1984 di George Orwell 1984 di George Orwell

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WottaCambija Opinione inserita da WottaCambija    08 Aprile, 2024
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La negazione dell'Uomo

Contiene spoiler (segnalato). Un vero e proprio capolavoro per struttura e contenuti che spazia dalla filosofia alla politica in un contesto distopico e visionario. 1984 è un monito a quelli che sono i rischi dell'ideologia totalitaria ed estremista. L'estremismo politico certamente, dove si gusta quel sapore di comunismo e nazismo portato alla massima potenza, ma ancor più di ogni altra cosa l'estremismo dell'ideologia nichilista che drasticamente annulla il senso dell'essere umano. Sembrano non esserci speranze nelle oltre 300 pagine di questo romanzo se non in un breve spiraglio in cui ci si illude che forse quel gigantesco colosso insormontabile chiamato Partito possa effettivamente essere combattuto. Speranze disintegrate pagina dopo pagina come dentro una morta che non conosce una stretta massima. Se inizialmente si percepisce l'occhio attento e onnipresente del Partito che tutto vede e tutto punisce, mano a mano che si entra nelle logiche/illogiche dello stesso si avverte solo un estremo senso d'impotenza. Nulla conta se non il Partito, che è l'unica verità, l'unica certezza, l'unica cosa che più semplicemente è. Esiste solo il Partito, sempre e per sempre, spaventoso nel suo elaborare concetti come il bipensiero o una lingua come la neolingua (o parlanuovo) che ha come unisco scopo quello di eliminare progressivamente il linguaggio. Non esiste un limite al nichilismo e al controllo che spazia dallo spazio al tempo, come non esiste limite alle torture di chi non vuole arrendersi e sottomettersi al Partito. Non si pensi di scampare con la morte, è il Partito che decide come e quando devi morire e in ogni caso non ti farà morire da "eretico".
Sembra un libro senza speranze, eppure una gigantesca e schiacciante speranza c'è.

SPOILER

Nell'appendice finale dove si descrivono i principi della neolingua (o parlanuovo), tutti i verbi utilizzati sono al passato dando l'impressione che si parli come di una cosa superata che ha fallito nel suo intento ed è crollata.

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Consigliata a tutti ma in particolare agli amanti della storia del '900 e del distopico.
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Clangi89 Opinione inserita da Clangi89    05 Luglio, 2021
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Falsi miti tra Orwell e attualità

Leggendo le posizioni del Garante della privacy sull'utilizzo di sistemi di videosorveglianza intelligenti nelle città, sull’etica della raccolta di dati biometrici in luoghi pubblici o sul grado di invasività decisionale degli algoritmi, non posso non fare un confronto con 1984 di George Orwell. Uno sguardo sull'orrore della sorveglianza portata alle estreme conseguenze distopiche.

La trama del romanzo è nota: una società priva di qualunque forma di libertà. Il protagonista nutre dubbi sul controllo assoluto esercitato dal Grande Fratello. L'oscurantismo dei sentimenti permea la civiltà basata sull'Odio. Lo slogan di 1984, infatti, la libertà è schiavitù, la guerra è pace l'ignoranza è forza.

"Nella veglia o nel sonno, al lavoro, a tavola, in casa o fuori, a letto o in bagno, non c'era scampo. Nulla vi apparteneva, se non quei pochi centimetri cubi che avevate dentro il cranio. Ognuno poteva essere scrutato senza preavviso, nulla di quello che si faceva era privo di importanza". La sorveglianza dai teleschermi orwelliani ha una portata applicativa attuale: nel concetto di allerta sul confine tra sicurezza degli individui, vantaggi economici degli attori coinvolti, autodeterminazione e trattamento di dati personali.

La tecnologia, siamo tutti concordi, riveste un ruolo di primaria importanza nelle ns vite. Tuttavia, esiste una linea sottile che separa l'autodeterminazione del singolo in caso di attività di monitoraggio.
In una società come la ns che corre senza sosta gli individui devono tenerne il passo. In una società liquida coacervo di informazioni, verità o menzogne la chiave di volta immutabile e non negoziabile per riprodurre se stessa resta il tempo. Un'economia assetata di dati è inevitabile.

Come comunicare attirando l'attenzione nella babele di attività ed informazioni che ci circondano? Bisogna conoscere la persona.
Le persone in genere sono schematiche, si allineano ad idee già maturate a conferma della propria integrità. Il sentirsi sicuri, a qualunque livello di sicurezza si parli fa sempre leva.
Fino a che punto il controllo ci rende sicuri, qual è il limite tra sicurezza, monitoraggio e sospetto? Difficlissimo il discrimine ma non parlarne non elimina le zone grigie che si creano, al cui interno, come insegnano gli eventi, si annidano tranelli. Il fine subdolo di ottenere informazioni per insinuarsi nelle ns abitudini si maschera con scopi i più coloriti.

Spesso c'è l'idea che chi mette in discussione la vita online, la rete, il digitale, la tecnologia è "contro" a prescindere.
Ogni società ha infatti miti e tabù, per riprendere la provocazione di Orwell "in qualunque momento esiste una ortodossia, un complesso di idee che si presume debbano essere accettate senza obiezione da chiunque la pensi correttamente"

Risposte nette ai dubbi etici non esistono. Tuttavia, subire acriticamente l'evolversi della realtà digitale può generare concause i cui effetti diventano di difficile controllo. Il pensiero critico con le sue domande non devono venir meno in quanto sono una delle armi più potenti per la consapevolezza.

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lalibreriadiciffa Opinione inserita da lalibreriadiciffa    29 Febbraio, 2020
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Ogni volta che le mie orecchie captano la parola” distopico”, il mio cervello si mette in moto, i peli delle braccia mi si rizzano e inizio a sbavare come il “cane di Pavlov” quando sentiva la campanella, che per lui significava cibo, ma per la sottoscritta significa che sto per leggere un libro che, so a priori, mi piacerà.
Cos’è il genere distopico?
La distopìa, o anche antiutopia, pseudo-utopia, utopia negativa è una descrizione o rappresentazione di uno stato di cose futuro che, in contrapposizione all’utopia, presenta situazioni e sviluppi sociali, politici e tecnologici altamente negativi; in genere indica un’ipotetica società (spesso collocata nel futuro) nella quale alcune tendenze sociali, politiche e tecnologiche percepite come negative o pericolose sono portate al loro limite estremo. [fonte: Wikipedia]

È la storia di Winston Smith, apparatcik del Minver (Ministero della Verità, ossimoro, uno dei tanti di cui è infarcito il romanzo, per chiamare il ministero della propaganda) e del Partito Esterno di Oceania, una delle tre macro regioni in cui è suddiviso il mondo, dopo la terza guerra mondiale. Siamo, appunto, nell’anno 1984 a Londra, chiamata Pista Uno, capitale amministrativa decadente, brutta e abitata da una parte dai dirigenti del Partito e dall’altra dai reietti: i prolet. Tutta la vita delle persone viene controllata febbrilmente dagli apparati del Partito e della “persona” che comanda, ma che nessuno ha mai visto, Grande Fratello.
Big Brother is watchin’ you è una frase ormai entrata nell’immaginario di tutti, perché tramite dei grandi schermi posti ovunque, anche in casa propria, le persone vengono controllate e manipolate in tutto e per tutto. Se una persona osa contravvenire alle rigide leggi del Partito finisce vaporizzata e cancellata anche dal passato. Ma Winston non riesce a conformarsi e ha parecchi dubbi sul fatto che il Partito tenga la popolazione ignorante e di conseguenza, sottomessa.

Il libro è diviso in tre parti: nella prima Winston prende coscienza del suo rifiuto per il Grande Fratello, nella seconda siamo spettatori della storia d’amore che nasce tra Winston e Julia. Mentre nell’ultima, la più cruda e spaventosa, vengono raccontate le torture fisiche e psicologiche subite dai due amanti e la loro successiva conversione attraverso la sottile depravazione del Socing (dottrina politica del Partito). I fatti vengono raccontati in terza persona vista dal punto di vista del protagonista, infatti Orwell ricorre spesso al discorso indiretto.
Tutto romanzo è particolarmente preciso nella narrazione e nella cura dei dettagli, Orwell usa spesso flashback per far rivivere a Winston momenti importanti della sua infanzia. Tutto questo fa risultare la scrittura molto scorrevole, anche quando Orwell si sofferma a descrivere minuziosamente il Socing attribuendogli tutti i tratti peculiari di varie forme di dispotismo e populismo delle dittature, quali la propaganda politica (con l’uso incontrastato delle fake news, come diremmo oggi), il culto della personalità (il Grande Fratello), il controllo delle nascite e del pensiero.

Un’importante ruolo viene data all’ambientazione dell’opera: la capitale dell’Oceania è Londra. Una città squallida, sporca, costantemente bombardata, sempre più in rovina. Il riferimento al mondo reale è presente in tutto il romanzo e i riferimenti non molto velati, né nascosti alla Russia di Stalin sono costanti e fanno sì che l’opera debba essere vista non non solo come frutto della fantasia dello scrittore, ma come l’analisi e una lucida critica che sfocia nella denuncia ad un sistema politico privo di valori.
Uno degli aspetti più inquietanti raccontato nel romanzo è quello del potere occulto dei mass media, che oggi stiamo vivendo sulla nostra pelle e pensando che quando fu scritto, nel 1948, Orwell abbia immaginato una cosa che poi si verificherà davvero, fa venire i brividi. Un’altra cosa che fa venire i brividi è l’utilizzo distorto del linguaggio del Partito: il bispensiero, cioè la capacità di sostenere simultaneamente due opinioni in palese contraddizione tra loro e di accettarle entrambe come esatte, cosa non ancora accaduta nella realtà, almeno non su larga scala.

Questo libro, rimasto nella mia biblioteca per anni ad aspettare di essere letto, mi ha fatto tremare e impaurire, per la verità che racconta e per cui la regola del processo totalitario consiste nell’usare l’inganno consciamente e scientemente e nello stesso tempo mantenere una fermezza di propositi che dimostri una totale onestà: spacciare deliberate menzogne e credervi. Cosa che, purtroppo, inizio a riconoscere in molti discorsi di molti politicanti che mirano al potere. Solo al potere, come spiega nelle ultime pagine del libro O’Brien all’ormai “riadattato” Winston Smith.

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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    20 Gennaio, 2020
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Tutto ciò che sai è falso

Leggendo le pagine di questo cupo ed oscuro romanzo, ho pensato a un film che bene o male ricalca un po le orme degli argomenti trattati da Orwell. Il film è di circa venti anni fa: "sesso e potere" con due immensi attori: Hoffman e De Niro.
Entrambe le opere in sintesi ci dicono che tutto ciò che vediamo in tv o che pensiamo di sapere della realtà circostante è falso ed è tutta una menzogna.
Sono concetti duri e crudi che effettivamente trovano una loro verità nel fatto che se effettivamente vedessimo la realtà per quella che è, magari il giorno dopo non ci si vestirebbe per andare a scuola oppure andare a lavorare o a un cinema.
L'uomo ha bisogno di certezze e speranze.
Che gli sono fornite o meglio inculcate attraverso mass media, religione, politica, sport, famiglia, amici etc etc.
Spesso quando vedo un barbone in strada mi chiedo: "ma effettivamente questo qui è un senza casa vero oppure e un attore messo li per recitare una parte come monito a tutti noi per mandarci a lavorare, sottostare alle angherie di colleghi, capi o dei clienti, perchè sennò rischio di finire come lui sul ciglio di una strada?"
Sono anni che ormai non guardo certi programmi alla tv, oppure sento o vedo il telegiornale....

Prendiamo una notizia riguardo un missile lanciato su un territorio qualunque....ci fanno vedere una casa distrutta, macerie, magari qualche persona che urla o piange e diamo per sicuro (perchè la voce fuori campo del giornalista c'è lo dice) che un razzo sparato da una nazione ha distrutto un territorio in un altra nazione....ma come facciamo ad essere certi che veramente quelle immagini sono state filmate nei posti che ci stanno dicendo? chi ci assicura che quella casa distrutta si trovi effettivamente nel posto che loro dicono? che quelle persone non siano su un set cinematografico, o siano dei figuranti pagati dai mass media per creare un certo tipo di notizia?
Pensiamo alle immagini che ci dicono che sono riprese nello spazio, con i vari astronauti filmati a fluttuare in una cabina di astronave.....ecco chi ci assicura che quelle immagini della terra siano reali e non create attraverso la computer grafica? chi ci certifica con certezza che quegli astronauti siano ripresi nel cosmo o effettivamente si trovino in qualche studio dove viene simulata l'assenza di gravità?

Il grande inganno è dare per certe delle informazioni e acquisirle come vere solo perchè sono enunciate da quei mezzi "di informazione" che tutti ritengono attendibili e fonte di verità, tipo i tele giornali della sera o le notizie sui quotidiani a tiratura nazionale.

Si pensi a un telegiornale della sera. Una grafica accattivante, un giornalista o una giornalista dal volto rassicurante, vestiti bene, con un gesticolare tranquillo e pacato, si inizia con le informazioni di politica, si prosegue, con le notizie di cronaca (spesso nera), poi si smorzano i toni, parlando di come vanno i saldi invernali, di chi si è fatto il VIP, dove vanno in vacanza le persone e poi si anestetizza la realtà parlandoci di sport o spettacolo....ecco fatto ora possiamo andare a dormire tutti felici e contenti......

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Martina248 Opinione inserita da Martina248    07 Agosto, 2019
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La libertà è schiavitù.

Dove può portare il progresso umano? In che misura siamo liberi? Cosa definisce la nostra essenza di uomo? Abbiamo veramente allontanato il rischio dell'insorgere di una nuova dittatura?
Tra queste domande, vi sono sicuramente alcuni degli interrogativi posti da questo libro.
Insieme critica alle grandi dittature del passato e sentinella dei timori del presente, 1984, romanzo distopico per eccellenza, presenta un mondo futuro ove non vi è spazio per intimità o sentimentalismi, dove il passato è assoggettato al presente, oppresso dallo sguardo intimidatorio e onnipresente di Big Brother.
Winston Smith però sa, o almeno percepisce, che questo mondo non può essere l'unica alternativa possibile, che forse, in qualche angolo della memoria, vi sia stato un passato libero dalla dittatura del Partito e cova la timida e vana speranza che possa esserci un futuro differente, dove lui e la sua amata Julia possano amarsi lontani da occhi indiscreti.
Ma Winston sa soprattutto che la libertà è solo una ed è quella di poter dire che “due più due fa quattro” ed è per questa libertà che lotterà, con la morte già negli occhi, contro il Partito.
Orwell con questo romanzo ha creato un vero e proprio mondo, con tanto di coordinate geografiche e lingua, descritto con una minuzia tale da far interrogare il lettore sull'eredità dell'uomo dopo un secolo di violente dittature e sugli effetti di una tirannica tecnologia, che ci ha inconsciamente mutati.
Significativo è il fatto che, da una riflessione tanto ampia, sia nato un format televisivo tanto nauseante quanto “Il grande fratello”, la cui unica cura è, forse, proprio quella di leggere questo libro mentre Orwell, probabilmente, si rivolta nella tomba.

