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Libere di.
Femminicidio, stalking, violenza di genere, sono temi ricorrenti nella cronaca quotidiana, e che vedono, purtroppo, un numero sempre maggiore di donne vittime della presunta superiorità, della prepotenza e della protervia maschile, instillata da secoli di retrograda educazione maschilista.
Da sempre la donna è vittima degli uomini, da sempre la donna per motivi di convenienza e di sfruttamento ora antropologico, ora culturale e religioso, è posta volutamente e fraudolentemente, a prescindere da qualsiasi spiegazione logica che non sia d’interesse di genere, su un gradino inferiore all’uomo nella scala gerarchica del potere, di qualsiasi potere.
Appare quindi quasi logico che un romanzo basato sulla sottomissione, umiliazione e sfruttamento della donna non possa mancare nell’ambito della letteratura distopica.
Come sappiamo, i romanzi della distopia prospettano una realtà che è esattamente l’inverso di un’ideale utopia; essi cioè non sono romanzi di fantascienza in sé e per sé, ma descrivono il grigio futuro della società umana, composta non con paesaggi strabilianti e meraviglia ipertecnologica, ma con più prosaici caratteri, esattamente quelli più deleteri del nostro presente, portati all’esasperazione inverosimile nella futura società.
Un romanzo della distopia al femminile è, dunque anche “Il racconto dell’ancella” di Margaret Atwood, dove tutto quanto la donna è costretta ancora a subire nel nostro presente, malgrado i tanti progressi dell’emancipazione femminile, è esasperato al massimo in un futuro non meglio precisato, sorto subito dopo l’usuale catastrofe ecologica – nucleare, che caratterizza spesso l’inizio di questi scenari futuri, tutti post apocalittici.
In un’ipotetica repubblica del tutto sovrapponibile a una moderna città americana vive la protagonista del romanzo, una giovane donna di nome Difred.
Si tratta, e si capisce già dopo poche pagine, di una città, un paese, retto da un regime dittatoriale, le strade sono pattugliate da giovani in assetto di guerra, i Custodi, agisce una polizia segreta, gli Occhi, ai muri penzolano, a perenne monito, i corpi giustiziati dei ribelli, di quanti cioè si sono macchiati di qualche crimine contro il regime.
Un’auto accompagna Difred presso la sua nuova destinazione, la casa del Comandante Fred.
Sì, perché Difred, completamente vestita di rosso, tranne che per due paraocchi bianchi che la coprono agli sguardi indiscreti dei non autorizzati, come il suo abbigliamento monacale la identifica, come fosse un’alta divisa, è “un’ancella”, dove con questo termine s’indica una donna che è diventata una rarità nel nuovo mondo, sorto dalla catastrofe nucleare.
L’ancella, a differenza delle più, è ancora in grado di procreare, di mettere al mondo bambini. Infatti, la stragrande maggioranza delle donne è ora sterile, non è in grado di perpetuare la specie, perciò le poche donne fertili sono una rarità, un bene prezioso.
E come sempre accade, le cose più preziose sono appannaggio solo di chi può permettersele, dei ricchi e dei potenti, in questo caso e in questo tipo di società i potenti sono le alte leve che dirigono e occupano i punti nevralgici, i centri di potere e di comando del regime, i Comandanti.
Le poche donne fertili ancora esistenti quindi sono obbligatoriamente assegnate ai Comandanti, volenti o meno, costrette ma più spesso plagiate e influenzate, addestrate allo scopo con appositi corsi e lavaggi del cervello.
Le ancelle sono costrette a vivere nelle ricche e lussuose abitazioni dei Comandanti, ma soprattutto con loro sono costrette ad accoppiarsi nella speranza di donargli un figlio, la prole accresce la forza e il prestigio del comandante.
