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Lucky Starr, il vagabondo dello spazio
 
Lucky Starr, il vagabondo dello spazio 2015-12-07 11:26:41 catcarlo
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
catcarlo Opinione inserita da catcarlo    07 Dicembre, 2015
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Divertimento senza impegno

Il giovane Asimov pensò la serie incentrata sulle avventure di David Starr come un’avventura rivolta soprattutto ai ragazzi, sperando di poterla magari vendere a qualche studio televisivo: l’ispirazione è Lone Ranger (da cui il titolo originale Space Ranger, tradotto in italiano in maniera del tutto insensata) anche se per l’immaginario delle nostre parti è più facile evocare una sorta di Zorro del sistema solare. A poco più di trent’anni, però, il Dottore era già il Dottore e così questo libro si rivela essere una lettura leggera, ma non banale riuscendo a non fare avvertire i sei decenni abbondanti che si porta sulle spalle, considerazione spesso non applicabile ad altri romanzi coevi: gli aspetti fantascientifici sono in molti casi ancora affascinanti e belli da immaginare, per non parlare poi dell’incontro con i ‘marziani’ che verrà ripreso mille volte negli anni a venire, ad esempio in più di un episodio di Star Trek. Il saper creare un futuro è una delle ben conosciute specialità della casa, essendo un’altra la capacità di costruire una storia gialla con il protagonista brillante investigatore impegnato a risolvere un mistero da porta (del magazzino, in questo caso) chiusa: è vero che Asimov in seguito ha raffinato la tecnica (qui il colpevole si intuisce abbastanza presto), ma l’assemblaggio dei mezzi e delle motivazioni del delitto è comunque ingegnosa. Così Starr viene spedito su Marte per scoprire l’origine degli strani avvelenamenti che il cibo esportato dal pianeta rosso procura , in modo all’apparenza casuale, sulla Terra: si ritrova in una società di frontiera che ha molti debiti con l’immaginario western, tra uomini duri, ricchi latifondisti e una cronica carenza di figure femminili, ma soprattutto con una netta differenza tra buoni e cattivi che aiuta l’intuito del giovanotto, al quale la trasformazione in ranger non può altro che giovare: come si vede, un insieme di figure e luoghi ben conosciuti ai quali l’autore è bravo a dare una vita propria per un intrattenimento non trascendentale, ma di certo gradevole e assai divertente.

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Commenti

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Ciao, bella recensione.
Io di Asimov ho letto quasi tutto.
Il ciclo di Lucky Star è mio parere il meno interessante, ma sicuramente divertente, anche se leggerlo oggi dove il futuro è già fututro e la tecnologia immaginata da Asimov ha preso strade differenti è troppo strano...
Io ho letto Asimov nell'era pre-cellulari, a leggerlo oggi ci si trova troppo spesso a gridare al protagonista: prendi il cellulare e fai una chiamata!! Oppure vai su internet!!!
In risposta ad un precedente commento
catcarlo
08 Dicembre, 2015
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Ti ringrazio- Anch'io ho letto moltissimo di Asimov e ho affrontato questo per più per curiosità che altro. Nasce come romanzo per regazzi (oggi diremmo YA) e si sente, però il misto giallo+western+sf riesce comunque a funzionare - ed è merito del manico, direi. Ciaoi
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