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Altri romanzi distopici quali "Fahrenheit 451" di Ray Bradbury o anche "Cecità" di José Saramago.
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La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    10 Aprile, 2019
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La neolingua è il mio incubo

“1984” è il più celebre ed apprezzato tra i classici della distopia novecentesca, nonché l’ultima e più incisiva opera pubblicata da George Orwell, che ne iniziò la stesura nel 1948 e scelse il titolo invertendo i numeri della data, con l’intenzione di ambientare il suo romanzo in un futuro relativamente vicino proprio per ottenere un impatto efficace sugli animi del suo pubblico.
La storia ci presenta un pianeta dalla geografia politica ben diversa da quella che conosciamo: il mondo è stato spartito tra tre macro potenze, Oceania, Eurasia ed Estasia, controllate da altrettanti governi totalitari; questi Stati sono inoltre in perenne lotta tra loro per spartirsi le poche terre rimaste contese, anche se le alleanze in questa guerra cambiano di continuo.
Il romanzo segue quanto accade in questo mondo distorto attraverso l'esperienza di Winston Smith, membro del Partito che domina l'Oceania; dal suo misero appartamento londinese, l'uomo inizia una lotta silenziosa contro il Partito e il suo capo, il Grande Fratello, figura misteriosa che presta il volto alla propaganda del Socing, abbreviazione per Socialismo Inglese. Winston decide di opporsi a questa dittatura dopo aver preso coscienza che essa controlla ogni aspetto della vita dei cittadini dell'Oceania, annullando in loro la volontà, attraverso alcune pratiche sistematiche come la costante riscrittura della Storia (attività nella quale è impegnato lo stesso protagonista),

«E se tutti quanti accettavano la menzogna imposta dal Partito, se tutti i documenti raccontavano la stessa favola, ecco che la menzogna diventava un fatto storico, quindi vera.»

e attraverso alcuni concetti da inculcare nelle menti come il bipensiero, che dovrebbe portare i cittadini ad associare inconsciamente due parole dal significato opposto. Questa nozione ben si esplica nei nomi dei ministeri che governano l'Oceania, in particolare nel Ministero della Pace che, in contrasto con il suo nome, si occupa di coordinare le forze militari nel conflitto in corso.
Per quanto interessante e tormentato risulti il protagonista, i personaggi secondari si conquistano altrettanta importanza nella storia, in particolare la giovane Julia, altro membro del Partito che condivide alcune delle idee di Winston e gli dimostra di non essere il solo a voler andare coscientemente contro le regole, e l'ambiguo O'Brien che è invece parte del Partito Interno e verso il quale Winston prova sin dall'inizio una fortissima connessione.
Mi sembra scontato che personaggi e trama passino in secondo piano rispetto ai messaggi che il libro veicola e, soprattutto, alle riflessioni che innesca nel lettore. È infatti inevitabile venire scossi dal mondo rappresentato nel romanzo, dove le persone vengono inglobate nella massa sia a livello fisico -con le tute identiche che indossano tutti- sia a livello emotivo; emblema di ciò sono le reazioni dei personaggi nei Due Minuti d'Odio

«La cosa orribile dei Due Minuti d'Odio era che nessuno veniva obbligato a recitare. Evitare di farsi coinvolgere era infatti impossibile. [...] la rabbia che ognuno provava costituiva un'emozione astratta, indiretta, che era possibile spostare da un oggetto all'altro come una fiamma ossidrica.»

durante i quali i membri del Partito vengono spogliati completamente della loro individualità per trasformarsi in un'unica massa di voci furibonde.
Per ogni lettore sarà poi impossibile non provare una sofferenza quasi fisica per il destino della lingua e della letteratura in questo mondo distopico. I libri sopravvissuti alla Rivoluzione sono pochi ed in ogni caso hanno perso qualunque valore agli occhi dei cittadini,

«Il prodotto finale [il libro], però, non le interessava. "Leggere non è il mio forte" diceva. I libri erano una merce qualsiasi, come la marmellata o i lacci per le scarpe.»

mentre la lingua tradizionale sta subendo una graduale sostituzione, con l'obbiettivo di rimpiazzarla totalmente entro il 2050 con la neolingua; quest'ultima è formata da un numero molto ridotto di vocaboli e, secondo il dogma del bipensiero, sinonimi e contrari sono stati del tutto vaporizzati.
Mi sembra ridicolo sottolineare il superbo stile della narrazione orwelliana, che già avevo apprezzato ne “La fattoria degli animali”, va però notato il particolare ruolo rivestito dal narratore nella storia. Per tutto il romanzo il lettore è convinto di essere parte del mondo raccontato, assieme al narratore, ma in un momento temporale successivo, solo nell'appendice finale, dove si spiegano i principi della neolingua, viene lasciato velatamente intendere che l'epoca in cui il Partito governava è ormai finita e le speranze di Winston si sono infine realizzate.

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Clangi89 Opinione inserita da Clangi89    09 Mag, 2018
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LA SOMMA DI 2+2..

Come rimanere in un certo senso destabilizzati, arricchiti di riflessioni e perplessità su molti temi attualissimi, ecco la prima impressione a conclusione di 1984. La trama di uno dei romanzi distopici per eccellenza è risaputa. il Grande Fratello incombe e sorveglia una società angosciante sotto tutti i punti di vista. L'assenza di libertà, unitamente ad una prospettiva orrenda che caratterizza cittadini, famiglie e valori spingono il protagonista (e trascinano il lettore) a pensare, sperare, sognare oltre alla realtà asettica...ma nulla è lasciato al caso. Orwell ci descrive infatti i dogmi ed i tre cardini del Partito, il susseguirsi degli eventi storici che hanno condotto a tutto ciò e motiva le ragioni per le quaili il Grande Fratello non cesserà.
I collegamenti con l'attualità sono innumerevoli, tra le righe sorgono dubbi, domande e pensieri. Quanto possiamo essere controllati, si pensi alla geolocalizzazione, alle innumerevoli telecamere di videosorveglianza, ai nostri pagamenti con carte e bancomat, alla pubblicità mirata grazie ai nostri dati in rete etc. Dove finiscono e dove iniziano le nostre libertà? Il passato e gli insegnamenti che se ne possono trarre sono una ricchezza preziosa e questo emerge costantemente dalla lettura.
Un altro tema riguarda il vocabolario della "neolingua" che viene costantemente ridotto per evitare di interpretare le parole, per escludere così "lo psicoreato", cittadini che eseguono e si esprimono senza dover pensare. Ciò non può non far riflettere sulla comunicazione massiccia mediante slogan e frasi fatte in cui conta di più la forma del contenuto.
La lungimiranza dell'autore spazia anche su concetti quali il consumismo, la produzione di beni e la relativa distruzione nonchè la guerrra costante e la manipolazione di dati e fatti da propinare ai cittadini. Il "bipensiero" diventa una regola pacifica e nessuno sembra porsi problemi..
Infiniti collegamenti da un romanzo che personalmente ho apprezzato moltissimo. A mio avviso la conclusione non poteva essere diversa, a chiusura del ragionamento che Orwell con lungimiranza e precisione intende esprimere.

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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    01 Agosto, 2017
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Orwell è vivo e ci sta guardando

Se mi dicessero che Orwell è la reincarnazione di Nostradamus, non stenterei a crederci.

Un romanzo di fantapolitica che sfiora solo da lontano la fantasia. Una chiave di lettura critica, il leggere tra le righe, danno una visione spaventosamente attuale per essere un romanzo scritto quasi 70 anni fa.

Orwell immagina uno scenario futuristico, per l'epoca, in cui esistono tre grandi potenze Eurasia, Estasia ed Oceania in perenne guerra tra loro. Winston appartiene proprio a quest'ultima potenza e lavora per il ministero. Il suo ruolo è "semplicemente" quello di rettificare le notizie delle testate giornalistiche in base alla volontà del Partito, un atto di per se pernicioso. Tutto è sotto l'occhio del Grande Fratello che controlla tutti e punisce chiunque osi il libero pensiero.

Lo scopo sta proprio nell'annichilire il pensiero della gente comune, omologandolo e livellandolo. Tutti devono dire, pensare e soprattutto crederci davvero a tutto ciò che dice il Grande Fratello.

I mezzi sono quelli a noi - ahimè - più noti.

Non è vero che le varie fazioni politiche dichiarano che non si alleeranno mai e poi accade il contrario?

Vi è mai capitato di intuire che politica manipola l'informazione? Politica a parte, quante notizie false (bufale) circolano in rete e quanti di noi ci credono solo perché l'abbiamo letto su internet. Se c'è su internet è vero, se lo dice il Grande Fratello è vero. Noto una forte ed inquietante analogia.

Preferiamo parlare, invece, delle varie riforme scolastiche che da quando ho memoria stanno abbassando il livello culturale degli studenti? Un popolo ignorante fa comodo al governo.



L'aberrazione più grossa del Grande Fratello sta nell'abolire la lingua. Questo passaggio è quello che più mi ha scosso e sul quale vorrei soffermarmi.

La neolingua adotta solo parole molto semplici e con le quali non è possibile formulare un pensiero complesso, perché dai pensieri complessi potrebbe nascere un sentimento di rivolta. Ma se la parola "prigionia" non esiste, e se il concetto si perde generazione dopo generazione, allora la prigionia stessa non esiste.

Mi è tornata alla memoria una vecchia lezione di storia dove studiai che le prime incursioni romano cristiane in Egitto, distrussero letteralmente tutte le pergamene con i geroglifici, ed imposero il divieto di utilizzo di quella scrittura a favore del latino; distruggendo di fatto la cultura egiziana. E' facile capire che dopo appena due generazioni, i nuovi nati, anche di fronte ad un ritrovato antico avrebbero, visto solo dei bei disegni senza capirli. Per fortuna grazie alla Stele di Rosetta sono riusciti a recuperare il significato alcune parole, perse per 1500 anni.

Quello della lingua tra l'altro è un problema piuttosto attuale. Andrea Camilleri, nella sua ultima pubblicazione "La rete di protezione" ci mostra Montalbano in un bar, raduno di ragazzini di 13 anni. Egli, nonostante il suo intento fosse quello di ascoltare una conversazione, non riesce a coglierne il significato perché le nuove generazioni hanno sviluppato un linguaggio sempre più semplice (Accademia della Crusca docet) e spesso mirato alla tecnologia – tanto da spingere il giornalista Davide Guadagni a scrivere un vero e proprio dizionario dell'antilingua.

Somiglianze sconcertanti tra 1984 (romanzo) e 2017 (oggi) che non è facile riassume per me in modo adeguato, ma sicuramente sufficienti a spingermi nel fare considerazioni a caldo. Per questi motivi, rispetto, ma non concordo con chi pensa che lo scenario proposto da Orwell non sia plausibile, perché ritengo che lo stiamo, un poco per volta, vivendo.

La parte centrale del romanzo, dove il personaggio principale comincia a leggere il libro della fratellanza, è un vero e proprio manuale di socio politica.



Di seguito uno stralcio del filosofo americano Noam Chomsky deliberatamente tratto da http://www.tecnicadellascuola.it/item/13705-chomsky-il-principio-della-rana-bollita-e-il-popolo-senza-nessuna-opposizione.html

Il principio della rana bollita: Immaginate in un pentolone pieno d'acqua fredda, nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l'acqua si riscalda pian piano.
Presto l'acqua diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole. La temperatura sale. Adesso l'acqua è calda, un pò più di quanto la rana non apprezzi. La rana si scalda un pò tuttavia non si spaventa. Adesso l'acqua è davvero troppo calda, e la rana la trova molto sgradevole. Ma si è indebolita, e non ha la forza di reagire. La rana non ha la forza di reagire, dunque sopporta. Sopporta e non fa nulla per salvarsi. La temperatura sale ancora, e la rana, semplicemente, finisce morta bollita. Ma se l'acqua fosse stata già bollente, la rana non ci si sarebbe mai immersa, avrebbe dato un forte colpo di zampa per salvarsi.

Società, ai Popoli che accettando passivamente, il degrado, le vessazioni, la scomparsa dei valori, dell'etica, ne accettano di fatto la deriva.
Questo principio può essere usato anche per il comportamento delle Persone inerti, immobili, remissive, rinunciatarie, noncuranti, che si deresponsabilizzano di fronte alle scelte.

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Ainulindale Opinione inserita da Ainulindale    24 Gennaio, 2017
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Un libro terrificante

SPOILER

Un libro terrificante, nel senso buono e cattivo del termine (se è possibile), probabilmente non lo riaprirò mai più di mia spontanea volontà.
Di fama questo libro lo conoscono un pò tutti, è una profezia e via dicendo.
Penso sia impossibile che succeda una cosa del genere nel nostro mondo, -anche se Orwell la descrive in modo così perfetto e spietato- questo forse perchè cerco in tutti i modi di respingere questo libro, cerco di criticarlo di smontarlo (badate che ho usato il verbo cerco).
Si, perchè ho cercato di giustificare le azioni di Smith Winston, quel suo 'Fatelo a Julia' o il suo rimpianto finale, però il Partito ha smantellato tutto.
Penso che tutto quello scritto da Orwell non si realizzerà mai, non mi credete, perchè mi ha sconvolto così tanto che lo voglio criticare anche senza cognizione di causa.

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Nuni83 Opinione inserita da Nuni83    13 Novembre, 2016
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Le profezie di Orwell

Capolavoro assoluto della narrativa mondiale. Orwell pubblicò nel 1949 questo libro descrivendo il mondo così come immaginava potesse essere nel futuro. Nel 1984.

E' un romanzo visionario, avveniristico, spietato, inquietante e soprattutto reale.

Il mondo è diviso in 3 immensi Stati costantemente in guerra tra loro.

La società in uno di questi Stati è governata dal Grande Fratello che vede tutto e tutti attraverso l'occhio vigile delle telecamere e ovunque interviene attraverso la psicopolizia.

Il mondo descritto è cupo, desolato, gli uomini vivono in solitudine. E' uno scenario fatto di malinconia e sospetto quello in cui si muovono le tristi figure di questa storia.

Non si può più pensare, amare e vivere a proprio modo. E' il governo a dirti cosa pensare, cosa credere, come essere. E' il mondo dell'omologazione di vita e di pensiero dove chi vuole mantenere la propria umanità differenziandosi diventa un sovversivo.

La storia è intrigante e coinvolgente ma ciò che più mi ha appassionata in questo testo è l'aderenza con la nostra realtà. La scrittura appare cinica e in qualche modo distaccata, spesso cruda e crudele.

Orwell è riuscito ad immaginare tratti distintivi della società degli anni 2000 ben 60 anni prima. Ha profetizzato l'omologazione di massa, i poteri sovranazionali, il Grande Fratello, la rinuncia alla privacy in nome della sicurezza.

E' un libro che profetizza e allo stesso tempo ammonisce e mette in guardia.

Ho riflettuto molto sul concetto di bipensiero: credere in qualcosa e nel suo opposto, che rende la società succube della manipolazione.

Libro da leggere e forse anche da rileggere più volte durante la vita.



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IlGiganteSegreto Opinione inserita da IlGiganteSegreto    22 Settembre, 2016
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Un ultimo "Dove sei?"

Partiamo analizzando lo stile. Questo risulta crudele, tagliente, senza pietà dal punto di vista lessicale: Orwell non teme infatti di utilizzare termini espliciti, se ciò gli consente di essere più crudo e preciso nei confronti del lettore. Così dicendo non mi riferisco soltanto all'uso di parolacce (comunque neanche tanto presenti nell'intero romanzo), ma anche di termini appartenenti alla sfera semantica della "Violenza". Il romanzo vuole infatti essere, sotto tutti i punti di vista e A SCOPO DI DENUNCIA, il manuale della perfetta sottomissione, e in questo senso gioca un ruolo chiave anche lo stile.

