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Il secondo capitolo di una saga fantascientifica
Ecco Magellan, il secondo capitolo della saga Terminal War (fantascienza pura) di Sergio Altieri.
In Magellan, inevitabile proseguimento di Juggernaut, lo scrittore alza il livello dello scontro alla dimensione cosmica, trascinando il lettore al di là dell’inimmaginabile, fino all’ultima linea di confine tra l’umano e il non-umano. Un’atmosfera techno-gotica estrema.
La Terra è malata e quello che resta della umanità sembra marcio. Dopo che il Morbo Nero ha reso il resto del pianeta un deserto continuum di rovine bruciacchiate, dove il cielo è violaceo e il vento nero porta solo pioggia torrenziale e monsoni, quanto resta dell’umanità sta ancora provando a trascinarsi fuori dai postumi di una catastrofe planetaria. Sulla Terra, ormai, si vegeta in enormi:
“metastasi urbane da decine, a volte centinaia di milioni di abitanti”,
in un mondo senza regole e con una catastrofe annunciata: perché ciascuno sta morendo, ma rifuta di accettarlo.
Ma c’è un agguato: Karl Adrian Dekker è un hunter-killer (cacciatore-assassino), piagato dalle cicatrici del corpo e dell’anima, che ha troppe guerre alle spalle, che ha calpestato troppo sangue, ed è stato scelto perché il grande progetto Gottsckalk per andare tra le stelle è fallito. E di questo progetto non rimane che devastazione. Ma lui, forse, è ancora in grado di compiere l’ultima missione: nome in codice Progetto Magellan, con la più gigantesca nave spaziale mai concepita dal genere umano. Una missione destinata a rappresentare una svolta nella specie, una missione votata alla conoscenza, alla comprensione e al contatto con un'altra forma di intelligenza. Ma laggiù c’è un nemico che pare invincibile e una nuova guerra terminale, sta per scoppiare.
Altieri:
“un autore- culto della letteratura italiana di genere”,
con Magellan, il suo ultimo lavoro, scrive, ancora una volta, un’opera cult nel settore della fantascienza