La metamorfosi La metamorfosi

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68 Opinione inserita da 68    08 Mag, 2020
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Destino ineluttabile

Nella” Metamorfosi “ Franz Kafka mostra e riflette il crudele e immodificabile destino di un uomo rimasto solo, appiedato da una spaventosa mutazione fisica che vede affievolirsi sogni e desideri nel cuore di una essenza del tutto umana, sconfitto dal proprio confronto con una società ed un tempo ostili, indifferenti, percorso da un dolore individuale e da una sofferenza che lo ritraggono in una accettazione inderogabile di un destino e di un sacrificio necessari.
Un racconto che sintetizza e mette a nudo temi complessi, il senso dell’ assurdo che riempie ogni cosa, la marginazione ed esclusione propria del mondo ebraico, il conflitto edipico, un profondo senso di disagio che ha la voce interiore di Gregor Samsa, un commesso viaggiatore che vede il futuro e scopre la disumana indifferenza del presente.
Un incipit incredibile, improvviso, inaspettato, tanto disumano nella forma e tanto umano nella essenza, chiedendosi che cosa sia potuto accadere, riferendosi ad un istinto di sopravvivenza quantomai vivido. C’è una parvenza di normalità, un senso di dignità, una possibile malattia dietro la quale nascondersi, assentarsi, ma le proprie fattezze sono del tutto mutate e di umano si conserva un animo in grado di provare sensazioni e sentimenti con un filo di voce che va dissolvendosi.
I propri affetti più cari, quella famiglia in difficoltà amata e sostenuta economicamente, sembrano preoccuparsi della assenza di Gregor, attenderne un cenno, percepire e giustificare il suo stato di prostrazione, ma dura poco, la scoperta della verità cambia le carte in tavola, nega, evita, allontana, sguardi posati su altro, accentuando il proprio senso di lontananza in un paesaggio desolato irrealmente reale.
La claustrofobica permanenza in una stanza spogliata e dissolta, nascondendosi, cercando di conservare qualche ricordo, la progressiva dipartita della sorella Grete, che pareva accettare e comprendere, lo sguardo dei genitori, la paura ed il disprezzo nei loro occhi, le violenze subite, tutto pare indirizzato a incomprensione e indifferenza, e allora, oppresso e logorato dai sensi di colpa, indebolito e ferito nel corpo e nell’ animo, Gregor continua a strisciare e a nascondersi.
Nonostante il suo attuale aspetto misero e disgustoso non è un nemico, ma chi può occuparsi di lui oltre lo stretto necessario in una famiglia logorata dalla disperazione e dall’ idea di essere vittima di una disgrazia senza uguali?
Una ferita che riprende a dolere quando la madre dice “ chiudi quella porta, Grete, “ ed egli si ritrova di nuovo al buio, immerso in una sporcizia non rimossa.
Sarà l’indifferenza, una quiete domestica ristabilita in sua assenza, la sua cancellazione di fatto ad indirizzarne il lento cammino in una statica assenza definitiva.
Gregor Samsa e’ costretto a rimpicciolire, denigrarsi, dissolversi, insieme alle proprie parole ormai incomprensibili in un tempo che lo ha escluso, incontrando un destino segnato ed accettato, in cui per lui e per l’ insetto che e’ non esiste alcuna forma esprimente.

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Mian88 Opinione inserita da Mian88    01 Mag, 2020
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Gregor e la solitudine umana

Tutto ha inizio in una mattina come tante in cui Gregor Samsa, al suo risveglio, non avrebbe dovuto far altro che prendere un treno per recarsi in una destinazione per ragioni di lavoro. Tuttavia, qualcosa va storto perché al suo destarsi quel corpo umano, a cui è abituato, sembra essere scomparso per essere sostituito da quello di un insetto di proporzioni smisurate e dubbia piacevolezza. Ad una prima reazione di stordimento segue una sempre maggiore consapevolezza, circostanza, questa, dettata anche dalla famiglia che, una volta resasi conto dell’accaduto, lo blinda in camera. Mentre i pensieri del ragazzo si rivolgono ai propri cari e si interrogano sul come poterli aiutare ora che economicamente non può più mantenerli, quelli di questi ultimi sono nettamente più negazionisti ed egoisti nonché refrattari alla presenza di quello scarafaggio in cui il giovane si è tramutato. Il loro unico pensiero sembra essere quello di tenerlo nascosto il più a lungo possibile. Gli stessi gesti della sorella che all’inizio sembrano essere dediti al prendersene cura si trasformano, con il passare dei giorni, arrivando ad una vera e propria negazione di qualsivoglia rapporto o legame con lui. L’effetto è destabilizzante sul lettore che assiste inesorabile a questo abbandono e a questo istinto refrattario senza nulla poter fare. L’epilogo è a sua volta molto forte e ha un gusto amaro che permane anche successivamente alla lettura.
Kafka, con questo breve racconto, tocca molteplici tematiche che vanno dall’alienazione e spersonalizzazione dell’individuo all’egoismo e all’ingratitudine passando per i rapporti familiari tra padre-figlio, il senso di angoscia, l’ambiguità, lo spiazzamento, lo sconforto innanzi all’impossibilità. Nel tutto spiccano anche l’allegoria e la metafora che vengono usate per evidenziare la loro ambivalenza e la loro enigmaticità.
A far da padrone è ancora il comportamento umano. Questo viene descritto in una accezione non positiva rimarcando il proprio significato sul come spesso i legami, gli affetti, i rapporti, siano di fatto dettati da ragioni di convenienza. Gregor nel suo piccolo ne è una riprova: nel momento in cui da uomo che lavora e che sostiene la famiglia diventa un peso, da quest’ultima viene disprezzato. La sua dipartita, non a caso, viene vissuta come un sollievo, quale una possibilità di rinascita per quegli individui che per mesi hanno dovuto a causa sua lavorare, dare a pensione la propria abitazione ma soprattutto convivere con quella bestia orrenda.
L’allegoria prevalente risiede, infine, nell’emarginazione del diverso che viene evidenziata attraverso la ripugnanza suscitata dal protagonista e dall’incapacità degli umani che lo circondano di instaurare un rapporto con lui. Questa, almeno, è stata l’interpretazione principale data al testo anche in considerazione dello stesso rapporto conflittuale vissuto dal letterato con il proprio nucleo affettivo per quella tendenza di questi a soffocare l’indole artistica che gli era propria. Altra successiva interpretazione si radica nella definizione della metamorfosi quale una rappresentazione dell’etica e della lucidità che trasforma l’uomo in una bestia.
A prescindere dall’interpretazione data, “La metamorfosi” è un testo che suscita molteplici riflessioni in prima lettura e in caso (come questo) di rilettura. Uno scritto breve sul quale interrogarsi e con il quale interrogarsi.

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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    27 Ottobre, 2019
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Le zampette dello scarafaggio

Metto uno alla piacevolezza, poichè leggere un libro, dove si ha sempre in testa che a riflettere c'è uno scarafaggio, insomma non è che sia così godurioso.....
Per il resto è sempre il solito buon Kafka, che a differenza dei suoi tre monumentali: Processo, Castello, America, qui ha voluto esprimere la sua cupezza, la sua visione oscura della realtà, attraverso poche pagine.
Non per questo i risvolti psicologici e sociali sono inferiori agli altri tre romanzi.
Il titolo originale è: la metamorfosi di un commesso viaggiatore.
Cosa accadrebbe se uno si risveglia trasformato in insetto.
Ora forse, il nostro scrittore ha preso spunto da il "Naso" di Gogol, dove anche li uno si scopre all'improvviso trasformato nel suo aspetto fisico.
La paura di tutti noi, di non piacere più al prossimo, di imbruttirci, invecchiare, all'improvviso non risultare più gradevoli alla società che ci ha accolto.
Naturalmente qui si arriva allo stremo, con dei passaggi del romanzo, francamente molto duri e che in Spagna direbbero: "me da asco"... mi fa schifo...
La scena per esempio di quando gli tirano al povero enorme bacarozzo una mela in uno sterno, a me ha fatto venire i brividi... poi lo scrittore, essendo genio, riesce proprio a farti entrare nella psiche disturbata dell'insetto uomo...
Il film che ha ripreso il tema trattato dal libro, a mio parere è la "Mosca" di Cronemberg altra pellicola disturbante e a tratti schifosa proprio, ma che tratta bene o male lo stesso tema.
Alla fine la domanda è sempre la stessa: ma le persone che ci vogliono veramente bene, o che sembra ci vogliano veramente bene, come reagirebbero se da un giorno all'altro perdiamo la nostra piacevolezza e bellezza di persone? ci sarebbero ancora vicino? ci vorrebbero ancora bene? sarebbero disgustate? ci caccerebbero? la risposta purtroppo non ci conforta...

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martaquick Opinione inserita da martaquick    23 Gennaio, 2019
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AMAREZZA

Il primo romanzo di Kafka che leggo e devo dire che lascia il segno.
Questo breve racconto di un uomo che si sveglia e si ritrova trasformato in uno scarafaggio gigante potrebbe essere banale e assurda, invece Kafka la rende drammatica e amara.
Il protagonista, Gregor, un grande lavoratore che mantiene padre, madre e sorella scopre di non poter più fare nulla, essendo diventato un grosso insetto.
Quello che mi ha colpito subito dal racconto è stato che Gregor non è preoccupato del suo stato ma più che altro di non poter recarsi al lavoro e successivamente del controllo da parte dei suoi superiori.
L'uomo si sente impotente e non riesce nemmeno a farsi capire. Quando la famiglia scopre cos'è diventato reagiscono chiudendolo nella sua camera con un grande senso di vergogna. Quello non è più il loro amato figlio ma una brutta bestia.
I genitori dovranno riadattarsi alla vita lavorando per sopravvivere non avendo più i soldi del figlio e perdendo la loro agiatezza, una ulteriore disgrazia per la famiglia dopo quella di avere un mostro per figlio.
Gregor é annichilito, origlia dalla porta i litigi familiari causati dalla sua condizione e pian piano inizia inconsapevolmente a morire mangiando poco e vivendo in un ambiente sporco.
La sorella che inizialmente sembra cercare di accudirlo in qualche maniera, in seguito lo aborrisce non volendo nemmeno più pronunciare il suo nome; Gregor essendo molto attaccato alla sorella sente sempre più l'esigenza di morire.
L'epilogo che vuol quasi sembrare felice dimostra invece quanto l'umanità è insensibile.
Questo romanzo mi ha lasciato tanta amarezza e tristezza leggendo tra le righe la solitudine dell'uomo, la malattia per i soldi e lo status sociale, l'industrializzazione della vita dedicata al lavoro e al guadagno, l'essere spesso incompresi ma comunque in qualche modo attaccati alla vita.
Lo consiglio!

