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Naufragio interplanetario
A similitudine di altri romanzi e sceneggiature cinematografiche, dal più classico “Robinson Crusoe” al relativamente, recente “Cast away” interpretato, quest’ultimo, da Tom Hanks, anche il presente narra un’avventura (o disavventura) di un naufragio stavolta avvenuto sul pianeta rosso Marte.
Durante una missione spaziale diretta all’esplorazione di Marte, i sei astronauti membri dell’equipaggio si imbattono in una tempesta di sabbia così violenta da indurre sia il comandante della spedizione sia la NASA ad annullare il viaggio interplanetario e ritornare rapidamente sulla navicella che hanno lasciato nell’orbita marziana e in seguito far rientro sulla Terra; nel bel mezzo di questa attività di emergenza, un membro dell’equipaggio, Mark Watney, rimane seriamente ferito e non è più ritrovato dai suoi compagni di missione.
Mark Watney, ingegnere e botanico, è creduto morto e disperso per cui le ricerche sono interrotte al fine di non pregiudicare tutte le altre vite degli altri cinque componenti che si avviano in maniera repentina a lasciare il suolo marziano per rientrare sulla navicella madre. Inizia in tal modo il singolare naufragio dell’astronauta in un ambiente alieno che nulla ha in comune con i luoghi rappresentati dalle spiagge e dalla vegetazione delle isole o atolli sperduti e deserti inerenti altri naufragi, reali o immaginari, avvenuti sulla Terra.
La situazione è alquanto tragica sia per la poca speranza di sopravvivenza, sia per il particolare ambiente marziano che si presenta come un’immensa e infinita landa di sabbia, crateri e sassi ricoperta da ossido di ferro. L’impresa per procurarsi cibo, energia e acqua diventa quasi impossibile, ma l’essere umano posto anche in situazioni ambientali e psicologiche estreme riesce a mettere in atto tutte quelle conoscenze e iniziative che normalmente rimangono sopite e latenti in circostanze naturali; ecco prevalere l’istinto di conservazione che consente allo sfortunato astronauta, dotato di uno spiccato senso dell’ironia e dell’umorismo, a individuare e costruire tutte le soluzioni necessarie al fine di poter sopravvivere per un lungo periodo di tempo in un ambiente molto ostile con la speranza di poter essere salvato da una futura spedizione marziana nell’arco di qualche anno.
Mark Watney riesce a organizzarsi con maestria e grazie al suo notevole intuito, che ha come base le sue specializzazioni di ingegnere e botanico, rende il suo stato psicofisico ai limiti della sopravvivenza; gli ostacoli sono moltissimi ma sempre affrontati con spirito positivo senza mai cadere nella facile disperazione foriera di dolore e morte.
La trama è molto articolata riguardo agli innumerevoli accadimenti che accostano e trattano le basilari formule ed enunciati di chimica, fisica e meccanica; viene quindi spiegato come ottenere l’acqua dall’anidride carbonica, l’energia dai pannelli solari della sonda rimasta sul suolo marziano, la coltivazione di tuberi escogitando una miscelazione che ha dell’incredibile.
Un romanzo che si legge volentieri nonostante le notevoli citazioni scientifiche, con una parte finale che induce a riflessione.
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Commenti
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Ferruccio
Ferruccio
un saluto
Amando
Ferruccio
Ferruccio
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bellissima recensione. Da come ho capito il libro ti è piaciuto e ne sono molto felice.
Ora ti consiglio di vedere anche il film se ti va, secondo me è rimasto molto fedele al libro e a me è piaciuto!
Marta