Le affinità elettive Le affinità elettive

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martaquick Opinione inserita da martaquick    01 Settembre, 2019
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L'ANTIPATIA PER OTTILIA

Il secondo grande classico che ho scelto di leggere quest'estate è le affinità elettive di Goethe.
Che dire? Mi aspettavo di più, forse una trama più forte, invece il romanzo è quasi un'analisi di una coppia non più giovane che viene "rovinata" da che persone esterne. L'amico del marito, il capitano, entrerà in forte sintonia con la moglie, e la protetta di quest'ultima conquisterà il cuore di Edoardo, il marito.
L'autore ci dimostra come un uomo o una donna non possano quasi comandare il loro bisogno di trovare un'anima affine, una persona vicina che comprende sentimenti e necessità e passioni.
Non sono pienamente d'accordo con l'autore perché gli impulsi si possono dominare e anche le emozioni, basta volerlo. Anche se Goethe non ci dice se qualcuno è nel giusto o nel sbagliato , ci spiega solo i passaggi e i pensieri dei personaggi e da come cosa nasce cosa.
I protagonisti Edoardo ed Ottilia, ossia il marito e la ragazza di cui si infatua, non mi sono minimamente piaciuti, anzi ho trovato pesante leggere i loro capitoli; Carlotta, la moglie , mi ha ispirato subito fiducia e simpatia, una donna con i piedi per terra e con la fedeltà nel sangue, il Capitano invece mi ha lasciata indifferente.
Forse la forte antipatia per il personaggio di Ottilia mi ha rovinato la lettura che di certo è ricercata e ben strutturata, ma purtroppo non mi ha appassionato.

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Lyda Opinione inserita da Lyda    28 Febbraio, 2018
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Ponti o muri?

'Le affinità elettive' uscì nel 1809 quando l'autore - non più giovanissimo – si era già affermato in campo letterario e poetico.
Questo è il suo quarto romanzo.
Come nell'opera prima 'I dolori del giovane Werther', al centro della narrazione troviamo la passione focosa, l'amore smisurato e certo non sereno anzi forse quasi dannato, oltre a tutto ciò che talvolta può muoversi attorno a una coppia ufficiale ovvero dinamiche poco trasparenti, turbamenti, desideri repressi e idealizzazione della persona amata.
Edoardo e Carlotta si sposano in età matura (ma sempre nel pieno della virilità) e vanno a vivere in un castello immerso nel rigogliosissimo parco di loro proprietà godendo appieno del felice status di ricchi signorotti di campagna.
Tra progetti di ristrutturazione del podere e lunghe passeggiate ritempranti tutto sembra procedere serenamente almeno sino all'arrivo di un amico d'infanzia e di scorribande del barone e, subito dopo, della nipote adottiva della baronessa, tale Ottilia.
Da qui in poi le complicazioni saranno all'ordine del giorno e le vicende narrate si arricchiranno di colpi di scena dettati da nuove affinità caratteriali sino ad arrivare a tradimenti consumati o anche solo fortemente desiderati.
A quanto pare anche nel lontano settecento, pur in una società assai diversa dall'attuale e profondamente costipata dall'etichetta e dai giochi di ruolo stabiliti, l'amore muoveva ogni cosa, creando e consolidando così come pure distruggendo e devastando.
L'amore è il più potente motore del mondo e sempre lo sarà: costruisce ponti e abbatte muri con la stessa facilità con cui a volte si adopra per l'esatto contrario.

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catcarlo Opinione inserita da catcarlo    14 Gennaio, 2016
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Amore sotto la lente