Proprio al discorso stilistico mi ricollego per analizzare il contenuto: l'autore vuole generare in noi una nauseante repulsione e un odio incondizionato nei confronti dei regimi totalitari. L'ambientazione del romanzo è passata alla storia come una pietra miliare del concetto di "Distopia" e quest'ultima infatti altro non sarebbe che il punto di arrivo di tutti i governi basati sul culto della persona. Questa fantomatica persona nel libro è "incarnata" dalla figura del Grande Fratello, e gli uomini in suo nome sono privati di ogni libertà, a partire da quelle elementari (privacy presso le proprie case), passando per quelle affettive (divieto di amare liberamente altre persone, siano esse i propri fidanzati o i propri parenti) per arrivare, infine, alla privazione della libertà di pensiero (intesa proprio in senso stretto).
La libertà di pensiero, e tutti i ragionamenti intorno ad essa, rappresentano la colonna portante della denuncia orwelliana, la cui mole è letteralmente enorme. Scoprirete, forse a vostre spese, quanto sia spiegato magistralmente nel libro il concetto di "bipensiero", e quanto orrore è insito in lui.

Il massimo dei voti merita questo libro in termini di contenuto e di stile, perché dal connubio tra i due nasce un analisi sociologica abominevole, ma al tempo stesso affascinante e, letterariamente parlando, elevatissima.

Un po' meno merita, per forza di cose, la piacevolezza del libro: per circa 300 pagine, il lettore si trova catapultato in un mondo dove l'Odio detta legge. La felicità non esiste, se non accompagnata perennemente da un senso incombente di sofferenza. Per leggere un libro così, bisogna avere coraggio. In più, nello spiegare i meccanismi dello Stato, Orwell ricorre a pagine meramente tecniche, scritte in caratteri più piccoli rispetto a quelli usati per narrare l'intera vicenda, e quindi più difficoltose.

Possiamo concludere definendo "1984" il baluardo per eccellenza contro le dittature. È un libro devastante, un calcio in faccia alla Speranza (termine volutamente maiuscolo), ma che DEVE essere letto da ognuno di noi, perché quando dovessimo rischiare di cadere in mano all'Hitler di turno, sapremo come combatterlo.
Ironia della sorte, il libro che per eccellenza narra lo stupro della libertà, potrebbe rivelarsi, in un futuro, il migliore per (ri)ottenerla.

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"La Fattoria degli Animali", dello stesso autore
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Giovannino Opinione inserita da Giovannino    26 Aprile, 2016
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La lungimiranza di un visionario.

Devo ammetterlo, anche io ero uno di quelli che conosceva bene la storia e i vari parallelismi di questo romanzo, ma non lo avevo mai letto. Dico questo perché proprio qualche giorno fa leggevo che nella classifica dei libri che tutti ammettono di aver letto ma che poi in realtà non hanno mai aperto questo libro si trova al secondo posto (al primo c'è Alice nel paese delle meraviglie).

Il libro è stato scritto da George Orwell (che personalmente considero uno dei più grossi visionari del ventesimo secolo) nel 1948, anche se poi venne pubblicato nel 1949. Il titolo infatti viene proprio da lì, invertendo le ultime due cifre di 1948, la data di scrittura. Il romanzo è lungo circa 300 pagine e alla fine c'è un appendice che spiega minuziosamente non solo i vari termini complessi della storia, ma soprattuto c'è una apposita sezione che illustra cos'è la neolingua, e cioè il linguaggio che il Partito sta instaurando nel regime.

Il romanzo, come saprete, è ambientato in un mondo distopico diviso in tre macro aree: l'Oceania, l'Eurasia e l'Estasia. Il protagonista, Winston, vive in Oceania e qui al potere c'è un unico partito chiamato appunto Il Partito, al cui comando c'è Il Grande Fratello, un personaggio raffigurato con il volto di un uomo creato da un mash-up di Hitler, Stalin e Lord Kitchener. Dopo del Grande Fratello ci sono i ministri interni, poi i ministri esterni ed infine i Prolet, e cioè il basso proletariato, persone che non hanno diritti.

Lo slogan del Partito è: La guerra è pace, La libertà è schiavitù, L'ignoranza è forza. È già questo la dice lunga sulla democraticità del partito...Winston lavora come revisore dei testi, devi cancellare documenti vecchi distruggendoli e modificare parole con delle nuove dalla neolingua. L'obiettivo della neolingua è infatti quello di ridurre al minimo i termini esistenti incorporandoli tutti in pochissime parole, così facendo infatti non si potrebbe più comunicare se non tramite quelle poche parole che servono per vivere e se non si può definire un reato perché non esistono i termini per farlo non lo si può neanche pensare/commettere.

Winston però non è un semplice esponente del partito, lui non riesce a seguire ciecamente le menzogne del partito e così comincia ad indagare, finché non conosce Julia, un'altra ragazza che, come lui, è schiva al partito. Insieme iniziano a cercare un modo per smascherare il partito, e riescono tramite dei contatti a venire in possesso di un libro segretissimo che effettivamente spiega tutte le lacune, le contraddizioni e la falsità dal partito. Però, proprio mentre sembrano aver scoperto tutto, vengono catturati, e qui iniziano le loro pene....

Un libro che definire visionario è dire poco, praticamente riesce a descrivere metaforicamente ma in maniera perfetta non solo la maggior parte dei regimi (cosa che ha fatto benissimo anche né La fattoria degli animali), ma anche i vari sistemi di controllo in voga nelle democrazie occidentali, come ad esempio quando dice che i tre continenti sono costantemente in guerra tra loro ma mai nessuno vince o conquista, e questo perché il fine ultimo della guerra non è vincere o conquistare ma tenere il popolo in una sorta di via di mezzo tra la ricchezza e la povertà così da averli sempre in pugno. Per non parlare della cieca obbedienza che viene richiesta a Winston durante le torture e gli interrogatori in cui lo obbligano ad ammettere che 2+2 fa 5 e fa 5 non perché sia giusto così, ma perché per il partito deve essere così.

Insomma un libro veramente assurdo, scritto poi in maniera scorrevole e chiara, Orwell riesce a tenere il lettore incollato per tutte e 300 le pagine e anzi in alcuni casi si viene quasi tentati di saltare avanti per sapere come andrà a finire la vicenda.
Un romanzo non solo bello da leggere, ma intelligente e veritiero. C'è poco da dire, Orwell ci aveva visto lungo. Un libro imperdibile.

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LIsaRay Opinione inserita da LIsaRay    04 Agosto, 2015
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Un libro che mette in dubbio la propria libertà

Ho letto 1984 circa due anni fa e ancora ne risento le "conseguenze".. Ogni citazione, ogni verso mi ritorna in mente e non posso fare a meno che definirlo il mio libro preferito.
Orwell è riuscito a creare una società che non ha vincoli sull'età, futuro, passato o presente, questa è la degenerazione di ogni sistema sociale e della manipolazione.
La distopia non si avverte poi così tanto, quello che si avverte è un senso di oppressione e angoscia, di una realtà portata allo stremo che non ha vie di fuga.

Cosa importa la memoria? Se la storia non è documentata allora non è mai esistita.
Cosa importa se 2+2=4 se il governo ti dice che fa 5?
Cos'è la realtà?
Questo è il vero interrogativo che si cela nel libro di Orwell. La realtà è quella che vive nella mente o quella che il nostro governo ci presenta? Esiste davvero la realtà?

Questo libro mette in crisi le nostre verità e soprattutto la nostra libertà. Gli uomini sono liberi o sono solo liberi di crederlo?

La genialità del libro sta innanzitutto nel mondo che lui ha creato, nelle appendici, nel bipensiero, ovvero nel credere in qualcosa e nel suo opposto. Questa modalità di pensiero riesce così a mettere in crisi la società e renderla controllabile.
Seconda cosa, la storia che è divisa in due parti: la prima in cui pensi che il protagonista sia un fuoricasse, un ribelle, e tieni il fiato sospeso ogni volta che infrange le regole;
(spoiler) la seconda in cui ti rendi conto che la prima è stata solo un illusione e il protagonista in realtà era come tutti gli altri: le società che si crede anticonformista quando in realtà cercando di essere tutti diversi si è solo tutti uguali. Tutti erano succubi del Grande Fratello.

Ed è così che Winston rappresenta la condizione di tutti gli uomini, il ribelle che cade nella trappola, e nella quale vi è sempre stato.. E a confermarlo è proprio il suo nome, Winston Smith, uno dei nomi più comuni anglosassoni, a indicare il suo essere anonimo fra gli altri.

Un altro tema che Orwell tocca, anche se in piccola parte, è quello del dolore fisico. Un uomo che è sottoposto al dolore arriverà davvero a sperare che sia la persona a cui vuoi più bene a soffrire al tuo posto e in quel momento l'umanità svanirà.

E' il romanzo dell'anti umanità, in cui la tortura non serve a farti confessare e non farti ricommettere i peccati, ma a farti CREDERE nella tua colpevolezza; perché a quel punto sarai proprio tu a volerti punire per aver commesso il tuo errore, sarà proprio quando ti avranno tolto la libertà e manipolato a tal punto da credere nel tuo ideale opposto a volere una propria condanna.
Perché Winston ad un certo punto non vede più 4 dita, ma è convinto di vederne 5.

Il finale del romanzo è la più grande verità umana.

E' un libro che fa pensare, profondo, scorrevole, con digressioni importanti... Consiglio a chiunque di leggerlo.

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La fattoria degli animali;
Fahrenheit 451.
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Laura1996 Opinione inserita da Laura1996    15 Luglio, 2015
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BIG BROTHER IS WATCHING YOU

Libro geniale. Capolavoro della letteratura inglese, 1984 mostra un mondo “anti-utopico”ed incredibilmente futuristico: un mondo caratterizzato dall'assenza dei valori umani, dalla massificazione e dalla manipolazione delle menti . Con uno stile ben curato e ricco di dettagli, Orwell descrive il paese di Oceania governato dall’onnisciente Grande Fratello, il quale non appare mai nel libro se non attraverso i teleschermi, i poster (“Big Brother is watching you”) e le spie segrete, e il cui scopo è quello di eliminare ogni forma di democrazia e di libertà.

Ciò che più ho amato di 1984 è lo stile; come ho già detto, Orwell utilizza lunghe descrizioni piene di dettagli, spesso anche forti, che catapultano il lettore nella scena, lo rendono partecipe di ciò che accade e gli fanno vivere gli stessi sentimenti provati da Winston Smith, l’unico personaggio che, insieme a Julia, tenta di conservare i valori umani e di iniziare una silenziosa lotta contro il Grande Fratello.
Orwell riesce a creare in maniera eccellente l’atmosfera di un regime totalitario e a mostrare come la propaganda lavorasse e plasmasse la mente dei cittadini. In particolar modo è evidente come i bambini fossero coinvolti in questo tipo di regime ancor più degli adulti: in maniera indiretta si può intuire che mentre questi ultimi, seppur nel profondo, conservano sentimenti e valori umani, i bambini sono invece completamente ridotti a “macchine da guerra”, la cui mentalità è stata plasmata fin dalla nascita e di conseguenza sono privati dell’innocenza e della bontà che comunemente li caratterizza.
Tutto è infatti basato sull’apparenza: gli elogi al Grande Fratello da parte del popolo, le urla e la violenza durante la Settimana dell’odio, il disprezzo verso chi tenta di opporsi, non sono altro che modi per sopravvivere in un società in cui la vita, la libertà, la personalità, sono proibiti.
“Una volta, pensò Winston, un uomo guardava il corpo di una ragazza, lo desiderava, e questo era tutto; ora non vi era spazio né per il puro amore né per la pura lussuria. Non esistevano emozioni allo stato puro, perché tutto si mescolava alla paura e all'odio.”

1984 è uno dei miei libri preferiti e che più mi ha affascinato: appassionante, coinvolgente ma anche sconvolgente; mi sembra di aver vissuto in prima persona l’intera storia: sono rimasta a bocca aperta davanti agli avvenimenti, davanti al finale, ma anche per l’accortezza dello stile che, sottolineo nuovamente, colpisce il lettore; allo stesso tempo mi sono commossa per l’amara fine di Winston e Julia.

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saphi Opinione inserita da saphi    01 Giugno, 2015
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1984

1984 è uno di quei libri che mi sembrava di aver già letto,a causa della sua enorme fama,e tendevo a mettere da parte.
L'ho comprato tanto tanto tempo fa e mi ero ripromessa di leggerlo a breve ma purtroppo ogni volta trovavo una scusa o altri libri che mi attiravano di più,avendolo studiato a scuola e conocendo la trama fino al minimo dettaglio mi dicevo che era come aver letto il libro e mi sbagliavo di grosso!
E' estremamente interessante tutto il lavoro di ricerca linguistica che ha fatto Orwell,creando la neolingua e facendo in modo che essa andasse a costituire un ulteriore strumento del regime per controllare la vita dei cittadini;la lingua infatti rappresenta un punto di unione del popolo,cambiando il modo di parlare e di pensare alle parole di esso è come se sdradicasse il vecchio impianto pre regime per creare una struttura lessicale e linguistica che sarebbe stata al servizio del GF ,infatti la neolingua è molto più povera di termini e di espressioni rispetto all'inglese classico:"Si riteneva che,una volta che la neolingua fosse stata adottata in tutto e per tutto e l'archelingua dimenticata,ogni pensiero eretico sarebbe stato letteralmente impossibile".
Altro punto molto interessante riguarda i bambini nel romanzo.Solitamente essi vengono usati come metafora dell’innocenza e dell’ingenuità,qui invece i bambini vengono utilizzati dal regime e spinti a diventare spie al suo servizio,indottrinandoli e incintandoli a denunciare per eresia praticamente chiunque ,addirittura i propri genitori.Molto spesso questi ragazzini vengono descritti mentre origliano alle porte o seguono tipi sospetti;il GF li usa senza remore,andando di fatto a creare un clima di tensione e timore anche in famiglia, in teoria un “rifugio” al mondo esterno,e al tempo stesso distruggendo la struttura familiare,eliminando la fiducia facendo in modo che niente possa sfuggire dal controllo del regime.
Il leader del regime si chiama Grande fratello non a caso,secondo me,la famiglia potrebbe costituire una sorta di concorrenza al partito,non concedendo a quest’ultimo tutta la lealtà di cui godono i familiari e così il GF elimina la famiglia e l’affetto ,portando poi i più giovani e influenzabili a vedere in lui un sostituto del nucleo familiare.
Infine,l’argomento che più mi ha colpito e lasciato uno spunto di riflessione è stato il bipensiero.La capacità e la volontà di sostenere un’ idea e il suo opposto in modo da non essere mai al di fuori dell’ ortodossia,dimenticando nello stesso istante il cambio di opinione e l’atto stesso del dimenticare.Esso è ciò che più mi ha fatto capire quanto lavora ci sia stato dietro 1984.
Il bipensiero sembra qualcosa di strano e assurdo,come puoi sapere e non sapere un’idea allo stesso tempo?Nel romanzo vi è l’esempio perfetto,all’inizio l’Oceania è in guerra con l’Eurasia,tutti i documenti confermano ciò,avvengono anche esecuzioni di prigionieri euroasiatici,quindi è un fatto risaputo e concreto,tutti nella nazione lo sanno e ricordano che è sempre stato così;ma Winston ricorda che solo pochi anni prima la situazione bellica era differente;oppure Smith rammenta avvenimenti di quando era un ragazzino,prima che il regime salisse al potere,ricorda distintamente che già esistevano aerei e auto,al contrario di quanto asseriva il GF proclamandosi inventore di quei mezzi di trasporto.Il protagonista stesso è parte attiva nel diffondere il bipensiero in Oceania,il suo lavoro infatti consiste nell’aggiornare i giornali nazionali per fare in modo che fossero sempre conformi a quanto proclamava il regime quel giorno,e ciò lo porta a alimentare dentro sé l’idea che ci sia qualcosa che non va,che il GF non faccia l’interesse collettivo come afferma ma che manipoli il popolo ,quale metodo migliore se non proprio controllare i loro mezzi di informazione?
Una frase molto significativa è proprio:Chi controlla il passato controlla il futuro,chi controlla il presente controlla il passato.
Fa un certo effetto pensare che 1984 sia stato scritto nel 1948 e rimanga incredibilmente attuale.

