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Gravità o non gravità
Dopo il mezzo passo falso su Mercurio, le vicende di Lucky Starr riprendono una quota accettabile in questo quinto episodio che trasporta il lettore sui (e fra i) satelliti del più grande pianeta del sistema solare. Ambientare la vicenda su Giove stesso sarebbe stata impresa problematica anche per uno del calibro del Dottore, così eccoci su una delle lune esterne, dove si sta assemblando la prima astronave con motore antigravitazionale. Le relazioni sociali sul pianeta-cantiere sono quelle di una caserma, ma il protagonista, come di consueto coadiuvato da Bigman, ha altro a cui pensare rispetto alle crisi di rigetto da parte di operai e tecnici: è difatti sicura la presenza di una spia intenta a passare informazioni segrete ai Siriani (che sono sempre gli abitanti di Sirio, non gli sfortunati sudditi di Assad). Convinto che il traditore sia un robot, Starr si porta una delle empatiche rane venusiane per smascherarlo, ma l’animaletto viene presto eliminato rimandando il disvelamento del mistero al primo viaggio della nave Agrav, che è progettata per viaggiare fino al satellite più vicino a Giove potendone contrastaree l’attrazione. Tra comportamenti sospetti di un po’ tutti i partecipanti alla spedizione e qualche spiegone scientifico di troppo (ma attenzione all’’effetto fionda’ che ricorda quello usato per riportare sulla Terra l’Apollo 13), Lucky riesce ovviamente a trovare il bandolo della matassa malgrado gli impicci creati dal suo petulante socio in una soluzione che si palesa dapprima la più banale per poi essere ribaltata in un efficace colpo di scena conclusivo. Asimov combina con abilità la fantascienza e le sue amate leggi robotiche con uno svolgimento che più che al giallo si rifà al thriller spionistico in un romanzo leggero a dispetto delle stratificazioni di generi diversi che anzi ne fanno una lettura veloce, ma estremamente godibile.