Solo a un tedesco poteva venire in mente di applicare la chimica ai sentimenti umani in un romanzo che ha lo stesso titolo di un trattato scientifico riuscendo nel contempo così bene nel suo intento da farne un pilastro della letteratura di ogni tempo: Goethe credeva talmente tanto nel progetto da sciverne l’ossatura e la prima parte di getto per poi tornarvi sopra limando e integrando fino a dare all’opera la sua forma definitiva. Il libro è figlio dell’età matura del suo autore, lontano dagli ardori, ma anche dalla feroce critica sociale del Werther: quest’ulltima non manca, ma è più sottotraccia nella descrizione di un piccolo notabilato di provincia che non ha nulla di meglio da fare che contemplarsi l’ombelico. L’attenzione è comunque tutta dedicata ai personaggi e alle relazioni che vanno sviluppandosi fra gli stessi: Edoardo e Carlotta si sono rincorsi per anni e l’unione infine raggiunta in piena maturità pare il coronamento delle loro esistenze, ma la convivenza nella residenza di campagna con un amico di lui, il capitano in seguito promosso maggiore, e la nipote di lei Ottilia spariglia le carte. Edoardo si innamora ricambiato della ragazza, mentre un’attrazione più discreta è quella che nasce tra la moglie, meno irruenta del consorte, e l’ospite tanto versato in quei campi di cui lei si occupa in maniera dilettantesca, come la sistemazione della vasta tenuta circostante: una mutazione di legami analoga alla teoria scientifica spiegata dal padrone di casa in uno dei primi capitoli. Quando la situazione si fa insostenibile, Edoardo decide di partire: ha inizio da qui una seconda parte non altrettanto compatta, con il lungo episodio della fastidiosa rampolla di primo letto di Carlotta e le assai più efficaci pagine dedicate al giovane architetto innamorato, in segreto e senza speranza, di Ottilia. Il raccordo è nel piccolo Ottone, nato da una notte d’amore fra i coniugi entrambi con l’immaginazione altrove, che farà da catalizzatore alla tragedia finale che scoppia nel momento in cui Edoardo stabilisce di tornare: un’accelerazione di gusto romantico che porta i due innamorati a essere finalmente vicini nella cappella fatta decorare con cura da Carlotta mentre ai vivi non resta altro che la solitudine. Ispirato parzialmente dalla passione dello scrittore per la figlia poco più che adolescente di un conoscente, il romanzo è un’opera stratificata che sa unire il racconto delle passioni umane con un’osservazione fredda come quella del ricercatore scientifico e una sovente sarcastica tipica di chi indaga una società che non ama: il primo sa toccare le corde della commozione (laddove non esagera come nei capitoli conclusivi) venendo poi temperato dai momenti più riflessivi che Goethe esprime in proprio o, più avanti, affida al diario di Ottilia. Come anticipato, avvicinandosi la fine il tono muta stridendo con il resto del volume quando al bell’epilogo si poteva arrivare per vie che non richiedessero eccessive forzature, ma non ne viene intaccata la qualità di un libro che necessita di più letture per essere apprezzato in tutte le sue sfumature.

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ferrucciodemagistris Opinione inserita da ferrucciodemagistris    15 Ottobre, 2014
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Drammatiche circostanze

Premetto che quando mi accingo a leggere opere scritte dai cosiddetti “pilastri” della letteratura internazionale, le mie aspettative sono molto alte; Wolfang Goethe è la conferma.

A similitudine di quanto avviene nella disciplina chimica riguardo ad alcune sostanze che poste in contatto tra di loro subiscono una compenetrazione molecolare con influenza reciproca, anche nelle persone esiste una chimica mentale e spirituale tale da far nascere particolari passioni e sentimenti a cui è difficile resistere; secondo l’autore sono queste chiamate “le affinità elettive”.

Il romanzo narra, all’apparenza, una semplice vicenda: una coppia di coniugi maturi, Edoardo e Carlotta, che hanno entrambi un passato difficile, dedicano la loro esistenza alla cura della loro tenuta in campagna. Tutto procede tranquillamente fino a quando Edoardo decide di ospitare un amico – il Capitano – caduto in disgrazia e in cerca di sistemazione. La nuova situazione con l’arrivo del terzo “elemento”, appunto il Capitano amico di Edoardo, fa intuire a Carlotta la possibilità che questi possa diventare un pericoloso ostacolo per il rapporto con il marito. D’altro canto anche Carlotta deve risolvere un problema inerente una sua nipote orfana, Ottilia, che vive in un facoltoso collegio non consono al carattere troppo introverso della giovane; per questo motivo Carlotta decide di invitare la nipote nella tenuta di campagna.

