Dettagli Recensione
Anche i Re qualche volta sonnecchiano.
Sleeping Beauties – Stephen & Owen King, 2017
Va detto che, in realtà, i Kings fino a circa metà libro mi son piaciuti. L’idea di fondo è proprio carina. E interessante. Un mondo senza donne, con le suddette che cominciano a non svegliarsi più. Non che muoiano. Si addormentano, sottili filamenti bianchi le ricoprono fino a formare una sorta di bozzolo e loro non si svegliano. Il cuore batte, i parametri vitali sono buoni, ma continuano a dormire.
Ed è molto meglio non provare a svegliarle o, peggio che mai, tagliare il bozzolo.
Alcune si arrendono al sonno, altre si fanno di qualunque cosa per restare sveglie e intanto gli uomini si interrogano. Solo una misteriosa donna pare immune da questa malattia del sonno che viene battezzata “Aurora” (la “Bella Addormentata” do you remember?); e potersi addormentare e svegliare normalmente e solo la più piccola delle bizzarrie di Evie Balck, che parla con gli animali, legge nella mente, trapassa i muri con spacciatori di speed e forse ha un piano. Bello, no?
Cosa non funziona?
Innanzitutto la lunghezza. Al conteggio del mio reader le pagine erano 653. Metà di troppo.
Precisiamo, io mi son invelenita con chi si lamentava della lunghezza – per dire – de “I Lupi del Calla” e ho sfidato i detrattori a togliere una sola pagina dal libro senza perdere qualcosa di bello.
Amo dilungarmi e amo King che si dilunga.
Se c’è un senso.
E qui non l’ho trovato.
Con maestria e mestiere i Kings inventano sottostorie e sottotrame e puntualmente le portano a compimento. Ma delle medesime non sono riuscita ad appassionarmi. Di nessuna.
E questo porta al secondo punto dolente, quello più serio.
I personaggi.
Non ho trovato un solo personaggio che mi abbia convinto né che mi sia piaciuto.
E questo, parlando di King (Stephen), è un fatto grave.
King è fra i pochissimi autori che conosco che tratteggi personali femminili veri e “belli” che non siano macchiette, virago, teneri fiori, tomboy, madri eroiche, femme fatale, massaie rurali o altri cliché vari.
Le donne di King sono persone. Dolores, Lisey, Jesse, Darcy, Tess… pure Annie. E un’altra valanga che adesso non ho voglia di andare a verificare, che la memoria è quello che è.
E non che i maschi siano da meno, basta pensare a Roland, Eddie, Jack, Paul però innegabilmente con le donne è più difficile. E King ci riesce alla grande.
Qui i personaggi sembrano costruiti a tavolino. Funzionali alla trama, ma poco “veri” e infatti non si riesce a provare simpatia per nessuno. Si capisce che dovremmo empatizzare con Lila, ma io non l’ho sopportata. Provare pena e partecipazione per Tiffany e Jeanette, ma manco per niente; poi abbiamo la pazza, la lesbica, la nerboruta, le madri assortite. E taccio sulle ragazzine per carità di patria. Lo stesso dicasi per i vari Clint, Willy, Frank. I cattivi abbastanza macchiette (per tacere di Low e Maynard… ma che, davero?).
Parziale eccezione solo per “l’odiosa” Elaine, che forse è il personaggio che funziona meglio e che fa le riflessioni meno banali, ma poi la chiudiamo malissimo con il sempiterno tema del senso di colpa/materno che tanto è una donna e che altro poteva succedere?
E da qui all’ultimo punto.
Ho trovato questo romanzo furbetto.
Un po’ ruffiano, aggiungerei.
E non vorrei arrivare a politically correct, ma mi sa che ci starebbe.
Ve lo ricordate “Le donne erediteranno la terra” di Cazzullo (e non vorrei infierire, ma a volte è proprio il karma)? Ecco. Una sviolinata su quanto è bello il femminile. Generoso. Accogliente.
In cui però – stringi stringi – le donne che sono quello che vorrebbero essere fanno esattamente quello che hanno sempre fatto. E potrebbero stare senza uomini. Ma “tornano”. E potrebbero creare una società nuova. Ma anche no. Però quanto tornano… fondano un asilo nido per bisognosi. Ah be’, allora.
Però ecco. Se sei riuscito a descrivere bene (qui, ma soprattutto altrove) cosa voglia dire essere cittadini di serie B (o anche C e D ed E altrove) come sono tutte le donne, perché poi, adesso, questo?
Rispondo con l’insopportabile Lila: “Il coraggio era un’ottima dote (…), ma secondo Lila un’innata resistenza alle cretinate era più importante.”
Indicazioni utili
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Se lo conoscete e lo amate...
qualcosa di lui la trovate!