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Quando il fuoco non è solo fuori
Guy Montag è un pompiere che accende i fuochi, brucia libri nel rispetto della legge, salvaguardando la società del futuro dai colpi di testa dei pensatori. I libri sono banditi, odiati e temuti, considerati un pericolosissimo strumento per forgiare il libero pensiero visto che “rivelano i pori sulla faccia della vita.” È ferma convinzione del regime offrire al popolo una vita tranquilla lontano dalle preoccupazioni, una vita di “gare che si possono vincere ricordando le parole di canzoni molto popolari, o il nome di capitali dei vari Stati dell’Unione o la quantità di grano che lo Iowa ha prodotto l’anno passato.” Tra televisioni grandi quanto pareti e auricolari che diffondono le informazioni del regime viene diffusa la sensazione della “vera informazione” , della partecipazione attiva alla società e alle sue politiche. Si garantisce “la certezza di pensare, la sensazione di movimento” a discapito della realtà, statica e estranea alle decisioni prese dall'alto.
In questo contesto il nostro pompiere incendiario è messo di fronte ad alcune prove, l'incontro con una strana ragazza e un omicidio, che lo destabilizzano nelle certezze e lo incamminano nello sviluppo di una propria coscienza, un modo di pensare autonomo fonte di un nuova rinascita, una nuova e personale discrezionalità dei fatti e delle opinioni. Niente più felicità auto-imposta, niente più emozioni stereotipate messe addosso dal regime e dai suoi strumenti.
Queste decisioni condannano Montag alla solitudine e all'esilio per salvarsi la pelle, dando, però nuova speranza nel futuro, evidenziando “che non si scoraggia mai, l'uomo, o non si disgusta mai fino al punto di rinunciare a rifar tutto da capo, perché sa, l'uomo, quanto tutto ciò sia importante e quanto valga la pena di essere fatto”.
Poche pagine di per descrivere una distopia, possibile quanto pericolosa che punta il dito sui libri e sulla lettura, capaci di far sviluppare un pensiero autonomo, una morale dando al lettore una propria libertà di azione basata su idee personali. La felicità e la tristezza, l'approvazione e la disapprovazione non sono che facce di una stessa medaglia, senza le quali l'essere umano non è che un fantoccio in attesa del proprio marionettista.
Denuncia semplice e diretta, descritta da uno stile freddo e scarno che, talvolta, indispone suscitando pensieri di abbandono. Le descrizioni dei luoghi e degli ambienti sono ridotte a mere indicazioni per sorreggere la trama, senza arricchimenti o spazialità.
Se da un parte, questa caratteristica impoverisce il risultato finale, dall'altra aiuta a ricreare quell'ambiente statico e freddo che descrivono le vicende e superato lo scoramento iniziale, non si può non notare, l'armonia creata con i fatti narrati. La prima parte grigia e oscura si riscalda come l'animo di Guy diventando, a seguito della presa di coscienza, più ricca e colorata. Le scene, per contralto, frenetiche e veloci rallentano, come a voler dimostrare che l'analisi interiore segue la necessità di guardarsi intorno, di capire, di assimilare profondamente e non solo di vedere superficialmente.
Se ben congegnato é il filone principale del racconto, esso mai sia arricchisce di spunti o narrazioni parallele, prontamente abbandonati allo scorrere delle vicende senza ulteriori indicazioni. Questa strada dritta lascia la sensazione finale che qualcosa che doveva accadere non sia accaduta o che non si sia compreso a pieno qualche frase del romanzo.
Concludo, ovviamente, promuovendo quello che, per me, più che un grande romanzo è uno specchio nel quale riflettere la propria coscienza per scoprire se si è un pompiere incendiario o se si è ancora in tempo a salvare qualche libro.
Suggerisco uno tra tanti, questo!