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kafka62 Opinione inserita da kafka62    27 Febbraio, 2018
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UNA STRAZIANTE ALLEGORIA DELL'ALIENAZIONE

Una delle tematiche più caratteristiche e riconoscibili delle opere di Franz Kafka, a partire dai primi racconti fino ad arrivare ad “America”, è sicuramente l’alienazione dell’individuo. Siccome la realtà viene quasi sempre a trovarsi su un piano di alterità e incomunicabilità, l’uomo kafkiano si smarrisce, diventa incapace di percezioni irrefutabili e rassicuranti e, conscio del suo incommensurabile distacco dalla ragione ultima dell’esistenza, diventa preda della più orribile e angosciosa estraniazione. Questo lancinante processo di alienazione da se stessi e dal mondo è descritto con allucinata lucidità nel suo racconto più celebre e probabilmente più riuscito, “La metamorfosi”. Trasformando Gregor Samsa in un insetto schifoso, Kafka materializza la condizione di chi, non sapendo abbandonarsi alla corrente vitale con slancio e rimanendo apaticamente in disparte nei confronti del mondo pulsante di energia, si rinserra come una testuggine e ad altro non aspira se non alla propria autodistruzione. E’ importante osservare che Gregor, fin dal principio del racconto, non fatica ad accettare la sorprendente situazione di essere diventato uno scarafaggio, non si meraviglia né si addolora, ma minimizza in continuazione ciò che gli è accaduto. Alla vista del suo ventre arcuato e delle numerose sottili gambette che si agitano tremolanti dinanzi ai suoi occhi, la sua unica reazione è un leggero moto di sorpresa. Ma un istante dopo egli già pensa: “Che avverrebbe se io dormissi ancora un poco e dimenticassi ogni pazzia?”, finendo poi per indugiare in riflessioni sulla pesantezza del lavoro e sulla fatica di “queste levatacce che istupidiscono completamente”. Con torpida e supina acquiescenza, egli cerca pateticamente di dare ordine agli straordinari fatti di quella mattina, trasformandoli per ciò stesso in fatti orribilmente quotidiani. Il comportamento di Gregor è in realtà un inconscio desiderio di cancellare la propria coscienza e di spogliarsi per sempre delle insopportabili responsabilità dell’esistenza: “Egli era desideroso di conoscere quel che avrebbero detto, vedendolo, quegli stessi che ora così insistentemente chiedevano di lui. Se si fossero spaventati, allora Gregor non aveva più nessuna responsabilità e poteva starsene tranquillo”. Con il trascorrere del tempo, assistiamo al progressivo allontanamento di Gregor dalla realtà: giorno dopo giorno, prigioniero di una orribile claustrazione, egli distingue con sempre minor chiarezza gli oggetti intorno a lui mentre la tenebra si impadronisce della stanza. Il mondo esterno, simboleggiato dall’ospedale di fronte, è cancellato nella nebbia (“se non avesse saputo che abitava nella Charlottenstrasse, avrebbe anche potuto credere di guardare dalla sua finestra in un deserto, in cui il cielo grigio e la terra grigia si riunivano senza lasciarsi distinguere”), ed anche il tempo non esiste più, al punto che Gregor non sa se Natale sia già passato oppure no. L’io di Gregor si ottenebra così nell’ottusità del corpo. Kafka si sofferma a descrivere minuziosamente le quotidiane occupazioni di Gregor-insetto, come le passeggiate sui muri o la degustazione dei cibi che la sorella gli porta: l’efficacia del simbolismo del racconto risiede infatti proprio nella sua perfetta fusione con l’oggetto della narrazione, che evita di fare della metamorfosi una trovata meramente letteraria. Fino alla fine comunque Gregor conserva una sensibilità molto delicata, tanto è vero che egli è l’unico a rimanere affascinato dalla musica del violino che la sorella suona davanti ai pensionanti. Il suo progressivo ottenebramento non è quindi un graduale prevalere degli istinti animali su quelli umani, bensì uno sfibrato abbandono al proprio stato di escluso.
Il racconto suggerisce a questo punto una interessante chiave di lettura. La storia della trasformazione di Gregor non è solo la rappresentazione di una volontaria e masochistica autodistruzione, ma anche la descrizione di una straniante vicenda di emarginazione. Il personaggio di Gregor è infatti il simbolo di tutti i paria dell’umanità, cioè di tutti quegli esseri umani, dai pazzi agli anziani, dagli omosessuali ai disabili, che una società sempre più egoistica e superficiale mette continuamente e crudelmente da parte. Gregor infatti vuole sì annullarsi e farsi dimenticare, ma vuole nello stesso tempo e con pari determinazione lanciare un messaggio di aiuto. Ne “La metamorfosi” si adombra una insospettata dimensione morale, che consiste nell’irresolubile dissidio tra il bisogno di amore e l’impossibilità di essere amato. I familiari di Gregor, dopo la disgrazia, non riescono più a vedere al di là della sua forma immonda quella sostanza umana che pure vive ancora in lui e che potrebbe essere salvata con un incondizionato atto d’amore. Il padre, come si è già visto, reagisce con un violento rifiuto, come se la trasformazione del figlio fosse il segno tangibile della sua colpa; la madre, che interviene solo per placare gli animi esacerbati dal rancore e dall’insofferenza, non sa provare per Gregor che una sterile commiserazione; la sorella Rita, infine, pur essendo l'unica ad avere un sia pur limitato rapporto con Gregor, non fa che consacrare "nella sua bontà" la sua nuova natura animale, e al termine del racconto è proprio lei a decretare il tremendo verdetto di condanna: “Non voglio fare il nome di mio fratello dinanzi a questa bestiaccia, e perciò dico solo: bisogna cercare di liberarsene… Via deve andare, questo è l’unico mezzo, babbo. Tu devi soltanto liberarti dal pensiero che sia Gregor”. Lo spostamento dei mobili dalla sua stanza toglie a Gregor l’ultimo residuo contatto con il mondo, precludendogli per sempre la strada del ritorno alla normalità. Per salvare la serenità della famiglia, verso la quale ha sempre conservato un commovente affetto, a Gregor non resta che scomparire, farsi definitivamente da parte. “La metamorfosi”, questa orripilante favola sulla mancanza di amore, si conclude così, inevitabilmente, con la morte del protagonista. E’ una morte narrata senza clamore né pathos: “Rimase in questo stato di meditazione vuota e tranquilla sinché l’orologio della torre non scoccò le tre di notte. Visse ancora tutto il tempo che il cielo mise a rischiararsi fuori della finestra, poi il suo capo senza volere si chinò, e debolmente gli sfuggì dalle narici il suo ultimo respiro”.
La morte di Gregor, così straziante nella sua totale assenza di dolore, ci appare come un testamento poetico di ineguagliabile bellezza. “Abbiamo bisogno – disse un giorno Kafka – di libri che abbiano su di noi l’effetto di una sventura, che ci diano molto dolore. Un libro deve essere come una scure piantata nel mare di ghiaccio che è dentro di noi”. Con “La metamorfosi”, mostrandoci la morte della nostra anima cui è preclusa l’agognata redenzione, Kafka ci ha effettivamente fatto male, ma nello stesso tempo ci ha offerto l’immenso conforto di una guida affettuosa, di una luce capace di condurci attraverso l’assurdo deserto dell’esistenza. Come Gregor Samsa, Kafka si è sacrificato per noi, addossandosi le nostre angosce e le nostre pene per salvarci dalla condanna: “E tu sei sveglio, sei uno dei custodi, trovi il prossimo agitando il legno acceso nel mucchio di stipe accanto a te. Perché vegli? Uno deve vegliare, dicono. Uno deve essere presente”.

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Rebel Luck Opinione inserita da Rebel Luck    13 Marzo, 2016
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Un classico malato di virus moderni.

Un classico malato di virus moderni.
La cultura del lavoro.
L'ossessione.
Il rispetto.
Non sentirsi mai all'altezza.
La responsabilità nei confronti di chi dipende da noi.
la responsabilità opprimente, nei confronti di chi dipende da noi.
Non sentirsi mai all'altezza.
Non sentirsi mai adeguati.
Non sentirsi mai all'altezza del proprio padre.
La paura di non riuscire mai ad essere "lavoratore" come lui.
Le responsabilità nei confronti di tutti gli impegni presi.
La cultura stessa del dovere impressa a lettere maiuscole nella nostra corteccia celebrale.
Lavoro, lavoro, lavoro.
La solitudine dentro.
L'essere solo in mezzo alla gente.
Il non essere mai adeguato.
Il non sentirsi mai adeguato.

...

