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Il nostro nemico
Il protagonista principale di questo romanzo è la paranoia, che racconta gli effetti del suo potere esplosivo. Poi ci sono la paura, il rancore, la discriminazione. E alcuni tra i dubbi ricorrenti dell’opera di Philip K. Dick:
- che cosa è umano, che cosa non lo è;
- che cos’è la vita, che cos’è la morte;
- che cosa può nascondersi dentro di noi;
- chi è il nostro nemico?
Le prime pagine del romanzo ci illustrano il mondo “di prima”, con le sue abitudini, la sua quotidianità e i suoi flagelli abituali: la paura della guerra, la paura del diverso, la paura del rifiuto. C’è anche la paura della morte, che in parte unisce le altre e annulla le differenze: ci si interroga tutti insieme sull’al di là, qualcuno propone delle visioni inquietanti, qualcun altro preferisce distogliere lo sguardo. In breve l’al di là arriva, ma non è quello che ci si aspettava.
L’al di là è il mondo capovolto e disgregato del dopo bomba. Le piccole cose che tenevano insieme la vita "di prima" non ci sono più: niente più benzina, niente più buon vino, niente più sigari di qualità. Per sopravvivere si mangiano topi crudi e si impara a produrre alcolici in casa. Il mondo è disgregato; l’unico filo che tiene ancora unita l’umanità è un sopravvissuto imprigionato in un satellite, che trasmette dall’alto vecchia musica e vecchie storie.
Le leggi che governavano “il prima” sono cambiate, non valgono più, sono da scoprire e da ricreare. Nemmeno gli animali non sono più gli stessi: il confine che li separava dall’umanità si è fatto più labile. Anche l’umanità è cambiata, e il confine con il sovrumano e l’oltre tomba si è fatto più sfumato: le radiazioni hanno provocato nuovi poteri inquietanti, nuove possibilità di comunicazione che non rendono la vita più facile.
Perfino gli affetti sono diventati più complicati, difficili da gestire; la disgrazia comune non ha unito i sopravvissuti. Le scale di valori sono cambiate: c’è chi riesce finalmente a far valere le proprie capacità prima inespresse, c’è chi si sente defraudato, c’è chi cerca la rivincita e il potere. Il mondo è capovolto, l'unico punto di riferimento che rimane identico è lui, il nostro nemico, che rimane sempre lo stesso, ancorato alle nostre debolezze e alla nostra stupidità.
Lo stile del romanzo, con i suoi ritmi spezzati, comunica a fior di pelle la catastrofe e l’inquietudine. I personaggi passano dal mondo di prima all’al di là trascinandosi come fardelli sempre più pesanti e incomprensibili. Ma la vita continua imperterrita; tra la disgregazione e lo stordimento, tra la fame di amore e di sicurezza, tra la paura e la voglia di costruire un futuro l’umanità sembra spronata da una indomabile coazione a ripetere l’oggi. Sulle macerie sorge il caldo sole della routine: tutto è cambiato, tutto è come prima.
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Bella recensione Antonella, ma non credo leggerò questo libro....