Le ancelle sono, per quanto riverite e considerate, anche se protette, tutelate, soddisfatte in ogni bisogno e in ogni richiesta purchè lecita e consentita, poco più che schiave sessuali, mirate alla procreazione che non al piacere in sé, sono letteralmente ancelle, oggetti di uso personale, e per meglio rilevare questo concetto, tanto aberrante quanto usuale, nessuna di loro ha un nome proprio, ma un nome che indica a quale potente, a quale comandante appartiene, di chi è proprietà, con chi deve ubbidientemente giacere.
Difred quindi non è più una donna, una persona, un essere libero, pensante e cosciente, ma una cosa che procrea, di assoluta proprietà del Comandante Fred, è Difred, appunto.
Esistono altre donne, certo, non fertili, fertili lo sono solo le ancelle, ma le altre donne hanno anche esse un loro ruolo, sempre sottostanti agli uomini: ci sono le Mogli, sempre vestite di azzurro cielo, sono le donne al vertice della piramide del potere al femminile, sono le mogli legittime dei Comandanti, ubbidite e rispettate da tutte le altre, ancelle comprese.
Esse sono per carisma, importanza e autorità pari ai mariti, solo che non essendo fertili, assicurano la discendenza per interposta persona.
Si rifanno cioè all’episodio biblico per cui una donna sterile invita il marito ad accoppiarsi con la sua ancella; alla nascita si prenderà cura lei del nascituro, come fosse il suo, e in tal modo assicura la discendenza al suo uomo.
Da tal episodio biblico, ripetutamente e ossessivamente citato ad esempio dalle autorità, è nata proprio la figura dell’ancella, in questo nuovo mondo.
Un mondo che, più che una dittatura in sé e per sé è una teocrazia, che predica un ritorno ai valori “tradizionali”, e quindi sono vietati l’aborto, il divorzio, i rapporti promiscui, sono valori pregnanti la castità e la morigeratezza, l’umiltà e l’obbedienza, la sottomissione e la mitezza.
Valori da sempre “tradizionalmente” utili ad asservire le donne.
Come le dice una volta la sua Zia, colei che l’addestra a divenire una brava ed ossequiosa ancella, una volta le donne era libere DI; nel senso che erano libere DI vestirsi con minigonne, libere DI uscire liberamente, libere DI frequentare qualsiasi uomo, ma anche, e come conseguenza, e giusta punizione divina, libere DI essere picchiate, libere DI essere violentate, libere DI essere brutalizzate, come meritavano per non essersi comportate da donne pie e caste e pure, destinate ai giusti, come la teocrazia al potere pretende e obbliga.
Le povere vittime di queste violenze sono addirittura costrette a fare pubblica ammenda di quanto subito, come se davvero fosse la punizione divina su di loro, per i loro costumi poco castigati.
Ora invece le donne sono libere DA; nel senso che sono libere DA qualsiasi obbligo, DA qualsiasi bisogno, DA qualsiasi incombenza, come per esempio pensare con la propria testa, leggere, istruirsi, scegliere, vivere.
E questa condizione DA è certamente da preferire, anche perché la sola concessa.
Come spesso succede alle vittime, anche per Difred scatta, dopo qualche tempo, quel meccanismo denominato “sindrome di Norimberga”, per cui l’incarcerato, il rinchiuso, finisce per affezionarsi alla prigione e ai suoi carcerieri.
Difred comincia a sentirsi “a casa” nelle stanze in cui è confinata nell’ampia casa del Comandante Fred, cui gradualmente si affeziona, perché i regimi assolutistici questo hanno di pericoloso: con il tempo ci si abitua a qualsiasi aberrazione.
Con “Il racconto dell’ancella” Margaret Atwood semplicemente richiama l’attenzione sulla condizione femminile ancora oggi, nonostante tutto, pervasa d’ipocrisia. Ancora oggi, per le donne, c'è tanto cammino ancora da compiere.
Perché non si giunga mai ad una società, dove le donne, fertili o no, sono ancelle. Sono di.
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Ferruccio