Dettagli Recensione
Artemis
La vita su Artemis è molto costosa, Jazz Bashara, che vi risiede sin dall’età dei sei anni, lo sa molto bene. Per sopravvivere e poter realizzare il suo sogno, quindi, non può accontentarsi del lavoro di corriere. Deve arrotondare, e quale miglior modo se non quello di dedicarsi al contrabbando? Fino a qui, la realtà della protagonista scorre rapida in quel labile confine tra legalità e illegalità, tra alti e bassi, fallimenti – quali quelli di non riuscire a diventare un EVA – e piccole gratificazioni. Qualcosa però è in agguato ed è in attesa di modificare interamente la sua vita. Una proposta, un incarico che immediatamente percepisce essere pericoloso, che sa benissimo essere illecito ma che per un milione di slug certamente non può rifiutare. E come potrebbe? Non può continuare a vivere in quella che lei definisce una “bara” senza nemmeno un bagno privato di cui servirsi, non può continuare a rimandare il suo progetto per la persistente e costante penuria di denaro. Ha inizio così l’avventura di questa giovane ragazza che si ritroverà invischiata in cospirazioni e intrighi letali.
Dopo il successo de “Sopravvissuto. The martian – L’uomo di marte “ Andy Weir torna in libreria con un elaborato che devo confessare non riesce a convincere. La lettura è rapida perché caratterizzata da uno stile narrativo fluido ma disturbante perché tutt’altro che erudito, perché poco curato dal punto di vista formale e persino caratterizzato dall’utilizzo spropositato di espressioni gergali e di parolacce. Al tutto si somma una trama scontata con una protagonista che stanca e che fa storcere il naso a più riprese, un’eroina che non si innova né evolve e che è contornata da una serie di altre figure scarne e indefinite.
Di conseguenza, lo scritto va avanti ma non conquista. Non sono solita paragonare i testi dei singoli autori, ma in questo caso ho riscontrato un calo significativo rispetto a quella precedente pubblicazione che mi aveva appassionato e fatto divertire. Mentre con “The martian” ho riso a crepapelle e le vicende mi hanno catturata dall’inizio alla fine senza remore e senza indugi, con “Artemis. La prima città sulla Luna” le titubanze sono state proporzionalmente maggiori rispetto che al contenuto e allo svolgimento. Peccato.
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