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E' tornato affinché nessuno dimentichi...
Osservate la copertina, è la prima cosa che mi ha incuriosito: credo che Lui sia una delle poche persone riconoscibili con pochi centimetri di inchiostro nero su sfondo bianco.
E' innegabile dunque che Lui abbia lasciato un segno troppo forte nella memoria di tutti noi che difficilmente potrà essere cancellato, anche per chi come me ha avuto la fortuna di nascere diversi anni dopo la sua scomparsa.
Ed è forse anche per questo che tra tanti "Lui" che sarebbero potuti risorgere dal passato, l'autore abbia scelto proprio Lui.
E fa quasi pena vederlo girovagare per le strade della sua città, Berlino, completamente spaesato, incredulo dinanzi alla metamorfosi subita dal suo popolo e alla scomparsa dei solidi princìpi che aveva inculcato con tanta fermezza.
Geniale anche la sua trasformazione: il dittatore violento e feroce che risorge e conquista progressivamente una nuova popolarità come cabarettista, fa sorridere ora, in contrapposizione alle tante lacrime che ha fatto versare durante la sua prima vita, quella reale.
Peccato per il finale: diventa noioso, il sarcasmo e l'ironia che dominano i primi capitoli si affievoliscono verso la conclusione e gli ultimi discorsi del Fuhrer possono essere compresi in pieno ed apprezzati solo da veri cultori della storia tedesca, considerati i numerosi riferimenti alla politica di allora e di oggi che nemmeno la ricca appendice 'lo sapevate che...' a fine libro può illustrare in modo efficace.
La frase:
Devo dire però che quei due stanno meravigliosamente bene insieme e quando si guardano negli occhi so che tra diciannove, vent'anni verranno fuori alcuni robusti granatieri: materiale genetico perfetto per le SS e più tardi per il partito.