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IRONIA IN ECCESSO
Cosa c’è al di là di questo mare? Un deserto.
E al di là di questo deserto? Trentamila persone.
Diversi anni fa decisero di rimanere sull’ultimo pianeta della Galassia, in una Colonia isolata. Perché decisero di non ripartire? Non lo sappiamo. Con l’energia razionata, il petrolio bandito e le spore del tabacco sterminate, questo sciame di coloni si costruì qui una vita. Ogni anno un varco di poche ore permette loro di scaricare i file di tutto ciò che nel resto dell’Universo progredisce, dal campionato di calcio agli aggiornamenti di avanzatissimi macchinari medici. Tutto ciò che per gli altri è passato, diventa il presente.
Nel futuro, tutto quello che ha inquinato i pianeti e minacciato la vita, è stato sradicato e proibito. Le auto non circolano, le scarpe sono di legno e i muli ancora tirano i carri. Tre bambini, un po’ per caso, un po’ per dileggio, ma soprattutto per noia, innescheranno una nuova era.
Il libro è suddiviso in brevi capitoli e in tre sezioni principali. Pennacchi scrive bene e scrive semplice ma mi ha perplessa. Il velo di ironia che copre tutta la storia mi ha infastidita. Se all’inizio della lettura può essere un piacevole valore aggiunto, quando si arriva a capire la strada che il romanzo imbocca, l’ironia soffoca. Mi è parsa fuori luogo, mi è parsa una presa in giro, mi è parsa anche un po’ scadente.
Il messaggio può arrivare distorto e poco chiaro, i personaggi sono realistici ma complessivamente dimenticabili e mi ha dato l’impressione di una pesca nel mucchio dei ricordi, un elenco enorme di marche, aziende e prodotti.
Prolissa parabola sui generis.