Dettagli Recensione
Non si muove di una virgola dal livello del primo
Se fate un giretto sul blog di Elisa Rosso, il messaggio che potrete trarre dalle risposte delle utenti (dico "delle" perchè sono quasi tutte femmine) sarà univoco: bisogna fregarsene delle critiche! Chi critica un libro lo fa solo perchè è un invidioso, uno scrittore fallito che non pubblicherà mai e che si accanisce sui libri altrui per invidia!
Certo, grande consiglio. Uno ti critica? Fregatene. La vecchia storia delle critiche che aiutano a migliorare è solo una cavolata.
Infatti, si è visto leggendo questo libro.
Ho deciso di leggere il secondo della saga de "Il libro del Destino" sperando che l'autrice, dopo aver letto le dure critiche che le erano state mosse - e soprattutto dopo che gli utenti di un blog che stimo tantissimo l'avevani sfidata a "duello", facendole notare (con ironia, lo so, ma sono il tipo di critiche che aiuta davvero, perchè rimangono più impresse) tutti i punti deboli del suo libro - avesse riveduto il suo stile di scrittura, la trama e i personaggi e soprattutto avesse cercato di rimediare agli errori che aveva commesso nel primo (e che è legittimo commettere a soli 12 anni, per carità, ma che l'editor doveva correggere!). Speravo che tutta l'arroganza con cui aveva risposto alle critiche fosse diminuita. Speravo che avesse smesso di considerarsi una "scrittrice prodigio" (perchè non lo è e mai lo sarà) e di ignorare a prescindere tutte le recensioni negative e che avesse iniziato ad accoglierle con umiltà.
Speravo. Ma non è successo nulla di quello che avevo sperato. Perchè in questo secondo libro, Elisa Rosso non solo non ha corretto gli errori, ma ha insistito ancora di più nel commetterli.
Un esempio lampante è la biblioteca di Batilan: già nel primo libro, l'autrice aveva scritto che Eynis sapeva leggere e scrivere, aveva letto molto e sapeva tante cose grazie alla biblioteca cittadina. Ok, perfetto, fino a qua non c'è problema. Il punto è che una biblioteca "ben fornita" (come viene specificato nel 2° libro) NON PUO' esistere in una città di contadini di un'epoca medievale! Come ci sono arrivati i libri? Chi li ha stampati? Con quale stampante e con quale inchiostro? Chi li ha scritti? Ma soprattutto chi, a parte Eynis, se ne serviva, visto che erano tutti contadini e non avevano senz'altro il tempo per leggere? Tutte domande senza risposta. Nel 2° volume, come dicevo, l'autrice ha insistito nel suo errore, preoccupandosi di specificare che la biblioteca era, appunto, molto fornita.
A parte questo, Elisa Rosso ha commesso un'altra sfilza di errori, oltre a quelli già visti, che non sto ad elencare, anche perchè li ho già scritti nella recensione al primo libro. Inoltre sono talmente tanti che non li ricordo nemmeno tutti.
Uno che mi è rimasto impresso è il capitolo in cui Jadifh si rompe l'ala. Ebbene, dopo poche pagine sembra non ricordarsi più di averla rotta e si comporta come se nulla fosse. Credo che ad un certo punto, addirittura, riprenda pure a volare tranquillamente.
Io una volta ho visto il padre di una mia amica che soccorreva un uccello che si era rotto un'ala, e vi assicuro che, anche dopo averla medicata, non è riuscito a muoversi per parecchi giorni. Jadifh, invece, dopo cinque minuti era già là che andava...
Avete visto anche voi, no? Le criti
che, come sostengono gli utenti del blog di Elisa Rosso, sono perfettamente inutili per migliorare! Di certo un "E' iL + BlLiXxImO lIbRo K aBbIa MaI lEtToOoooO!!!1!!1!!" aiuta molto di più ad imparare a scrivere.
Ma questo sembra che la stessa Elisa Rosso si rifiuti di riconoscerlo.
Lei stessa in un'intervista aveva dichiarato: "Anche adesso non ho paura delle critiche negative: anzi, le accolgo con piacere perché, se costruttive, mi daranno la possibilità di migliorare!"
Ma allora perchè, qualche giorno fa, la critica che avevo scritto sulla sua pagina di Facebook non è durata più di cinque minuti? E perchè a reagito così male alle critiche mosse dal blog che ho citato sopra, arrivando persino ad insultare una perfetta sconosciuta (notare che era stata la stessa Elisa a contattare l'deatrice del "duello", chiedendole esplicitamente di elencarle i punti deboli del libro!).
Per concludere, penso proprio che non leggerò il terzo libro, se non per farmi altre quattro risate per tutti gli strafalcioni. Prima di leggere "L'erede di Ahina Sohul" ero piena di aspettative. Sarà che io ho solo due anni in meno di Elisa, perciò ero stata incuriosita dal fatto che una mia quasi-coetanea avesse scritto un romanzo di oltre 500 pagine (peccato che riducendo il corpo di scrittura, l'interlinea e i margini, il totale sarebbe poco più di 180 pagine di Word. Niente a che vedere con il "capolavoro" che la PIEMME aveva tentato di propinarci), ma sono rimasta profondamente delusa. D'accordo che ci sono tantissimi ragazzi della sua età che non sanno nemmeno mettere insieme 20 righe di un tema, ma ce ne sono anche alcuni molto più talentuosi di lei e che si danno molte meno arie. Speravo che gli anni avessero aiutato Elisa a maturare il suo stile, ma mi sbagliavo: anche se ha 16 anni, rimane sempre una bambinetta che crede di essere chissachì solo perchè a pubblicato ben due libri e che non accetta le critiche e se la prende con chi le fa, ma soprattutto senza il minimo talento. Perchè quelli a cui si dà più peso sono pseudo-scrittori adolescenti che non sanno scrivere, mentre i VERI scrittori rimangono nell'ombra?