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Il racconto dell'ancella
 
Il racconto dell'ancella 2017-11-02 14:46:50 Antonella76
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Antonella76 Opinione inserita da Antonella76    02 Novembre, 2017
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Che i bastardi non ti schiaccino...



"Che i bastardi non ti schiaccino..."

Se davvero esistesse un momento storico perfetto per poter (dover) leggere questo libro, beh...quel momento sarebbe ora!
Proprio adesso che...dopo secoli e secoli di lotte, emancipazione, studi, cultura, cortei in piazza e reggiseni bruciati, sentiamo ancora pronunciare frasi del tipo: "se l'è cercata", "ha provocato", "l'ha voluto lei".
Donne picchiate, stuprate, deturpate, uccise...in nome di un amore che non c'è, di un possesso malato, di un potere maschile detenuto abusivamente, in nome di un retaggio difficile da debellare, che torna e ritorna...indigesto.

La Atwood, nel 1985, immaginava un futuro in cui la donna sarebbe diventata mero strumento per la procreazione, sottomessa e ridotta al silenzio, al servizio di un regime totalitario teocratico (di stampo biblico).
Ancelle, Marte, Mogli, Zie, Nondonne...ognuna con caratteristiche precise, precisi doveri...e zero diritti.
Donne umiliate nella loro incapacità di procreare (le mogli), costrette a condividere il letto e il marito con altre donne (le ancelle), considerate poco più che contenitori vuoti in attesa di essere riempiti dal seme "benedetto" (spesso sterile) dei Comandanti, costrette a guardare solo quella porzione di mondo consentita dalle loro alette bianche, i loro paraocchi, e private del loro stesso nome oltre che degli affetti precedenti (figli compresi).
Se non sei moglie, non sei feconda, non sei serva o guardiana della "morale" femminile...non sei nulla, e quindi destinata alle Colonie, a spalare materiale radioattivo aspettando la morte.
Chiunque trasgredisca le regole, indipendentemente se uomo o donna, finisce appeso "al muro", secondo la procedura della Rigenerazione.

Ma in questo contesto repressivo, dove i sentimenti non sono contemplati, dove i ricordi di "quel che era" consumano la mente terrorizzata all'idea di perderli, di sentirli sfumare come i lineamenti di chi si è amato e non c'è più,   in tutta questa anaffettività imposta dal terrore, da una morale castrante e bigotta...c'è sempre una piccola possibilità, uno spiraglio da cui far passare l'amore, la speranza, la voglia di sentirsi ancora vivi.
Perché se è vero che alla fine ci si abitua a tutto...è vero anche che nessun regime dittatoriale potrà mai annullare il bisogno d'amore e la ricerca della luce, anche quando intorno non c'è altro che il buio.

Un distopico quantomai realistico, coerente, plausibile.
Ciò che è davvero agghiacciante è il fatto che la Atwood non ha dovuto lavorare con la fantasia per descrivere questo "futuro" immaginario, anzi, le è bastato rivolgere lo sguardo all'indietro, attingendo dal passato, da comportamenti perpetrati per secoli, osannati anche dalle sacre scritture.
La Atwood è ipnotica, precisa, ti rapisce dalla prima pagina e ti lascia andare solo alla fine, dopo averti scosso, rattristato, angosciato, fatto adirare, commuovere, inorridire...
Un libro bellissimo, forte, illuminante...necessario.

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Grazie per la recensione, molto utile visto che lo sto proprio leggendo ora questo libro distopico ma così reale, non meno terribile di tante altre distopie di autori celebri.
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