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LIBERTA DI E LIBERTA DA
Ho dato questo titolo perché è una frase, che oltre ad essere nella quarta di copertina dell’edizione che ho letto io, mi ha fortemente colpita, è il nucleo intorno al quale gira il concetto del totalitarismo antico e moderno e probabilmente futuro; è il capro espiatorio su cui si regge il messaggio che un qualsiasi governo autoritario o estremismo religioso veicola al proprio popolo bue, ossia l’idea che la repressione sia necessaria per liberare il singolo da pulsioni definite devianti e comportamenti tacciati per non consoni e fuorvianti rispetto alla retta via da seguire, l’unica, quella tracciata dal Capo.
Questo romanzo riesce perfettamente a sintetizzare questo concetto e a raccontare la parabola del totalitarismo che può essere adattata a qualsiasi realtà storica in qualsiasi parte del mondo. Atwood lo fa in maniera esemplare inventando nel suo racconto distopico, che niente ha da invidiare a 1984 di Orwell, una realtà geograficamente localizzata in America che vede chiudere le porte alla democrazia e al “libertismo” per lasciare il passo a ferree regole di comportamento e a rigide distinzioni sociali in cui le donne vengono relegate a ruoli di servizio verso gli uomini, che siano Mogli, Marte, Zie, Nondonne, soprattutto Ancelle, non importa, tutte chi più chi meno in un modo o nell’altro rendono servizio alle necessità fisiche e non dell’uomo, racchiuso nel simbolico Comandante. Il fine ultimo è la riproduzione in un mondo in cui, per motivi poco chiari, sembra esserci poca speranza di avere figli e soprattutto sani. Già qui quanta modernità; quanto è attuale il concetto per cui il fine ultimo della società è quello di fare figli, assicurare che il proprio nome si protragga nel tempo e lo si fa anche oggi con i mezzi più disparati. In fondo mi pare di capire che le radiazioni chimiche nell’aria fossero circoscritte al quel luogo fantomatico, quindi perché non scappare tutti e rifugiarsi in un’altra parte del mondo? Si accenna nel libro all’Europa come zona franca, per cui è chiaro che la ragione che sembra prettamente fisica di cercare di riprodursi in maniera sana in un mondo attaccato durante una guerra che quanto sia davvero reale non si capisce, è solo una chiara scusante per la volontà di fondo che è quella di avocare a sè il potere e fare del corpo delle donne una proprietà di cui disporre. E’ lo stesso Comandante che in un dialogo con l’Ancella accenna al concetto “Che cosa potevamo fare di diverso?” quasi fossero stati costretti a mettere in scena questa patetica recita drammatica. E di dramma ce n’è molto in questo romanzo, manca l’aria alle volte leggendo, ti trascina nell’angoscia della protagonista, mi ritrovavo spesso a chiedermi “ e se domani la mia carta di credito o il mio bancomat davvero non dovessero più funzionare all’improvviso in quanto persona di sesso femminile? Cosa farei?” Quale personaggio della recita vorrei o preferirei recitare? Una Marta? Un’Ancella? Una Nondonna? O una prostituta? Perché chiaramente anche in un mondo nuovo con regole puritane nuove, non manca uno spazio per la trasgressione dove i Comandanti contravvenendo alle regole da loro stessi imposte si dedicano a sollazzi appartenenti al Mondo di ieri.
Ho trovato geniale l’idea dei nomi affibbiati alle Ancelle, che, cancellato con una passata di spugna il passato ed insieme la loro stessa esistenza e personalità, vengono vestite di rosso e concesse in proprietà ai Comandanti e le loro Mogli diventando di volta in volta Difred, Diglen e così via. Il rapporto con le Mogli è chiaramente assurdo, in quanto le Ancelle prendono fisicamente il loro posto nell’unico scopo di procreare, e diventano quindi oggetto di odio e gelosia da una parte ma mezzo di speranza per diventare madri dall’altra. Ci sarebbe tanto di cui scrivere su questo dualismo di rapporti e di sentimenti che alle volte, estremizzando, appartiene all’universo femminile che si immola per i propri uomini, che è crocerossina e amante a seconda delle necessità, che chiude gli occhi pur di mantenere il proprio ruolo di moglie in società.
Non voglio fare chiaramente spoiler, dico solo che due tra le scene più di tutte raccontate hanno dentro di sé tutta l’epicità che caratterizza questo meraviglioso romanzo e su cui consiglio di soffermarsi, quella del rapporto a tre tra Ancella, Comandante e Moglie e la Nascita, come viene intitolato il capitolo, che tratta del Parto.
Un vero capolavoro.