Di conseguenza vivono insieme Edoardo con la moglie Carlotta, la nipote orfana, Ottilia, di quest’ultima e, infine, l’amico di Edoardo, il Capitano. Tali decisioni innescano le famose affinità elettive che determinano la passione di Edoardo per la giovane Ottilia da una parte, e dall’altra l’incontro passionale tra Carlotta e il Capitano…le risultanze di tale circostanza saranno drammatiche…

A differenza del normale innamoramento, le affinità elettive hanno una forza immensa, che sfugge alla razionalità, poiché stabilisce una totale sintonia o simbiosi tra le persone interessate; il raziocinio si annichilisce e prevale quel sentimento viscerale inconscio che quasi sempre produce disastri affettivi.

Un romanzo di profonda riflessione che va al di là della semplice storia d’amore, ma scava nell’animo umano scoprendo sensazioni celate di cui, in maniera consapevole, non vorremmo essere partecipi.

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Yoshi Opinione inserita da Yoshi    15 Dicembre, 2013
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Al cuor non si comanda..

"Il pensiero di ciò che stava abbandonando gli era insopportabile, diede ancora uno sguardo al mendicante "Oh, come sei da invidiare!" esclamò "Tu puoi ancora nutrirti della tua elemosina di ieri, non così io della mia felicità di ieri".

"Un cuore che cerca, sente che gli manca qualcosa; ma solo il cuore che ha perduto sento cosa gli manca."

Se dovessi riassumere il libro in una frase credo sarebbe: "Al cuor non si comanda"
Mi sono avvicinata a questo libro per puro caso e come al solito ne sono rimasta sbalordita.
Mi sono meravigliata molto per il tipo di scrittura attuale e per nulla complicata, che rende la storia scorrevole e piacevole da leggere.
I personaggi sono ben caratterizzati, anche se spesso ho notato una sorta di semplicità nella descrizione delle personalità, sono molto lineari e ben inquadrati quasi fossero tessere di un puzzle che si devono per forza incastrare perfettamente tra loro, altrimenti la storia non avrebbe senso.
L'ambientazione molto bella e come molti romanzi dell'epoca, saturi di vegetazione, dove il verde e i fiori la fanno da padrone.
Passiamo alle considerazioni personali.
L'ho letto mezzo in e-book (quando andavo fuori casa) e mezzo cartaceo e sconsiglio vivamente l'edizione della Giunti mentre consiglio quella della Oscar Classici Mondadori.
Il motivo è che nell'edizione della Mondadori, trovo abbiano usato termini più "romantici" e meno banali.
Quando leggevo l'edizione della Giunti mi sembrava di leggere una storia abbastanza banale e priva di sentimento.
Ma ovviamente è una considerazione personale.
Appena l'ho finito sono rimasta abbastanza senza parole nonostante il finale fosse abbastanza scontato (tranquilli, non rivelerò nulla!!), nel momento in cui mi sono messa davanti al pc per scrivere il mio parere mi sono trovata priva di giudizio.
Al momento non sapevo se mi era piaciuto oppure no, se mi aveva sconvolto o lasciata indifferente.
Tant'è che ho aspettato, ho lasciato sedimentare fino ad oggi.
E' una storia abbastanza semplice, a volte superficiale/contenuta, alcuni attimi di vita che sarebbero stati pieni di disperazione e tragedia nella normalità, si sono sviluppati come implosioni silenziose e personali, vietate al lettore e lasciate all'immaginazione.
Tutto gira intorno alla salvaguardia delle apparenze e fin dall'inizio il presagio di tristezza incombe e ti accompagna fino alla fine.
Ti fa rimanere sempre con le "antenne alzate", pronte a captare e assorbire momenti forti in crescendo, ma questo avviene inutlmente.
Ebbene si!
Solo alla fine capisci che tutto accade con linearità e senza picchi di disperazione o picchi di felicità.
Tutto sostenuto, come se il lettore e i personaggi insieme, fossero spettatori della storia che si sta leggendo e accetano ciò che arriva senza farsi travolgere ma facendosi passare attraverso.
Mi è piaciuto moltissimo, soprattutto per questo stile così diverso dalle aspettative, pieno di poesia e verità attualissime.
Non l'ho trovato un "inno al tradimento" tanto meno scandaloso o sconveniente (come ho letto anche altrove).
Per me è semplicemente il messaggio chiaro e ben definito che al cuore non si può comandare.

