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Ubiquità.
Una nuova missione aspetta Glen Runciter e la sua squadra di precog in questo noto romanzo di Philip K. Dick. A bordo della navetta “La disfatta II” i dodici protagonisti dell'opera partono verso Luna e proprio quando pensano di aver portato a termine la missione ecco che le circostanze risultano tutto tranne che scontate aprendo il sipario verso nuove ambiguità e fatti difficilmente spiegabili.
Presente e passato si mixano fronteggiando il bene ed il male e dando origine a quel contesto caotico proprio dell'autore, un caos all'interno del quale si celano enigmi di grande valore e per i quali è arduo trovare una risoluzione.
Ogni interpretazione che può essere data al romanzo differisce da lettore a lettore perché è inevitabile che in una lettura di tale livello e complessità, dove i lassi temporali nonché le voci narranti si mescolano, ciascuno abbia la propria visione oltreché un diverso indice di gradevolezza. In circostanze del genere un testo così strutturato o si ama o si odia, o si comprende o non ci trasmette niente.
Nella mia personale esperienza Ubik ha trovato “un porto felice” nel senso che non ho resistito al suo fascino, ai misteri ed alle problematiche che vengono sollevati. Tra questi numerose questioni filosofiche possono essere citate quali ad esempio: la vita dopo la morte, il binomio realtà irrealtà , la società strumentale al consumismo, Dio, la decomposizione dell'essere, lo sgretolarsi delle certezze che ci circondano, le creazioni ed illusioni della mente a confronto con la tangibilità del vero, il tempo.
E ubik? Che cos'è? Pubblicizzato all'inizio di ogni capitolo come un prodotto, di poi trasformato nel bene salvavita e ed infine, perché no, trasfigurazione del Dio in essere esistente e palpabile, ubik è versatilità, è tutto.
Scritto nel 1966 questo elaborato rappresenta l'opera dove meglio lo scrittore riesce a confondere la realtà con l'esperienza onirica e dove maggiormente tiene con il fiato sospeso il lettore sottoponendogli quesiti di poi smontati con grande maestria per non cadere mai nello scontato ne nel prevedibile.
Un romanzo di rara bellezza capace di stupire anche sul finale che tra una rilettura e l'altra potrebbe rivelarsi ben oltre rispetto al primo percepito.
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Ferruccio