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Verso gli inferi in ascensore
Ragazzi, ne ho letti di libri crudi, ma questo li batte tutti a mani basse. Non sono uno che si impressiona facilmente, ma devo dire che questo libro mi ha messo a dura prova. Qui non stiamo parlando della violenza verosimile e "sensata" del McCarthy de "La strada", ma di una violenza spesso e volentieri gratuita, una violenza di cui l'autore non va ad indagare i motivi a fondo.
Se devo essere sincero, capisco la volontà di far passare un messaggio, di creare una metafora che sia abbastanza da sconvolgere il lettore riguardo alla frivolezza della società, delle sue divisioni, dei litigi spesso immotivati di cui è il palcoscenico, ma secondo me da una buonissima idea si è degenerato nel galà della violenza immotivata. Quella che critico più aspramente è l'occasione sprecata, perché l'idea è davvero molto intelligente: ricreare la stessa struttura sociale in cui l'umanità si divide ormai da secoli all'interno di un grattacielo colmo di inquilini, in cui la classe (bassa, media, alta) è rappresentata dal piano di appartenenza.
Questo libro mi ha portato alla mente più di una volta il 1984 di Orwell e l'universo di Bioshock, ma il suo sviluppo non può minimamente competere con tali mostri. Mi è parso che, più che indagare i motivi che spingono gli esseri umani a fare cose che neanche gli animali, li si consideri direttamente senza speranza e li si lasci cadere nella propria miseria senza possibilità di scampo e senza riflessioni. Il messaggio che è passato, almeno a me, è che in tali condizioni l'essere umano sia destinato a finire in questo modo, in un brutale ritorno al primitivo, senza se e senza ma. Non ne sono poi così convinto, sinceramente, e l'autore avrebbe dovuto fare meglio per sostenere la sua tesi. Oltretutto, anche se il degrado crescente è perfettamente palpabile, l'autore ci arriva ripetendo fino allo sfinimento gli stessi concetti, facendoci vivere una miriade di noiosi deja vù: sviluppato in questo modo, il libro poteva benissimo essere lungo la metà, e non è già troppo grande.
Tutto ha inizio con la vita apparentemente normale di un condominio, un grattacielo di quaranta piani con circa duemila inquilini. A parte le solite scaramucce che sono cosa normale anche in un piccolo condominio, nel grattacielo la vita scorre normalmente: gli inquilini vanno al lavoro, al supermercato e alla piscina del decimo piano, stringono amicizie e inimicizie, si divertono alle feste organizzate da alcuni condomini dove l'alcool scorre a fiumi. Tuttavia, fin dall'inizio si sente qualcosa di strano, come una tensione di sottofondo pronta a scoppiare al primo evento sopra le righe. Quando quel qualcosa accadrà, le normali festicciole notturne lasceranno spazio al caos più totale e i piccoli dispetti che gli inquilini si facevano a vicenda si trasformeranno in verie e proprie cattiverie, fino a degenerare in quel che di peggio possa fare un uomo.
I protagonisti sono il dottor Laing, Richard Wilder e il signor Royal, rispettivamente rappresentanti della classe media, bassa e alta del grattacielo. Assisteremo all'assurdo degrado della nuova società istituita nel grattacielo, che si è completamente isolato dal mondo esterno, e alla reazione di ogni classe a questi cambiamenti.
Occasione sprecata.
"Il grattacielo aveva creato una nuova tipologia sociale, una personalità fredda e antiemozionale, insensibile alle pressioni psicologiche della vita di condominio, con esigenze minimali in fatto di privacy e capace di prosperare, come una macchina di nuova generazione, nell'atmosfera neutra. Era il genere di abitante che si accontentava di restare seduto nel suo carissimo appartamento a guardare la televisione senza audio, aspettando che i suoi vicini commettessero un errore."
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- no
Bioshock: Rapture di John Shirley
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