Gregor, lavora troppo ed è stressato da questo, è schiacciato dalle responsabilità lavorative e dai doveri familiari. E' schiavizzato dal suo datore di lavoro, anzi peggio è schiavizzato dal suo stesso lavoro.
Dopo una notte tormentata da incubi, il protagonista si sveglia trasformato in un essere mostruoso, uno scarafaggio gigantesco orrendo, scoordinato, zampettante, che secerne liquidi appiccicosi.
E di cosa si preoccupa? Del lavoro cazzo! Del non poter andare al lavoro porca vacca!
Non pensa "porca vacca che cazzo mi è successo porca..." No lui si preoccupa che non arriverà in tempo sul lavoro, lui si preoccupa che metterà in imbarazzo la sua famiglia.
Per tutta la durata del racconto il suo aspetto non lo preoccupa mai personalmente, ma solo se riflesso negli occhi dei suoi familiari, è un problema solo perché sente di deluderli, sente di metterli in una situazione difficile, imbarazzante...
Il male di vivere moderno si esplicita nel protagonista con una trasfigurazione di quello che lui già era: uno scarafaggio.

Profondamente contorto.
Un classico malato di virus moderni.
Il racconto mi ha guardato dentro e mi ha trovato spaccato e malato, pieno di pus febbricitante quanto lui.

Chiudono e completano la "piccola raccolta", i racconti minori "Contemplazione" (una specie di raccolta di pensieri e situazioni apparentemente slegate tra di loro); "La condanna" (Che annichilisce per il finale assurdamente cattivo) e "Il Fochista" (Che vuole forse, essere una metafora di come, quando siamo soli, ci aggrappiamo alle persone che ci accolgono come a dei salvagenti.). Decisamente di qualità e contenuti inferiori, rispetto all'ineguagliabile Metamorfosi.

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America.
Lettera al padre.
Il processo.
Fight Club.
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    17 Agosto, 2015
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C'è un bacarozzo in ognuno di noi

Gregor si sveglia trasformato in uno scarafaggio. Dopo un primo esame della sua nuova morfologia pensa come penseremmo tutti di avere le allucinazioni e si dice che se gli altri vedendolo non scappano vuol dire che tutto è normale. Ma anche quando questo succede ed ha la conferma della sua trasformazione in insetto si stupisce abbastanza poco. Non si tormenta chiedendosi perchè proprio a lui, non cerca di togliersi la vita, non si affanna per trovare suoi simili. Si rassegna. Si preoccupa solo di non infastdire troppo quella famiglia che vive alle sue spalle. Una famiglia il cui unico pensiero è nascondere quell'essere: non un consulto con un medico, uno stregone, un prete.
Questo libro è stato interpretato in molti modi e sicuramente in tutti c'è un fondo di verità. La cosa che ha colpito me è la solitudine di Gregor, mi ha rattristato il fatto che quasi quasi ha trovato maggiori soddisfazioni ella sua vita da scarafaggio che in quella di uomo. L'altra cosa su cui porrei l'accento è il suo anmo altruista. Neppure questa condizione l'ha distolto dal continuare a preoccuparsi per la sua famiglia. Perchè li ha lasciati senza sostentamento, perchè li disgusta, perchè è un peso.
La trama mi è piaciuta e ho trovato simpatico il modo di immedesimarsi nel bacarozzo, descrivendo il rapporto di questo sfortunato ex commesso viaggiatore col suo nuovo corpo, con le nuove oppportunità motorie e ill dspiacere per quelle perse.

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Kaonashi Opinione inserita da Kaonashi    09 Luglio, 2015
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Immenso nella sua brevità

Eviterò le tipiche introduzioni su trama e autore, tanto li conoscete tutti e sprecherei soltanto il vostro tempo. Andrò direttamente al sodo e cercherò di farlo il più brevemente possibile: la Metamorfosi è un racconto sconvolgente.

E non è affatto sconvolgente per quello che narra. Anzi, ne “La Metamorfosi”, eccetto per l’introduzione, le brevissime evoluzione psicologiche dei protagonisti e il finale, non accade praticamente nulla. E se ho dato 3 stelline al contenuto è proprio per segnalare questo: non è un difetto, non è neanche una carenza, è una proprietà intrinseca del racconto stesso, quella di avere ben poco in ambito contenutistico (perlomeno esplicito, ma a questo ci arriveremo più avanti). Cosa rende, quindi, un racconto cosi breve e cosi prevalentemente descrittivo cosi sconvolgente? Non è quello che viene narrato, non è il “cosa”, è il “come” a renderlo tale. Mai letto prima d’ora un autore capace di scrivere con tale asciuttezza, volontariamente freddo e distaccato come Kafka. La breve vicenda, ricca di particolari, ci è narrata con una tale quasi indifferenza da parte di Kafka, al punto tale da permeare quasi il racconto a tratti di un’ironia nera tutt’altro che universale e facilmente rilevabile, ed è questo che rende un racconto che di per sé sarebbe soltanto ottimo un capolavoro che merita di essere ricordato negli anni. In passato lessi definire lo stile di Kafka “asettico”, penso sia la definizione più adatta.

Prima parte della grandezza de “La Metamorfosi” è dunque lo stile, la seconda è rappresentata dal tema dell’alienazione che riesce cosi sottilmente ed allegoricamente ad affrontare. Impossibile che la vicenda di Gregor non porti il lettore a ragionare sul significato intrinseco della trasformazione del suddetto in un insetto. Gregor è, niente più e niente di meno, un escluso dalla società per le differenze che lo caratterizzano dalle stesse. E’ compreso, ed in parte accettato dalla famiglia, unico rifugio in cui un soggetto in queste condizioni può rintanarsi, ma è rifiutato da chi non lo comprende e da chi non accetta la sua diversità da loro. Il difficile rapporto di Gregor sia con la famiglia che con gli altri soggetti che si trovano ad osservarlo in quelle condizioni rispecchia anche in parte il difficile rapporto di Kafka col padre (leggasi: Lettera al padre), qui evidenziato nella figura di un genitore che gradualmente inizia a disprezzarlo sempre più, non conferendogli quell’affetto e quell’attenzione di cui ogni figlio necessità. E’ cosi che Gregor diventa non solo fisicamente, ma anche mentalmente diverso. L’isolamento lo rende il suo peggior alter ego, rendendolo ciò che egli stesso non vorrebbe essere. Si potrebbe parlare per giorni di tutti i rimandi allegorici e storici a cui “La Metamorfosi” può essere ricondotto. La grandezza di un classico, mi piace ripetere, è saper affrontare tematiche che negli anni sembrano sempre attuali, tematiche che sopravvivono nei secoli. Gregor è un bambino vittima di bullismo. Gregor è un clochard. Gregor è un uomo ingiustamente accusato di un crimine non commesso. Gregor è un figlio a cui non viene permesso di uscire di casa. Gregor è tutto ciò che ognuno di noi, almeno una volta nella vita, abbiamo avuto modo di essere.

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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    18 Dicembre, 2014
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Tra metafora e realtà, la solitudine dell’uomo

Opera fondamentale per tutta la cultura del ventesimo secolo, La metamorfosi di Kafka, è stata ampiamente commentata sin dalla sua pubblicazione.
Certamente di grande aiuto per la sua interpretazione si rivela la lettura dell’amara “Lettera al padre”, in cui emerge in tutta la sua dimensione negativa il difficile rapporto tra lo scrittore e il dispotico genitore, il cui animo rozzo non era certo in grado di cogliere e gratificare la personalità sensibile del figlio.
L’inaspettata e improvvisa metamorfosi del giovane Gregor in scarafaggio, insetto immondo che vive nella sporcizia e di essa si ciba, si rivela subito come la metafora di quella condizione di assoluta solitudine in cui si trova l’uomo, in particolare l’artista, costretto a vivere in un mondo volgare in cui non si riconosce e di cui non desidera fare parte. L’istintiva ripugnanza che Gregor suscita nei suoi familiari accentua l’impossibilità di stabilire con essi un rapporto. La pietà stessa della sorella sarà di breve durata. Egli dunque si sentirà sempre più ai margini, escluso da quel mondo di cui pure aveva fatto parte. Prigioniero del suo corpo, diventerà straniero nella sua casa. La collera paterna gli impedirà di parlare. Qui la metafora è esplicita. La volgarità del mondo che lo circonda impedisce all’artista qualsiasi forma di espressione. La negazione della parola è la negazione della letteratura. La scelta di Kafka di rappresentare Gregor trasformato in un insetto ripugnante accentua il senso dell’incomunicabilità dell’arte e dunque del fallimento della sua stessa funzione. Gregor ha ribrezzo per se stesso, si considera la manifestazione della degradazione dell’uomo.
Il tema dell’alienazione e dell’incomunicabilità è stato ampiamente affrontato successivamente da autori di grande rilievo. Si pensi al romanzo dell’assurdo, all’Etranger di Camus, o a un’opera come l’Ulisse di Joyce, la cui stessa forma vuole essere testimonianza della difficoltà di stabilire un rapporto artista-società.
Si pensi infine a un certo cinema degli anni sessanta, a Blow up o a Deserto rosso di Antonioni. Anche qui domina una visione pessimistica della realtà umana, vi è una ricerca spasmodica da parte dell’artista di giungere all’essenza delle cose. È la rappresentazione del fallimento esistenziale dell’uomo e della sua arte.

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LucaA_ Opinione inserita da LucaA_    21 Settembre, 2014
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Un percorso di "non-identità"

“Quando Gregor Samsa si risvegliò una mattina da sogni tormentosi si ritrovò nel suo letto trasformato in un insetto gigantesco.”
Così comincia uno dei racconti più famosi di Franz Kafka, La Metamorfosi.

