Dettagli Recensione
Finché ci sarà scuola, ci sarà sempre Truancy.
La scuola: luogo di formazione dove i ragazzi dovrebbero non solo “maturare” dal punto di vista intellettuale ma anche come persone.
Sui banchi di scuola si vivono gioie e delusioni.
Sui banchi di scuola non si dovrebbe sicuramente morire.
Student Guerrilla è un romanzo scritto nel 2005 da Isamu Fukui, quando aveva solo 15 anni.
Leggendo il libro, si capisce che è stato scritto da un ragazzo. Tuttavia l’idea alla base è interessante: in un futuro prossimo, in quella che viene chiamata “City” (riferimento a Tokyo? oppure a New York dove l’autore vive?), un regime totalitario guidato dal “Sindaco” controlla ogni aspetto della vita dei cittadini.
In particolare il regime è interessato ad un assoluto controllo dei ragazzi: fin dall’infanzia i cittadini devono essere educati all’obbedienza.
Tack è il protagonista: uno studente costretto a vivere ogni giorno orribili soprusi nella sua scuola, non solo da parte degli insegnanti (che adottano qualsiasi strumento per intimidire i ragazzi) ma anche da parte di altri studenti. Tack cerca in qualsiasi modo di sopravvivere giorno dopo giorno, e intanto cerca anche di difendere sua sorella Suzie che ha appena iniziato le scuole superiori.
Un evento terribile sconvolge la vita di Tack: è un punto di svolta, sia nella vita del protagonista che nella storia generale. Niente potrà essere come prima.
Student Guerrilla è un romanzo distopico che unisce bene elementi tipici di questo genere: dal regime totalitario alle fazioni dei ribelli, senza mai risultare ripetitivo. A parte un inizio un po’ lento, la seconda parte del romanzo prevede un susseguirsi di battaglie e scontri. Il ritmo è sempre molto intenso: non a caso l’autore ha ammesso di essersi ispirato molto ai videogiochi di guerra.
Leggendo la trama mi è venuto subito in mente “Battle Royale”, romanzo in cui una classe di studenti è vittima di un esperimento annuale organizzato dal governo.
Tuttavia, conclusa la lettura, penso che i due romanzi siano simili solo per quanto riguarda il genere e i protagonisti. Student Guerrilla non indaga la psicologia di Tack o degli altri personaggi, è più un romanzo di azione.
Diverse sono le scene che potrei benissimo immaginarmi vedere al cinema in un film d’azione americano. A volte poi risultano anche troppo lunghe: ammetto che ho fatto fatica a leggere la descrizione di alcuni duelli.
Mi è dispiaciuto che molto sia lasciato all’immaginazione del lettore: l’autore non spiega realmente quello che succede nelle scuole della City o quello che accade in generale nella vita dei cittadini.
Solo a conclusione del romanzo ho scoperto che sono stati scritti un prequel e un sequel (non editi in Italia).
Spero che in questi romanzi maggiori informazioni siano offerte al lettore per la comprensione dell’atteggiamento assunto da diversi personaggi, da Zyid, leader della fazione dei ribelli (la Truancy), spietato e disposto a uccidere chiunque si metta sul suo cammino, a Umasi, ragazzo pacifista che nasconde abilità nella lotta degne di Bruce Lee.
Nel complesso il romanzo si legge volentieri: ha sicuramente i suoi difetti ma tra i molti libri distopici usciti negli ultimi anni risulta essere uno dei meglio “strutturati”.
Quindi, che dire se non “buona lettura”? :)
“ ‘Vedo che non sei del tutto d’accordo con la mia valutazione’ osservò Umasi divertito. ‘E’comprensibile. Se andassi ancora a scuola, forse non sarei d’accordo neanch’io. Ma avendo avuto l’opportunità di trascorrere anni a pensarci, sono arrivato alla conclusione che ho ragione’. Umasi si aggiustò gli occhiali da sole. ‘Non preoccuparti Tack, devo ancora trovarne uno che sia d’accordo con me. Ad ogni modo, se sei fortunato, tu non dovrai mai prendere una decisione simile’. ‘Quale decisione?’ chiese Tack che aveva la sensazione di aver perso il filo. ‘Se combattere gli Educator o no’ gli ricordò Umasi. ‘Comunque sia, si sta di nuovo facendo tardi. Per oggi è meglio se concludiamo qui’. Desideroso di stare un po’ da solo a riflettere su quanto aveva udito, Tack non proestò. Raccolse lo zaino, se lo mise in spalla con un movimento fluido e si incamminò verso casa. Non aveva l’animo del combattente, ma Umasi aveva ragione almeno riguardo a una cosa: se era fortuna, non avrebbe mai dovuto preoccuparsi di combattere. No, lui doveva solo preoccuparsi dei compiti, dei test e di rimanere sano di mente. ‘Comunque vada, a rimetterci sono sempre io’ borbottò Tack tra sé. E aveva ragione. Dopotutto, nella City gli studenti ci rimettevano sempre”.