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L'amore, la fede e il coraggio
Dieci anni di pace: è questo che l'oracolo aveva predetto a Phèdre ed è questo che lei e Joscelin hanno avuto. Ma il decennio di grazia è destinato a finire con un incubo: Hyacinthe, disperato, che urla il suo nome, dalla sua isola della prigionia. E allora Phèdre sa che è arrivato il momento di rimettersi in viaggio.
Il suo spietato signore, Kushiel, le pone davanti un bivio, sotto forma di simboli: sceglierà di prendere la chiave e così liberare il suo amico, o il diamante e quindi mettere davanti a tutto i desideri di Mélisande?
Sì, perché ancora una volta l'ombra della regina degli inganni ghermirà il cuore di Phèdre e, facendo leva sul suo senso del dovere e sulla sua vocazione, le strapperà la promessa di ritrovare Imriel, il suo bambino scomparso. Ma proprio quando si prepara ad affrontare l'ennesimo gioco degli intrighi, Phèdre scopre che dietro il rapimento non ci sono nobili signori e oscuri inganni, ma il semplice e puro caso, un crimine insensato e crudele.
Ed è così che, per la prima volta nella sua vita, la nostra eroina metterà in dubbio la giustizia del suo padrone Kushiel, che fa ricadere i peccati della madre su un innocente; questo è quello che crede, non sapendo che la mano del suo Angelo Castigatore la spingerà verso un destino che non ha niente a che vedere con Imriel, il quale sarà solo il tramite attraverso cui Phèdre compirà un disegno molto più grande. Ma non sarà sola, al suo fianco, come sempre, ci sarà Joscelin, il suo Compagno Perfetto, la sua roccia, il suo faro di speranza.
E allora ecco che per loro due inizierà un viaggio che li segnerà in modo indelebile non solo nel fisico, ma soprattutto nell'animo: la ricerca di Imriel si rivelerà una discesa in un inferno che mai avrebbero pensato di dover vivere e sopportare; ma se per Phèdre la scelta di abbracciarlo non è difficile, da anguisette qual'è, forse il sacrificio chiesto a Joscelin questa volta è troppo grande e oscuro.
Nel Drujan, il regno che è morto e vive, Phèdre e Joscelin conosceranno la pura follia, perpetuata senza pietà nel luogo in cui la perversione e la crudeltà aleggiano sui vivi come la lama di una ghigliottina, nel luogo in cui la morte è la più dolce delle liberazioni.
Lì, conosceranno la profondità delle proprie perversioni e la capacità di sopportare il dolore fisico e interiore: Phèdre scenderà nelle tenebre del suo animo, in una consapevolezza del proprio contorto e perverso desiderio, che le sconvolgerà la mente; Joscelin metterà, per l'ennesima volta, alla prova il suo spirito di fedeltà, in un sacrificio che richiederà una parte della sua sanità mentale e fisica.
Lì, Phèdre incontrerà il suo alter ego, il mahrkagir, il patrono più severo, il più crudele, il più perverso, quello che solo lei potrebbe sopportare, quello che scatena la sua vocazione masochista con una violenza e una forza devastanti.
Lì, diventerà la Puttana della morte, il sacrificio finale di una pazzia senza senso, pronta a sporcare il mondo intero. E allora così si sveleranno i veri disegni dei suoi dei.
Phèdre abbraccerà il suo destino, fedele e coraggiosa come sempre: verrà toccata dall'ombra dei Mangiatori di Tenebre e non ne morirà; diventerà la favorita del suo carceriere e sopravviverà; solleverà una rivolta nella zenana e tutti la seguiranno; soffocherà il culto del dio oscuro Angra Mainyu, facendo avvampare a nuova vita la Terra dei Fuochi e libererà Imriel, segnando così il suo destino e quello di un intero regno.
Dalla melma dell'oscurità nascerà un fiore: il legame, inatteso e commovente, tra Phèdre, Joscelin e Imriel, diventerà talmente forte da non poter essere più spezzato; loro tre, forgiati da folli eventi, sono i tre pezzi di un piccolo mosaico che neanche gli dei prevedevano di creare. Il loro sarà un amore profondo, un amore così forte da cancellare l'orrore, un amore tormentato ma dolcissimo. E pur essendo il figlio della sua peggiore nemica, Phèdre conoscerà la gioia dell'affetto materno, per quel figlio mai avuto.
Imriel, così simile a sua madre, eppure così diverso, diventerà un elemento di vitale importanza nella seconda parte del viaggio di Phèdre, che condurrà tutti loro nella magica terra di Saba, alla ricerca del vero nome di Dio, quel nome che costringerà Rahab, il Signore degli Abissi, a spezzare la maledizione di Hyacinthe.
E se il primo viaggio verso il Drujan è stato una discesa verso l'inferno, il viaggio verso Saba rappresenterà una faticosa ma inesorabile risalita verso il perdono e l'amore perpetuo, nascosto, ma mai scomparso.
Una storia iniziata con la frivolezza di una strana bambina destinata alle Case del piacere, svela un disegno molto più grande e complicato, un disegno al cui centro c'è un'anguisette: Phèdre, diventata la mano degli dei, che sconfiggerà l'orrore e le tenebre, che conoscerà il dolce sapore del perdono e dell'accettazione di sé, che troverà, guidata dall'amore, la forza di bandire un angelo, e che, in un perfetto cerchio narrativo, chiuderà le sue avventure laddove tutto ebbe inizio, a Soglia della Notte, il luogo in cui per la prima volta incontrò Hyacinthe.
Una trilogia iniziata in punta di piedi, che è diventata per me, piano piano, con lo scorrere delle pagine, una fragorosa e devastante storia d'amore, di fede e di coraggio, che ha creato dei personaggi che rimarranno indelebili nella mia memoria. Un libro densissimo, pieno di avvenimenti, di colpi di scena e di episodi indimenticabili.