Dettagli Recensione
Utopia o distopia?
Hai mai desiderato vivere in un mondo stabile e perfetto in cui puoi essere perennemente felice?
Ognuno di noi lo vorrebbe. Il Mondo Nuovo immaginato da Aldous Huxley vuole presentarsi come tale. Esso è sorretto da una società divisa in caste, i cui componenti sono destinati all’una o all’altra fin dalla nascita, e felici di appartenervi perché condizionati in tal senso fin dallo stato di embrioni.
Essi non hanno genitori, considerano blasfeme le parole padre o madre, perché appartenenti ad un infelice passato, si, ora tutti gli esseri umani sono creati in provetta e destinati ad una vita, un lavoro e una mentalità specifica. Nessuna scelta, ma nelle loro menti viene inculcata la convinzione di essere felici, pur se membri della casta più infame della società. Una società che offre loro i migliori divertimenti, svaghi, una vita di mantenuta giovinezza fino alla morte, e le voglie più perverse dell’essere umano, se esse lo rendono felice, sono permesse,.
In questo libro ci ho ritrovato un po' di “1984” di Orwell, per la divisione in caste della società e per le privazioni fatte agli esseri umani “per il loro beneficio”, ed un po' di “Le tre stimmate di Palmer Eldritch” di Philip K. Dick per la ricerca della fuga dalla realtà per mezzo di droghe sintetiche.
Gli abitanti del Mondo Nuovo sono creati per essere felici, eppure devono usare una droga, il soma, per “prendersi una vacanza”, o meglio fuggire, da quella realtà che in teoria non dovrebbe generare alcun desiderio di fuga. Eppure lo fanno. Perchè? Perchè il Mondo Nuovo è una distopia mascherata da utopia, dove le persone sono “costrette” a essere felici, ma l’essere umano puro dentro di loro, che non può essere sradicato, non lo è.
Essi hanno barattato la loro libertà di scelta, di fede e di pensiero per una strana sorta di felicità. E’ abolito Dio, è abolita la grande letteratura, è abolito tutto ciò che può generare sentimenti negativi, quindi anche il più grande dei sentimenti, l’amore.
Ma la felicità non è tale senza tutte queste cose. La loro è una felicità impura, ed essi riescono a sopportarla soltanto perché condizionati in tal senso, altrimenti non la reggerebbero, così come non la regge il Selvaggio, colui che viene a contatto col Mondo Nuovo e preferisce il dolore a quella gioia cieca e monca.
“Io preferirei essere infelice piuttosto che avere questa specie di falsa, menzognera felicità che avete qui.” disse.
Bene, hai mai desiderato vivere in un mondo stabile e perfetto in cui puoi essere perennemente felice? Dopo aver letto “Il Mondo Nuovo” la risposta potrebbe essere: “Dipende”.
“La felicità effettiva sembra sempre molto squallida in confronto ai grandi compensi che la miseria trova. E si capisce anche che la stabilità non è neppure emozionante come l’instabilità. E l’essere contenti non ha nulla di affascinante al paragone di una buona lotta contro la sfortuna, nulla del pittoresco di una lotta contro la tentazione, o di una fatale sconfitta a causa della passione o del dubbio. La felicità non è mai grandiosa.”
Indicazioni utili
Le tre stimmate di Palmer Eldritch di Philip K. Dick
Fahrenheit 451 di Ray Bradbury
Romanzi distopici.
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