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Un pugno nello stomaco
Disclaimer: questa opinione è ad alto contenuto di spoiler. Se non avete letto il libro sappiate che merita davvero la pena di essere letto, almeno una volta nella vita, perchè regala spunti preziosi, a livello storico, politico, sociologico, emozionale, interiore... Questo libro parla di una vita senza speranza, in cui ogni aspetto della persona è coinvolto, motivo per cui troverete sicuramente tutto ciò che cercate. Ora, andate avanti solo se avete letto il libro, o se non avete intenzione di leggerlo.
Penso che su questo romanzo ormai sia già stato detto tutto il dicibile, per cui l'unica cosa che posso fare è parlare di cosa ho provato, come sono stata nel leggere il romanzo.
Mi sono avvicinata per caso a questo libro: si trovava tra i file nel mio e-reader e così, un giorno in cui non sapevo cosa leggere, ho aperto il file e mi sono buttata nella lettura. Ovviamente conoscevo a grandi linee la trama del romanzo. anzi: sapevo del Grande Fratello, avevo sentito parlare di questo mondo post-apocalittico guidato da un partito, che ricorda molto quello comunista e niente più, dato che non ho mai provato grande interesse per Orwell.
Fin dall'inizio del romanzo, ho notato che è molto scorrevole, nonostante la grande quantità di ripetizioni concettuali: ripete decine di volte, se non centinaia, le stesse idee, gli stessi concetti. Nell'arco del romanzo, ritroviamo alcuni dettami, certe consapevolezze e delle domande che il protagonista si pone con cadenza quasi costante. "Ci saranno teleschermi?", "Magari sono presenti dei microfoni!", "Molto probabilmente ci sono delle videocamere nascoste qui nei dintorni" sono frasi onnipresenti, ma che non pesano mai nella narrazione: fanno entrare nella storia, permettono al lettore di entrare meglio nei pensieri e nelle paure di Winston.
Altro fattore costante è la consapevolezza della morte: fin dalle prime pagine al lettore viene detto che ciò che aspetta Winston è la morte. Ho sperato per tutta la prima metà del libro che la morte non giungesse mai per il nostro protagonista, che la speranza rimanesse a fine lettura nell'animo del lettore, nonostante avessi letto quel "noi siamo i morti", che O'Brien e Winston ripetono fino alla nausea. E anche quando la morte è diventata un fattore certo, quando la psicopolizia arresta i due amanti, non ho potuto fare a meno di pensare che forse li avrebbero rilasciati, che forse si sarebbero salvati con qualche fuga rocambolesca, o che magari sarebbero stati giustiziati subito, senza preamboli. Invece no, il partito si è inventato un metodo di morte che è il peggiore, il più crudo e angosciante che potesse esserci: li hanno torturati, hanno fatto loro il lavaggio del cervello, non si sono limitati alla punizione, sono andati oltre, hanno cercato la correzione del ribelle, fino ad arrivarci. Ma il peggio giunge alla fine del libro, quando Winston, al termine del suo percorso di lavaggio del cervello, viene rilasciato: ricomincia una vita più o meno normale, per quanto vuota, impregnata dei soli valori del Socing, crede a tutto ciò che gli viene fatto credere, quando fino a poco tempo prima metteva in discussione tutto ciò che lo circondava, a partire proprio da se stesso. Ora è un'estensione del partito e, se già prima poteva dire di essere morto (ma aveva anima e intelletto cui appigliarsi), ora è un morto che cammina. E se pensavo che peggio non potesse andare, è arrivato Orwell a mettere subito le cose in chiaro: Winston impara ad amare il partito, il Grande Fratello diventa una sorta di divinità anche per lui, è il membro perfetto del partito. E cosa succede? Esattamente come era stato preannunciato, ed esattamente come avevo sperato che non accadesse, ritorna al Ministero dell'Amore, questa volta per essere ucciso. Ancora di più mi ha colpito come l'autore non abbia dato la minima speranza: il romanzo si conclude con la morte di Winston, non c'è riscatto, non c'è possibilità di un futuro migliore, tutto andrà avanti esattamente come in quel momento.
E poi, c'è la speranza: come si vive senza? Secondo me, non si può. In effetti, sembra proprio che fino a che Winston e Julia conservano la speranza di vivere ancora a lungo, sono davvero vivi. Nel momento in cui si trova braccato dalla psicopolizia, Winston capisce di essere morto. Da quel momento, per quanto provi a lottare per rimanere in se stesso, per non diventare un'altra persona, ci rendiamo conto che inevitabilmente soccomberà e la speranza verrà persa. Tuttavia, essa sopravvive fino al momento in cui WInston pronuncia una frase semplice quanto pregna di significato: "Ma non ho tradito Julia". Quando poi viene rilasciato non esiste nulla nella sua mente, è una persona morta, non prova nulla, al punto che viene da pensare che, forse, la morte, quando si conduce un'esistenza simile può essere una liberazione.
Ci sarebbero moltissimi altri aspetti che mi hanno scossa e di cui vorrei parlare, ma questa opinione diventerebbe davvero troppo lunga. Aggiungo solo che a distanza di tre giorni dalla fine del libro, sento ancora la necessità di parlarne con chiunque mi capiti intorno per esorcizzare il sentimento fortissimo che mi ha lasciato questo libro.
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Commenti
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... George Orwell è assolutamente un mondo a parte.