Gregor Samsa è commesso viaggiatore, lavoro che non sopporta e che svolge per pagare il debito della famiglia nei confronti del suo principale.
Paradossalmente, dopo l'inverosimile accaduto, egli si sente tormentato da futili problemi e sembra quasi indifferente nei confronti della sua nuova orrenda condizione. Inoltre, con una noncuranza completamente priva di logica, non cerca né di spiegarsi il perchè della sua trasformazione né di capire cosa succederà nella sua vita, ma tutte le sue preoccupazioni sono legate alle reazioni della famiglia e al suo posto di lavoro.
La famiglia, ad esclusione del padre, impone a se stessa una disorientata e agonizzante sopportazione della “non-identità” del protagonista, la cui condizione viene vissuta come un macigno da cui sembra impossibile liberarsi.

Attraverso una sequenza di eventi che sembrano essere punti di un percorso a spirale, il protagonista assume sempre di più sembianze sgradevoli e degne di disprezzo, a scapito di quelle umane. La trama viene srotolata dall'autore in un crescendo irreale di fatti, narrati attraverso uno stile freddo, spietato e di disarmante compostezza.

Ancor prima della sua trasformazione, la vita di Gregor è pura schiavitù, dalla quale non ha il coraggio di liberarsi: la metamorfosi è così una metafora della sua condizione stagnante e deleteria, della sua emarginazione e dell'incapacità di ritagliarsi uno spazio degno di soddisfazione nella società.
L'assurda metamorfosi del protagonista rende fisicamente reale il disprezzo del protagonista per la sua stessa vita e annichilisce la sua capacità di comunicare, l'importanza della sua persona e la tranquillità di chi gli sta intorno.
La travagliata interiorità di Gregor diventa mostruosità esterna, tracciando così inesplorati percorsi di subcoscienza costruiti nella realtà circostante.

La trattazione dell'opprimente alienazione dell'uomo raggiunge nelle pagine di questo racconto picchi di genialità e, personalmente, mi ricorda il ritornello di “Let Down” dei Radiohead (Ok computer): “Let down and hanging around, crushed like a bug in the ground”, che esprime un po' lo stesso concetto. Mi verrebbe da dire al protagonista, prima ancora della sua metamorfosi: fatti spuntare le ali e fai la tua strada, prima che sia troppo tardi...

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LoveLiga Opinione inserita da LoveLiga    17 Settembre, 2014
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Delusione.

Sarò onesta: questo libro mi lascia tutt'oggi davvero perplessa. Decisi di comprarlo in seguito alla lettura di interessanti e promettenti recensioni, inoltre la trama era alquanto insolita e mi lasciava molto incuriosita una piccolissima mole di pagine per un successo così rilevante.Lo iniziai subito, motivata da curiosità e buoni propositi. Stile molto semplice e fluido, fa apparire normale la più surreale delle faccende; lo lessi in due giorni. Normalmente non sono il tipo che critica facilmente le letture, ma cerca sempre di cogliere qualunque sfumatura o concetto apprezzabile. Con questo non ne sono capace.A parte la grande allegoria dell'uomo divenuto un parassita, nel vero senso del termine, della famiglia, non colgo grandi insegnamenti, pagine memorabili, uno stile che lasci il segno, né profondi concetti su cui riflettere. Un libro che non appesantisce la lettura, davvero scorrevole, ma non lo consiglierei. Purtroppo non è riuscito a darmi davvero niente, sembra una favola in cui non ci si sente realmente trasportati. Al termine della lettura, tutto ciò che avvertii fu l'indifferenza verso qualcosa che non ha lasciato un alone di presenza addosso e la delusione per la speranza, non soddisfatta, in una psicologia del personaggio maggiormente approfondita per poter essere realmente trasportati nell'incubo che egli vive.

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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    17 Settembre, 2014
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Metamorfosi esterna o interna?

L’avvenimento imprevisto è un qualcosa che può colpire chiunque. Ma se questo avvenimento modificasse irrimediabilmente la vostra condizione, quali sarebbero le conseguenze sulla vostra vita? Quale sarebbe la vostra reazione, e quale quella dei vostri cari? Gregor Samsa è un commesso viaggiatore, una persona come tante altre, devoto alla famiglia, per la quale lavora mantenendo i suoi genitori e la sua giovane sorella, permettendo loro di vivere una vita dignitosa grazie solo al proprio lavoro. Eppure un giorno, non si sa come, l’avvenimento imprevisto impatta con l’esistenza del semplice Gregor. Egli infatti, si ritrova nel letto trasformato in un enorme ed orribile scarafaggio.
Se accadesse a voi come cambierebbe la vostra vita? Innumerevoli sono le linee di pensiero, e ne “La Metamorfosi” sono illustrate le possibili conseguenze di un tale mutamento, in una visione puramente kafkiana, che ha del terrificante.
Per Kafka, nonostante la dedizione che Gregor ha potuto mostrare per il suo lavoro e per la sua famiglia, nonostante i suoi sforzi e i benevoli progetti futuri, un semplice mutamento ha potuto distruggere tutta la sua esistenza. Troppo preso dalla sua vita e dai suoi progetti, Gregor inizialmente non si rende nemmeno conto della gravità insita nella sua trasformazione, non le dà peso, come se fosse una cosa semplicemente normale, che non intaccasse il proprio percorso esistenziale. Invece man mano che l’ambiente esterno muta intorno a lui, si rende conto della metamorfosi avvenutagli esteriormente ed interiormente. Ma cosa è stato a mutare realmente Gregor? Il suo diventare un insetto, o il crollare di tutte le sue convinzioni, di tutti i suoi affetti? E’ stata la perdita del lavoro, il cambiare dell’atteggiamento da parte dei suoi cari o semplicemente lo spuntare delle sue nuove zampette? La sua stanza diventa una “tana”, ed inizialmente crede che ciò sia meglio, per poter vivere nella maniera più consona la sua nuova condizione. Tutto ciò di cui aveva bisogno nella sua condizione umana, sembrava ora superfluo. Ma dentro quella crosta di insetto c’è pur sempre Gregor, e quelle cose che vogliono fargli credere siano superflue, sono cose alle quali è pur sempre profondamente legato, tanto da aggredire chiunque voglia portargliele via (ne è un esempio il suo attaccarsi a un quadro per impedire che gli venga sottratto). Man mano Gregor è trasformato interiormente, ma stavolta non è l’avvenimento imprevisto a cambiarlo, ma l’atteggiamento dell’ambiente che lo circonda. Chi lo amava, ora quasi lo disprezza e vuole sbarazzarsi di lui. Gregor interiormente non era cambiato al suo trasformarsi in insetto, è stato cambiato dall’opinione degli altri, alla quale fin dall’inizio dava molto peso, e che alla fine ha decretato il suo destino, verso il quale si è reso impotente.
Anche se è difficile, non bisognerebbe permettere agli altri, anche se li amiamo, di cambiarci, nemmeno nel caso ci trasformassimo in orrendi insetti, come Gregor. Accettiamo soltanto le “metamorfosi” che ci imponiamo noi stessi, perchè quelle, a meno di essere dei masochisti, sono quasi le uniche che facciamo a fin di bene.

"Spesso se ne stava lì intere e lunghe notti, senza dormire un minuto e raschiando per delle ore il cuoio. Oppure, senza spaventarsi della fatica, spingeva una seggiola verso la finestra, si arrampicava sul davanzale puntellandosi sulla sedia e vi si affacciava poi, evidentemente per un vago ricordo del senso di liberazione che provava una volta a spaziare fuori con lo sguardo"

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Vincenzo313 Opinione inserita da Vincenzo313    16 Settembre, 2014
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Attenti a non diventare scarafaggi....

Se con "Il castello" Kafka approfondisce il disagio dell'uomo di fronte alla burocrazia asfissiante e poco costruttiva di una società destinata a farne annegare i buoni propositi, conducendolo in una frustrazione senza fine, con "La metamorfosi" lo scrittore ceco restringe il suo campo visivo, soffermandosi sul disagio e l'alienazione che un uomo può arrivare a vivere nella ristretta cerchia familiare, tematica questa a lui molto cara, in quanto autobiografica.
Per rappresentare al meglio la sua idea l'autore ricorre alla astuta e forte immagine dell'insetto, destinato a suscitare scalpore e ribrezzo tra i suoi simili, perfino tra i suoi familiari che, per un semplice difetto di forma del loro amato Gregor, non riescono più ad amarlo.
La tematica della metamorfosi, ampiamente sviscerata e considerata (giustamente) geniale per esprimere un concetto di tale portata, per me rappresenta soltanto la naturale prosecuzione di uno stato di alienazione e disagio che il protagonista già viveva, oppresso com'era da un lavoro frustrante e da una famiglia amorevole ma assolutamente opprimente. Il disagio di Gregor è infatti palpabile già prima che le sue sembianze cambino, per cui la trasformazione fisica non è altro che il passo successivo e conclusivo verso la totale indifferenza e l'abbandono.
Racconto assolutamente imperdibile, per la sua capacità di dipingere con estrema cura la condizione dell'uomo moderno, sempre più incapace di relazionarsi alla vita.

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Marcello Priore Opinione inserita da Marcello Priore    18 Agosto, 2014
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L'INCUBO DEL RISVEGLIO

La Metamorfosi è tra le opere di maggior successo di Franz Kafka, pubblicata per la prima volta a Lipsia nel 1915. Nel breve racconto (circa 60 pagine), riemerge fortemente l’insofferenza dello scrittore boemo verso l’ambiente familiare e sociale (difficili furono i rapporti soprattutto con il padre, testimoniati in “Lettera al padre”) e il suo soffocante senso di impotenza, che ne paralizza la propria volontà fino a renderlo inerme, delegandolo in una prigione dalla quale è impossibile sfuggirne.
Il racconto, privo di alcun preambolo, si apre con il risveglio di Gregor Samsa, commesso viaggiatore che con il suo lavoro si è fatto carico di mantenere i genitori e la sorella minore, che si ritrova trasformato in un aberrante e gigantesco insetto. La storia, che accarezza un arco di tempo di alcuni mesi (nonostante ci siano accenni alla situazione precedente alla trasformazione), si svolge interamente nella stanza del protagonista che si trasforma dapprima in una fredda camera vuota, per poi diventare una sorta di ripostiglio.
Con “La Metamorfosi” Kafka esprime la sua critica alla società praghese di fine secolo, di cui successo e guadagno sono i valori dominanti, così come l’incomunicabilità e l’alienazione, esemplificate nel concetto dell’assurdo che fa da ovvio sfondo a tutta la vicenda.
Il racconto anche se privo di particolari risvolti e colpi di scena, ci regala qualche ora di piacevole lettura sia per lo stile semplice e lineare della scrittura di Kafka, sia, come già detto, per la brevità dell’opera.