Non credevo che mi sarebbe piaciuto cosi tanto,anche sapendo i risvolti della narrazione,nei momenti di tensione non riuscivo a staccarmi dalla lettura.Il romanzo è stato il mio primo distopico serio,prima di esso avevo letto Hunger games che non mi aveva particolarmente colpito,ovviamente quest'ultimo è indirizzato a ragazzi mentre 1984 è tutt'altra cosa.Ciò che più mi è piaciuto del romanzo di Orwell è che Winston non è l'eroe mondiale e universale che inizia la rivoluzione e riesce a sconfiggere il Grande Fratello in meno di 350 pagine,il suo personaggio è uno dei tanti,lui cova dubbi dentro di se,ha dei ricordi che contrastano con il dettame del regime,ricorda gli anni precedenti l'ascesa della dittatura e nonostante anni e anni di condizionamenti cerca di restare aggrappato a ciò;il suo stesso lavoro gli fornisce la prova di non essere pazzo e alimenta la sua forza di volontà nel cercare un'appiglio,nel non cedere ai condizionamenti.Ho trovato il finale perfetto,tutto il libro è perfetto e coerente,l’ambientazione distopica è perfettamente realistica e plausibile.
Non delude

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P.P. Opinione inserita da P.P.    17 Febbraio, 2015
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Oggi, nel 1984...

1984 - Pista Uno, Oceania.
E' qui che la mente geniale di Eric Arthur Blair si proietta per raccontare la storia di Winston Smith. In un futuro, non troppo lontano da quello che si presagisce essere il nostro, la incerta consapevolezza di vivere in una finzione globale rappresenta per Winston l'unica flebile reliquia della verità. Con indiscutibile sagacia Orwell ci scaraventa in un gioco di specchi tra realtà e finzione, in cui a stento si riesce a distinguerle, fin quando non arrivano a coincidere.

1984 rappresenta sicuramente una brillante satira della società sovietica al tempo, ma va ben oltre, molto più in profondità, riuscendo in una analisi della società stessa e dei meccanismi che la regolano, cui il passare del tempo sembra conferire una sempre maggiore veridicità.
Il futuro in cui vive Winston rappresenta l'abnegazione della libertà, la verità tutti quei valori di cui siamo oggi portatori ma cui diamo sempre meno importanza, e tendiamo a dimenticare. Il dimenticare è un altro interessantissimo tema su cui Orwell punta i riflettori: la realtà, come la percepiamo è solamente il prodotto della nostra memoria, della memoria "storica" (se così la si può chiamare), cioè il rapporto tra il presente e il passato. Nel 1984 la memoria si è persa, volutamente occultata e la realtà è confusa con la menzogna.

Anche a distanza di tempo dalla mia lettura conservo un ricordo nitido delle pagine di Orwell, sento ancora ripensandoci il senso di impotenza e delusione, ma anche il desiderio, forse utopico (mi sembra il termine più appropriato in questo contesto), di ribellarsi, sensazioni che ho provano nel constatare quanto 1984 si avvicini al prossimo futuro. Per questa ragione, non ho potuto aggiungere un voto di più alla voce "piacevolezza", ma ritengo necessaria, la lettura di Orwell, un pezzo imprescimdibile della formazione di ognuno.

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SonDea Opinione inserita da SonDea    03 Gennaio, 2015
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"La menzogna diventa verità e passa alla storia."

POTREBBERO ESSERCI SPOILER


« Siamo impegnati in un gioco in cui non possiamo vincere. Alcuni fallimenti sono migliori di altri, questo è tutto. »

Non scriverò la trama, vorrei soffermarmi più su quello che ho provato leggendo questo libro.
Allora vorrei partire dal fatto che questo libro mi è stato consigliato, non sapevo come fosse o semplicemente di cosa parlasse, tranne le informazioni principali.
Ho chiesto ad alcuni amici che l'avevano letto e mi è stata data la stessa risposta: è scritto bene, la trama è bella, ma la fine è odiosa.
Devo dire che questi commenti mi hanno incuriosita molto, quindi decisi che questo sarebbe stato il mio regalo di Natale.
Diciamo che ci ho messo 5-6 giorni per leggerlo. Per l'inizio, devo dire la verità, ho trovato un po' di difficoltà a leggere con scorrevolezza, invece, da metà prima parte, vuoi per "abitudine" nel leggere lo stile di Orwell, vuoi per aver cominciato ad entrare nel vivo della storia l'ho trovato molto più scorrevole.
Descrive alla perfezione una società distopica, facendo entrare il lettore nei pensieri del protagonista. Per esempio, nel momento in cui Julia e Winston sono stati arrestati, ho provato un senso di angoscia e temevo che non sarebbero sopravvissuti, che non avrebbero avuto scampo. La capacità di Orwell di rappresentare una società indesiderabile da tutti i punti di vista è eccezionale. Infatti in un particolare capitolo vengono riportati gli errori del passato, partendo dall'Inquisizione del Medioevo che uccideva i martiri perché non tradivano le loro convinzioni, rendendoli dopo la morte degli eroi, al XX sec con il comunismo in Russia e il nazismo in Germania nella quale, credendo di aver imparato dagli errori del passato (appunto, l'Inquisizione) prima di processare pubblicamente il martire, distruggevano la dignità attraverso la tortura e l'isolamento, costringendoli a confessare qualsiasi cosa gli si mettesse in bocca, ma alla fine, dopo anni, si arrivava sempre all'errore del passato. Questo perché le confessioni estratte erano fasulle. Questa particolare differenza contraddistingue la società descritta da Orwell (all'ultima descritta), la quale rendeva, attraverso il bipensiero, le confessioni autentiche. Prima di uccidere, infatti, la vittima, le facevano sotto tortura, una vera e propria conversione al pensiero del Socing. Il Grande Fratello vince, sempre e comunque. E' la società indistruttibile, quella che non può essere nemmeno scalfita con rivoluzioni.

Non voglio dilungarmi troppo, vorrei concludere dicendo che è un libro che vale la pena leggere. Esprime perfettamente i pensieri di Orwell.

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markwool Opinione inserita da markwool    10 Dicembre, 2014
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Dispotismo implicitamente concretizzato

Orwell racconta la storia di Winston, londinese quarantenne il quale lavora per il Partito (il Governo il quale si muove attraverso la legge del Grande Fratello).
Un futuro prossimo in cui, dopo la rivoluzione, tutto il passato è stato cancellato per dar spazio ad un infinito presente. Nel nuovo mondo, diviso in tre superpotenze tutte praticamente identiche, gli abitanti sono persuasi da idee fasulle ma che li rendono "felici". Questa è una delle incognite più affascinanti che Orwell ci pone, è possibile essere felici e liberi allo stesso tempo? Questo romanzo può darne una risposta abbastanza esaustiva poichè la storia di Winston viaggia in parallelo con questi due orizzonti che ognuno di noi cerca in ogni momento di raggiungere.
Winston modifica i numeri del times che sono usciti nel passato in modo da rendere veritiera ogni citazione del Grande Fratello, colui che tutti amano e che presidia ogni angolo della città. Una persuasione che, se studiata nei particolari non è così lontana dalla televisione dei giorni nostri, il titolo della mia recensione si basa proprio su questo, vedo in Orwell un visionario che ha reso palese molto di quello che succede ma di cui nessuno si accorge, proprio come la maggior parte degli abitanti di Londra nel 1984.
L'evasione di Winston si intreccia inesorabilmente nell'amore e nel dolore, due temi che non passano inosservati in molti romanzi dell'autore e che, un'altra volta, riesce a far trasparire magnificamente.
1984 è sicuramente uno dei classici inglesi più importanti mai scritti e che rispecchia gli ideali di Orwell.

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Ishmael- Quinn
Il mondo nuovo - Huxley
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FrankMoles Opinione inserita da FrankMoles    23 Settembre, 2014
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La società dell'odio

Classico della letteratura inglese e capolavoro nel genere del romanzo distopico, 1984 catapulta il lettore in un'epoca futuristica in cui il mondo è diviso in tre potenti Stati, Oceania, Estasia e Eurasia, costantemente in guerra tra loro. Il protagonista Winston Smith, come si evince dal nome (Winston rimanda a Churchill e Smith era un cognome molto diffuso nell'Inghilterra di allora), rappresenta l'inglese medio secondo Orwell e vive nel primo dei tre Stati, governato dal Grande Fratello, chiamato Partito con chiaro riferimento al Partito unico, secondo i principi del Socing, ossia il socialismo inglese. Winston Smith lavora al Ministero della Verità, che si occupa di creare quella che il Partito imporrà come verità alla popolazione. In realtà Winston odia il Partito e vivrà una storia d'amore illegale insieme a Julia, impiegata allo stesso Ministero e animata dagli stessi odi. Altro personaggio fondamentale è O'Brien, uomo ambiguo verso il quale Winston nutrirà sempre delle incertezze ma anche una fiducia a pelle. Il più grave reato che si può commettere in Oceania è lo psicoreato, ossia la violazione nel pensiero dei principi alla base del Grande Fratello; è doveroso notare che questi principi abbiano tutti valenza negativa: assenza di libertà, assenza di pace, assenza di conoscenza, assenza di giustizia, assenza della possibilità di esprimersi. Il bipensiero imposto dal Partito forgia infatti gli uomini secondo il suo volere e, prima o poi, anche i sovversivi saranno ricondotti alla Verità.

Caratteristica peculiare del romanzo è il suo far riferimento a una società anti-utopica eppure così reale e attuale da indurre il lettore a una riflessione sulla realtà che lo circonda. Quando Orwell scrisse il romanzo ancora viva era la memoria delle dittature nazista e staliniana, che il regime del Grande Fratello sembra ricordare molto da vicino, ma guardando con lungimiranza alla società del futuro, ovvero la nostra e quella che ancora verrà dopo di noi, non è così impossibile scorgere le caratteristiche della società descritta nel romanzo. Odio reciproco, follia, alienazione dell'uomo di fronte alla realtà, governi totalizzanti nel pensiero anche se (ancora) non nella forma sono previsioni facilmente fattibili. E poco importa se il nemico è un ebreo o un extracomunitario o un omosessuale, poco importa se ad alienarci dalla realtà è un uomo o un computer, poco importa se a muoverci è il desiderio di potere o il desiderio di denaro: è davvero la società di allora così diversa da quella di oggi?

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F.Angeli Opinione inserita da F.Angeli    19 Settembre, 2014
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IL GRANDE FRATELLO VI GUARDA

Notare che 1984 è un capolavoro non solo per la sua qualità effettiva, ma anche per la sua natura anticipatrice, è qualcosa ci fa sgranare gli occhi davanti a questa opera, E forse ci fa anche gettare un velo di pessimismo attorno a noi. Tanti classici vengono giustamente studiati e riproposti dalle case editrici, ma 1984 si trova su un gradino superiore rispetto alla maggior altri, grazie alla forte influenza che ha avuto e che continua ad avere tutt'oggi.

La società futuristica descritta da Orwell, la quale darà definitivamente consistenza e vita al termine "distopia", è una drammatica estremizzazione dei comportamenti più cinici e folli della natura umana, e del pericolo che la tecnologia può portare alla nostra riservatezza. Una radicalizzazione assolutamente non infondata, non si tratta di un così improbabile degrado del mondo in cui viviamo.
La società di Orwell è fondata su tre punti principali:

-La guerra è pace
-La libertà è schiavitù
-L'ignoranza è forza

Tre semplici frasi che racchiudono un oscuro e inquietante significato, verranno spiegate gradualmente nel corso della storia tramite il punto di vista di Winston Smith, uomo che assieme a Julia sembra essere uno dei pochi a non accettare i principi dell'odio e del controllo completo di ogni cosa su cui si basa il regno del Grande Fratello. Winston Smith ci fa assistere un preoccupante spettacolo che mette in dubbio l'integrità della volontà e della coscienza umana. L'uomo può essere controllato, manipolato e cambiato nella sua interezza, e nessuna persona può sfuggire al lavaggio del cervello, perché il Grande Fratello osserva tutti senza tregua. Ogni valore su cui si fonda la vita di ogni persona, viene ribaltato, distorto e, ahimè, infine distrutto, ovvero gettato nel completo oblio. Il tutto per garantire infinita durata al partito.

Un storia che contiene così tanti contenuti sul potere, sulla violenza, l'odio e la follia dell'uomo da essere considerato uno dei libri da leggere almeno una volta nella vita. Assolutamente straordinario!

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Giuliacampy Opinione inserita da Giuliacampy    21 Agosto, 2014
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Si può perdere la propria umanità?

Questa è la domanda che il protagonista e l'autore stesso si pongono all'interno del romanzo: Si possono perdere i ricordi, le emozioni, la capacità di sacrificarsi per gli altri, di esprimere le proprie idee? Insomma è possibile privare l'uomo della sua umanità? Si tratta di un interrogativo incredibilmente sconcertante e al tempo stesso intrigante perché, nonostante Orwell abbia scritto il libro dopo la seconda guerra mondiale, il rischio di perdere la propria individualità per trasformarsi in automi senza personalità sembra sempre più attuale nell'era dei social network. Il linguaggio, l'atmosfera, l'analisi sottile che Orwell presenta della società distopica verso la quale si è proiettato alla luce degli ultimi avvenimenti del ventesimo secolo, sono angoscianti per quanto spettacolari, fantascientifici e comunque intrisi di un crudo realismo. Io ho fatto un esperimento, ho voluto leggere il romanzo in lingua originale e l'ho apprezzato moltissimo soprattutto perché più andavo avanti con la lettura e più mi rendevo conto di quanto i registi e gli scrittori contemporanei abbiano inevitabilmente e forse anche inconsapevolmente tratto ispirazione dalle idee di Orwell. Ritengo comunque che un grande capolavoro della letteratura europea come questo rimanga eccellente indipendentemente dalla lingua in cui viene letto. Per quanto riguardala risposta alla precedente domanda lascio spazio a libere interpretazioni, sperando che possa essere uno stimolo a leggere il romanzo.

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Opinione inserita da Vincenzo    11 Agosto, 2014

La fragilità di un Partito imbattibile.

ATTENZIONE: PUO' ESSERCI QUALCHE SPOILER!

Ho letto alcune delle recensioni postate su questo sito e ne ringrazio gli autori perché mi hanno aiutato a comprendere fino in fondo il significato di quel "era riuscito a trionfare su se stesso. Ora amava il Grande Fratello."
Quelle lacrime maleodoranti di gin che sembrano sgorgare anche dai nostri occhi se ci fermiamo a riflettere su come siano stati annientati, soppressi, devastati l'animo e l'umanità dell'unico eroe silenzioso del 1984 di Orwell. Ma soprattutto, lacrime di gin ci inondano se riflettiamo su come la nostra realtà non sia diversa da quella descritta nel libro.
Eppure, mentre rifletto sullo stivale del Partito che schiaccia ogni idea, ogni emozione, ogni minimo dubbio, ogni sentimento, mi rendo conto di una cosa... Se c'è stato un Winston che si è sentito estraneo in quel mondo di carta pesta, se c'è stato un Winston che ha sentito che tutto quello che DOVEVA amare, in realtà non gli apparteneva, allora probabilmente ci sarà stato anche qualcun altro a provare certe emozioni "sbagliate". E sappiamo che ci sono stati. Sappiamo della Confraternita, che in ognuno di noi lettori è davvero esistente! Io voglio credere nell'esistenza della Confraternita. Io credo che tutti gli uomini e le donne che come con un colpo di spugna sono stati spazzati via, avessero dentro di sé le stesse emozioni, lo stesso odio, la stessa repulsione nei confronti del Grande Fratello, quell'uomo baffuto che regnava su tutto. E dunque con questo ragionamento quasi ovvio, io penso che se questi uomini si fossero davvero uniti nel silenzio, se avessero avuto tutti un rapporto simile a quello tra Julia e Winston, avrebbero potuto battere sul tempo il Partito, che di sicuro li avrebbe trovati prima o poi. Voglio pensare che il Partito abbia una grande e sensibile fragilità: la condivisione di un pensiero ostile alla "retta via" del Partito. Forse è stato già messo in conto dallo stesso Partito, forse in quel contesto sarebbe stato comunque impossibile condividere quegli ideali, ma voglio credere che se Winston ed altri come lui si fossero uniti nella lotta, forse il Partito si sarebbe denudato in alcuni punti della sua inettitudine! Magari alcune incongruenze sarebbero apparse anche agli occhi di altre persone. Il Partito avrebbe pututo veder crollare alcune sue certezze.
Ma questa non è la storia di Orwell, questa non è la storia di Winston che si vede vincere sul suo passato. Winston che ora fa parte dello stivale del Partito e che schiaccia la sua stessa esistenza fino alla morte.

