Dettagli Recensione
Next-Gen
Non è facile parlare molto del capitolo conclusivo di una saga che va avanti da 4 volumi, specie sapendo che, chi vorrà leggerlo, avrà già intrapreso un percorso letterario di 3 romanzi e non avrà bisogno del mio parere, ma sento comunque di dover dare un giudizio a questo Endgame che si colloca, all'interno di pareri discordanti per tutti gli altri DOOM, in una posizione di media godibilità.
Endgame è, infatti, un buon romanzo, scritto bene (forse meglio degli altri, ma in maniera un pò prolissa) e con le carte in regola per quanto riguarda la grammatica, lo stile e tutta quella lunga serie di trovate di cui abbiamo già ampiamente discusso nei capitoli precedenti. Quel che lo rende diverso, tuttavia, è il contenuto.
Non vorrei spoilerare la trama ai più, quindi mi limito a dire che il romanzo fornisce un pò tutte le risposte che ci aspettavamo a quella infinita serie di quesiti sorta nel lungo percorso di Knee-Deep In The Dead, introducendo molti nuovi personaggi e riprendendone alcuni dal passato. Il problema è il modo in cui lo fa: razze aliene che non hanno niente a che vedere con quello che ci era stato presentato in ben tre altri libri, situazioni al limite del paradossale, fantascienza confusionaria che si perde fra navi, forze di gravità, relatività fisiche e mille altre derivazioni matematiche di cui avremmo volentieri fatto a meno, descrizioni che si soffermano perlopiù su argomenti già trattati e ripetizioni spiacevoli. Il tutto avrebbe potuto dare un pizzico di brio al romanzo, ma non ci riesce affatto a causa delle motivazioni della trama, e vorrei vivamente incontrare gli autori per domandargli da quale infante si siano fatti scrivere il plot.
Era tutto magico e coinvolgente, affascinante, ci si trovava dinnanzi ad un intreccio in grado di coinvolgerti nonostante certe delusioni sparse qua e là, e poi alla fine diventa banale (che più banale non si può). Praticamente tutto l'alone di mistero dipana in un momento, e le razze aliene diventano pressocché inutili, marginali, così come i loro pianeti. Tutto il viaggio dei protagonisti (quattro libri!!!) è fondamentalmente inutile, così come la protezione del pianeta Terra che non verrà mai attaccato e, peggio ancora, l'intera guerra galattica è più banale di una caccia alla volpe. Questo giustifica i miei voti per quanto riguarda la godibilità del romanzo e lo stile.
Il contenuto, invece, non potevo metterlo da parte. Nonostante le carenze della trama, mi sono trovato più volte a riflettere sulle implicazioni scientifiche, religiose e naturali contenute nel romanzo, finendo per rifletterci anche nei giorni successivi: la presenza di forme di vita aliene presentate per la prima volta sotto una luce completamente diversa, l'evoluzione delle razze ed il vero significato del loro processo di autoregolamentazione, l'essenza dei pianeti, il contrasto fra la tecnologia e la religione, le peculiarità dell'ambito umano ed una lunghissima serie di interrogativi che, anche se spesso non soddisfatti dalle soluzioni del romanzo, vi lasceranno la pulce nell'orecchio.
In definitiva, se anche fosse bruttissimo, consiglierei questo romanzo per concludere la saga ma, dopotutto, non è niente male e si legge facilmente. E' penalizzato da forzature eccessive.
Sottolineo il fatto che Flynn Taggart (e, volendo, anche la controparte femminile di Arlene Sanders) è uno dei personaggi a cui mi sia ultimamente più affezionato. Vale la pena portare a termine la storia anche solo per vedere che fine fa.