Dettagli Recensione
Cose fuori dal mondo
“Il mondo nuovo”, opera dello scrittore inglese Aldous Huxley, è il capostipite dei romanzi distopici, romanzi cioè che immaginano la società umana così come sarà in un futuro più o meno prossimo, con una visione alquanto pessimista circa il tipo di società che ci attende.
L'umanità qui descritta è in apparenza felice, libera dal bisogno, in pace.
La vita scorre tranquilla, preordinata, programmata per tempo, ciascuno ha il suo ruolo codificato, ciascuno è un membro con un compito e un valore ben definito, svolge una specifica mansione precisamente collocata nell’ingranaggio che gestisce l’intera società, lo stato stesso assicura sempre e comunque la felicità del singolo, all’occorrenza interviene prontamente somministrando elisir che garantiscono serenità e libertà da ogni preoccupazione.
In realtà “Il mondo nuovo” è una società sottilmente infelice, è un mondo privo di libero arbitrio, di sentimento, di amore; in definitiva, è certamente una società terrificante.
Esso è un mondo di pulsioni sessuali, ma non d’innamoramento e amore, è un mondo di unioni preordinate, ma non di famiglia, è un mondo molto tecnologico, ma non di arte, di lettere, neanche di scienza, perché la scienza ha un’etica, una filosofia, una cultura, la tecnologia ha solo fredde metodiche.
E’ un mondo che ha cura degli embrioni, che cura e seleziona per un risultato ottimale, ma non è un mondo di bambini e genitori.
Tutta la prima parte del libro è dedicata alla descrizione di questo mondo nuovo, i cui caratteri Huxley ha creato plasmando quanto di peggio la sua epoca effettivamente ha offerto.
Infatti, a quel tempo era in auge la metodica lavorativa di Henry Ford, creatore dell’omonima fabbrica di autovetture, non solo, ma creatore anche di un nuovo metodo di lavoro, la nota “catena di montaggio”. Com’è noto, con questo sistema l’operaio assembla pezzi e opera solo in uno stadio predeterminato della fase di costruzione dell’autovettura, con sveltimento dei tempi di produzione e quindi un aumento del profitto da parte del padrone della fabbrica. Questo sistema però provoca dei guasti enormi sia psichici sia fisici nella classe operaia, dando luogo tra l’altro al fenomeno dell’alienazione, poiché la ripetitività del movimento lavorativo, avulso dallo schema generale del lavoro, in quanto l’operaio neanche viene gratificato dal vedere il prodotto finito del suo lavoro, mette in moto, a lungo andare, a dei veri sconvolgimenti nel fisico e nell’animo dell’addetto alla catena di montaggio.
Nel mondo nuovo, invece, la catena di montaggio è la prassi ideale per tutto, a partire dal concepimento degli embrioni, che opportunamente modificati selezioneranno dal principio della vita gli individui distinti nelle varie classi in cui è rigidamente costituita la nuova società.
Tanto Ford, e il suo sistema, è tenuto di gran conto, che egli è idolatrato, e poiché applicò il suo sistema per primo alla produzione dell’autovettura “T”, questo segno ha addirittura sostituito la croce cristiana, amputando il braccio superiore verticale della croce, e finanche lo scorrere del tempo è indicato con “anno FORD” seguito da un numero che indica quanti anni sono passati dall’ avvento della catena di montaggio, insomma una specie di spartiacque come il nostro prima e dopo di Cristo.
Il fine ultimo è garantire un’uniformità d’individui e comportamenti rigorosamente prestabiliti, per cui facilmente controllabili, e ogni deviazione dalle regole rappresenta un errore di sistema anziché un valore di diversità.
Perciò la memoria storica è azzerata, per evitare spunti di riflessione: tutti, tranne i capi, sanno solo che prima esistevano solo caos e barbarie, ora, grazie ai capi, esistono l’ordine e la vera vita.