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Mian88 Opinione inserita da Mian88    25 Luglio, 2014
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1984 o 2014?

Scrittore, opinionista, giornalista, saggista nonché attivista politico britannico Orwell è uno degli autori più diffusi ed apprezzati del XX secolo sicuramente ricordato per il contributo dato al filone della “letteratura distopica” spesso utilizzata nella sua lotta contro il totalitarismo. Pertanto, nonostante sia artefice di saggi e romanzi variegati e di notevole spessore, viene soventemente ricordato per opere quali “1984” e “la fattoria degli animali”.
1984 o 2014? Sebbene il romanzo risalga al 1948 rappresenta una delle opere più attuali e concrete del panorama letterario odierno. Affilata e vigorosa l’analisi di Orwell abbraccia numerosi aspetti caratteristici delle società, senza nulla mai lasciare al caso e senza alcunché risparmiare al lettore. Dalla politica, alla teoria delle masse, alle emozioni, alla teoria dei gruppi, all’oppressione determinata dalla leadership estrema, lo scrittore dà vita ad un universo complesso, ricco, veritiero e tangibile con mano. Un universo dove « La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l'ignoranza è forza », dove l’uomo non è altro che una pedina le cui sorti sono rimesse alle arbitrarie decisioni dell’apice. Il protagonista, Winston Smith, è un membro subalterno del Partito, incaricato di “correggere” i libri e gli articoli di giornale già pubblicati al fine di rendere riscontrabili e veritiere le previsioni addotte dal regime; non solo, egli deve modificare la storia scritta contribuendo all’alimentazione della fama dell’infallibilità del Partito stesso. Winston Smith è un bieco strumento in mano al sistema.
Apparentemente un uomo malleabile si rivelerà essere un individuo con forte personalità che mal sopporta le tirannie e le imposizioni del vertice. Affiancato da Julia (la donna di cui è innamorato) ed ingannato da O’Brien, Winston sarà cadrà in balia degli avvenimenti, verrà arrestato e poiché refrattario al condizionamento sociopolitico del Socing verrà reinstruito mediante tre fasi (apprendimento, comprensione ed accettazione) al termine delle quali non avrà altra possibilità che allinearsi al regime.
In conclusione l’opera dell’autore è uno specchio della realtà che merita di essere letto. Per chi fosse interessato Orwell, come molti altri autori, ha lasciato vari carteggi con cui comprendere l’essenza e il “perché” delle sue opere. Ne è un esempio la lettera del 1944 in risposta a Noel WIllmett, che aveva sottoposto allo scrittore la domanda sul se il totalitarismo fosse una prospettiva anche per Inghilterra e Stati Uniti, da cui si evince che George aveva già teorizzato le basi del grido di allarme che a distanza di 4/5 anni si sarebbe tradotto nel romanzo “1984”.

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A tutti perché è una lettura che apre agli occhi la mente.
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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    18 Luglio, 2014
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Annientamento dell’individuo e della sua umanità

Cosa ci rende umani? Il libero arbitrio? La libertà di pensiero e di vivere una vita privata? L’amore?
Tutto questo nell'anno 1984 di Orwell non esiste. Non vi è libero arbitrio all’interno del Partito. Appartieni ad esso e ai suoi statuti, ai quali non puoi che assoggettarti, non v’è altra scelta. Non sei libero di pensare ad altro fuorché ciò che il Partito vuole che tu pensi. Tradirsi con una parola, con una lettera scritta, con un'espressione del viso, significa annientamento. La vita privata non esiste, il Grande Fratello vi guarda, sempre, ovunque. Non potete amare nessuno. Amore significa entusiasmo, amore significa donarsi anima e corpo ad un altra persona, alla famiglia. Ma l’uomo non ha altro da amare e a cui donarsi se non il Partito. Il Partito è monarca del presente, del futuro, grazie al completo controllo del passato, scritto e riscritto migliaia di volte a proprio piacimento e vantaggio. Ciò che hai visto, vissuto, potrebbe non essere mai accaduto, se il Partito afferma il contrario. Una persona a te cara, potrebbe non aver mai vissuto. Cancellata dalla faccia della Terra come con un colpo di spugna. I tuoi ricordi ti appartengono, ma potrebbero non essere riconosciuti come realtà da nessuno, ed è meglio che tu li tenga per te. Il presente è ciò che c’è sempre stato, ciò che è sempre stato meglio per l’umanità e sempre lo sarà. Ricordi per caso tempi migliori? Non esistono, sono solo frutto della tua mente.
E’ questa la realtà in cui il protagonista Winston Smith vive. Ma il suo essere si ribella a questa condizione, dall’interno del Partito, dall’interno del Ministero della Verità generatore di menzogne, lui si rende conto che l’umanità, la vita, è qualcosa di diverso. Lui non è lobotomizzato come gli altri, ciechi sostenitori di quella società folle. Tutto questo non è stato sempre così. Lo riscopre nel profondo dell’anima grazie all’odore del caffè vero, al sapore del vero cioccolato, così diversi da quei surrogati insapore e inodore forniti da quella società assetata di potere. Lo riscopre grazie all’amore per Julia. Lui sa che l’umanità non è fatta per vivere in tal modo. Ma la fame di potere è un qualcosa che può corrompere l’uomo fino al profondo dell’anima, e nella società descritta da Orwell è ormai fin troppo radicata per poter conoscere cura. La fame di potere non ha alcun fine benevolo, non è per un bene superiore che i totalitari ricercano il potere, ma solo per il potere in quanto tale, solo per avere la consapevolezza di essere superiori e poter governare gli uomini, le loro menti, il loro passato, accecati da un egoismo forsennato. La speranza di rovesciare una società basata su tale odio è vana, non puoi che assoggettarti. E’ come se la Terra non fosse più popolata da esseri umani, ma da una diversa specie che con l'essere umano non ha niente in comune, avendo perso tutte quelle qualità peculiari che lo caratterizzano. Il protagonista affronta lo stesso itinerario di tanti verso la distruzione del proprio io abbattendo a poco a poco le barriere che ci permettono di preservare la natura stessa dell’essere umano. Barriere abbattute dalla sofferenza, dalla paura. Vengono abbattute le nostre convinzioni ideologiche, i nostri desideri di vita e, come ultima barriera viene abbattuto l’amore. Il tradire questo sentimento ci porta alla perdita totale della nostra umanità. Quindi, ora, sappiamo rispondere alla domanda, “Cosa ci rende umani?”, o meglio, “Fin quando possiamo ancora considerarci degli esseri umani?”.
Un capolavoro.

“Non potevano cambiare i sentimenti. Anzi, neppure voi potevate cambiarli, neanche volendo. Potevano portare allo scoperto, fino all’ultimo dettaglio, tutto ciò che avevate detto, fatto o pensato, ma ciò che giaceva in fondo al cuore e che seguiva percorsi sconosciuti anche a voi stessi, restava inespugnabile.”

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Romanzi distopici.
Fahrenheit 451.
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ilaria96 Opinione inserita da ilaria96    07 Luglio, 2014
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Una vera sorpresa...

“Mai giudicare un libro dalla copertina”, è proprio vero! Chiedo questo libro in biblioteca e mi arriva una sottospecie di diario giallo e sgualcito, con la copertina marrone e gli angoli ormai arrotondati... Non l’avrei mai letto se un’amica non mi avesse detto guardandomi dritta negli occhi: “Devi leggerlo, è bellissimo.”
Winston Smith è un uomo sulla quarantina che conduce una vita abbastanza monotona. Vive in un presente dominato da un Partito che ricorda il nazismo tedesco e il comunismo russo: tutto è controllato, i libri i films il cibo... Perfino il passato è continuamente vigilato e modificato per adattarlo alla contemporaneità. Inaspettatamente, gli eventi portano Winston ad incontrare qualcuno che come lui vorrebbe rovesciare il Partito, guidato dal fantomatico Gran Fratello, per vivere in pace e serenità.
Ma la Psicopolizia è sempre dietro l’angolo, nei microfoni tra i fiori, nei teleschermi nelle case, nelle persone più vicine e insospettabili. Riuscirà Winston a cambiare il presente e il futuro senza uscirne cambiato?
1984 è il libro dell’inaspettato: gli avvenimenti e i cambiamenti avvengono quando meno te lo aspetti. E’ il libro della suspance: ti prende, non riesci più ad appoggiarlo tanto è intrigante. E’ il libro in cui l’amore, la guerra, il tradimento, la fiducia, l’amicizia, pur essendo temi diversi, si intrecciano fra loro creando un vortice che sconvolgerà la vita del protagonista.
Orwell mescola storia e fantasia, realtà e immaginazione: ottimo compromesso per gli amanti dei romanzi storici ma anche per i lettori di libri fantasy e fantascientifici, insomma, un libro adatto veramente a tutti.

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Sam93 Opinione inserita da Sam93    29 Marzo, 2014
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Un pugno nello stomaco

Disclaimer: questa opinione è ad alto contenuto di spoiler. Se non avete letto il libro sappiate che merita davvero la pena di essere letto, almeno una volta nella vita, perchè regala spunti preziosi, a livello storico, politico, sociologico, emozionale, interiore... Questo libro parla di una vita senza speranza, in cui ogni aspetto della persona è coinvolto, motivo per cui troverete sicuramente tutto ciò che cercate. Ora, andate avanti solo se avete letto il libro, o se non avete intenzione di leggerlo.

Penso che su questo romanzo ormai sia già stato detto tutto il dicibile, per cui l'unica cosa che posso fare è parlare di cosa ho provato, come sono stata nel leggere il romanzo.

Mi sono avvicinata per caso a questo libro: si trovava tra i file nel mio e-reader e così, un giorno in cui non sapevo cosa leggere, ho aperto il file e mi sono buttata nella lettura. Ovviamente conoscevo a grandi linee la trama del romanzo. anzi: sapevo del Grande Fratello, avevo sentito parlare di questo mondo post-apocalittico guidato da un partito, che ricorda molto quello comunista e niente più, dato che non ho mai provato grande interesse per Orwell.
Fin dall'inizio del romanzo, ho notato che è molto scorrevole, nonostante la grande quantità di ripetizioni concettuali: ripete decine di volte, se non centinaia, le stesse idee, gli stessi concetti. Nell'arco del romanzo, ritroviamo alcuni dettami, certe consapevolezze e delle domande che il protagonista si pone con cadenza quasi costante. "Ci saranno teleschermi?", "Magari sono presenti dei microfoni!", "Molto probabilmente ci sono delle videocamere nascoste qui nei dintorni" sono frasi onnipresenti, ma che non pesano mai nella narrazione: fanno entrare nella storia, permettono al lettore di entrare meglio nei pensieri e nelle paure di Winston.
Altro fattore costante è la consapevolezza della morte: fin dalle prime pagine al lettore viene detto che ciò che aspetta Winston è la morte. Ho sperato per tutta la prima metà del libro che la morte non giungesse mai per il nostro protagonista, che la speranza rimanesse a fine lettura nell'animo del lettore, nonostante avessi letto quel "noi siamo i morti", che O'Brien e Winston ripetono fino alla nausea. E anche quando la morte è diventata un fattore certo, quando la psicopolizia arresta i due amanti, non ho potuto fare a meno di pensare che forse li avrebbero rilasciati, che forse si sarebbero salvati con qualche fuga rocambolesca, o che magari sarebbero stati giustiziati subito, senza preamboli. Invece no, il partito si è inventato un metodo di morte che è il peggiore, il più crudo e angosciante che potesse esserci: li hanno torturati, hanno fatto loro il lavaggio del cervello, non si sono limitati alla punizione, sono andati oltre, hanno cercato la correzione del ribelle, fino ad arrivarci. Ma il peggio giunge alla fine del libro, quando Winston, al termine del suo percorso di lavaggio del cervello, viene rilasciato: ricomincia una vita più o meno normale, per quanto vuota, impregnata dei soli valori del Socing, crede a tutto ciò che gli viene fatto credere, quando fino a poco tempo prima metteva in discussione tutto ciò che lo circondava, a partire proprio da se stesso. Ora è un'estensione del partito e, se già prima poteva dire di essere morto (ma aveva anima e intelletto cui appigliarsi), ora è un morto che cammina. E se pensavo che peggio non potesse andare, è arrivato Orwell a mettere subito le cose in chiaro: Winston impara ad amare il partito, il Grande Fratello diventa una sorta di divinità anche per lui, è il membro perfetto del partito. E cosa succede? Esattamente come era stato preannunciato, ed esattamente come avevo sperato che non accadesse, ritorna al Ministero dell'Amore, questa volta per essere ucciso. Ancora di più mi ha colpito come l'autore non abbia dato la minima speranza: il romanzo si conclude con la morte di Winston, non c'è riscatto, non c'è possibilità di un futuro migliore, tutto andrà avanti esattamente come in quel momento.
E poi, c'è la speranza: come si vive senza? Secondo me, non si può. In effetti, sembra proprio che fino a che Winston e Julia conservano la speranza di vivere ancora a lungo, sono davvero vivi. Nel momento in cui si trova braccato dalla psicopolizia, Winston capisce di essere morto. Da quel momento, per quanto provi a lottare per rimanere in se stesso, per non diventare un'altra persona, ci rendiamo conto che inevitabilmente soccomberà e la speranza verrà persa. Tuttavia, essa sopravvive fino al momento in cui WInston pronuncia una frase semplice quanto pregna di significato: "Ma non ho tradito Julia". Quando poi viene rilasciato non esiste nulla nella sua mente, è una persona morta, non prova nulla, al punto che viene da pensare che, forse, la morte, quando si conduce un'esistenza simile può essere una liberazione.

Ci sarebbero moltissimi altri aspetti che mi hanno scossa e di cui vorrei parlare, ma questa opinione diventerebbe davvero troppo lunga. Aggiungo solo che a distanza di tre giorni dalla fine del libro, sento ancora la necessità di parlarne con chiunque mi capiti intorno per esorcizzare il sentimento fortissimo che mi ha lasciato questo libro.

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Yoshi Opinione inserita da Yoshi    07 Gennaio, 2014
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UNA VIOLENZA PSICOLOGICA NECESSARIA

Prendere a calci dritto nella bocca dello stomaco, pugni e spintoni fino al sangue e non contento buttato giù per un dirupo a morire.

