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E il passo oltre?
Che cos'è la fantascienza? O meglio quali sono quelle caratteristiche, quelle pretogative, che determinano l'appartenenza di un' opera al genere fantascienza?
L' ambientazione, certo, i personaggi, la loro peculiarità, siano essi protagonisti o fugaci comparse asservite alla caratterizzazione del contesto, e le dinamiche d'azione, qualora presente. Tutti questi elementi caratterizzano e dunque definiscono l'appartenenza di un'opera alla fantascienza e di fatto ad ogni altro genere letterario, tuttavia proprio per caratterizzare la fantascienza manca un elemento distintivo, senza dubbio il più importante: "il passo oltre."
Il passo oltre è quell'osare dell'autore, quello spingersi al di la del possibile, dell' "Attualmente - irrealizzabile" per raggiungere gli ambiti dell' probabile, del "solo ipotizzabile" dell' "eppur - tuttavia - in futuro - chissà". Ed è grazie a questo passo oltre, a questo "eppur tuttavia..." che si materializza quel processo che dilata la scienza fino ai limiti dell'immaginabile, ed è sempre grazie a questo che, attraverso l'originalità delle idee degli autori, quei limiti si frantumano scagliandoci nelle pieghe spazio temporali dell'ignoto. Certo per compiere il passo si devono gettare prima delle solide basi, ci si deve sempre rifare al conosciuto, ovvero alla scienza attuale, altrimenti si rischia di perdere la rotta e trascendere il genere nella fantasia, tuttavia quel primo passo resta fondamentale, talmente fondamentale che a ben vedere ogni altra prerogativa sopra elencata si può intendere come una diretta conseguenza della capacità dell'autore di osare, di guardare oltre. In fondo il perdere la rotta è un modo di dire piuttosto appropriato: la fantascienza è come una nave che solca acque sconosciute, chi legge di fantascienza è un passeggero di quella nave, lui è sí diretto verso l'ignoto ma è pur sempre su una nave, sempre legato dunque a un qualcosa di reale e solido, se invece cade in mare, se perde il contatto col reale, tutto allora diventa possibile e lecito e, come spesso accade con opere decentrate o eccessivamente illogiche, perde completamente l'orientamento abbandonandosi al destino o in certi casi, ben peggiori, alla noia.
Pensate a Verne, Asimov, Dick, Bradley o al più recente Crichton: di automi, di robot, già si parlava all'epoca dei sopracitati grandi e cosí anche di viaggi, sottomarini o spaziali, e in tempi recenti persino di clonazione, ma senza la coscienza di quei robot, senza la colonizzazione di pianeti lontani, senza la possibilità di trasformare il tempo fino a viaggiarci dentro e senza la possibilità di clonare il DNA di un dinosauro (o chi per lui), cosa sarebbero stati i loro grandi capolavori?
Nulla, non sarebbero stati proprio nulla. Senza l'audace genialità dei loro autori, cosí come senza un solido legame con la scienza a loro disponibile, l'intera impalcatura di quelle opere non avrebbe retto e un intero genere letterario probabilmente non sarebbe mai nato. Dunque questi, a ben vedere sono i cardini su cui si articola tutto il genere, gli altri, come il tempo e il luogo, di fatto sono sempre a loro asserviti, sono sempre un effetto ed una conseguenza di questi primi due.
Bene, vi chiederete ora il perchè di questa lunga premessa. È presto detto, poichè se si accetta la veridicità della premessa risulterà chiaro come Dune in realtà sia un falso libro di fantascienza. Esatto avete capito bene: Dune non è fantascienza!
Se in qualche modo infatti Herbert, l'autore, mantiene il legame con la realtà nel suo scrivere, nel suo creare, deficita completamente del passo oltre, non è in grado di osare neppure per mezzo paragrafo e alla fine compone un lavoro completamente privo di originalità.