Il dio Ford è volutamente confuso con Freud, al punto che i bambini sono spinti a sfogare le loro pulsioni sessuali per evitare che da adulti si affezionino, e scelgano, un proprio compagno: la libera scelta, l’amore, in tal modo è negata precocemente a scopo preventivo, perché grave elemento di turbativa. Anche la procreazione è stata rigidamente sottoposta alle regole della catena di montaggio. Si concepisce e si porta il prodotto del concepimento in fabbriche, dove lo sviluppo si completa in maniera extrauterina, e quindi non più attraverso un corso naturale di crescita a seguito di un libero atto affettivo di procreazione, non esistono più madri, padri, fratelli, famiglie, ognuno appartiene a tutti, e quindi a nessuno, se non allo stato.
In questo modo è facile selezionare gli individui da suddividere in caste, identificate con le lettere dell’alfabeto greco, casta alfa, beta, gamma, ecc. via via a scendere fino ai gradini più bassi della scala sociale, quelle inferiori distinte dalle superiori modificando il quoziente di sviluppo ottenuto variando la percentuale di alimento e ossigeno concessa agli embrioni.
Si selezionano gli individui secondo le categorie e le mansioni cui sono destinati, attraverso un vero e proprio processo di costruzione dei membri del mondo nuovo, che avviene come in una vera e propria catena di montaggio.
Ogni nascita fuori dagli schemi è proibita, scoraggiata da pratiche contraccettive inculcate con l’educazione, in pratica è una società fondata sul sesso senza amore, sulla materia senza sentimento, sulle fredde rigide regole tecnologiche riproduttive anziché sull’affettività e sulla fantasia.
Poiché nessuno si lamenti o provi a opporsi a questo rigido inquadramento, tutti sono sottoposti a condizionamento mentale, anziché educare si usa plasmare, manipolare, con l’uso di varie metodiche di sottile influenza, come per esempio l’adozione obbligatoria di divise di diversi colori a sancire e rendere piacevole e orgogliosa l’appartenenza ad un gruppo anziché un altro.
Se proprio qualcuno dissente, si sente ancora diverso, costretto, privo di scelta, se il tutto gli appare per quello che è, una tragica coercizione dittatoriale, e perciò è triste e infelice, soffre per la libertà negatagli, allora lo stato prontamente interviene somministrando il soma, una potente droga antidepressiva, che riduce alla docilità l’infelice, restituendogli una parvenza soddisfatta: ma appunto, il soma è solo un’altra arma di subdolo controllo delle masse, a discapito del singolo.
Nel complesso, quindi, in definitiva, questo nuovo mondo appare nuovo solo perché è ben controllato, si tiene strettamente sotto controllo ogni deviazione dalla regola, ogni anelito di libertà, ogni tentativo di pensare con la propria testa ed estrinsecare i propri sentimenti: né più né meno, solo in maniera più perfezionata tecnologicamente, di quanto già non facessero i regimi assolutistici del passato. E’ un mondo facilmente ben controllato perché vive nell’ignoranza, ignora il passato, le esperienze precedenti, e quindi i pensieri diversi, le opinioni discordanti o le proprie personali valutazioni su ciò che è giusto o ciò che è sbagliato, per quanto originali possano apparire, da sempre l’ignoranza è un’arma di controllo delle masse, lo strumento preferito dai dittatori per controllare i dissidenti. Il mondo nuovo è un mondo rigorosamente schedato, suddiviso in caste dai limiti invalicabili, ciascuno fortemente condizionato a rimanere nel proprio recinto, cosicché è un mondo dove non esiste l’amico, il fratello, il papà, la mamma, la famiglia, e quindi manca il dialogo, il confronto, lo scambio, che sono l’humus su cui può crescere una riflessione, un dubbio, un impulso qualsiasi che spinga a ricercare se la vita non possa, e non debba, essere altro fuori dagli schemi, qualcosa di diverso, in una parola lo schematismo e l’irreggimento delle masse è solo uno strumento di limitazione della libertà individuale. Dove manca la libertà subentra l’infelicità, ma ecco intervenire come detto il soma che sì, galvanizza e rende placido l’individuo, ma è una droga, è un paradiso artificiale, è un surrogato, non dà la felicità, come per i tossici moderni la droga serve solo a posporre, a negare la realtà, rendendola tanto felice quanto fittizia.
Naturalmente, non tutte le ciambelle riescono col buco.
Della serie, il diavolo fa le pentole e non i coperchi, anche nel mondo nuovo esiste una pecca, un angolo oscuro, un luogo diverso popolato da diversi.