"Ma perchè prendere le cose tanto sul serio? E' forse per l'eternità tutto ciò che facciamo? Non ci vestiamo forse la mattina per spogliarci la sera di nuovo? Non partiamo per tornare? E perchè non dovremmo desiderare di riposare accanto ai nostri cari, non fosse che per un solo secolo?"

"Io credo che l'essere umano sogni solo per non smettere di vedere. Potrebbe capitare benissimo che un giorno la luce interiore uscisse da noi cosicchè non ne occorressero più altre."

"Nulla è più sicuro dell'arte per sfuggire al mondo e nulla è più sicuro dell'arte per unirsi ad esso."

"....cioè che l'immagine dell'uomo è l'unica che porti impressa in se, e in modo eccellente, la somiglianza con Dio. Ciascuno si occupi di ciò che lo attrae, gli da gioia e gli sembra utile; ma il vero studio dell'umanità è l'uomo."

"Ci lasciamo rinfacciare i nostri difetti, per essi ci lasciamo punire e sopportiamo pazientemente ogni sorta di guai; ma se solo dobbiamo rinunciarvi, perdiamo la pazienza."

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hyrpos Opinione inserita da hyrpos    01 Gennaio, 2012
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lezioni di strategia

Questo romanzo potrebbe, a prima vista, sembrare il racconto di un fallimento. Quello del tentativo di applicare la strategia alla psiche. L'abilità dell'autore è straordinaria ma non per questo aspetto. Piuttosto, pescando dalla propria biografia e da quello che crede aver imparato dalla vita Goethe tiene lezione. Anzi, adempie, con un grande esercizio di stile, ad un dovere "didattico": mostrare il sottile confine tra tecnica e arte e come lo scrittore-stratega debba continuamente attraversarlo, farci vedere quant'è bravo a manovrare sul campo i suoi soldatini, dotati di una psiche necessariamente semplificata. Lo stesso caso è un soldatino, degradato dal rango di generale per permettere al "giallista", dopo aver seminato ovunque gli indizi della tragedia, di portare a termine il compito con tanto di morale. E tuttavia il tutto sembra naturale. E questa è la grandezza cui andrebbe perdonata, se non la morale, la magnifica e rara pomposità.

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Desy81 Opinione inserita da Desy81    22 Agosto, 2011
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Le affinità elettive

Per la prima volta che affrontavo quest'autore, non ne sono rimasta pienamente soddisfatta.
La spiegazione quasi matematica a queste "affinità elettive" sembra solo una giustificazione al tradimento.
Il ritmo della narrazione sembra quasi studiato per riattrarre l'attenzione del lettore con qualche colpo di scena mentre il lettore si sta già assopendo con la descrizione degli ambienti o dello stato d'animo dei personaggi...

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Grana_tina Opinione inserita da Grana_tina    27 Aprile, 2011
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La storia è solo un pretesto

Fin da subito immergendomi in questa storia d'amore e di vita, e ritengo di non sbagliare nel chiamarla così, ho notato un paio di piacevoli stranezze...

Una, il ritmo della narrazione, solitamente gli autori creano suspance, aumentano il ritmo in maniera incalzante come accerchiando il colpo di scena...facendoci capire che sta arrivando qualcosa...Goethe mi ha stupito, un ritmo come il suo non l'avevo mai "sentito", mi ritrovavo davanti a una svolta senza neanche accorgermene, nel giro di un paragrafo si era svolto il fatto, 3 frasi in croce per descriverlo...come a dire "si questo è quanto ma non conta il fatto conta il percorso che ci ha portati fin qui e le sue conseguenze".

L'altra, è quella che a momenti l'autore faceva un balzo fuori dal racconto e come se avesse in mano una enorme lente d'ingrandimento metteva a fuoco qualcosa in particolare.
Il suo approccio con quello che stava succedendo ai personaggi diventava quasi scientifico e in effetti Goethe poteva permetterselo poichè studio praticamente tutto.
E ogni qualvolta lui mi esponeva una sua nuova teoria io non potevo fare altro che pensare "quanto è vero...e quali migliori parole per esprimerlo?...", tanto mi piaceva il suo dire che subito sentivo la voglia di farlo mio.

"L'uno e l'altra sanno conservare il ritmo insieme, anche se le singole battute non vanno all'unisono."

