Dettagli Recensione
Inquietante
E' il primo romanzo che leggo della Atwood e devo dire che lo stile mi ha colpito come certe sue invenzioni nella storia. Fondamentalmente emerge dal testo la sua sfiducia nella razza umana, nella scienza e nel progresso. E come darle torto? L'uomo non può che inseguire il suo impulso autodistruttivo e egoistico di morte.
In un certo senso, la storia potrebbe essere un tentativo di portare un intento a suo modo idealistico alle estreme conseguenze: creare una razza "umana" migliore che sostituisca quella attuale degenere e lasciare come sacerdote e custode di questa razza il migliore degli uomini, appunto l'ultimo degli uomini ovvero l'uomo delle nevi, come lui stesso si fa chiamare. Uomo delle nevi non per il colore della pelle o per lo Jeti ma per suggerire l'idea che anche lui si scioglierà un giorno come un pupazzo di neve al sole fino a scomparire dopo aver lasciato la nuova razza pronta a camminare sola.
L'ingegnere genetico Crake sostituisce dio per la nuova razza e Uomo delle nevi inventa una religione a uso e consumo dei nuovi uomini tenendo conto della loro limitata capacità speculativa.
La nuova razza (inventata in laboratorio) in effetti è ingenua, buona, non conosce la malizia e quindi l'ironia ma.... I bambini crescono, la malizia si apprende strada facendo così come le perversioni legate al potere. Primo indizio di questa malizia nascente è sempre l'arte. Uomo delle nevi tornando al campo dove sta questa razza di uomini nuovi di cui è il custode li trova ad adorare un pupazzo di lui stesso, una primitiva forma d'arte. Il romanzo è forse ancora più terribile della strada di Cormac. Il finale poi...con quelle parole "è tempo d'andare" che richiamano alla memoria "è tempo di morire" del film Blade Runner... Terribile ma davvero molto molto bello.
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