E non lasciatevi ingannare da luoghi e tempi o dalle dinamiche di interazione tra improtagonisti: certo tutto avviene su altri pianeti in tempi futuri (?) e i protagonisti hanno nomi strani, usano oggetti strani, ma non c'è nulla in tutte le 660 pagine (le appendici mi rifiuto di leggerle) che sia veramente geniale o in minima misura innovativo. Si narra qui di una vicenda che sarebbe potuta andare bene in ogni epoca e ogni luogo, con intrighi e sotterfugi degni della corte di Re Lear, di una vicenda ovvero letta e riletta centinaia di volte fin dai tempi di Shakespeare con conti, duchi, imperatori stantii (l'autore non si prende neppure la briga di modificare i nomi delle cariche nobiliari...), e che, udite udite, alla fine viene letteralmente sbrogliata a colpi di cappa e spada, con cappe magnetiche e spade più o meno laser, certo, ma sempre armi di indubbie origini, e prerogative, cavalleresche; e mezzi di trasporto il cui appellativo sfiora il palesemente ridicolo (vedasi gli ornitotteri, mezzi volanti con al posto delle eliche delle ali. Non può essere casuale l'assonanza con gli odierni elicotteri, davvero non puo, forse era il traduttore in giornata no?) Una vicenda per ultimo che siccome non è chiaro come si possa concludere ad un tratto s'impregna di un misticismo finto arabeggiante che invece di spessore dona solo grevità allo stile di Herbert, già di per se stesso piuttosto pesante.
E sì, perchè come se non bastasse lo stile di Herbert lungo tutto il romanzo è pervaso di una retorica fricchettona - new age veramente insopportabile. E non tanto insopportabile perchè fricchettona e new age, molte altre opere "vantano" un simile incedere (l'esempio migliore, e sicuramente meglio riuscito, è Siddharta di Herman Hesse), quanto perchè è totalmente fine a se stessa. La retorica se non a piccole, ben calibrate, preferibilmente minuscole, dosi oggi giorno è già fastidiosa di per se poichè è un mezzo per stressasre un concetto già conosciuto, già risaputo, ormai banale, e dunque, allorchè ci troviamo di fronte ad essa, sia che ci venga propinata da uno scrittore rinomato che da un alta carica dello stato o della chiesa, ci sentiamo in qualche modo presi in giro e derubati del nostro tempo; ma quando, come in questo romanzo, è asservita ad una vicenda finta per ribadire concetti finti, be allora ci si sente doppiamente derubati del nostro tempo e doppiamente presi in giro, poichè di fatto è priva di senso, è una suppellettile ad un oggetto inutile.
E non mi si venga a dire che Dune è tutta una metafora, che come per esempio in 1984 la società futura è una estremizzazione di quella attuale e dunque se vi è retorica essa è asservita a denunciare l'attuale stato delle cose! In Dune non c'è metafora, se non quella molto banale e retrograda del bene contro il male, capirai... In Dune non c'è estremizzazione dei problemi attuali, se non quella molto banale, e ineluttabilmente costante tra le epoche, della ricchezza contro la povertà... In Dune di fatto non c'è proprio nulla eccetto che una lunga, banale, noiosa vicenda che come si diceva poteva tranquillamente essere ambientata al giorno d'oggi o alle corti medievali e non sarebbe cambiato niente, se non appunto qualche mal riuscito nome... Dunque cosa serve ad Herbert fare l'elegia del figlio prescelto di un duca morto che costretto dagli eventi abbandona i suoi costumi e scopre i veri valori tra la povera gente? A cosa servono quei toni ipocritamente pomposi allorchè tale giovane si illumina grazie alla presunta azione di fumosi riti sacri dai nomi islamizzanti e che tuttavia ricordano uno sballo da lsd?
No niente da fare, si possono chiamare "ornittotteri" gli elicotteri, si può chiamare la Terra "Harrakis", si può chiamare uno pugnale "kryss" e un strega "Reverenda Madre Benegesserit" (un soprannome un po' più breve no?), ma sempre elicotteri, pugnali e streghe rimarranno. Senza il passo oltre si possono dare tutti i nomi che si vogliono alle cose conosciute ma rimarrano sempre ne piu ne meno che cose appunto conosciute, e il libro che ne narra mai e poi mai potrà esser annoverato tra i libri di fantascienza!
