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"Basic instincts"
La giungla, la tribù, i rituali, il sapore del sangue, la violenza bruta: non abitano nessun posto in particolare, se non l'uomo.
Il messaggio di Ballard è chiarissimo, e si manifesta nel luogo che dovrebbe essere il più lontano possibile da una regressione allo stato primitivo. Vicino alla city londinese sorge un nuovo complesso residenziale: un grattacielo di 40 piani, 1000 appartamenti, svariati negozi, un centro benessere, la piscina, un supermercato, una banca, una scuola materna, e altro. Una costruzione superaccessoriata e autosufficiente.
Finché un black-out precipita nono, decimo e undicesimo piano nel buio, e prelude allo scatenarsi dei conflitti latenti: per individui abituati ad avere tutto ciò di cui hanno bisogno, la mancanza di certezze genera un escalation a ritroso, il progressivo ritorno allo stato bestiale.
L'odore della paura supera la tendenza all'isolamento che conduce i condomini a rifugiarsi dietro le loro 1000 porte: spuntano fuori le prime bande, rivaleggiano per il controllo degli ascensori (come altro spostarsi rapidamente in un edificio così grande?), lo scivolo dell'immondizia si intasa, vetri rotti compaiono su tutti i pianerottoli dei piani bassi, il cadavere di un levriero afghano galleggia in piscina. Il primo morto è a un passo...
“Attento, Laing, o la moglie di qualche broker è capace di evirarti con la stessa perizia con cui leva l'osso a un paio di avocados”.
La via del progresso? O un mesto vicolo cieco?
James Graham Ballard pesca una perfetta metafora per rispondere alla domanda: una cattedrale nel deserto spirituale, che diventa insidia, trappola, pericolo incombente, mattatoio.
Nell'insania che degenera in insensata violenza, si avverte addirittura l'eco di alcuni film di guerra (“Apocalypse now”, “Full metal jacket”), magari venuti dopo la scrittura di questo romanzo. Ma non tutto è motivato da regressione allo stato bestiale: l'elemento sociologico geniale è nella suddivisione del fabbricato per classi sociali, dove i meno abbienti (pur sempre dei borghesi della middle-class) sono collocati nei piani bassi, mentre i ricconi soggiornano placidamente ai piani alti (dove il riverbero dei massacri iniziali non arriva).
Non sempre la narrazione è sorretta dallo stile di scrittura, che sembra avvolgersi su se stesso sino a diventare oscuro, involuto e a non delimitare più le esatte caratteristiche dei vari personaggi. In realtà a Ballard manca la narrazione geometrica di Isaac Asimov, o la brillante sregolatezza di Philip K. Dick. Ma forse quello messo in campo è anche un effetto voluto: man mano che l'umanità del grattacielo diventa tribù, setta, massa informe – agendo (nei diversi momenti) come tanti corpi con un'unica testa, o addirittura senza testa – viene meno anche la necessità di distinguere gli uni dagli altri...
Il grattacielo: “il perfetto modello di tutto ciò che la tecnologia aveva fatto per rendere possibile l'espressione di una psicopatologia autenticamente libera”.
Commenti
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Ciao Silvia: ti dirò che non è il mio autore di fantascienza preferito, ma ha di certo una sua peculiarità.
Ciao Annamaria: sono io a ringraziarti, visto che incoraggi i miei commenti anche quando riguardano generi che magari non sono tra i tuoi preferiti.
Ottimo anche il paragone con Asimov e Philip k. Dick. :-)
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