Dettagli Recensione
Manca qualche tasto...
Quando ho iniziato la lettura di questo secondo capitolo della saga, avevo già in mente di non valutarlo con la stessa benevolenza del precedente. Il risultato, al termine della lettura, non è cambiato di molto.
Ci troviamo dinnanzi alla prosecuzione lineare (e mai forzata) della trama di Knee Deep In The Dead, e appare chiaro sin da subito che i toni sono cambiati di parecchio: già dai primi atti le follie del duo Sanders-Taggart prendono una piega surreale, distaccata, così ambigua da essere più fantastica dei demoni stessi. Ma andiamo con ordine.
Innanzitutto lo stile è diverso: gli autori hanno abbandonato del tutto le soluzioni schiette e al limite della correttezza che avevano reso un ottimo libro il capitolo d'apertura, allontanandosi gradualmente dalla sensazione di essere in un videogame e avvicinandosi alla pericolosa percezione che il genere passi da fantascienza a drammatico.
E la trama non aiuta: pochissima è l'azione rispetto al volume d'overture e il turbine di fucili e creature orribili è stato sostituito da un inutilissimo filone religioso, introducendo la gerarchia Mormone che occupa pagine e pagine con riflessioni e speculazioni noise sull'utilità delle divinità, gli angeli salvatori e l'origine dell'uomo. Avrei dato un punto in più al contenuto del romanzo, poiché esso si avvicina a tematiche paradossalmente veritiere sul tradimento e sull'equilibrio dei goverino che possono far riflettere non poco il lettore, ma l'assonanza così evidente con un libro presentato quasi come guida videoulica (ma poi calato drasticamente) rovina l'atmosfera.
In definitiva, senza dilungarmi troppo, non posso affermare che questo romanzo sia mal riuscito, ma di certo è diverso dal precedente. Anzi, avendoli già letti tutti, posso affermare che gli altri saranno così, romanzati e meno espliciti (ma decisamente realizzati meglio. Il terzo è bellissimo), ma il passaggio di stile e questo primo tentativo di "maturità stilistica" si sentono parecchio.
E' un libro tanto utile all'evoluzione della saga da non poterlo disprezzare, ma non è all'altezza del precedente. L'introduzione di molti personaggi risulta qui fastidiosa, quasi forzata, e susciterà le antipatie del lettore che aveva imparato ad amare la connessione marziale, spirituale e forse anche fisica dei due Marine sopravvissuti. Ma, ancora una volta col senno di poi, posso garantire che alcuni di questi personaggi saranno, nei volumi necessari, quelli a cui potreste affezionarvi maggiormente.
Hell On Earth è il peggiore della saga, ma forse anche il più utile. Basta un piccolo sforzo per apprezzarlo. Dopotutto è scritto in maniera scorrevole, non è particolarmente grande (né impegnativo) ed i capitoli, ancora una volta, sono ben divisi per semplificarne la messa in opera.