PROBABILI SPOILER

Questo è l'effetto che questo libro ha fatto su di me.
Evito inutili riassunti perchè chi lo conosce sa bene di cosa parlo e chi invece non lo conosce, necessita di prenderlo in mano e leggerlo senza sapere di cosa si tratta.
Questo libro mi è stato regalato per natale insieme ad altri e fra tutti ho scelto lui.
L'ultimo libro del 2013 ed è così che ho finito il mio anno libresco: COL BOTTO!
Non avevo idea di cosa parlasse e non mi sono neanche mai interessata, non ho mai letto una recensione, l'ho preso in mano e senza aspettative, mentre lo leggevo andavo incontro alla storia.
Scrittura scorrevole che si fa leggere d'un fiato, attuale nei contenuti e nello stile, interessante e carismatico nella narrazione.

La cosa che più mi ha spaventato è stato quando mi sono documentata sulla storia di Orwell e del perché ha scritto il libro.
Il Grande Fratello è esistito veramente, Orwell fa riferimento a fatti che stavano realmente accadendo e che erano accaduti.
Modificare il passato continuamente, cancellare identità e persone per aggiornare il presente, camminare eretto e sempre vigile nella retta via, essere sempre e costantemente bombardati di immagini e slogan e Braccati alla paura di essere uccisi anche per un semplice tic o una parola sbagliata durante le ore di sonno.
Questo libro mi ha spiazzato, sconvolto, demoralizzato e violentato.
Non appena ho finito di leggerlo sono dovuta uscire a discuterne perché ero troppo scossa.
Fino all'ultima riga ho sperato nel lieto fine, fino alla fine ho sperato nel trionfo dei buoni ma proprio all'ultimo ho ricevuto la mazzata più forte.
Anche scrivere la recensione non èstato facile, varie volte mi sono ritrovata davanti al pc alla ricerca di qualcosa da dire ma non riuscivo mai a trovare le esatte parole per descrivere ciò che mi ha lasciato questo libro.
La cosa terrificante è che è attuale e se pensiamo che siamo schedati per qualsiasi cosa: dalle tessere del bus, dalle carte fedeltà dei supermercati, da tutti i siti in internet, se pensiamo che col telefono possono localizzarci ovunque......
Se penso a tutto questo mi vengono i brividi....
Se penso che questo libro potrebbe essere una delle possibilità....
Terrificante.
Bellissimo e NECESSARIO da leggere almeno una volta nella propria vita, per alzare la testa e rendersi conto di cosa potrebbe accadere!

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franceschita Opinione inserita da franceschita    09 Dicembre, 2013
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La guerra è pace, la libertà è schiavitù....

Nel 1984 viene raffigurato da Orwell un mondo che rappresenta tutto ciò che l'uomo da sempre ha evitato: dittatura totalitaria e controllo illimitato dell'individuo, che è ridotto, nelle mani del Big Brother, ad una semplice marionetta.
1984 è uno di quei romanzi a cui non puoi rimanere indifferente né durante, né dopo la lettura, che ti costringe tuo malgrado ad interrogandoti inevitabilmente sulla realtà d'oggi. Mai visto un romanzo così attuale, nonostante i suoi 65 anni di età.
Ciò dimostra che il mondo può anche evolversi ma che una cosa resterà sempre uguale al se stessa: il desiderio di potere dell'uomo. E se quel potere ottenuto ed abusato può portare a delle conseguenze chiamate Stalin e Hitler. La storia insegna sempre e molte volte si ripete.
Al centro di tutto questo romanzo abbiamo il famoso Big Brother, questa entità che nessuno ha mai visto ma che tutto vede e che tutto osserva.
Ci troviamo catapultati in una realtà in cui la tecnologia è usata non per facilitare la vita degli uomini, ma per controllarla in modo assoluto... e così ci troviamo in questa società di reietti, gente totalmente sottomessa, bambini che denunciano i genitori alla Psicopolizia, organo di polizia sotto controllo governativo che interviene al minimo segno di eterodossia...
Anche cambiamenti repentini di informazioni passate alla gente comune dal regime non vengono notati. Il Bipensiero domina le loro menti. Sanno che quell'informazione è totalmente falsa ma sono comunque convinti della sua veridicità. Realtà e finzione sono indistinguibili, diventano una cosa sola, quella che vuole il Partito, qualunque essa sia.
E un atto di ribellione?
Il protagonista, Winston Smith, sembra l'unico, insieme a Julia, a rendersi conto di ciò. E in quel momento nell'animo del lettore quasi inconsciamente si accende il sollievo di sapere che in fondo c'è sempre spazio per l'eccezione, che è possibile "una via di fuga" da questa tremenda realtà annichilente.
Ma presto bisogna arrendersi all'evidenza.
Nel proseguo della narrazione, è angosciante leggere delle torture subite dal protagonista durante la sua prigionia. Orwell di certo non risparmia i dettagli.
Il finale è assolutamente folgorante. Così quella misera speranza si infrange completamente: il regime tutto ingloba e niente esiste al di fuori di esso. Nessuno è salvo.
"Quasi inconsciamente, scrisse con le dita sul tavolo coperto di polvere: 2+2 = 5"
Peccato che nella tv attuale un libro stupendo come questo invece di portare ad una riflessione profonda sui nostri tempi (necessaria, per quanto mi riguarda) sia stato "usato" come base per ideare uno stupido show tv.
Nonostante sia un mondo fantascientifico che apparentemente può far ridere in quanto si pensa irraggiungibile, alla fine del libro nell'animo del lettore non può non rimanere una infinita sensazione di profonda angoscia. Perché se è così irrealizzabile ci provoca questo? Forse perché sappiamo che magari rispecchia in parte alcuni aspetti del nostro presente...
Orwell ha anticipato i tempi (il 1984 è passato da un bel pezzo) ma vedendo come si sta evolvendo la tecnologia dell'informazione e vedendo la corruttibilità di certi soggetti politici questo mondo forse non è così lontano come si possa immaginare...
Da leggere almeno una volta nella vita.

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Gavagni Opinione inserita da Gavagni    08 Dicembre, 2013
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Quando la letteratura diventa salvezza.

Al giorno d'oggi sciacquarsi la bocca con le cosiddette "frasi fatte" è ormai diventato un bisogno imprescindibile, una necessità senza sconti sulla pena: se vuoi (di)mostrarti poco più di quello che realmente sei, mercanteggiare con la cultura e l’erudizione sono l’unica via percorribile e si è costretti a sfoderare una sensibilità e una profondità che mai ci sono appartenute.
Eppure, affermare che “1984” è il testo che ha cambiato la mia vita non è un’esagerazione, né un vano sforzo di pura apparenza: si tratta una cruda constatazione di fatto.
Scritto nel secondo dopoguerra dal britannico George Orwell, “1984” appartiene al genere letterario dei romanzi distopici e, come tale, resta ancora oggi uno degli strumenti comunicativi più efficaci per quanto riguarda la difesa di valori come la libertà, l’indipendenza intellettuale e l’autocritica.
Da un punto di vista formale, la narrazione risulta chiara e fluida, lo stile adottato è semplice e la scrittura gratifica il piacere del lettore; tuttavia ogni aspetto linguistico è funzionale alla costruzione della trama e alla volontà, da parte dello scrittore, di fornire un’accurata descrizione delle realtà sociale e politica narrate: grazie a neologismi e nozioni geopolitiche fittizie Orwell mette in scena un mondo e una società allucinanti, in cui la guerra perenne e i totalitarismi la fanno da padroni.
E’ sul piano contenutistico, infatti, che “1984” sprigiona il suo massimo splendore: la sinossi in sé e la vicenda del personaggio non sono altro che pretesti forniti al lettore perché possa, invece, raffigurarsi quella realtà distopica che Orwell ha ideato con così grande cognizione; narrazione, descrizione e dialogo sono tutti quanti imperniati sulla presa di coscienza, un’opera per così dire di “catarsi”, che chi legge deve maturare rispetto alle tematiche e alle questioni sollevate dal narratore: l’insostenibilità dell’oppressione sociale, l’inesistenza di qualsiasi opposizione politica, la frustrazione della repressione sessuale e la tragedia dell’annullamento individuale.
Per questo “1984” non è un “libro da leggere”, né un “manifesto programmatico su cui riflettere”, non è nemmeno un “viaggio da intraprendere” o un “mondo entro cui entrare”; qualsiasi espressione o definizione se ne voglia dare è una limitazione, una riduzione drastica del suo potere letterario. “1984” è un sinolo, una congiunzione di materia e forma, un quid filosofico che concretamente e chirurgicamente incide il cervello e vi introduce le proprie mani, al fine di ripristinare nervi e vasi della propria mente e ragione.
Rappresenta una rara occasione di consapevolezza. Di salvezza e di forza interiore.

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f.ilvi Opinione inserita da f.ilvi    23 Ottobre, 2013
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Un mondo paradossale, reso verosimile.

In un mondo diviso in 3 super-continenti in perenne guerra tra loro, in una Londra del futuro governata dal regime totalitario del Socing, che trova la sua personificazione nel volto del Grande Fratello che tutto vede e tutto sa, si snodano le vicende di Winston Smith, operaio, membro del Partito esterno, che sente nel suo profondo che tutto ciò che succede attorno a lui è assurdo, che nulla è come sembra, nulla è reale. Questa consapevolezza crescerà in lui a tal punto da portarlo alla ribellione (assieme alla sua compagna Julia), una ribellione di pensiero, che è proprio ciò che il Socing combatte, manipola e reprime, con mezzi potenti come la rettifica del passato attraverso il monopolio dell'informazione, fino ad affermare che il passato stesso non esiste.
L'autore è molto abile nella narrazione dei fatti, ma ancora di più nella spiegazione di concetti astratti, spesso paradossali, quali sono i principi del Socing. Nel corso della lettura ci troviamo a capire cosa si intende per bispensiero, come si attua lo stopreato, perchè la guerra è pace, la schiavitù è libertà e l'ignoranza è forza, in una maniera così naturale, che sembra che il mondo creato da Orwell possa benissimo esistere nella realtà!
Magistrale a mio avviso l'invenzione della "neolingua", che punta ad eliminare gran parte del vecchio vocabolario, con la convinzione che cancellando dalla carta determinate parole, non si sarà più capaci, col tempo, ad elaborare i pensieri che le evocavano. Orwell, in un appendice dedicato, crea le regole grammaticali che stanno alla base della formazione delle parole in neolingua.
Nel complesso, un romanzo strano a mio parere, originale nei contenuti, particolare nella narrazione. Non per nulla è stato definito un classico moderno!

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Mendax Opinione inserita da Mendax    26 Luglio, 2013
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L'utopica Londra

George Orwell riesce magistralmente a dar vita al peggiore dei nostri incubi: non saper più discernere la realtà dalla finzione. La causa di questa mancanza di coscienza è la fervida impronta dittatoriale dello stato (Oceania) in cui vive il protagonista, Winston Smith, addetto alle revisioni dei quotidiani in modo tale che il Partito abbia sempre ragione e governi così il presente, mantenendo le redini del futuro senza mai distogliere lo sguardo dalle sue convinzioni passate. Ad aiutarlo a superare la situazione di stallo emotivo, giungerà un'avvenente membro del partito, Julia, anch'ella fortemente in contrasto nei confronti del Partito.

Lo stile di Orwell ha dell'incredibile: ogni descrizione non è lasciata al caso, ed ogni dettaglio, ogni odore trascritto, risulta essere un indispensabile fattore per meglio comprendere gli scenari straziati di una vita straziante.

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Cambè Opinione inserita da Cambè    25 Giugno, 2013
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Quando l'informazione sostituisce il pensiero

Inizio con una rettifica. 1984 è l'avveniristico romanzo di George Orwell, pseudonimo di Eric Arthur Blair (Motihari, 25 giugno 1903 – Londra, 21 gennaio 1950), giornalista, saggista, scrittore e attivista britannico. Si tratta quindi di Letteratura Britannica e non statunitense.
Di questo romanzo si è detto molto e mai romanzo è stato più profetico. La dimostrazione sta nei fatti che abbiamo davanti agli occhi quotidianamente e che pure Orson Welles rappresentò in Citizen Kane personalizzandolo. Sostanzialmente un romanzo che fa capire all'uomo i rischi che corre, quando l'informazione e l'immagine diventano tutto. Il romanzo, come gli altri di Orwell è estremamente piacevole da leggere ed è difficile non provare un forte senso di empatia con il protagonista che scopre poco a poco il senso della rivolta e pure le emozioni. Il finale resta qualcosa di estremamente aperto. Da leggere sicuramente.

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FrancescoTarantino Opinione inserita da FrancescoTarantino    25 Giugno, 2013
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Eterno

Sono pochi i libri che ti fanno venire le lacrime agli occhi... 1984 è uno di quelli... si vive in un esistenza fuori da ogni immaginazione ma al contempo così vicina alla nostra. meravigliosa è la critica al mondo moderno, meravigliosi sono i flashback (davvero toccanti), meravigliosa la descrizione del locus amenus dei due innamorati che fuggono dal grigiore della città... unica pecca il capitolo in cui si parla del libro, noioso e saltabilissimo, poichè non influisce sulla trama, ma è una aggiunta alla cornice iniziale.

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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    24 Giugno, 2013
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Orwell profeta in patria nostra

Non lo dico soltanto io: l’artista non è colui che è acclamato dai suoi contemporanei, perché destino dell’artista è quello di essere incompreso. L’artista è colui che “vede prima” e “guarda avanti”, per via di capacità intuitive e sensibilità esasperata che consentono di percepire in anticipo avvenimenti, tendenze e situazioni anche impensabili.
Con buona pace dei vari Dan Brown, Stephen King e Glenn Cooper (autori che peraltro a me piacciono moltissimo, ma che hanno il terribile ‘difetto’ di essere troppo sintonizzati con i gusti e le mode dei coevi), probabilmente non saranno loro gli scrittori che – fra qualche decennio – verranno acclamati come ‘geni’, precursori o profeti.
Volete una prova di quel che dico?
La prova ce la fornisce, dritto dritto, “Nineteen eighty four” di Orwell.

Alcuni fatti recenti rilanciano l’attualità di questo autore e connotano il suo scritto come profetico.
In 1984 di George Orwell ritroviamo Big Brother: un personaggio immaginario che designa il dittatore dello stato totalitario di Oceania. Nella società che Orwell descrive, ciascun individuo è tenuto costantemente sotto controllo dalle autorità al suono di uno slogan che è una minaccia bella e buona: "Il Grande Fratello vi guarda". Gli abitanti soggiacciono alla superiorità di un’entità che non è dato comprendere se sia persona reale e vivente o, piuttosto, icona, simbolo o personificazione del partito.
Winston Smith, sotto tortura, chiede a O’Brien se il Grande Fratello esiste. Ottiene una replica drastica: "Tu non esisti"; che significa: sarai ucciso e cancellato dagli archivi, come se tu non fossi mai esistito.
Emmanuel Goldstein scrive: «Nessuno ha mai visto il Grande Fratello. È un volto sui manifesti, una voce che viene dal teleschermo. Possiamo essere ragionevolmente certi che non morirà mai. Già adesso non si sa con certezza quando sia nato. Il Grande Fratello è il modo in cui il Partito sceglie di mostrarsi al mondo. Ha la funzione di agire da catalizzatore dell'amore, della paura e della venerazione, tutti sentimenti che è più facile provare per una singola persona che per una organizzazione.»
Soltanto nella propaganda, il Grande Fratello è presentato come persona: è uno dei fondatori del Partito (Stalin?) insieme a Goldstein (Trotsky?).

Se in Nineteen-eighty-four di Orwell il Grande Fratello è una figura leggendaria che sconfina nell’astrazione, nei nostri gironi – e non più nel disgregato modello sovietico, ma anche e soprattutto nella società occidentale – Big Brother è una realtà accertata e acclarata in rebus: si chiami Data-gate o, in modo ancor più inquietante e invasivo perché penetra nelle nostre cellule e nel nostro genoma, DNA-gate …

Bruno Elpis

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Don Luca Opinione inserita da Don Luca    23 Giugno, 2013
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Il Grande Fratello ti sta guardando.

