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La bella e terribile Isla Nublar
La storia di “Jurassic Park” la conosciamo un po’ tutti, e il merito va all’omonimo (e celeberrimo) film diretto da Steven Spielberg.
Animali sconosciuti che appaiono sul continente.
Un’isola del Costa Rica concessa ad un privato per misteriosi esperimenti.
Un importante paleontologo e un matematico cinico e bizzarro chiamati ad ammirare ciò che succede effettivamente ad Isla Nublar, dove la scienza permette (all’insaputa di quasi tutto il resto del mondo) di ricreare dinosauri.
Comincia così questo interessante lavoro di Crichton, che io mi sento di promuovere a pieni voti.
Innanzitutto, come può non affascinare il tema centrale del libro, ovvero la possibilità di essere catapultati in un microcosmo che rispecchia il tempo in cui l’essere umano neppure esisteva? L’idea (improbabile, ma non impossibile) di trovarsi di fronte animali estinti milioni di anni fa è davvero irresistibile, soprattutto per i giovanissimi (ma di questo parleremo più avanti) e per gli appassionati, me compresa.
Altri lati positivi sono sicuramente la caratterizzazione dei personaggi (mitici il matematico Malcolm e il coraggioso Tim) e la scrittura, che vengono curate nei dettagli, e non danno l’impressione di trovarsi di fronte a un romanzo puramente “commerciale” (anche se questo è un aspetto innegabile di “Jurassic Park”, che si preannunciava successo planetario e sceneggiatura kolossal fin dall’inizio); ho apprezzato soprattutto il modo in cui Crichton presenta ogni processo scientifico o ragionamento matematico, rendendoli comprensibili a tutti, anche ai più piccoli. E trovo che proprio la capacità di rivolgersi agli adolescenti sia uno dei pregi maggiori di questo libro, appassionante e avventuroso al punto giusto, senza essere troppo pedante e neanche tanto “crudo”, se si eccettuano alcune inevitabili scene: un libro non impegnato, con cui avvicinarsi alla letteratura dei “grandi”, anche attraverso l’immedesimazione nelle due figure centrali di Tim e Lex.
Insomma, come avrete notato, io sono riuscita a trovare solo aspetti positivi, in quest’opera senza tante pretese intellettuali, ma capace di farci riflettere moltissimo sui progressi della scienza…
Sarebbe giusto creare davvero un parco simile, se fossimo in grado?
Sarebbe possibile gestire forme di vita così imponenti, con le quali non abbiamo mai convissuto?
E se la situazione dovesse degenerare, chi, tra uomo e dinosauro, andrebbe considerato il vero carnefice?
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