Dettagli Recensione
Futuro già scritto?
La storia di Chermaine e Stan, una semplice coppia, una vita come tante con un futuro già cominciato e progetti in opera. L’ improvvisa crisi economica causa il crollo del loro mondo, la disoccupazione e quell’ oggi senza domani, rassegnandosi all’ inconcepibile.
Poi, il progetto Positron, e la possibile fine dei propri problemi contribuendo a risolvere quelli degli altri, dell’ intera nazione riempiendo la vita di significato, niente più disoccupazione ne’ criminalità, finalmente tutti sembrano felici e contenti.
Due esistenze scandite da un intervallo mensile, una nella linda cittadina di Consilience ed una nella prigione di Positron, ed avere due vite significa sempre avere qualcosa di diverso, ma quale e’ la vacanza e quale il lavoro? A Consilience si sta come sotto una campana di vetro e non entra ne’ esce una parola se non attraverso i canali autorizzati. Lavoro per tutti, nessun senza tetto, strade sicure, ogni intoppo eliminato.
Eppure pare che la sorveglianza sia dappertutto, che ogni azione determini una reazione, che la libertà personale sia continuamente violata, che si viva di solo presente proiettati in un radioso futuro e che nessuno parli molto di quello che faceva prima perché le retrospettive non sono incoraggiate. E’ indispensabile essere affidabili, ottimisti, stabili, discreti e non inclini a cupi pensieri.
Occhi ovunque ti scrutano, con l’ impressione di essere dentro un esperimento e la progressiva consapevolezza di essere un po' come un ratto in gabbia, con un guinzaglio invisibile. E’ un mondo di solitudini, di espressioni e ritmi condivisi, standardizzati, la parola “ carino “ inflazionata ed assurta a categoria fondamentale.
Ci si deve convincere di essere degli automi e che la recita continui; se la prigione non è una prigione il mondo esterno non ha senso, lo slogan di Consilience prevede una vita piena di significato. Una fusione evidente, i cittadini sono sempre un po' come internati e gli internati sono sempre un po' come cittadini.
Ma c’e’ una voce che ci parla pur manipolati dai nostri desideri ristretti. Ed allora si citano parole come passione, umiliazione, terrore, rabbia e dolore.
Si voleva che usassimo la testa e non il cuore, ma non e’ stato facile perché il cuore e’ sempre l’ ultimo a morire. Arrivati a tal punto non esiste un reale ma una supposizione di realta’ ed una unica verità, Stan avrebbe dovuto prendersi maggiormente cura di lei, da sempre.
Un mondo alla fine di un nuovo inizio, un horror orwelliano ,una scrittura “ maschile “ a tinte forti con cadenze e significati inquietanti. Un linguaggio crudo, una radiografia del reale, un immaginario travestito di altro che segna la fine di sogno e speranza.
Ma è proprio questo il ribaltamento agognato, quel libero arbitrio che rappresenta grandezza e limite umano. La necessità di una vita dignitosa, di una semplice occasione oltre ogni disperazione imperante, ha sacrificato se stessi, alimentati da false illusioni e certezze devianti.
E quella voce che e’ semplice percezione, che non può spegnere il proprio battito del cuore, maltrattata, ovattata, reclusa, perduta e silente, riemerge da un baratro di inettitudine, da una anestesia e da un sentore di morte per ribellarsi e dare fiato ad un possibile ritorno.
Il rimpianto di ciò che non si possedeva ma si era riemerge ed una fuga, forse tardiva, diviene percorso della speranza.
Il controllo totale delle vite altrui, l’ autocontrollo per sopravvivere, l’ abbandono di qualsiasi percezione umana, la recita di una tiepida parte e di un copione già scritto come attori non protagonisti, l’ invenzione di una neo-realtà controllata e soporifera, ma altamente produttiva e redditizia, il desiderio di cambiare le coscienze, annullandole, pilotandone ed ottimizzandone gli esiti, manipolando e robotizzando creature umane, cozza con il soffio del cuore e dell’ animo, con quel libero arbitrio che rifugge l’ inganno, che ragiona, spera ed ama.
Ed allora riecco una flebile speranza, immaginando una trasformazione agognata a nostra immagine e somiglianza, per puro piacere personale, ma tutto potrebbe rivelarsi solo un inganno ed il confine tra realtà e fantasia piuttosto illusorio.
In un mondo siffatto, costruito per il piacere edonistico e finalizzato all’ anestesia del reale, emerge una certa insofferenza che da’ voce ad una sofferenza di fondo.
Ed allora, inseriti in questo reale-irreale robotizzato, programmato e già indirizzato, di fatto senza alcuna possibilità di scampo, con una sorte ingrigita e già scritta, potremmo scoprire di essere dotati di umano sentire e con un destino ancora tutto da vivere.
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Commenti
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Marta
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La celebre Autrice mi interessa molto, ma di fatto non la conosco. Probabilmente non è questo il libro con cui cominciare.