Per ironia della sorte, un angolo di mondo creato dagli stessi che hanno creato il perfetto mondo nuovo. Esiste, infatti, una regione del pianeta volutamente conservata così com’era prima dell’epoca d’instaurazione del nuovo ordine mondiale costituito.
Lasciata, diciamo così incontaminata, un po’ per motivi pratici, per risparmi economici e logistici, essa è una zona potremmo definire selvaggia, non civilizzata, l’equivalente di certi angoli inesplorati della foresta amazzonica dei giorni nostri.
Alla fine ha finito per rappresentare un’attrazione turistica, un parco zoologico, dove è possibile incontrare i primitivi nativi, che vivono come in una riserva indiana, con uno stile di vita “selvaggio”, come si viveva in epoca pre-moderna.
E qui vive il vero protagonista del romanzo, John, l’elemento “disturbatore” dello stile di vita “ideale” del mondo nuovo, che è figlio di due abitanti del mondo “fuori” della riserva, il papà anzi è un mammasantissima del sistema. Educato in questa riserva ai valori degli antichi indiani d’America e del moderno Cristianesimo, ha quindi tutto un altro modo di pensare e di vedere le cose. Non solo, ma ha anche appreso l’arte di leggere, e ha potuto crearsi una propria cultura sulle opere di Shakespeare, rinvenute nella riserva e scampate miracolosamente alla distruzione dei libri operata parecchio tempo addietro per ordine dei vertici del mondo nuovo in perfetto stile “Fahrenheit 451” di Ray Bradbury. Non c’è niente da fare, cambiano tempi e luoghi, ma il potere proprio assolutistico non digerisce libri, cultura e conseguente libero pensiero.
Il mondo nuovo è una società impeccabile, ordinata, perfetta, senza dubbio, ma questa perfezione ha un prezzo, molto salato: nessuno è libero. La libertà non assicura ordine ma varietà, sentimento, fantasia; l’assolutismo invece pretende rigore, dedizione cieca e assoluta, obbedienza, e in cambio tiene conto di tutto, tutto quanto serve all’individuo, affrancandolo anche dalla fatica di pensare con la propria testa. John è un “selvaggio”, e come tale imperfetto, ha un’esistenza tribolata, non ha né può avere certezze assolute come un qualsiasi abitante del mondo nuovo, e pur essendo mosso da un insano desiderio di appartenere anch’egli a quel sistema, poiché si è irrazionalmente innamorato di un’abitante del mondo nuovo, non riesce, nemmeno può, dato la sua educazione, concepire un simile stile di vita, che letteralmente lo spaventa.
Il suo cuore di uomo di una volta, il suo pensiero “antico” gli suggerisce che la felicità di quel mondo non è reale, è finta, è apparenza, è artificio, nulla ha a che fare con il genuino sapore di una vita non “nuova, ma certamente libera.
“Il mondo nuovo” di Aldous Huxley è un bel libro, e quanto mai attuale.
Mai come oggi l’individuo è letteralmente bombardato da influenze, sottili o meno; e a questi condizionamenti possiamo ancora sottrarci con la cultura, con il pensiero, con i libri.
Almeno fin quanto qualcuno non deciderà di farli sparire, in perfetto stile “Fahrenheit 451” di Ray Bradbury.
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Commenti
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Un mondo triste lo definirei io...dove mancano gli aspetti più belli e interessanti della vita...senza i quali...che vita è?
Grazie,
Pia
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Libro letto anch'io pochi mesi fa. Devo dire che rispetto agli altri "distopici" che citi e che ho letto (Orwell e Bradbury) ho particolarmente apprezzato l'idea di Huxley del condizionamento basato non sulla costrizione/repressione, ma sulla "felicità" (sì, quella artificiale e, se vogliamo, coatta del soma).
Ricordo particolarmente i pochi colloqui fra Lenina e John e di come lei non riuscisse mai a capire quello che "mancava" a lui.
In effetti l'idea di un "tiranno" spaventoso e crudele e "torturi" il suo popolo, negandogli la libertà è qualcosa a cui siamo abituati.
Ma a qualcuno che neghi la libertà con la felicità?
Che dica "fai il tuo e non ci pensare, che tanto poi ci sono le serate, i week-end, le vacanze?"
Non è meno agghiacciante.