La Metamorfosi di Kafka è un racconto che ci tiene imprigionati per tutta la sua durata nel corpo di un orripilante scarafaggio, che altro non può fare che restarsene nella propria stanza (o dove vogliate) a leggere il racconto, a tratti angoscioso, perfino triste, ma di indiscussa qualità.

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Cambè Opinione inserita da Cambè    15 Luglio, 2014
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Scarafaggi allo Specchio

Non particolarmente curata questa edizione Newton Compton ha però il pregio di costare 99 cent e dare la possibilità ad un numero consistente di persone di conoscere la straordinaria opera di un narratore che se non fosse per l'amico Max Brod avrebbe destinato all'oblio veri e inestimabili capolavori.
La potenza e l'eterna modernità della "Metamorfosi", edita per prima volta nel 1915, sta oltre che nella narrazione e ambientazione surreale, nei temi che pone in campo: prima tra tutte l'alienazione dell'individuo e il ruolo che esso ricopre nella società, poi l'insetto come metafora del diverso e l'emarginazione a cui la società lo condanna, l'angoscia presente in molti altri testi di Kafka e da non sottovalutare il rapporto tra genitori e figli e nello specifico una proiezione di Kafka del suo rapporto conflittuale con la famiglia da cui è, da una parte dipendente, dall'altra vittima di una grettezza che soffoca le aspirazioni artistiche perennemente vacillanti. Kafka esteriorizza nel racconto la sua dimensione di artista: è lo scarafaggio che sta dietro alla porta, compatito poi disprezzato e odiato dai suoi cari, il parassita che si ciba con il vil sudore dei familiari, che rischia di farli emarginare a loro volta. Kafka sembra dirci: la scrittura non da da mangiare, l'arte serve solo a passare momenti ludico-ricreativi e borghesi ma non è utile alla vita. Un testo universale che dovrebbero leggere tutti.

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J. Kafka, Ovidio (ovviamente), "Colpo d'oppio" Ugo Sette, "Il pasto nudo" W. Burroughs, "I Giganti della Montagna" L. Pirandello, "Lo straniero" A. Camus,"la schiuma dei giorni" Boris Vian, la letteratura surrealista (alcune cose), fantascienza (alcuni filoni)
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Zine Opinione inserita da Zine    13 Luglio, 2014
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Involuzione umana

Franz Kafka (1883-1924) ci ha regalato uno dei personaggi più angosciosi e illuminanti sulla condizione dell’uomo all’ingresso del ventesimo secolo. Il suo Gregor, trasformato da un giorno all’altro in un grosso, scomodo e ottuso scarafaggio, è uno dei personaggi più emblematici della letteratura di inizio secolo scorso.
Ne “La metamorfosi”, il commesso viaggiatore Gregor si risveglia scarafaggio, senza sapere come né perché. Non si rende mai pienamente conto dell’assurdità della sua nuova situazione, ma non può fare a meno di notare il disagio e il disgusto della famiglia, che se inizialmente soffre di questa maledizione, presto inizia a vedere Gregor non più come il figlio cui il fato ha riservato un brutto tiro, ma come l’incarnazione di tutti i loro problemi.
Calarsi all’interno delle simbologie di Kafka non è cosa facile e chi desidera cercare di comprendere il significato di molti dei suoi racconti dovrà rassegnarsi a cercare dei testi di critica che li vivisezionino, oppure accontentarsi delle suggestioni personali che hanno preso vita durante la lettura.
Alcuni temi balzano agli occhi anche senza bisogno di conoscere la vita di questo tormentato autore oppure il lavoro di analisi dei critici. La percezione dell’autorità come una prigione che soffoca l’uomo, ne inaridisce lo spirito e lo trasforma in un essere abietto o infimo, ad esempio, spicca non solo ne “La metamorfosi” ma anche in altri racconti. I superiori sul posto di lavoro, così come figure importanti dell’esercito o del governo sembrano nate solo per vessare i piccoli, l’uomo “medio”, colui che si trova a dover abbandonare ogni sogno o velleità personale per adeguarsi a ciò che è socialmente utile o accettato. Anche le figure parentali appaiono di norma sotto il loro profilo negativo di prevaricazione e incomprensione verso i figli, simbolo di un’autorità più quotidiana ma non per questo meno restrittiva e castrante.
Quasi sempre, i racconti sembrano parlare un linguaggio comprensibile solo allo scrittore, come se fossero stati scritti ad uso e consumo del creatore. Si presentano al lettore come scrigni ermetici difficili da schiudere. Utilizzando spesso il linguaggio atavico della fiaba unito a una modernità disarmante, Kafka crea atmosfere di fortissima inquietudine.
L’identificazione con un animale compare più volte. Gli esempi più palesi di tale tendenza sono, come già detto, “La metamorfosi” e il racconto “La tana”. In entrambi i casi, l’animale prescelto ha abitudini schive, fa parte degli “ultimi” oppure desidera solo nascondersi al mondo. Incapaci entrambi di comunicare, il primo perché ha perso la parola e il secondo per la paranoia con cui guarda al mondo e a ciò che circonda la sicurezza della sua tana, vivono entrambi in una bolla di pensieri senza espressione, incapaci di farsi capire e al contempo sempre meno in grado di comprendere quanto sta loro attorno.
Un disagio crescente, profondo, che disumanizza e fa presagire il disastro come unica soluzione possibile. Una lettura impegnativa, dalle forti suggestioni.

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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    10 Luglio, 2014
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Scarafaggio!

Al suo risveglio Gregor Samsa si scopre trasformato in insetto e assiste piuttosto passivamente al mutare della propria condizione e alle reazioni degli altri. La storia è stata per lo più intesa come allegoria della diversità, della degradazione prodotta dalla società borghese e dell’alienazione indotta dai rapporti familiari, in interpretazioni che hanno variamente privilegiato la valenza metafisica, psicanalitica o sociologica. Io preferisco pensare che il lettore sia invitato a una sfida interpretativa personale.

SURREALISMO

Il racconto è surreale sia per la genesi (dal carteggio con Felice Bauer emerge che la mattina del 17 novembre 1912, dopo aver lavorato fino a tarda notte a “Il disperso”, Kafka si svegliò da un sonno agitato con un'idea fissa: che sensazione si prova se al risveglio ci si trova trasformati in un insetto?) sia per l’incipit (quando il protagonista capisce di essere stato “trasformato in un insetto gigantesco”, constata che “non era un sogno”) sia per la struttura in tre parti che potrebbero simboleggiare nascita, maturità e morte.
Ma surreale è soprattutto l’atmosfera assurda-estraniante-estraniata che domina la narrazione e sembra appartenere più al sogno che alla vita reale. La metamorfosi non è motivata in alcun modo e viene descritta con precisione nella sua evoluzione. Inizialmente Gregor è preoccupato più dal proprio impegno lavorativo (“Devo alzarmi, il mio treno parte alle cinque”), dall’impossibilità di farvi fronte (“Che cosa doveva fare ora?”) e dal timore di una sanzione (“E anche se avesse preso quel treno una sfuriata del principale sarebbe stata inevitabile”). La nuova condizione è ritenuta plausibile (“Non aveva alcun dubbio che il mutamento della voce non fosse altro che il prodromo d’un bel raffreddore, una malattia professionale dei viaggiatori in commercio”) e fin da subito accettata (“E si mise all’opera per spostare il corpo in tutta la sua lunghezza fuori dal letto mediante un dondolio uniforme”). La preoccupazione del protagonista rimane estrinseca (“Gregor cercò d’immaginare se al procuratore potesse accadere qualcosa di simile a quanto era successo a lui; bisognava ammettere che la possibilità esisteva”) e dominata da fattori esogeni (“Era curioso di sapere che cosa avrebbero detto gli altri”) e relazionali (“il pensiero di essere stati colpiti da una sciagura come nessuno nella loro cerchia di parenti e amici”) più che intimamente tragici. L’epilogo è parimenti pseudo-razionale (“Ma come potrebbe essere Gregor? Se fosse stato Gregor si sarebbe già reso conto che la convivenza di esseri umani con una bestia simile non è possibile e se ne sarebbe andato spontaneamente”) e spietatamente lucido.

IL COMMESSO VIAGGIATORE

L’opera è del 1916 e Kafka sceglie per Samsa la professione (“Samsa era un commesso viaggiatore”) che nel 1949 Arthur Miller prediligerà per Willy Loman in “Morte di un commesso viaggiatore” per rappresentare il potere reificante della felicità materiale.