Ma se Dune non è un libro di fantascienza allora cos'è? Non è nemmeno di storia o di critica, sí forse d' avventura ma, vuoi per lo stile, vuoi per la vicenda, anche l'avventura langue e persino il misticismo o la filosofia sono irreali, e nella loro irrealtà sempre e comunque banali, dunque cos'è?
Be ecco... Ricordate come ci si sente quando si è alle prese con la retorica? Dune non è nient'altro che un libro per qualche motivo tremendamente sopravvalutato che al termine della lettura vi lascia con l'odiosa sensazione di esser stati derubati del vostro tempo prezioso e con l'amara consapevolezza di esser stati fino alla fine presi in giro, anzi no, rifacendomi al vizietto herbertiano di mutare le parole per renderle più esotiche, Dune vi lascia proprio con la sensazione di bruciore distale di essere stati implacabilmente presi per il... MULO!
Nota: sono profondamente dispiaciuto se qualcuno si fosse in qualche modo sentito offeso dall'inaudito turpiloquio delle mie ultime parole, a mia parziale, umile, scusante posso giustificare questo lassismo solo in virtù della consapevolezza che talvolta una parola sebbene inauditamente volgare è più efficace di dieci o cento frasi moderatamente corrette, si tratta soltanto di avere il coraggio di usarla, si tratta solo di osare, peccato che Herbert in tutte le 660 pagine non ci provi neppure una volta...
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Ferruccio
Il tuo discorso iniziale sul "passo oltre" è interessante ma non generalizzerei: visto che il genere sf è spesso profondamente amato o profondamente odiato, ho parlato con molte persone su cosa secondo loro lo caratterizzi. Mi hanno convinto del fatto che tale genere può essere visto in modo diverso (e dunque avere non tantissimi ma comunque diversi elementi decisivi a seconda di chi ne parla: per te è appunto il passo oltre).
A me esalta la capacità di riprodurre nel futuro determinati temi e così dimostrare che sono universali, ammonendo su cosa è progresso e futuro dell'uomo e cosa non lo è: io ti dirò che la fantascienza è più d'ogni altra cosa "Blade Runner" e non è "Star Wars". Troverai, come io ho trovato, chi ti dice esattamente il contrario. Ciao.
Io ho trovato il libro semplicemente "datato",
non l'ho mai commentato comunque, non credo sarei in grado di dare qualcosa, o dire qualcosa ad un futuribile lettore.
P.S. Non credo nella classificazione per generi, credo che alcuni romanzi fantastici siano più concreti di molti "classici",credo che moti romanzi storici siano troppo fantastici per essere storici...Però io credo in troppe cose...
PP.S. Non ho letto alcun turpiloquio.
Tornando a Dune be direi che è molto più Star Wars che Blade Runner. Per altro pensavo proprio a quei due film quando ho pensato al passo oltre: Blade Runne ce l'ha, Star Wars no. Di fatto anche Star Wars è una sorta di scoppiazzatura o rifacimento delle saghe cavalleresche.... Eppure, pur considerando Blade Runner uno dei miei film preferiti anche Star Wars (i classici) mi son sempre piaciuti molto, certo in questo caso si parla di cinema e l'impatto visivo e le dinamiche d'azione contano spesso più della storia in se.
Grazie x averimi fatto meditare (e dubitare) sulle mie certezze! :D A presto!
Vero alcuni libri non possono essere classificati però secondo me la maggior parte sí, io comunque ho bisogno una classificazione altrimenti come faccio a ritrovarmici? Metti che una volta voglio leggere un libro comico e mi ritrovo un polpettone drammatico, oppure un giallo e mi ritrovo a leggere un romanzo rosa!! :-)
Ciao!
Finalmente qualcuno che riesce a vedere oltre i cliché e descrivere questo sopravvalutatissimo libro per quello che è... un romanzetto per fricchettoni appassionati di fantasy e di lsd nulla più.
Hai descritto a parole perfettamente le mie sensazioni riguardo al libro in un modo che non avrei mai saputo fare. Sono arrivato alla fine stremato dalla noia, dal vecchiume e dalle c****te psichedeliche di cui è infarcito il libro... sforzo che ho fatto solo in nome della fama di questo ciclo e di cui mi pento amaramente. Tempo rubato
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