Dettagli Recensione
Sperare per cambiare
"Abbiamo i cellulari ma non abbiamo più i bambini".
Ho appena ultimato la lettura del libro di Tremonti e credo che sia un testo che merita di essere più che letto, studiato ed approfondito. I temi svolti sono molto attuali, i problemi affrontati ancora da risolvere e andranno a fare parte della politica che qualsiasi governo dovrà affrontare entro e non oltre il 2030.
Il libro è chiaramente un pamphlet politico nella migliore tradizione della saggistica anglosassone. Ho la vaga impressione che sia stato scritto molto velocemente tenendo bene in vista la scadenza elettorale. In effetti, lo stile è molto scorrevole, quasi giornalistico, ma questo non è un difetto in quanto lo rende fruibile anche da chi fa fatica ad addentrarsi nei discorsi tecnici sia della politica che dell'economia. Il che non è un male tenendo presente che anche il grosso pubblico deve abituarsi a partecipare alle grandi discussioni che coinvolgono una comunità nazionale, anche oltre i propri confini.
Sarebbe stato opportuno che l'autore avesse stilato alla fine del libro una bibliografia essenziale di riferimento, che facesse da guida per ulteriori approfondimenti. Visto il successo delle vendite, nulla vieta che in una nuova riedizione possa essere aggiunta anche in previsione di nuovi incarichi che l'autore andrà ad assumere nel prossimo futuro immediato dopo le elezioni.
In definitiva dirò che il libro è chiaramente un libro di "destra" nel senso antico, tradizionale e moderno del termine. Basta qui ricordare le sette parole-obiettivi sulle quali Tremonti basa la sua ricetta per superare la paura e alimentare la speranza per il futuro: valori, identità, famiglia, autorità, ordine, responsabilità, federalismo.
Idee chiare e forti sulle quali tutti i partiti avranno idee ed opinioni diverse. Tutti farebbero bene comunque a rifletterci su. Voglio dire su quello che Tremonti dice, per convincersi che sono idee nuove perchè in fondo sono antiche, e come si sa non c'è mai nulla di nuovo sotto il sole.
Il guaio è che gli uomini devono prima sbagliare per comprendere che le idee di prima erano quelle giuste. Non so se mi sono spiegato. Resta questo, comunque, un libro da leggere, anzi, da studiare. L'ho già detto. Studiare sia da destra che da sinistra.