante Waterford. La sua condizione la costringe ad indossare un vestito rosso, con un copricapo bianco con alette laterali, per nascondere il loro viso al mondo e, in parte, il mondo ai loro occhi.
La narrazione inizia con l’arrivo dell’Ancella a casa del Comandante e continua mostrando le dinamiche della casa, i rancori, le gelosie e i desideri dei membri della famiglia, ma soprattutto mostra la prigione di Difred nel nuovo ruolo che le è stato assegnato e nei ricordi della sua vita passata.

Lei come membro di una “generazione di transizione” sente tutto il peso della perdita, non solo dei privilegi materiali. Nemmeno questo sembra però riuscire a scuoterla e le sue giornate continuano seguendo i precetti che le vengono imposti. La sua non è una vita che si possa definire faticosa, in quanto ha l’unico dovere di mettere al mondo dei figli dei Comandanti e tutta la vita della casa gira intorno ai suoi cicli, ma può davvero definirsi vita?

PERSONAGGI

Sono una profuga dal passato, e come altri profughi ricordo le usanze e le abitudini di vita che ho lasciato o sono stata costretta a lasciarmi alle spalle, tutto sembra così strano da qui che ne sono ossessionata.

Difred è la voce narrante che tuttavia è apatica e incolore. È una donna che subisce quello che le accade intorno senza provare mai a ribellarsi, senza cercare di migliorare le cose, nemmeno nei limiti che le sono concessi. Tutto quello che cambia nella sua vita è dato dalle scelte e dai desideri di altri: lei non si muove, non agisce, rimane costantemente imprigionata nell’attesa di fare una scelta, fino alla fine, a parte un’unica situazione che però viene comunque descritta in maniera frettolosa e imprecisa, con lo stesso tono vuoto del resto della narrazione, perdendo così di importanza agli occhi del lettore.
Difred non è un personaggio ed è difficile considerarla una protagonista, proprio per la sua continua immobilità, per la sua mancanza di cambiamento. Niente di quello che succede è causato da un’azione o una presa di posizione dell’Ancella. Non è che un’osservatrice del mondo che la circonda.

Serena Joy è la Moglie di Waterford, obbligata a vestire di blu-azzurro per via del suo status. È una donna con problemi di artrite e il profondo desiderio di avere un figlio, che non arriva. Come tutte le Mogli, si trova ad avere dei privilegi, come la possibilità di fumare, che però non riescono a compensare tutto quello che ha perso e non potrà più avere. La sua insoddisfazione ricade sulla protagonista che vede come rivale, ma di cui sa di non poter fare a meno.
È un personaggio di cui non si sa molto: il suo passato ci viene raccontato tramite i ricordi, a volte confusi, di Difred eppure risulta più concreta e reale della protagonista, proprio per le sue contraddizioni e i desideri che la animano.

Il Comandante è un personaggio che compare come presenza, come simbolo, prima di mostrarsi per quello che è realmente. Dovrebbe essere un uomo di potere e di fede, uno dei baluardi della nuova società, ma in realtà è solo un uomo che cerca svago e divertimento, con pulsioni che può mettere in atto solo di nascosto a causa della società che ha contribuito a creare. Quello che è paradossale, ma che in realtà non stupisce, è che sono in molti come lui a cercare quello che non potrebbero ne dovrebbero desiderare.

Moira è un’amica di vecchia data di Difred, una ragazza con cui divideva l’appartamento prima del colpo di Stato. Di tutti i personaggi che compaiono nel romanzo è sicuramente quello più forte: al contrario della voce narrante, Moira ha dei desideri, delle speranze e agisce per riuscire a trovare uno spazio che non le stia troppo stretto. Sono tanti i personaggi che cercano di esaudire i propri desideri, all’interno del libro, ma nessuno arriva a spingersi così oltre le regole per avere la propria libertà. Sfortunatamente le possibilità non sono molte, ma l’impegno e la volontà di questo personaggio, per quanto sia secondario, hanno un forte impatto in un romanzo dove quella che dovrebbe essere la protagonista sembra poco più che un fantoccio sballottato dagli eventi.

CONCLUSIONI

Come tutti gli storici sanno, il passato è un grande spazio buio, colmo di echi.

Il racconto dell’ancella è un libro che ha alcuni grandi pregi, ma anche diversi difetti. Il pregio maggiore è sicuramente la capacità di fare riflettere il lettore e, se in un primo momento sembra che queste considerazioni vertano solo sulla condizione della donna, basta uno sguardo un po’ più approfondito per capire che quella della Artwood è una storia più universale, dove sì, le donne sono in condizioni estremamente difficili, ma anche gli uomini non possono considerarsi liberi e padroni di loro stessi: è una società dove pochi hanno preso il potere e cambiato le regole a loro discrezione, non una società dove tutti gli uomini hanno schiacciato ogni singola donna.

Al tempo stesso, come già detto, questo romanzo non ha un vero e proprio protagonista, non ha un eroe che agisca nel mondo che l’autrice ha creato, solo un personaggio con il quale non si riesce ad entrare in empatia.
Per di più, lo stile dell’autrice rende la voce della narratrice quasi artificiale e le lunghe digressioni, piene di elenchi di oggetti inutili, rallentano un racconto che sembra perdere qualunque tensione drammatica.

Quello che però rimane il problema più grave del libro, per me, è la mancanza di informazioni: Il racconto dell’ancella è un romanzo che si legge volentieri, in cerca di risposte su di un mondo che potrebbe essere il nostro, ma queste non arrivano mai. Chi sono le Nondonne? Cosa succede alle Ancelle dopo che il loro compito è finito? Ma soprattutto, come ha fatto a venire istituita questa nuova società? Possibile che nessuno si sia ribellato? Sono tutte domande alle quali il lettore deve dare una risposta da solo perché l’autrice non ne parla. Questo è comprensibile, se si considera che la visione che ne ha il lettore è quella di Difred e quindi parziale, ma i punti in sospeso rimangono troppi e nemmeno il capitolo finale riesce a riempirli.
La Atwood lascia all’interno della narrazione un sacco di dettagli che però non vengono mai approfonditi e spesso i personaggi seguono lo stesso destino: alcuni semplicemente spariscono, altri vengono solo abbozzati con niente più che il loro ruolo a definirli.

In un romanzo distopico, la mancanza di informazioni deve essere centellinata per dare un senso di paura e di mancanza, ma in questo caso le mancanze sono troppe e si ottiene l’effetto opposto: quello di non riuscire mai ad immergersi completamente nel mondo e di perdere ciò che ci lega ai personaggi e ci fa sentire solidali con loro.
In più, un romanzo distopico dovrebbe fare paura perché dovrebbe avere delle premesse così reali e vicine a noi da mostrarci dove potremmo finire se non cambiamo qualcosa nel nostro modo di agire, ma la mancanza di informazioni toglie anche questo punto fondamentale alla storia.

Nel complesso, quindi, Il racconto dell’ancella è un buon libro, uno di quelli che appena finito di leggere ti lascia emozioni forti per alcune delle scene che l’autrice narra, ma che a mente fredda mostra tutti i suoi limiti.

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