E così mentre mi lasciavo trasportare dagli intrecci amorosi e dai profumi del passato racchiusi in queste pagine mi scoprivo in trepida attesa della "lente di ingrandimento di Goethe", fino a capire che la storia che mi stava racconando Johann era solo un pretesto, un pretesto per poter dimostrare a tutti quello che lui aveva scoperto sull'uomo!

"Un cuore che cerca sente infatti che gli manca qualosa, ma un cuore che ha perduto sente la privazione di ciò che aveva."

Questo libro è poesia e scienza fuse insieme...mai letto nulla di simile.

Imperdibile a mio parere.

Granatina

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Ginseng666 Opinione inserita da Ginseng666    29 Gennaio, 2011
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Somiglianze e affinità fatali...

Storia di altri tempi, scaturita dalla mente di un genio come Goethe, narra la vicenda di una coppia apparentemente felice che decide di accogliere in casa la nipote di lei, giovane e fresca, di cui Edward si innamora perdutamente...
Da parte sua, Charlotte, la moglie perde la testa per il fascinoso capitano, pur riuscendo a mantenere un certo distacco, che la spinge a preferire il matrimonio alla tresca con l'amante..
I destini dei quattro personaggi si intrecciano e si confondono fino al tragico epilogo che lo scrittore ha creato secondo me come monito e ammonimento alla passione cieca...
Per essere sincera la storia mi è piaciuta anche se certi dialoghi fra Charlotte e Edward li ho trovati un tantino pesanti, che la filosofia e la morale dell'epoca mi pare eccessiva, ma sicuramente valutando l'insieme degli elementi che la vicenda reca come senso oscuro della passione e delle sue tragiche conseguenze, si può dire che si può leggere, tentando di abbattere il pregiudizio che rende il libro bloccato nelle nebbie
fosche dell'epoca.
La mentalità si sa era quella: guai ad avere una relazione fuori dal matrimonio!!
E l'autore non pare proprio possedere uno spirito innovativo.
Consiglio questo libro agli amanti delle letture classiche.
Con tutte le riserve che ho espresso.
Saluti.
Ginseng666

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elfina Opinione inserita da elfina    26 Gennaio, 2011
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Capolavoro

Quando andavo a scuola non ero una grande amante della lettura e quindi mi sono persa dei capolavori.
Ma sono contenta di gustarli ora!!
Mi sono avvicinata a questo titolo incuriosita dalle recensioni trovate qui su qlibri.
E devo ammettere che ho fatto bene.
Un "romanzo" bello!!! Mi è piaciuto soprattutto perchè questi amori impossibili si intrecciano e direi incastrano a pennello con l'arte in tutte le sue sfacettatudini: la musica, la pittura, il teatro, l'architettura. Senza tralasciare naturalmente la chimica che dà vita al titolo "Le affinità elettive".
Niente è banale, ogni minimo particolare è ricercato perchè il lettore si appassioni e diventi spettatore di un'opera d'arte completa.

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pinucciobello Opinione inserita da pinucciobello    12 Giugno, 2010
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Affinità .... distruttive ?

Avevo letto che questo romanzo faceva parte, insieme a "Guerra e Pace" di Tolstoj e le "Illusioni perdute" di Balzac, della triade dei romanzi più belli dell'ottocento. Secondo me dei tre è il meno affascinante, anche se indubbiamnete molto ben fatto, ma il lettore non viene completamente catturato come avviene, invece, per il testo di Tolstoj (è da considerare che ci sono anche una settantina di anni di differenza tra le date di pubblicazione dei due testi, e settanta anni di scrittura romantica hanno un indubbio peso). La storia si basa sull'intreccio delle vicende sentimentali di quattro personaggi, (struttura copiata, tra gli altri, anche da Henry James ne "La Coppa d'oro" o Milan Kundera in "L'insostenibile leggerezza dell'essere") fino all'epilogo inevitabilmente tragico. Ovviamente, trattandosi di un capolavoro assoluto, ci sono pagine meravigliose ed incredibilmente moderne, i personaggi sono descritti alla perfezione (personalmente parteggio per il Capitano), ma ci siamo abituati a questi livelli. Assolutamente da leggere

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