L’INSETTO NELLE METAMORFOSI

Su questo punto, devo ammetterlo, ho fatto alcune riflessioni da pseudo-entomologo.
Ho pensato alla potenza poetica e metaforica della metamorfosi bruco-crisalide-farfalla.
Ho valutato che nei miti antichi i greci scelsero principalmente insetti utili, positivi, industriosi. Melissa, l’ape in greco, è il nome di alcune ninfe e designa le sacerdotesse in diversi culti (Demetra, Persefone, Artemide, Apollo Delfico). Anche Zeus viene talvolta chiamato Melisseo (uomo-ape), perché nell’infanzia era stato nutrito dalle api di Creta, alle quali aveva donato il colore dell’oro.
Nelle sue Metamorfosi Ovidio narra che Eaco viveva solo nell'isola di Egina e, per sfuggire all’isolamento, chiese al padre Zeus di dargli compagnia. Zeus esaudì il desiderio mutando le formiche in uomini (i Mirmidoni da mirmex-formica).
“Qui noi scorgemmo una fila di formiche in cerca di semi, che portavano grandi fardelli con la bocca minuta e seguivano un loro sentiero fra le rughe della corteccia. Sbalordito dal loro numero: «Tu che sei il migliore dei padri» dissi, «colma il vuoto delle mura e dammi altrettanti cittadini»…” (Ovidio, Metamorfosi VII).
Kafka esordisce in modo generico (“un insetto gigantesco”), poi circoscrive la visione con approssimazioni successive (la predilezione per i cibi avariati, l’impossibilità di vocalizzare parole, la verticalizzazione della mobilità sulle pareti). Soltanto in fase avanzata del racconto, la “servetta” qualifica la metamorfosi: “Vieni qui, vecchio scarafaggio”.
Aggiungo un ultimo pensiero, non pertinente. Lo confesso, sono andato a scartabellare se l’origine del nome del complesso pop più celebre del secolo scorso (il cui nome è una crasi tra beat-battito e beetle-scarafaggio) avesse qualche attinenza con Kafka…

Bruno Elpis

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pupa Opinione inserita da pupa    05 Luglio, 2014
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SURREALE

Gregor Samsa, commesso viaggiatore, in una notte terrificante, d'un tratto, si riscuote da un tremendo stato di forte torpore e si ritrova tramutato in uno scarafaggio. In un primo tempo pensa ad un orribile incubo, ad un'illusione procurata da un brutto sogno, successivamente percepisce l'amara verità. Le conseguenze sono devastanti e traumatiche, il racconto che ne fa orripilante.
Questo il prologo: Samsa fa tardi in ufficio a causa di questa trasformazione, è cercato dai suoi e dal suo datore di lavoro, sino a quando la madre scopre l'orrenda verità e cade svenuta, i suoi pensano che la loro vita cambierà perché dipendono esclusivamente dal suo salario.
K. ha un'interpretazione della realtà del mondo tutta sua, rappresenta l'inverosimile, l'inspiegabile, tratta un aspetto della realtà con valori esaustivi, i suoi personaggi sono scomposti in livelli multipli, campioni primordiali dell'uomo problematico caratteristica comune a molti nella letteratura del primo Novecento.

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mia77 Opinione inserita da mia77    10 Dicembre, 2013
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La metamorfos d Franz Kafka

Dramma della solitudine e del rifiuto del diverso da noi, ma anche del mostro che c'è in ognuno di noi.
Gregor Samsa, risvegliandosi con le sembianze di un orripilante scarafaggo, viene rifiutato da tutti; persino dalla propria famiglia, che lo fa sentire inumano e indesiderato. Gregor, a causa del suo aspetto, perde il lavoro ( con il quale manteneva la propria famiglia) e con quello la stima dei propri famigliari, perchè ormai è diventato inutile. Lui è diventato un peso, a tal punto che la sua famiglia desideri che lui muoia. Alla fine, quando succede, loro festeggiano la sua morte con una gita in campagna. A quanti di noi - soprattutto in questo periodo - perdendo il lavoro è capitato di sentirsi vuoti e "inutili"? E' un libro struggente, angosciante, ma bellissimo e sopratutto ancora attuale.

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mic helevaltan Opinione inserita da mic helevaltan    10 Settembre, 2013
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FISCALE

La sensazione durante la lettura de "la metamorfosi" è come di "apatia", la stessa immotivata calma e razionalità che il protagonista rivela nelle sue azioni.
Chi di noi, svegliatosi trasformato in un insetto si chiederebbe "e ora come faccio ad andare al lavoro?".
E l'autore costringe con la sua freddezza descrittiva ad affrontare eventi come la mutazione da uomo ad insetto come se si trattasse dell'avvenimento più comune di questo mondo.
Personalmente sono uscito da questo "stato" solo una volta finito il libro:
chiusa l'ultima pagina, ritornando in me ho sentito l'amaro in bocca dell'atteggiamento della famiglia, e delle atmosfere che dominano il libro.
Un capolavoro senza dubbio, ma ho letto questo libro in vacanza con cielo azzurro sopra e mare chiaro sotto, e forse per questo ho avuto più volte la tentazione di abbandonarne la lettura, detto in tutta sincerità, portata a termine solo perchè, arrivati a metà libro, le pagine al termine sono solo una trentina.

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Cristina72 Opinione inserita da Cristina72    08 Settembre, 2013
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L'insetto sublime

Il primo capitolo del breve romanzo si gioca sul filo del comico-grottesco.
L'impiegato Gregor Samsa, solerte e vagamente frustrato, si risveglia trasformato in un insetto mostruoso. “Non era un sogno” - si precisa subito.
La cosa singolare è che Gregor prende atto della situazione quasi con noncuranza, preoccupandosi più che altro del suo ritardo al lavoro e di non riuscire ad alzarsi dal letto, impacciato com'è nei movimenti.
Ed ecco la tipica situazione kafkiana, quel crescendo di drammaticità che nel lettore si preannuncia con leggeri brividi suscitati da frasi fortuite (non ha più gambe ma “zampette”, non cammina ma “striscia”), mentre il tenace ottimismo del protagonista-vittima appare sempre più fuori luogo.
E' già la fine, ma lui ancora non lo sa.
La pietà mista a repulsione della madre e della sorella, il senso di colpa per non poter più mantenere la famiglia e pagare i debiti del padre gli gravano addosso, insieme ai calci sferrati dal genitore rabbioso e disgustato.
Il cappio si stringe sempre più, gli si fa terra bruciata intorno, il rifugio della sua stanza diventa “tana”, e col tempo la pietà dei familiari lascia il posto a risentimento e disprezzo, mentre la sua testa di insetto si allunga invano cercando una carezza. E' ancora lui, cerca di farsi comprendere attraverso parole che somigliano a squittii, ma non vogliono più riconoscerlo: “Dobbiamo tentare di liberarcene”.
Gregor Samsa è anche Franz Kafka, uomo sublime che si credeva abietto, figlio inadeguato di un padre che lo avrebbe voluto socio in affari.
Kafka/Samsa che sa di dover scomparire, col cuore gonfio di amore inutile.

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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    27 Giugno, 2013
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Amaro surrealismo

Visionari, tristi, pungenti, onirici, malinconici, i racconti di Kafka pubblicati in questa raccolta si differenziano per la varietà delle storie e dei protagonisti ma sono tutti accomunati da un profondo senso di amaro surrealismo e ruotano intorno ad un concetto comune: l’infelice situazione dell’uomo sulla terra e l’ineluttabilità del suo destino. Tra tutti spicca nettamente “La metamorfosi”, il vero capolavoro del libro, nel quale è racchiuso tutto il pensiero di Kafka sulla vita umana. Il commesso viaggiatore Gregor Samsa si impegna con grande fervore nel suo lavoro per garantire un buon tenore di vita alla sua famiglia, di cui è ovviamente il beniamino. Ma quando una mattina si sveglia trasformato in un grosso e rivoltante scarafaggio l’affetto e la riconoscenza nei suoi confronti cessano di colpo, crudelmente soppiantate dal ribrezzo e dalla paura che suscita nei suoi cari. Per lui comincia una vita di isolamento e di desolazione, in cui nessuno mostra compassione per la sua attuale situazione. Impietosa metafora della condizione umana, La metamorfosi è dotata di una fortissima carica empatica che permette al lettore di immedesimarsi nel povero Gregor, e offre continui spunti di riflessione su temi quali la diversità, la solitudine, l’abbandono. Insieme ad essa troviamo altri tre racconti lunghi, tutti degni di nota e meritevoli di essere letti. Ne “Il verdetto” un uomo che da ormai troppo tempo inganna incresciosamente un suo carissimo amico viene smascherato dal proprio padre: l’occasione è il pretesto per quest’ultimo per gridare al figlio la rabbia e la delusione per il suo comportamento ambizioso ed egoista degli ultimi anni e per lanciare contro di lui una dolorosa sentenza. Ne “Il fuochista” il giovane emigrante Karl aiuta il fuochista della sua nave a chiedere davanti al capitano giustizia per le angherie subite dal suo aguzzino, il capo macchine Schubal. La situazione sembra favorevole, ma il fuochista si lascia prendere troppo la mano, si esalta, si confonde, fino a capovolgerla a suo sfavore. In “La colonia penale” un esploratore viene invitato ad assistere ad un’esecuzione capitale tramite un meccanismo a dir poco sadico e truculento, col fine di giudicare il livello di civiltà e di giustizia di questo sistema. L’ufficiale addetto all’amministrazione di tale procedimento e grande sostenitore del violento dispositivo cerca invano di portarlo dalla sua parte, ma davanti alla fermezza del suo giudice non può che ammettere la sconfitta ed eseguire con la sua tanto amata macchina un’ultima condanna a morte. Il libro comprende poi tre raccolte di racconti brevi. La migliore è senza dubbio “Un medico condotto”, in cui spiccano in particolare tre novelle: “Un medico condotto”, una storia allucinata che dimostra come spesso chi sacrifica se stesso ed i suoi affetti per occuparsi degli altri riceva in cambio solo derisione e indifferenza; “Davanti alla legge”, una triste metafora dell’impossibilità per l’uomo di raggiungere le mete che persegue; “Sciacalli e arabi”, in cui si percepisce tutta l’assurdità e l’insensatezza delle rivalità e degli odi che troppo spesso ci dividono. Della raccolta dal titolo “Un digiunatore” si distingue soprattutto il racconto omonimo, storia di un singolare artista che dimostra come a volte il fanatismo (nell’arte, ma anche in qualsiasi altro campo) possa portare alla distruzione. Meno bella invece “Contemplazione” che, vuoi per l’estrema brevità dei suoi scritti, vuoi per la loro indecifrabile cripticità, non riesce ad essere coinvolgente né interessante. Poco da segnalare anche nella parte riguardante i racconti pubblicati singolarmente in riviste, dove si distingue soltanto “Il cavaliere col secchio”, in cui egoismo e avarizia fanno da protagonisti. Certamente consigliata per lo stile impeccabile, accompagnato da minuziose descrizioni e da atmosfere trasognate, e per l’importanza dei temi esaminati, quest’opera va però affrontata con la consapevolezza che non si tratta di una lettura agevole e leggera, ma molto impegnativa e ricca di sfumature, particolari e significati nascosti non sempre facilissimi da cogliere e che per questo richiedono grande concentrazione.

