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Su di me, l'incanto non ha funzionato...
Innanzitutto, premetto che non ho mai letto il ciclo bretone di Chrètien de Troyes, (che suppongo sia d'ispirazione a questo testo della Bradley, come a tutti i film su Artù) e ammetto di ignorare anche a grandi linee la vera storia dei Cavalieri della Tavola Rotonda (lo so, sono fuori dal mondo); perciò scrivo questa recensione come se avessi letto al storia di re Artù per la prima volta in tutta la mia vita (il che è quasi vero).
Come già premesso dal titolo, questo libro non è riuscito a incantarmi molto. Questo non vuol dire che non mi sia piaciuto, ma sta semplicemente a significare che non è una lettura adatta ai miei gusti.
Parto con l'elencare i punti che mi hanno impressionato favorevolmente, ovvero il punto di vista prettamente femminile, il linguaggio e lo stile, i personaggi.
Come già attestato nelle precedenti recensioni, coloro che raccontano questa bella storia sono prevalentemente delle donne, donne che all'epoca in sui si narrano queste vicende erano tenute in così scarsa considerazione che sembra impossibile che ora abbiano così tanto da dire; e ci cono donne di ogni tipo, dalle più pie e devote a quelle più disinibite, ci sono donne di ogni sembianza e cultura che fanno pulsare di vita con la loro forza la terra in cui vivono. Donne in cui ognuna di noi potrebbe trovare un pezzo di se stessa.
La cosa che più mi ha impressionata, però, è stato lo stile di scrittura: oserei definirlo anche raffinato, molto vicino allo stile dei classici romanzi cortesi; e il fatto che sia servito a descrivere tutte le situazioni, dalla più 'divina' e di alta espressione a quella più 'pagana' e adatta ai comuni mortali nello stesso modo elegante senza tracce di volgarità è davvero incredibile.
Ultima cosa apprezzabile, i personaggi: è vero che le donne sono protagoniste, ma anche i poveri uomini sono padroni e vittime 'coscienti' del regno di Artù. Ogni personaggio ha una sua consistenza fisica e caratteriale che lo rendono quasi reale.
Inoltre c'è da aggiungere che si può ben notare quanto l'autrice si sia impegnata nel documentarsi riguardo alla Gran Bretagna dei tempi di Artù.
Dopo tutte queste lodi vi chiederete perché non ho dato il voto massimo alle Nebbie di Avalon.
Ebbene, come ho detto nella premessa, non era la storia adatta a me.
Non ho gradito la trama, e soprattutto, i contenuti. Ho passato più di metà del libro a chiedermi quando sarebbe avvenuto qualcosa che potesse movimentare un po' la storia. (QUESTO PEZZO CONTIENE SPOILER).In 400 pagine, in un modo o nell'altro, non si è parlato d'altro che della povera Ginevra che non riesce ad avere un bebè, che ama un altro e che è comodamente pia; di Morgana che tra un amante e l'altro si indispettisce sempre più della condotta del fratello Artù, nel cui capo, nel frattempo, cresce indisturbato un imponente palco di corna (cosa ci si dovrebbe aspettare dal Re Cervo?); di Lancillotto, il bello, perfetto e ineguagliabile Lancillotto amato da tutte e da tutti(FINE SPOILER).
Detto in poche parole, non c'è per nulla azione, nessuna battaglia che possa movimentare un po' le cose. Solo intrighi amorosi, vendette, gelosie e uno sgradevole fanatismo religioso (non improbabile per quei tempi) che mi ha fatto venir spesso voglia di chiudere il libro.
Ma come si può ben comprendere, la piacevolezza dipende da ciò che piace leggere e io, purtroppo, non sono una fan di questo tipo di romanzi 'rosa'.
Comunque non mi sento di sconsigliarlo, anzi, se volete dilettare la mente con una lettura intrigante ne sarete soddisfatti.
Indicazioni utili
Ma se ne cercate di movimentati, rimandate questa lettura!