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Radio libera Albemuth
 
Radio libera Albemuth 2014-10-27 20:16:00 Rollo Tommasi
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
Rollo Tommasi Opinione inserita da Rollo Tommasi    27 Ottobre, 2014
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Lontane voci di libertà

Ferris F. Fremont era senatore degli Stati Uniti quando uccisero John Fitzgerald Kennedy a Dallas. Durante l'interregno del successore, Lindon Johnson, ebbe l'intuizione di prepararsi alla successiva campagna elettorale.
Adesso è presidente degli Stati Uniti in carica. Ha vinto grazie alla paura che serpeggia nel Paese, e ad una pura invenzione: la famigerata Aramchek, l'organizzazione segreta che agirebbe all'interno della nazione per debellare lo spirito americano ed aprire la strada all'assimilazione degli Stati Uniti da parte dell'Unione Sovietica e degli altri paesi comunisti. La protezione dei cittadini arriva dai F.A.P., gli “amici dell'America” di fremontiana introduzione: giovani patrioti che vagano di uscio in uscio, portando con sé questionari da propinare periodicamente ai cittadini (così da intercettare eventuali tendenze antipatriottiche), ma che all'occorrenza sanno usare metodi più sbrigativi.
L'altra faccia della medaglia è Nicholas Brady (il vero protagonista del romanzo), un tranquillo impiegato della casa discografica Progressive Records, per la quale ha l'incarico di scovare i migliori talenti emergenti della musica folk americana. Come tutti gli abitanti di Berkeley, Nicholas non ha molta simpatia per il “metodo Fremont”, né tantomeno per la sua persona. Ne parla spesso con il suo vicino di casa Phil, talentuoso scrittore di fantascienza (e perciò scontato oggetto di attenzione da parte dei F.A.P., essendo ritenuto quel genere letterario un veicolo privilegiato di sovversione).
I dialoghi tra i due vicini si fanno parecchio interessanti quando Nicholas, una notte, scopre che il suo sonno è divenuto il veicolo di contatto con una misteriosa entità esterna: Valis (così lui la chiama) non è altro che una voce all'orecchio, come può esserla quella di una radio lasciata accesa. E tuttavia Valis è per Nick anche la predizione della pericolosissima strozzatura all'ernia del suo figlioletto, così salvato in extremis.
Tutto questo per un altro motivo, in realtà: Valis è la “mente” della resistenza contro Fremont, in quanto, incredibilmente, il presidente americano è la vera guida della congiura comunista mondiale. Nel piano strategico di Valis, Nicholas si inserisce in quanto riesca a scritturare per la Progressive Records determinati musicisti folk: saranno questi a lanciare, attraverso i testi delle proprie canzoni, messaggi che si fisseranno nella testa dei cittadini e contribuiranno così al rovesciamento del regime.

Non si può dire che a Philip K. Dick manchi fantasia.
La carta dell'America distopica immaginata nel post Vietnam è ben giocata, basata com'è su una sorta di “fascismo di stampo capitalista” (Richard Nixon non è mai esistito: al suo posto, c'è F.F.F., una sorta di “clone” molto meno accomodante).
Che poi lo scrittore di fantascienza vicino di casa di Nicholas Brady sia Philip K. Dick in persona – che a volte fa riferimento ai suoi precedenti libri – è una vera chicca: in questo modo l'autore si prende il lusso di esternare personalmente sulle tendenze politiche americane.
Simpatica anche l'idea di raccontare le vicende del romanzo in tre fasi, strettamente connesse tra loro ma affidate a turno ai diversi protagonisti (prima Phil; poi lo stesso Nicholas; infine, nella parte più drammatica, di nuovo Phil).
In conclusione “Radio libera Albemuth” non è storia così campata in aria come potrebbe apparire dal racconto della trama. Risulterà di certo più appetibile per gli amanti del genere, ma il suo rivelarsi un apologo contro la tirannia e il potere fine a se stesso – anche grazie ad un finale malinconico e potente – ne fa un libro apprezzabile pur da chi non ama particolarmente la fantapolitica.

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Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
dello stesso autore "Un oscuro scrutare" e "Scorrete lacrime: disse il poliziotto".
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Commenti

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Bel commento!! Il libro mi intriga molto, e sono pienamente d'accordo con te, Philip K. Dick non è per niente privo di fantasia, anzi a mia opinione è lo scrittore più fantasioso che abbia mai incontrato. Se alla sua fantasia avesse accompagnato uno stile di scrittura dello stesso livello... Sarebbe stato uno dei più grandi della storia.
Bravo Rollo, proprio una bella analisi. Il libro mi intriga e a mia volta concordo sulla fantasia indiscussa dell'autore.
Buona giornata :-)
Grazie ad entrambi.
Philip K. Dick scrive storie uniche (non ha ancora trovato emuli o continuatori, a mio giudizio). Ecco perchè, nonostante uno stile non esaltante, non si riesce a fare a meno di leggerlo.
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