Il famosissimo romanzo distopico di George Orwell, ovvero 1984, narra le vicende in un mondo diviso in tre immensi stati in continua guerra fra loro: Oceania, Eurasia ed Estasia.

Non voglio soffermarmi molto sulla trama, ma più che altro sul contenuto che secondo me è molto importante comprenderne la sostanza.

In Oceania, la società è governata dal Grande Fratello. Nessuno lo ha mai visto, ma lui ha installato delle telecamere che spiano dentro le case dei cittadini. Di conseguenza, c'è un controllo costante degli atti che un'individuo può compiere.
Direi che questo non sia poi tanto diverso dai giorni nostri. I sistemi di controllo sono occulti, ma non significa che non ci siano. Essi sono celati dietro ai vari social network, alle schede dei cellulari, alle ricerche effettuate su Google. Essi sanno ciò che pensi e controllano i tuoi pensieri.

Aldilà dei sistemi di controllo presenti nel romanzo, vi è un'abnorme persuasione celata tramite un nuovo linguaggio chiamato "neolingua". Lo scopo della neolingua, non consiste nel ampliare il vocabolario ma di restringerlo in modo da eliminare qualsiasi formulazione di parole o pensieri contro i principi del Partito, poiché non ci sarebbe appunto alcuna maniera per descriverli.
Direi che questo sia il punto più importante nel romanzo di Orwell.

In sintesi, nonostante questo libro abbia sessantaquattro anni, è attualissimo. Lo consiglio a chiunque abbia voglia di prendere coscienza del mondo che lo circonda.

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AndCor Opinione inserita da AndCor    20 Giugno, 2013
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Il trionfo di un totalitarismo vuoto e decadente

Era la prima volta che avevo a che fare col genere distopico, e questo romanzo mi ha lasciato letteralmente sconvolto.

Sin dalle prime pagine, è possibile notare una cura quasi maniacale per l'ambientazione, decadente e molto simile a quella presente nei testi baudelairiani, accanto alla quale si sviluppa uno stile cupo ed austero che fa da introduzione alla trama vera e propria del libro.

'Dovevate vivere (e di fatto vivevate, in virtù di quell'abitudine che diventa istinto) presupponendo che qualsiasi rumore da voi prodotto venisse ascoltato e qualsiasi movimento — che non fosse fatto al buio — attentamente scrutato.'. Ecco, la feroce allegoria descritta da Orwell sta tutta in un mondo ideologicamente annichilito e dominato da un organismo totalitario esasperato alla massima potenza ed in pieno controllo di tutto e di tutti;
Si tratta del cosiddetto 'Grande Fratello', che è riuscito a schiavizzare tutti gli abitanti dei territori a lui sottoposti. E la frase 'Nulla vi apparteneva, se non quei pochi centimetri cubi che avevate dentro il cranio' riassume perfettamente lo stile di 'vita' (?) di quelle persone.

Nonostante lo stato di 'tirannide assoluta', però, il Grande Fratello pone le basi del suo potere su un totalitarismo teoretico ed artefatto, basato su menzogne alienanti e prive del benchè minimo riscontro oggettivo, senza dimenticare che il concetto di 'verità' è tanto soggettivo quanto confutabile. Di tutto ciò, se ne accorgerà il protagonista del romanzo, un certo Winston Smith, che rappresenterà - invano - l'ultimo baluardo contro un mondo ridotto in schiavitù più a livello psico-mentale che a livello fisico.

Il romanzo è caratterizzato dalla 'seconda vita' di Smith, che, insieme alla fidanzata Julia, tenterà di tutto per ostacolare il Grande Fratello; scriverà un diario segreto in cui esporrà i suoi pensieri senza censure, tenterà di entrare nella fantomatica Confraternita e si imporrà di non cedere alle tentazioni dialettiche che lo circondano, anche attraverso una serie di lucide e razionali rievocazioni pessimistiche riguardo un passato non idilliaco, ma quantomeno vivibile.
Per quanto sia immerso in un mondo di 'Mattia Pascal' pirandelliani, il suo obiettivo sarà quello di impedire la costruzione di un mondo ortodosso, in cui 'Ortodossia vuol dire non pensare, non aver bisogno di pensare'.

Purtroppo, sarà arrestato e sottoposto ad una serie di torture fisiche, ma sarà soprattutto annichilito e svuotato a livello mentale di tutte le sue idee, teorie e cospirazioni contro il potere centrale.

Può sembrare il classico finale pessimistico, in cui l'eroe di turno soccombe di fronte ad una forza negativa più potente di lui, ma non è così. Perché Orwell ci dice, a sedici pagine dalla conclusione, come il 'nuovo' Smith, ripensando alla perdita di Julia, 'Sentì gli occhi riempirsi di lacrime', ed allora un po' di amarezza va via, anche perché mi ritorna in mente una celebre frase di Giacomo Matteotti:

'Uccidete pure me, ma l'idea che è in me non l'ucciderete mai'.

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Nené Opinione inserita da Nené    11 Giugno, 2013
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Spaventosa cronaca d'oggi

Questo romanzo é un capolavoro che per la sua attualità fa paura. E che per questo andrebbe derubricato da romanzo di fantascienza.

Da un punto di vista stilistico, é un puro capolavoro di prosa. Magistralmente scritto, disegna immagini chiare e nitide nell'immaginazione del lettore, che vede, sente e tutto percepisce delle sensazioni fisiche e morali del protagonista. Protagonista che si fa tramite, fra il mondo del libro e il mondo reale, e che narra di un mondo in cui la paura, l'odio, l'alienazione e l'oppressione sono cosi' forti che quella sensazione ti entra sotto pelle e non ti lascia piu'.

Un mondo in cui la realtà non esiste, la storia viene riscritta, il controllo delle azioni diventa controllo del pensiero, tanto non é piu' distiguere cioé che é vero da cio' che non lo é, al punto di dubitare persino della veridicità delle proprie sensazioni.

E' una storia che tutti dovrebbero leggere, per poi guardarsi intorno e non dimenticare mai l'importanza del libero pensiero.

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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    04 Febbraio, 2013
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TU NON ESISTI

LA GUERRA E'PACE
LA LIBERTA' E' SCHIAVITU'
L'IGNORANZA E' FORZA

Scritto nel 1949, in una sorta di futuro postapocalittico, il mondo e' suddiviso in tre macroaree : Oceania, Eurasia ed Estasia.
Lo stato di guerra e' perenne e la narrazione e' nella mani di Winston Smith, membro del Partito Esterno, una via di mezzo tra i fedelissimi e privilegiati membri del Partito Interno ed i Prolet, ossia la massa cenciosa della popolazione.
La scala gerarchica e' tanto semplice quanto netta: Il Potere Assoluto nelle mani del Grande Fratello, ossia l'estrema incarnazione del Potere e quindi del Partito. Una Londra lurida, affamata e grigia di cenere ove sono ammassati in palazzotti cadenti i funzionari del partito, in squallide abitazioni controllate da teleschermi e microfoni. Nessuno e' mai solo, il controllo e' assoluto.
Niente sentimenti, vietato amare, la famiglia serve per generare giovani e perfide piccole spie, la sessualita' un atto meccanico, il cibo sbobba insapore, la lingua in via di sostituzione con un nuovo vocabolario che riduce drasticamente le sfumature della parola.

Questo libro e' tremendamente forte, estremamente arduo da affronatre.
Non a livello stilistico, Orwell scrive bene, incuriosisce, irretisce. Io mi sto riferendo al contenuto, ad un frangente politico e sociale in cui l'unico scopo esplicito e' l'annullamento totale dell'IO ed il plagio della mente umana.
Non solo carcere, non solo lavori forzati, non solo terribili torture fisiche, ma addiruttura la manipolazione dell'uomo al suo interno, la sua coscienza, i suoi sentimenti, i suoi ricordi.
Nemmeno il passato esiste, il passato viene scelto nel presente e sostituito senza lasciare traccia , l'agghiacciante convalida di tutto questo lavoro e' nel cosiddetto "bipensiero" ossia non solo accettare la negazione di un passato che abbiamo conosciuto ma credere fermamente Nella nuova versione.
Annullare la propria memoria , azzerare la propria intelligenza, meccanicamente imprimersi il nuovo imput ritenendolo reale.

E' un romanzo che da anni ho in casa , che rileggerei , ma che sono felice di avere terminato, Orwell magistralmente trasmette una pressione fisica e psicologica che non avrei sopportato ancora a lungo.
Chiudo il libro, penso sia finita, era fantascienza, datemi un pezzo di pane bianco, un vasetto di marmellata, della biancheria pulita, il canto di un uccellino, dei versi di Shakespeare.
Non mi hanno levato la memoria ne' tantomeno l'intelletto, allora ci penso e concludo : non e' fantascienza.
Questo libro e' il passato, questo libro e' il presente. E dubito il futuro perda il vizio.

Impegnativo, riflessivo, destabilizzante, da leggere.
Buona lettura, forza e coraggio.

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DieLuft Opinione inserita da DieLuft    29 Gennaio, 2013
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Un libro dimenticato

E' purtroppo un romanzo dimenticato. Molte poche persone conoscono il film e ancora meno sanno dell'esistenza del libro. Nonostante sia un romanzo di "mezza età", con i suoi oltre 50 anni, è ancora un giovane adolescente per quanto riguarda i contenuti.
Orwell è stato un visionario. Un uomo che ha preso la macchina del tempo, è partito per il futuro e ha cercato di avvertire i suoi contemporanei tramite il libro.
Leggetelo e poi paragonate ciò che avete letto all'ambiente che vi circonda. Il grande fratello che ti guarda è ovunque. Magari non ti può correggere tramite una televisione parlante - poco ci mancherà - ma comunque ti osserva. Sa quello che fai. Indubbiamente sa come la pensi. Certamente farà di tutto perché tu non diventi una voce troppo fuori dal coro. Deve convincerti che 2+2=5, deve convincerti che la tua memoria è ingannevole. Solo il tuo falsificato presente è l'autenticità, la verità a cui ti devi attenere.
Il testo mi ha letteralmente conquistato fino alla metà delle pagine. Ancora non mi spiego perché le successive sono state lunghissime da terminare. Forse ad un certo punto comprendiamo che non stiamo leggendo un romanzo. Basta aprire bene gli occhi e osservare la realtà circostante a noi.

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Opinione inserita da Daniele    10 Novembre, 2012

IL SIGNIFICATO - Secondo me

La trama è sicuramente affascinante e devo dire che questo è uno di quei pochi casi dove è stato meglio vedere prima il film, perché nel bene o nel male ci si fa un'idea sull'ambientazione, quindi le vicende affiorano in mente con maggiore lucidità e una maggiore focalizzazione dei luoghi (che andrebbero immaginati da zero, rischiando di non rendere bene).
Vorrei soffermarmi invece sul significato di questo libro. Il finale è davvero qualcosa che non ci si aspetta, ma che si sapeva sarebbe accaduta e anche da molto. Viene detto chiaramente. L'idea di Orwell credo sia una sorta di ammonimento o quasi una denuncia, il potere davvero ci toglie la vita in tutte le sue forme. Il finale non è inconcludente ma provocatorio e volontariamente triste. Forse, pensò Orwell(mi piace pensarlo), solo in questo modo i lettori avrebbero capito che non c'è una possibilità di vittoria, anche indiretta, davanti a un potere molto più grande di noi (come è quello del Partito, ma come lo sarebbe qualsiasi potere reale, ad esempio i regimi totalitari), ci vuole scuotere per dirci di stare attenti, sempre, che se no è troppo tardi. Se avesse scelto un finale surreale, risolutore, avremmo avuto il cuore in pace perchè il bene (ovvero il protagonista Winston) avrebbe trionfato (anche morendo), ma ciò non deve accadere, perchè il cuore resta macchiato per ricordarci che potrebbe non bastare una vita per sistemare le cose.

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controluce Opinione inserita da controluce    29 Ottobre, 2012
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1984: PASSATO, PRESENTE E... FUTURO?

“1984” è un libro scritto per il presente.

Quest’affermazione può essere fatta adesso e le stesse parole ripetute tra vent’anni, il valore rimarrà costante col passare dei decenni, perché “1984” è una storia che trascende il tempo. Qualsiasi presente andrà bene.

Winston Smith vive a Londra, città che fa parte dell’Oceania, uno dei tre superstati, assieme a Eurasia ed Estasia, nei quali è suddivisa la Terra.
Il Grande Fratello vede e sente tutto, governando una popolazione alla quale è stata tolta ogni possibilità di libero pensiero. Se qualcuno tenta di deviare dalla strada imposta, dalle non-regole esistenti, dalla normale ortodossia di pensiero, viene tolto di mezzo dalla Psicopolizia. Viene vaporizzato. Cancellato dal passato, dal presente e dal futuro.
Winston, che lavora nel Ministero della Verità, luogo deputato all’informazione falsa e corrotta, vive con un senso di oppressione quasi tangibile il suo lavoro nonché la vita di tutti i giorni. Vorrebbe ribellarsi, uscire da quel guscio creato dal Partito per annientare l’anima delle persone.
La sua ribellione esplode dopo l’incontro con Julia, insieme alla quale tenta di sottrarsi all’esistenza di plastica offerta dal Grande Fratello per vivere una vita vera fatta di divertimento, piacere e sogni.

Il sistema totalitario immaginato da Orwell per “1984” s’ispira chiaramente a movimenti politici e ideologici nati in Europa agli inizi del secolo scorso e ne amplifica il potere inventando mezzi tecnologici e “social”.

“1984” si potrebbe definire come un piccolo romanzo d’amore per la vita contenuto in un grande romanzo d’odio. Un trattato del disprezzo. Disprezzo dell’uomo e di ciò che lo rende tale.
Io l’ho apprezzato davvero molto e ritengo che pur non essendo una lettura piacevole nel senso più stretto del termine, sia comunque un racconto straordinario.

Il commento più ermetico ed esauriente (seppur irrealistico) che si possa fare recensendo quest’opera orwelliana, credo possa essere il prodotto di quest’operazione: 2 + 2 = 5.

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Ironkarlo Opinione inserita da Ironkarlo    17 Ottobre, 2012
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Inquietante

Il libro dispotico per eccellenza, cupo ed inquietante.
L'immaginario di un futuro così è davvero angosciante ed in parte credo che ci abbia azzeccato Orwell.
Mantenere quel briciolo di umanità e sentimenti risulta a dir poco difficile, ricercare negli oggetti di un tempo e nei pochi ricordi rimasti quella libertà che tutti sognano; la libertà di amare una donna e di pensare a modo proprio.
Il protagonista cerca in ogni modo di vivere normalmente, ma nonostante i suoi sforzi cade nella trappola del partito, il quale plasma le menti degli uomini per non permetterli di pensare.

Libro che consiglio, a me ha fatto riflettere molto.