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Opinione inserita da cambé    19 Giugno, 2013

Un capolavoro

Gioco a carte scoperte. Sono Kafkiana al 100%. Quest'opera è senza dubbio uno dei capolavori della letteratura moderna. Franz Kafka dalla vita travagliata era destinato a restare nella storia con la sua penna che sfiora il sublime e che lo faceva scendere fino agli inferi e toccare il buio. Le metamorfosi, riprendendo la tradizione antica, narra le vicende dell'uomo moderno, quell'improvvisa incapacità a rientrare nella propria esistenza e la discriminazione che attua il mondo che da sempre è incapace di accettare la diversità. Lettura consigliata a qualsiasi età e mi permetto di segnalare anche "Lettere" il carteggio tra Kafka e Max Brod uscito per Neri Pozza che offre un quadro dettagliato della società letteraria praghese, del rapporto tra due intellettuali e dei loro differenti approcci alla scrittura e alla vita.

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antares8710 Opinione inserita da antares8710    11 Febbraio, 2013
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Il diverso


E' incredibile come Franz Kafka riesca a trasmettere al lettore una sensazione di angoscia e di orrore tramite le pagine dei suoi racconti. Ed è altrettanto incredibile come il lettore non riesca in nessun modo a districarsi da quella dimensione surreale e onirica, in cui l'abile scrittore è riuscito a proiettarlo. E' come se il lettore rimanesse imprigionato in quelle pagine e fosse obbligato a riflettere, ad analizzare la condizione del protagonista Gregor Samsa, fino ad immedesimarsi nel personaggio. Queste sono sensazioni che solo i grandi della letteratura (e Franz Kafka sicuramente lo è) riescono a trasmettere.
Le tematiche del diverso e dell'alienazione, trovano espressione nell'improvvisa metamorfosi che colpisce il protagonista, Gregor Samsa, normale impiegato con una vita altrettanto normale: una mattina svegliandosi si accorge di essersi trasformato un orribile insetto. Dapprima cerca in tutti i modi di nascondere il suo stato alla famiglia, ma alla fine la verità verrà a galla. La famiglia lo isolerà del tutto rinnegandolo e cercando di ignorarlo il più possibile. L'unica persona che gli resta vicino, è la sorella, che lo accudisce e lo nutre. A poco a poco, i genitori si dimenticano dei giorni felici passati insieme al figlio prima della metamorfosi e si dimenticano perfino dell'amore e dell'affetto che provavano per lui. Ormai tutto è finito. La metamorfosi ha cancellato ogni sentimento, ogni emozione, ogni ricordo. Gregor Samsa è il "diverso", è l'altro, è il reietto. Non c'è spazio per lui nella società. E sarà così che alla fine il triste epilogo, verrà accolto con sollievo dai genitori, felici di essersi liberati una volta per tutte di un peso intollerabile.

Tutti i racconti di Kafka hanno una forte componente autobiografica. Nel "Processo", ad esempio, Kafka potè esprimere, tra l'altro, quella frustrazione e quelle difficoltà che incontrava nello studio del diritto, materia che detestava profondamente. In questo piccolo racconto, invece, si evince il rapporto conflittuale che il grande scrittore nutriva nei confronti dei genitori, specie nei confronti del padre. L'unica persona che sembrava capirlo, era l'amata sorella, come si può vedere dalla lunga e fitta corrispondenza che intercorse tra i due.

E' inutile aggiungere che consiglio vivamente la lettura di questo romanzo. Forse avrete capito dalla recensione che ho fatto, il grande debole che ho nei confronti di Franz Kafka, uno degli scrittori da me più amati, fin dal tempo del liceo. Ed è per questo che vi incito ad avvicinarvi a questo scrittore, se già non lo conoscete, perchè di una cosa sono sicuro: non resterete delusi!

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charicla Opinione inserita da charicla    29 Ottobre, 2011
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Una strana sensazione addosso

Si, è proprio una strana sensazione che lasciano addosso le pagine di questo libro dopo averle lette...Perchè in questo famoso racconto di Kafka, traspare il rapporto che l' autore stesso aveva con la propria famiglia e soprattutto con il padre,il quale con la sua totale autorità paterna influisce ed ostacola la libertà del figlio e non permette la realizzazione del proprio io personale.
La metafora dell’insetto volutamente introdotta per rendere il racconto più gotico e scabroso, quasi viscido e nauseante, rappresenta infatti la totale dipendenza dalla famiglia a costo dell’assoluta negazione della propria stessa libertà. In questo caso, la famiglia è intesa come un vero e proprio branco che tramite il vincolo biologico soffoca l’individuo, stringendolo in una morsa di sentimenti contrastanti. Ma che allo stesso tempo, l’uomo senza relazioni e senza rapporti significativi è, secondo il parere di Kafka, solo un animale.
Il lettore s’identifica da subito con il protagonista e ne prova compassione e tenerezza, sin dai primi istanti quando nel tentativo di alzarsi dal letto, il protagonista Gregor, agita invano per aria le sue piccole zampette.
La lettura del racconto è semplice, immediata, scorrevole e di facile comprensione grazie ad un linguaggio semplice, essenziale e molto preciso nel descrivere l’anatomia dell’insetto. L’emozioni che traspaiono durante la lettura sono:la totale alienazione alla realtà e l'incapaicità di credere che sia possibile una cosa simile,poi il disagio, lo stupore profondo, l’ammirazione verso Gregor e il suo coraggio nell’accettare il suo nuovo aspetto.

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Il SENO DI Philip Roth
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    04 Gennaio, 2011
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Gregor Samsa

Poche pagine per scatenare una miriade di riflessioni nella vostra testa, per farvi stare male, per farvi indignare, per provocare una ribellione.
Gregor Samsa subisce uno strano scherzo del destino: si sveglia una mattina tramutato in scarafaggio. Mantiene però la razionalità e il cuore umano. Una condizione insopportabile, che Gregor però accetta passivamente per il semplice motivo che...non può far altro!
Chi non accetta questo cambiamento sono i suoi famigliari: inizialmente la sorella sembra mossa da spirito di compassione, ma successivamente, il perdurare di una situazione così "incresciosa" farà sembrare gelido e distaccato ogni suo gesto e ogni gesto della famiglia. Avvilente è sentirsi rifiutati dalla propria famiglia, da coloro che dovrebbero costituire un sostegno e un’àncora per tutta la propria esistenza. Ma anche comprensibile è il fatto che la famiglia, dal canto suo, trovi difficoltà nell'accettare ciò che non comprende, non riconosce, ciò che la spaventa.
Un'opera sulla diversità, sulla superficialità del giudizio, che offre al lettore talmente tanti spunti di riflessione da ottundere i suoi sensi. La sua grandezza sta nel non offrire un unico punto di vista e un'unica chiave di lettura: personalmente mi sono messa, oltre che nei panni di Gregor, come è ovvio che sia, anche nei panni di questa famiglia che si trova catapultata in una realtà così difficile da comprendere ed abbracciare senza riserve.
E' un'opera che non può essere letta alla leggera e che consiglio di approfondire anche a chi l'ha, forse un po’ superficialmente, abbandonata. Non è lettura d’intrattenimento, di divertissement pascaliano: è una profonda riflessione sui molteplici aspetti della condizione umana e non può non produrre una reazione di sconvolgimento nel lettore capace di accoglierla nel suo intimo. La condizione di Gregor, se inizialmente può sembrare irreale e lontana da noi, è una metafora universale del diverso in ogni sua forma.

(questa mia recensione prende spunto dal romanzo, non dall'audiolibro)

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a chi pensa di non avere pregiudizi; a chi ama i classici, in particolare russi
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Stefp Opinione inserita da Stefp    29 Dicembre, 2010
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La metamorfosi

Stimolato dalla bellissima recensione di Giovanna, da quella profonda di Anna, dalla coraggiosa e simpatica opinione di Chiara, e soprattutto dalla interessantissima serie di commenti a quest'ultima (con qualche eccesso saccente), ieri mi sono letto "La metamorfosi", ero sicuro che avrei finalmente scoperto, tardi, ma come dice il proverbio, meglio tardi che mai, un grande esponente della letteratura. Ora, dopo la lettura, sono invece convinto che non esistano geni letterari indiscusssi ed indiscutibli.
La, neanche tanto sottile, metafora Kafkiana di questo racconto, la perdita degli affetti, della riconoscenza, dell'amore familiare a causa del cambiamento esteriore (caspita, che cambiamento! Provate ad immaginare di dare un bacio ad uno scarafaggio gigante!), la convinzione di Kafka che il destino dell’uomo, sia sempre posseduto da forze sconosciute, fuori controllo, l'immaginazione di situazioni fuori da ogni logica nel vissuto quotidiano, che assumono aspetti onirici (un vero e proprio incubo), sono forzati, eccessivi, come si direbbe oggi, politicamente scorretti.
Kafka esprime i temi dell'alienazione interiore ed esteriore, e mostra come nella vita di tutti noi possa accadere, all'improvviso, di perdere irrimediabilmente il contatto con la realtà quindi di naufragare, di essere emarginato ma lo fa ....esagerando; mi sembra facile paventare un crollo di tutte le sicurezze della vita, se ti svegli trasformato in un grosso scarafaggio!
Un racconto come "La metamorfosi" scritto oggi, da un giovane autore, verrebbe come minimo battezzato come figlio di qualche potente allucinogeno.
Un libro deve emozionare, commuovere, trasportare, far sognare, far riflettere, ridere, piangere, indignare, rilassare.... lo scarafaggio kafkiano non fa niente di tutto questo.
Certi professori consigliano ''La metamorfosi'' come lettura nelle vacanze agli studenti e secondo me è proprio grazie a queste letture che tantissimi studenti, dopo gli anni scolastici, non leggono più libri. Sono convinto che in 100 anni che sono trascorsi da ''La metamorfosi'' si può trovare di meglio da leggere e far leggere.

