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l'Eterno ritorno
Nel 1850, Adam Ewig è in viaggio d’affari nel Sud Pacifico a bordo della Prophetes. Conosce il dottor Goose, che gli diagnostica la presenza di un parassita nel cervello e assiste alla flagellazione di Autua, schiavo Momori, che poi ritrova clandestino sulla sua nave a chiedergli aiuto. Il diario di Adam viene ritrovato nel 1931 da Robert Frobisher, compositore inglese espulso dal conservatorio, fuggito a Zedelghem, cittadina del Belgio, per offrirsi come amanuense a Ayrs Vyvyan, geniale compositore distrutto dalla sifilide, con la cui moglie ha poi una relazione. Le lettere che Robert scrive al suo amante, il matematico Sixsmith, vengono ritrovate da Luisa Rey, reporter della California del 1975, che indaga sulla centrale nucleare di Buenas Yerbas e sulla morte dello stesso Sixsmith. L’indagine di Luisa Rey è spedita, sotto forma di manoscritto, a Timothy Cavendish, 65enne editore della Londra odierna, costretto a fuggire dai creditori, e spedito dal fratello, per dispetto e per vendetta, in una casa di riposo/prigione nelle campagne scozzesi. Le sue disavventure, trasposte al cinema, sono viste da Sonmi-451, clone schiavo ribelle di Neo So Copros, città dispostica nella Corea del futuro. L’interrogatorio fatto a Sonmi è poi visto, senza essere compreso, da Zachary, un giovane abitante della Grande Isola, nelle Hawaii di un ancor più futuro post-apocalittico, in cui si vive in tribù e Sonmi è venerata come una dea.
L’Atlante delle Nuvole, l’elegantissima opera di David Mitchell, è un libro atipico, ma splendido, con una struttura più unica che rara. È una costruzione a matrioska, in cui ogni storia è contenuta in un’altra storia, a sua volta racchiusa in un’altra storia. I personaggi sono tutti differenti, gli stili sono tutti differenti, ma molti sono gli elementi che si rincorrono, i Valligeri ricordano i Momori, Luisa ritrova la Prophetes ancorata nel porto e recupera l’Atlante delle Nuvole, l’ultima composizione di Robert Frobisher, Sonmi e Adam sono entrambi raggirati da chi si dichiara loro amico, temi come la schiavitù, l’integrità del proprio lavoro sopra tutto e il tradimento sono più volte ripresi e così via, in un continuo e infinito ripetersi d’eventi. È la teoria dell’Eterno Ritorno di Nietzsche: in un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte, che Mitchell cita e traspone in letteratura, trasformandola nel suo capolavoro. Ogni esperienza che mai potremmo fare la rifaremo all’infinito, e già infinite volte l’abbiamo fatta. Sono i sei personaggi reincarnazioni della stessa anima? Chissà. Ha importanza? Non credo. La scrittura è brillante, e, anche se nessuna delle storie si fa notare per originalità, tutte hanno il loro carattere, e la bravura di Mitchell, e l’idea intelligente di usare uno stile diverso per ognuna, le rende indimenticabili.
“Ma è stato già fatto centinaia di volte prima” piagnucola il fantasma di Sir Felix Finch “come se esistesse una cosa qualsiasi che non sia stata eseguita almeno centinaia di migliaia di volte tra Aristofane e Andrew Lloyd-Webber!” risponde Timothy. Come se l'arte fosse il Cosa e non il Come!