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Il pianeta irritabile
 
Il pianeta irritabile 2019-10-14 09:43:36 Mario Inisi
Voto medio 
 
2.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
2.0
Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    14 Ottobre, 2019
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Evoluzione sociale

Il pianeta irritabile è un libro in cui lo stile impeccabile si unisce a un contenuto ostico e criptico di difficile lettura. Non credo che il testo possa essere considerato una favola post apocalittica. Assomiglia più a una complicata metafora sociale (forse una doppia metafora sociale/morale) che racconta il passaggio dell’uomo a un sistema sociopolitico migliore. Il cammino di evoluzione necessita di alcuni passaggi descritti metaforicamente nel racconto e comporta il lasciarsi alle spalle la razionalità e soprattutto la capacità di calcolo, da un punto di vista economico il potere del denaro (il governatore Moneta).
La storia racconta di quattro esseri: un elefante, una scimmia, un’oca e un nano che percorrono un mondo fantastico, forse una intersezione di più mondi comunicanti tra loro alla ricerca di un regno promesso di cui la scimmia dovrebbe diventare il re. Gli esseri potrebbero rappresentare diversi strati sociali oltre che condizioni morali. L’elefante porta nel gruppo la cultura e l’arte, che ahimè è imitazione. Rappresenterebbe quindi la classe degli intellettuali e la “pazienza”. La scimmia è il capo del manipolo a cui tutti sono soggetti e rappresenta un elemento di transizione necessario e utile, per sconfiggere le precedenti e superate strutture politiche borghesi (il governatore Moneta). In un regime comunista potrebbe essere lo Stalin del momento. Nella metafora morale rappresenta il coraggio e la forza. L’oca rappresenta la fedeltà assoluta al potere, non sempre lo stesso ma quello del momento, e dovrebbe essere la classe sociale più bassa, il proletariato. Il nano è l’unica figura che non rappresenta uno stato stabile ma in evoluzione. Non è un uomo, quindi è superiore all’uomo. E’ un mezzo uomo come proporzioni e ha una forma strana. Ha mezza faccia con un buco e tre teste. Questo buco serve sia per contenere che per donare. E’ una figura in certi momenti superumana piuttosto che subumana anche se all’inizio e per buona parte del romanzo porta al collo una catena in mano alla scimmia. Il nano nella doppia metafora morale è la bontà, anche quella non raggiunta ma in fieri, così come la sua condizione nella metafora sociale è in evoluzione: potrebbe rappresentare l’uomo nuovo, ex-borghese. I quattro incontrano vari personaggi come i cani (i dirigenti), il governatore (capo di una società borghese benpensante), vari uomini feriti malati barcollanti che vengono a malincuore abbattuti dalla scimmia e spesso dal nano con rimorso ma senza pietà. Un superamento necessario.
Nel finale il rapporto tra gli esseri rimasti, solo tre, diventa paritario e di totale condivisione. C’è anche un personaggio positivo, l’imitatore del canto di tutti gli uccelli, che non so cosa potrebbe rappresentare, forse una figura religiosa, anche lui non necessario e utile ma transitorio nell’economia del progresso sociale. Una figura poetica e messianica. I tre esseri rimasti vanno a costituire una sorta di trinità sociale basata sulla condivisione e la collaborazione paritaria nella rinuncia a imporre il primato di una parte sull’altra. Nel finale anche il mondo si riallinea, le tre lune diventano due e le due rimaste rimpiccioliscono. Tutte le descrizioni di ambienti, luoghi, paesaggi sono bellissime. A me sono sembrate di gran lunga la cosa migliore del testo.

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Commenti

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Mario, vedo che il tuo percorso di lettura con Volpone prosegue. Un autore a cui non riesco a interessarmi.
In risposta ad un precedente commento
Mario Inisi
15 Ottobre, 2019
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Da urbinate avevo questa lacuna da colmare. Di Volponi avevo un pessimo ricordo dalle mie letture giovanili. Rileggendolo mi ha colpito moltissimo lo stile e anche la conoscenza del mondo della fabbrica. Lo stile ha delle punte interessantissime. Però è una scrittura che soprattutto nel pianeta irritabile e nei racconti può infastidire per la pesantezza della materia, la continua descrizione di corpi, merda e cose del genere. A me disturbano queste cose, magari ad altri piace proprio questo. Mi disturba anche la descrizione dei personaggi come fossero corpi senza anima (sentimenti, affetti) ma solo fatti di istinto. L'uomo deve essere uomo se no se il protagonista non ha anima nè spessore psicologico (legato all'anima più che all'istinto), vado allo zoo invece che aprire un libro. Memoriale però è diverso sotto questo aspetto.
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