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amuleto Opinione inserita da amuleto    24 Luglio, 2012
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Memoria come resistenza

1984 è la distopia moderna per eccellenza.La distopia, al contrario dell'utopia presenta un mondo infelice che esiste, un mondo dove domina il male, un mondo che è insoddisfatto perchè vive in una dimensione di non-spazio.La distopia è un warning, un avvertimento che descrive una situazione che potrebbe realizzarsi.La società di 1984 è dominata da Gran Fratello, signore di Oceania,che controlla tutti attraverso dei maxi schermi che ogni abitazione deve possedere.Il ministero della verità arruola personale dedito a riscrivere libri e giornali che vadano contro l'ideologia dominante.Il loro compito è di congelare la storia, grazie anche alla creazione di una nuova lingua: l'ingsoc(English socialism), che sintetizza al massimo le regole grammaticali e abolisce molti vocaboli di uso corrente.Il regno di Oceania è in guerra con l'Eurasia e l'Estasia; slogan come "war is peace "sono esempi di double think: capacità di credere in due affermazioni contradditttorie allo stesso tempo, avere una convinzione per poi buttarla nel dimenticatoio e riutilizzarla solo quando se ne ha bisogno, il double think è un sistema di menzogne per il controllo della realtà.Orwell si scaglia proprio contro chi vuole controllare la realtà: gli intellettuali, rappresentati come maiali in "Animal farm", gli intellettuali borghesi che hanno dato vita alle dittature moderne.la guerra di 1984 è una guerra simulata tra il Gran fratello che rappresenta il grande meccanismo delle nuove tecnologie, mentre Goldenstein, il suo nemico, rappresenta il ritorno al passato, al mito, all'epoca dove l'uomo era in comunione con la natura.Eroe dell'opera è Winston Smith, lavoratore al ministero della verità, che comincerà una vita subversive.Winston rappresenta il passato, quella voglia di tornare indietro, quella volontà di non cancellare la storia ma di portarne la memoria.La morte finale del protagonista non è da vedere come una morte dell'umanità ma serve per rendere effettivo il warning, l'intento primo della distopia.

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"Erewhon" di Samuel Butler, "The machine stops" di Forster, "The land of darkness" della Oliphant, genere distopico
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Elizabeth Opinione inserita da Elizabeth    08 Luglio, 2012
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Ma tutto era a posto: ora amava il Grande Fratello

Strabiliante. Il pensiero portato avanti da Orwell è quanto mai attuale. E' l'assenza dell'essenza umana: Winston è l'ultimo uomo e anche lui viene eliminato(intellettualmente). Tutti accettano il mondo che hanno intorno e che è stato cosi costituito dalle mani del partito interno : significativi sono gli slogan "l'ignoranza è forza, la libertà è schiavitù, la guerra e pace". L'uomo non solo non è libero e obbedisce agli ordini del partito, ma anche è morto intellettualmente. Mi sembra di scorgere un po' la tecnica dello straniamento verghiano in questo testo : agli occhi del popolo dell'Oceania, il pensiero di Winston (ancora vicino ai giorni nostri nonostante la sua difficoltà di conservazione) è assurdo e viceversa. Ma la cosa sconcertante, non è la reazione al pensiero del protagonista con la violenza fisica. E' la distruzione intellettuale che fa riflettere. Quando Winston, in conclusione, dice di amare il grande fratello, si è realizzato l'obiettivo del partito interno. Bisogna considerare con attenzione la riflessione che grida questo libro perchè è importante. Molti conoscono la necessità di libertà intellettuale, ma non tutti. Orwell ci da un possibile spaccato di cosa ci potrebbe essere senza di essa : persone che diventano quasi degli "automi", dei vegetali, obbediscono e sono sotto l'effetto del "bipensiero" che uccide le loro menti. Io dico che la libertà è forza e dobbiamo lottare ogni giorno affinchè sia conservata, e l'ignoranza è LA schiavitù, la peggiore perchè sottopone a degli schemi rigidi il nostro pensiero e la nostra mente.

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Brizi Opinione inserita da Brizi    30 Giugno, 2012
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2+2=...

Prima cosa: facciamo un po' di atmosfera per questa recensione, dunque, http://www.youtube.com/watch?v=lstDdzedgcE.

Perché questo libro è considerato un bel libro o, meglio, un colosso? Trovo lo stile a volte addirittura fastidioso (Orwell ha un po' uno stile giornalistico da maestrino in fondo), la trama si disnoda toccando punti di culmine ripetuti per l'intera lunghezza del testo, il libro risulta quindi abbastanza ansiogeno, ma infondo l'intreccio non è poi così sconvolgente. Fatta eccezione per l'ultima parte, credo che l'intero svolgersi del libro venga quasi da sè, senza sforzi eccessivi da parte dell'autore.
EPPURE, è stato un dei libri più incredibili che io abbia mai letto. Perchè mi ha profondamente turbato, lasciando la mia testa incollata ai neon bianchi sulle piastrelle bianche (pavimento bianco, lo stesso) anche mentre facevo qualsiasi altra cosa nell'arco della giornata.
Questo è perchè l'uomo ha paura dell'essere uomo. Winston è pienamente cosciente della potenza dell'uomo, crede dunque alle capacità di sovversione passionale di un sistema dittatoriale inestricabile, ma al tempo stesso è conscio del fatto che la sua mente è occupata dalle mani di altri uomini. Ho notato che l'opinione che mi sono fatta del Grande Fratello è stata quella di una macchina, non ho mai pensato che fosse una figura inesistente, proprio perchè questo libro dà all'uomo capacità inumane, quali effettivamente ha spesso assunto nella storia.

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bassini Opinione inserita da bassini    21 Aprile, 2012
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Distopismo estremo

Ho finalmente letto 1984 uno dei più importanti romanzi scritti da George Orwell.Il romanzo è un esempio sello stile orwelliano che si ispira all'inquietudine delle due guerre mondiali, all'olocausto atomico.Dentro questo racconto troviamo le paure di Orwell dal totalitarismo alla perdita di memoria storica per mano dell'informazione.
Orwell disse che il romanzo 1984 è una denuncia delle perversioni parzialmente realizzate nel comunismo e nel fascismo.Questo fa capire quale tensione ed oppressione si respiri tra le pagine del romanzo.

Il romanzo è ambientato in un Mondo futuristico suddiviso in tre superstati:L'Oceania,l'Eurasia e l'Estasia in perenne guerra tra di loro.Il protagonista, Winston, vive per modo di dire in una Londra irriconoscibile, dove Il Partito, unico partito esistente, attua una dittatura durissima.Lo slogan è:"la guerra è pace, la libertà e schiavitù, l'ignoranza è forza".Un oppressione mai vista, assurda, dove il Partito se vuole può farti credere che 2+2 fa 5.Le sole emozioni che ti trasmette questo mondo è paura, collera, umiliazione, esaltazione verso il Grande Fratello.Il Grande Fratello è il sovrano assoluto ed immortale, una figura astratta che ,mai nessuno a visto ma la sua presenza è ingombrante, lui ti osserva.In questo futuro gli abitanti sono costantemente monitorati da schermi che li osservano ventiquattr'ore su ventiquattro, pronte a cogliere il minimo segno di dissenso, pronte a punire.
Non svelerò altro.

Un libro scritto nel 1948, molto attuale e considerato profetico, una scrittura scorrevole, a volte noiosa, in stallo, dovuto alla grave situazione in qui riversano i protagonisti, a volte insopportabile per il lettore per l'ansia trasmessa.
Comunque una bella lettura clausrofobica, consigliata.


Distopico

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mariaangela Opinione inserita da mariaangela    10 Aprile, 2012
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Capisco COME, ma non capisco PERCHE’

Winston Smith trentanove anni e un’ulcera varicosa alla caviglia destra. Una figura piccola, fragile, una magrezza del corpo appena accentuata dalla tuta azzurra che costituisce l’uniforme del Partito. Ha i capelli biondi, il colorito del volto sanguigno, la pelle resa ruvida dal sapone grezzo, dalle lamette smussate e dal freddo dell’inverno appena trascorso.

Lavora all’Archivio del Miniver, il Ministero della Verità, rifabbrica il passato, altera le notizie. Chiedo scusa: lo aggiorna.
Una enorme struttura piramidale di cemento bianco sulla cui facciata sono stampati i tre slogan del partito:
LA GUERRA E’ PACE
LA LIBERTA’ E’ SCHIAVITU’
L’IGNORANZA E’ FORZA
Questo edificio e altri tre racchiudono l’intero apparato governativo:
Miniver Ministero della Verità si occupa di informazione, divertimenti, istruzione e belle arti;
Minipax, Ministero della Pace si occupa della guerra;
Miniamor Ministero dell’ Amore mantiene la legge e l’ordine pubblico;
Miniabb Ministero dell’Abbondanza responsabile per gli affari economici.

Il romanzo è raccapricciante. Proseguo nella lettura e resto sorpresa nello scoprire che pur cercando di immaginare il peggior epilogo possibile la mia mente non può veramente immaginarlo. Quando tutte le tessere vanno al loro posto e le persone non sono più ciò che appaiono, l’incubo è già in pieno svolgimento.
E’ impossibile spiegare la sensazione provata.
Far cambiare il pensiero. Per sempre e davvero.
Impossibile mentire o fingere.
Unico desidero: desiderare una veloce morte. Perché ti hanno trovato. E’ notte o è giorno?. Il tempo non è mai esistito.
Confessione. Deve essere autentica.
Polverizzazione nella stratosfera. E del tuo nome non resterà traccia alcuna.
Ma la tua mente non potrà mai cancellare. Non potrà mai non ricordare.
E nonostante ciò, è altro a farmi venir voglia di non proseguire nella lettura, uscire, camminare liberamente ascoltando musica ad occhi aperti. Un paio di dettagli, passaggi impossibili da spiegare; riguardano i bambini - già piccoli spietati esponenti della Psicopolizia - e il rapporto con i loro genitori…paura, sospetto e infine certezza…mi annichiliscono.

“…l’uomo sulla sessantina, magro e ricurvo, con un paio di occhi buoni, distorti da occhiali assai spessi. Benché i capelli fossero quasi bianchi, le sopracciglia erano folte e nere. Gli occhiali uniti ai suoi movimenti gentili e precisi e al fatto che indossava una vecchia giacca di velluto nero, gli conferivano una certa aria da intellettuale…”

La ragazza del Reparto Finzione, Julia,ventisei anni….

“…E’ certo che alla fine ci separeremo. Nessuno di noi due saprà mai se l’altro è vivo o morto. Non potremo fare nulla. E comunque, l’unica cosa che conta è che nessuno di noi tradisca l’altro.”

“Confessare non è tradire. Non importa quello che dici o non dici, ciò che conta sono i sentimenti. Se riuscissero a fare in modo che io non ti ami più..quello sarebbe tradire. …. Non lo possono fare. Non possono entrare dentro di te. Ciò che è nascosto in fondo al cuore è inespugnabile.”

E il tuo peggior incubo qual è?

Fine.

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Zoroastror Opinione inserita da Zoroastror    23 Marzo, 2012
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La dissoluzione del mondo umano

La legge del sospetto sembra regnare sovrana nel mondo creato da Orwell. I legami di amicizia, l'amore familiare, la fratellanza del genere umano, tutto si dilegua davanti alla paura e al sospetto. Chiunque può essere denunciato alla Psicopolizia, basta un' espressione diversa dal solito, uno sguardo di troppo. Chiunque può denunciarti, i tuoi figli, tua moglie. In questo mondo i bambini sono indottrinati dal regime fin dalla più tenera età, la verità non esiste ma muta secondo le esigenze manipolatorie del regime stesso. Persino la lingua è stata alterata, semplificata fino all'inverosimile. L'unico scopo è quello di controllare l'individuo, non soltanto nei suoi comportamenti esteriori ma persino nella più intima sfera dei pensieri. E se pensiero e linguaggio sono intimamente collegati, allora il modo più semplice per operare questo controllo è quello di "disumanizzare" la lingua, rendendola talmente semplice e artefatta tale da inibire e semplificare il pensiero stesso. Un controllo scientifico delle masse dunque.
Gli spunti di riflessione sono veramente tanti, su ogni elemento di 1984 si potrebbero scrivere fiumi di parole, ed è proprio questa la forza del romanzo, aprire gli occhi all'ingenuo lettore. Magari il nostro mondo non è ancora giunto a questo estremo punto di non ritorno ma il passo potrebbe essere davvero breve. Dunque consiglio questa lettura a tutti, nonostante spesso sia terribile e inquietante. Ma infondo la strada che ci porta alla conoscenza non è mai la più semplice!

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peucezia Opinione inserita da peucezia    22 Marzo, 2012
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Distopica profezia o traduzione della realtà

Tra i capolavori del genere distopico 1984 è un incubo senza fine che preconizza una realtà effettiva.
Quando Orwell scrisse il suo romanzo si era appena usciti da una seconda guerra mondiale disastrosa per il paese seppur vittoriosa e non erano trascorsi che trent'anni dalla fine del primo conflitto.
Immaginare un paese semi distrutto e eternamente in guerra non era quindi difficile.
Un controllo delle masse che giungeva addirittura a modificare quanto scritto in precedenza su libri e quotidiani era praticato con costanza sia dal regime nazista che da quello staliniano e la figura del misterioso Grande Fratello che domina i muri della città con fare minaccioso ricorda in parte Stalin e Hitler per i capelli scuri e i baffi e in parte i manifesti in cerca di reclutamento stampati negli Stati Uniti e raffiguranti un meno inquietante ma comunque autoritario e impositivo Zio Sam.
Il grido che Orwell lancia tra le pagine del romanzo è contro i totalitarismi di ogni forma e colore e contro la privazione delle libertà individuali.
Colpisce come il progressivo impadronimento delle altrui menti incoraggi la delazioni e agisca particolarmente sui bambini da sempre più sensibili a farsi plasmare ( i regimi totalitari dedicavano infatti molto tempo all'educazione di fanciulli ed adolescenti), ma colpisce soprattutto quella fantomatica Neolingua che a, causa di un vocabolario ridotto all'osso impedisce di esprimere concetti complessi e soprattutto di ribellarsi ( Orwell è stato senz'altro influenzato da Swift e le sue sarcastiche riflessioni sul linguaggio espresse in I viaggi di Gulliver).
1984 è distopico perché ambientato in un futuro, perché soprattutto immagina un peggioramento delle condizioni umane diversamente dalle teorie utopistiche che tendono a vedere la realizzazione di società ideali, ma si rivolge agli uomini del suo tempo.
Il protagonista Winston Smith è un antieroe dal nome altisonante del primo ministro Churchill e dal cognome più British che ci sia: mite, smunto, tenta di mantenere la sua integrità mentale fino alla resa finale.
Prosa scorrevole, periodi lineari, maestrìa nella tecnica narrativa. Romanzo inserito non a caso tra i migliori del panorama della letteratura mondiale contemporanea. Consigliatissimo.

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Fahreneit 451, Brave new world, Signore delle mosche
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PICCOLO P. Opinione inserita da PICCOLO P.    21 Marzo, 2012
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Inquietante

Ho letto tantissime recensioni su questo libro prima di decidermi a leggerlo. Ovviamente erano tutte positive. Ma nessuna mi aveva preparato a questa incredibile lettura. E' veramente inquietante. Ma come ha fatto Orwell ad immaginare una storia del genere nel 1948? come ha potuto sviluppare una trama simile e fare in modo che possa essere attuale praticamente in eterno? Tutti i libri di fantascienza del novecento sono poi stati disattesi dai fatti, trasformandosi in piacevoli letture fantasy man mano che si dimostravano inverosimili. Questo libro invece, pur nei limiti di alcuni errori sulle tecnologie immaginate nel prossimo futuro, cavalca lo spettro di una minaccia per l'umanità che sembra possa prendere vita ogni giorno che passa. E' questa la genialità di questo libro: sarà sempre attuale, non sarà mai superato. Sarà sempre PIU' attuale, purtroppo. Ed il finale amaro non fa che lasciare il lettore con i sensi ancora più allarmati da questa terribile minaccia. I personaggi, Winston e Julia, sono degli antieroi. Sono dei perdenti. E proprio per questo il senso di immedesimazione giunge al lettore vivido come non mai. Un altro di quei libri che, dopo averlo letto, non ti lascia più e continua ad attrarre l'immaginazione. E' come una vaccinazione: essere messi in contatto con una minaccia simile lascia i nostri anticorpi costantemente all'erta per il resto della nostra vita. E meno male....

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