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darkala92 Opinione inserita da darkala92    27 Dicembre, 2010
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Piuttosto deludente..

Decisi di leggere questo libro perchè, in primis è uno dei classici della letteratura straniera, ma soprattutto perchè volevo assicurarmi che tutte le voci, o almeno le recensioni lette (ovviamente positive) rispecchiassero la realtà, la veridicità del libro.
Devo dire che.. è piuttosto deludente. Uno dei libri letti con grande "sofferenza". Non vedevo l'ora di finirlo (odio lasciare i libri a metà), un peso non indifferente.

Lo scarafaggio, come tutta la storia del resto, deve essere considerata in senso allegorico, ma il problema è che (per me) la storia è stata illeggibile, una vera tortura. Si descrivono tutti i minimi particolare di azioni alquanto stupide ma non ci si sofferma abbastanza sulla cosa essenziale: i sentimenti di Gregorio al mattino, dopo aver visto il suo corpo trasformato radicalmente!
Manca il cuore del libro, praticamente!

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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    15 Luglio, 2010
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la metamorfosil-

Un libro che va analizzato a fondo e profondamente,da leggere con attenzione.Kafka ci porta ad un'analisi acuta e precisa verso ogni frase e gesto compiuto dal protagonista e agli altri personaggi del racconto da quando Gregor la mattina si sveglia,dopo sonni inquieti,tramutato in un enorme insetto,da parte dei familiari nasce subito l'orrore e la vergogna,tutti si rifiutano di "guardare" e la cosa che piu' stupisce e amareggia e' il fatto che nessuno si preoccupa piu' dei sentimenti di Gregor,che anzi,tende a nascondersi ad annullarsi lui stesso per amore dei familiari.Infatti e' commovente il fatto che desideri ardentemente sentir la sorella suonare il violino,il suo desiderio di baciarla,di esprimerle il suo affetto,la sua continua preoccupazione per il benessere della famiglia.E tutto questo nessuno di loro e' in grado di VEDERLO,se una persona che amiamo profondamente un familare,un amico,in compagno di vita dovesse mutare d'aspetto consideremmo cambiato anche cio' che giace dentro di lui?La dimostrazione che l'amore non e' incondizionato?Che chi dovrebbe amarci in questo modo si sofferma invece alle apparenze?..."...ma come puo' essere Gregor?Se fosse Gregor,si sarebbe ormai reso conto che gli umani non possono vivere con una bestia simile?..."quando invece questi arriva invece ad annularsi per amor loro.Quando Gregor morira' decideranno di lasciarsi tutto alla spalle per dimenticare per non dover fare i conti con la loro coscienza e i due genitori riporanno tutti i loro sogni e speranze sulla figlia,Grete,..."...e sembro' loro di vedere confermati questi nuovi sogni e questi nuovi propositi,quando alla fine della corsa la figlia si alzo' per prima tendendo il giovane corpo."

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leadger Opinione inserita da leadger    30 Aprile, 2010
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Intramontabile Kafka

Il racconto parla di un uomo che un mattino risvegliandosi si accorge di non possedere più le sembianze umane ma di essersi tramutato in un grande scarafaggio.
Un racconto che si presta a numerose chiavi di lettura.
Una denuncia sulla diversità e sulla discriminazione.
Sicuramente un racconto da prendere in considerazione.

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consigliato a chi a voglia di fermarsi a riflettere
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Ginseng666 Opinione inserita da Ginseng666    29 Aprile, 2010
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Una fabbrica di follia...

Il racconto è emblematico e carico di significati di sottofondo...
La storia è questa: Gregor, il protagonista, si sveglia un giorno in una forma che non è più la sua; si è infatti trasformato in un insetto...per qualche macabro e incomprensibile motivo, la sua esistenza muta...il suo aspetto gli preclude infatti per prima cosa l'amore della famiglia...poi il lavoro e poi tutto il resto...
La fine della storia è estremamente significativa.
Gregor morirà per mano del padre, che non lo riconosce più...che non accetta la sua nuova "essenza".
Mi permetto di fare alcune dissertazioni che sono personali, ma tuttavia attinenti al testo, secondo me...
Quante volte la famiglia non accetta l'individuo che è diverso...
che può essere l'omosessuale, il malato mentale o semplicemente
la persona un po' più bizzarra...
E così la famiglia che dovrebbe essere il sostegno, il conforto, il supporto dell'uomo diviene una lucida e perversa fabbrica di follia...
Perchè questo è in fondo il significato recondito del romanzo di Kafka: la non accettazione dei nostri familiari equivale a
infliggere la morte morale a colui che abbiamo rifiutato.
Da leggere o rileggere per un arricchimento morale e culturale.
Saluti.
Ginseng666

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Minny Opinione inserita da Minny    27 Febbraio, 2010
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Un capolavoro di Kafka

Ho sempre amato questo racconto che, ad ogni nuova lettura, mi ha offerto sempre nuovi temi su cui riflettere.
L'inizio è straordinario: nessun antefatto , Gregor Samsa si sveglia trasformato in un ributtante insetto, e questa metamorfosi lo rende totalmente diverso dalla sua famiglia e dai suoi simili, che non lo accettano, lo allontanano , lo costringono alla morte.
Penso che vi sia molto di autobiografico in queste pagine, sia pure trasfigurato entro la trama del racconto.Bisognerebbe far ricorso ai Diari o alla lettera al padre, mai a lui inviata .
Franz Kafka si sentiva un diverso soprattutto a causa dei rapporti tormentati col padre. Questi era di corporatura atletica , orgoglioso della propria prestanza fisica , dedito con successo al commercio, ostile alla vocazione letteraria del figlio, sempre pronto a rinfacciargli i sacrifici fatti per lui e per la famiglia , un uomo senza alcuna finezza psicologica ,anzi dotato di un carattere dispotico con cui rendeva succubi i suoi familiari. Franz , invece, era molto delicato di salute,spesso malato,altissimo, molto magro, di aspetto gracile, timido,ipersensibile, afflitto da molti complessi , costretto dal padre ad una professione che odiava, dedito alla scrittura con assoluta dedizione, nei momenti strappati al lavoro, ed insieme con una sorta di reticenza. In una parola, Kafka è Gregor Samsa e si comprende che si è sempre sentito come l'insetto della Metamorfosi nei suoi rapporti con la famiglia di origine e con il padre in particolare.
Ho voluto mettere in luce questi dati realativi alla tormentata biografia di Kafka, perché li ho ritenuti utili alla comprensione di questo angoscioso capolavoro.

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ed ama Kafka e a chi non ha letto le opere di questo straordinario e difficile autore: può cominciare da queste pagine.
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Opinione inserita da cristina    24 Febbraio, 2010

La Metamorfosi

La Metamorfosi, un classico che apparente puo' sembrare infantile, ma che in realtà è ricco di significati e cela importanti pensieri e disagi con cui l'uomo ha dovuto sempre in qualche modo dovuto convivere. Narra la storia di un ragazzo che un bel giorno si è svegliato con le sembianze di un insetto ripugnante, più precisamente uno scarafaggio e di come la sua vita sia completamente cambiata, non solo come stile di vita, ma sopratutto negli affetti.... la famiglia sembra quasi ripudiarlo e viene abbandonato a se stesso, fin quando logorato dalla sofferenza, muore lontano dal calore di tutti quanti.
Con questo l'autore ci vuole far capire come l'uomo ha sempre bandito il diverso e a come ,nella società contemporanea e se vogliamo dire di tutti i tempi, sia importante sentirsi accettati per non essere definiti diversi e quindi emarginati dal gruppo. Giudizio piu' che positivo.

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silvia71 Opinione inserita da silvia71    11 Febbraio, 2010
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LA METAMORFOSI

Svegliandosi un mattino,Gregor si ritrova mutato in un enorme insetto.Questa rimarrà la sua condizione fino alla fine dei suoi giorni.
E' un romanzo breve,diviso in soli tre capitoli,ma denso di significato. Con la metafora dell'insetto,Kafka ci racconta le difficoltà di comunicazione con la propria famiglia e la solitudine dell'uomo. Infatti più di Gregor questa mutazione colpisce proprio la famiglia,che lo relega a vivere nella sua stanza,non pensando ad altro che a trovare un modo per disfarsene.
L'autore sembra dirci che anche le persone più care non sono in grado di provare un amore incondizionato,cosicchè il povero Gregor dopo la trasformazione non è più figlio e fratello,ma solamemte un essere viscido e spregevole,motivo di vergogna per tutti.
Il testo è scritto con un linguaggio semplice e fluido.
Ne consiglio la lettura a tutti,ricordando che un classico della letteratura regala sempre un arricchimento personale e culturale.

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