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Misteri e incertezze.
Quando Thomas si risveglia nella “buca” si trova circondato da una cinquantina di ragazzi dall’aspetto trasandato e affaticato dal lavoro manuale, tutti uomini e di età diversa dai 12 anni in su oserebbe pensare e non ricorda altro che il suo nome. Ma perché tutti quei giovani si trovano nella raduna? Chi li ha portati in quel luogo e per quale finalità? Perché sono tutti uomini e in oltre due anni di reclusione nemmeno una ragazza è mai entrata a far parte del gruppo?
Queste sono solo alcune delle domande che Thomas non ha il tempo di chiedersi che un altro avvenimento sinistro si manifesta nelle vite dei giovani protagonisti: non solo la “botola” torna carica di un altro prigioniero ma questo è anche una donna portatrice di un misterioso messaggio!!
Nonostante il giovane non ricordi nulla sente con questa un forte legame, sa di averla già vista, ma non riesce a collocarla in alcun angolo della sua memoria. Si interroga inoltre su quest’ultima, non comprende quali siano stati i meccanismi adottati dai creatori per la cancellazione dei suoi ricordi, ad es. rammenta che esistono i cinema ma nello specifico non ha idea di come materialmente siano fatti. Vari sono gli avvenimenti che si susseguono, gli vengono spiegate le regole e viene a sapere che mai e poi mai dovrà entrare nel labirinto di notte quando le porte si saranno chiuse. Ogni mattina queste si riapriranno e i velocisti partiranno per un’altra giornata all’insegna della mappatura delle mura interne di questo per rientrare al calar del sole prima di rimanervi intrappolati. Ma anche in questo caso il giovane si sente attratto dal mondo dei velocisti, sa che egli è uno di loro e per quanto sia stato messo in guardia non riesce ad ignorare il bisogno di aiuto silenziosamente invocato dal capogruppo Alby ferito da un dolente e dal velocista Minho che cerca disperatamente di aiutare il compare ormai privo di sensi, tanto che senza indugi, si getta a capofitto nel luogo di perdizione prima che le porte siano completamente chiuse. Nessuno è mai riuscito a sopravvivere ad una notte con le feroci creature eppure i giovani ce la fanno e dopo varie peripezie Thomas viene nominato velocista. Newt il vice di Alby lo aiuta a riflettere sia sul suo legame con la giovane sia sul fatto che è palese che ormai tutto sta cambiando. Ma quali saranno i cambiamenti che si manifesteranno nella raduna? Quale sarà il mistero che si cela dietro il labirinto?
Il romanzo si presenta caratterizzato da paragrafi brevi e concisi, l’autore non perde tempo e riesce a creare suspence nel lettore che man mano è attratto dalla lettura e dall’enigma che si cela tra le pagine. I personaggi sono ben delineati seppur a tratti sommari (carattere ed aspetto fisico) per il fatto che nessuno di loro ricorda alcunché a parte il proprio nome. Unica perplessità si rispecchia nel linguaggio. Non ho niente da eccepire sul gergo usato dai radunai perché essendo giovani è normale che adottino soprannomi e quant’altro, apprezzo inoltre il fatto che l’autore non abbia usato “parolacce” (eccessive in troppe altre opere) ed abbia bensì fatto ricorso ad espressioni che ne fanno capire il senso tra le righe ma che non cadono nel volgare (ad es. “spoff” è il termine adottato per sostituire la parola m***a, o ancora “faccia da caspio” al posto di offese più pesanti) ma talvolta l’ho trovato farraginoso. Probabilmente questa è una pecca della traduzione, non lo metto in dubbio, ma è un vero peccato perché il libro ha davvero delle buone basi e spunti di evoluzione. E’ molto diverso da saghe quali “Hunger games” o “Divergent”, è ambientato in un luogo non collocabile, fuori dal mondo ed è privo di triangoli amorosi. Si incentra sulla ricerca di una via di fuga da quel luogo e sul gioco di squadra, sulla rivalità, sull’intelligenza per farvi fronte. Lo associo al massimo al primo capitolo di Hunger games che forse era delineato meglio ma che poi si perde nel secondo e terzo episodio della saga a causa delle paturnie mentali della protagonista. “Maze runner” non dà spazio alle futilità, è un colpo di scena dietro l’altro, nel suo piccolo è essenziale ma sa il fatto suo.
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Grazie ancora di aver letto il mio commento :-)
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