La lettera scarlatta
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Il colore del peccato
Quest’oggi possiamo ammirare l’ennesimo classico, in questo caso della letteratura statunitense, bistrattato da un’edizione targata Newton Compton. Per quanto riguarda la traduzione, essa è come al solito datata ed inoltre si è scelto di tradurre anche i nomi dei personaggi: logicamente stona un po’ sentir parlare di Ruggero Chillingworth, per esempio. A penalizzare l’edizione contribuisce anche l’introduzione, che a mio avviso può essere salta a piè pari; non solo spoilera l’intera trama, ma risulta anche troppo citazioni sta e decisamente inconcludente.
La storia di per se non è certo ricchissima di eventi, anzi si può dire che la narrazione, pur coprendo un arco di circa sette anni, si focalizzi soltanto su alcuni momenti fondamentali.
A grandi linee, la trama è parecchio nota: la giovane ed avvenente Ester Prynne viene pubblicamente smascherata come adultera, quando partorisce la piccola Perla mentre il marito viene considerato disperso in mare. La comunità salemiana, molto tradizionale e religiosa, decide di punire la donna con una lettera “A” in tessuto rosso da portare a vita cucita sul corpetto.
Il punto focale del romanzo si può quindi individuare nei protagonisti e nella loro caratterizzazione. A spiccare è logicamente la figura di Ester, di cui Hawthorne esalta lo spirito coraggioso ed indipendente, soprattutto nell’ottica delle dure prove che la donna è chiamata ad affrontare per crescere al meglio la figlia; il carattere di Ester è messo in luce anche nel confronto con la malvagità abnorme di Chillingworth e con la debolezza che Dimmesdale sembra incapace di affrontare.
Oltre alla protagonista, anche gli altri personaggi ottengono sufficiente spazio, in particolare sulla relazione tra il pastore ed il medico: Chillingworth avverte istintivamente che Dimmesdale nasconde un segreto nel cuore ed attua nei suoi confronti una tortura quasi di tipo psicologico per scoprirlo, situazione che ricorda per certi versi la persecuzione della Creatura ai danni di Victor in “Frankenstein” (QUI la recensione).
Ad essere essenziale per lo sviluppo del rapporto tra Ester e Dimmesdale è invece Perla che, per merito del suo animo sensibile, riesce a comprendere appieno il veri animo delle altre persone.
Il personaggio più divertente è invece la vecchia Hibbins, che riunisce in se tutte le antiche superstizioni sulle streghe. Allo stesso modo, l’autore da’ abilmente voce ai pensieri più bassi e detestabili del popolo, sempre pronto a giudicare ed additare i peccatori.
Per introdurre il romanzo, Hawthorne adotta un metodo già utilizzato da Manzoni ne “I promessi sposi”: inscena il ritrovamento della stoffa che un tempo fu la celebre lettera scarlatta, corredata da un manoscritto con l’intera storia. Per questa introduzione, l’autore è stato aspramente criticato, specialmente a causa dei riferimenti a dei compaesani dell’autore, probabilmente non troppo lieti di vedersi famosi loro malgrado.
Lo stile di Hawthorne varia durante la lettura: se nella prima parte si evidenzia una curiosa ironia (o auto-ironia nel caso dell’introduzione) che ricorda molto il contemporaneo Dumas, continuando il tono si da via via più cupo, collegato in special modo alla distruzione del personaggio di Dimmesdale.
Segnalo infine i moltissimi riferimenti biblici e gli ancor più numerosi paragoni tra l’epoca dell’autore e il periodo in cui è ambientato il romanzo.
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La lettera
È il primo libro che leggo dell`autore ma non mi sono innamorata del suo modo di scrivere, l ho trovato anzi, pesante, specialmente non ho apprezzato i troppi "punti di vista narrativi".
La base della storia è sicuramente bella e l ho apprezzata, però poi ho perso interesse per come è scritto
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aaaaaaaaaaaaaaa
Una storia che parla dell'ignoranza di un popolo che lo porta alla follia. Tutte le storie che ci raccontano le vicende delle prime colonie inglesi in America mi fanno sempre rabbia. A partire dalle streghe di Salem fino a una storia come questa dove non ci sono roghi accesi in piazza, ma poco ci manca. La trama di questo romanzo è nota: Ester, donna sposata, ma che si insedia in una nuova colonia convinta che il marito sia morto ha una relazione clandestina. Quando non può più nascondere la gravidanza viene condannata alla prigione dove si tenta di farle confessare il nome del correo.
Con grande magnanimità i giudici decidono che la sua pena sarà essere esposta alla gogna e portare bene in vista una A ricamata sul petto. L'amante che risultarà essere un sacerdote in odore di santità si guarderà bene dal confessare la propria colpa, o di fare se non qualche timido tentativo di alleviare le pene del'amata. A complicare le cose arriverà anche il vero marito che si aggirerà in incognito nella colonia per punire ulteriormente l'adultera.
Questo libro ci apre gli occhi su un modo di pensare difficile da capire. Ester, nonnostante non ci sia alcun divieto di allontanarsi dalla colonia rimarrà lì, ad essere guardata dall'alto in baso da tutti. Porterà con orgoglio la sua A e si occuperà di beneficenza. Possibile che ancora sia convinta di essere lei quella in debito con la società? Neppure riuscirà ad odiare quello smidollato del suo amante. Dal canto suo il reverendo Dimmisdale si fustiga in privato, arriva a rovinarsi la salute, ma nè confessa di essersi innamorato, come è umano che succeda, nè si fa carico di dare una vita migliore a compagna e figlia. Possibile che l'orgoglio ed il timore dell'opinione della gente siano superiori anche all'amore filiale. Bell'uomo di chiesa. Non basta certo il gesto fatto alla fine del libro a redimerlo.
Inutile sottolineare che trovo censurabile su tutti i fronti anche il comportamento del resto della colonia: egoismo, superstizione, invidia sono di gran lunga i sentimenti predominanti anche se sulla carta il gruppo avrebbe dovuto fondarsi su carità, pudore e solidarietà.
Il libro a tratti diventa un pò pesante da seguire, ma trovo che l'autore abbia scandagliato bene l'animo dei principali personaggi protagonisti del romanzo. La bambina un pò folletto, un pò refolo di vento è poco credibile, temo che invece gli altri lo siano parecchio.
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"...La storia di umana fragilità e sofferenza"...
La storia di Hester Prynne, l'adultera cui è stata inflitta la condanna di portare sul petto il simbolo infamante del suo peccato, ha una precisa collocazione di tempo e di luogo: il meccanismo del dramma è strettamente legato al clima di rigido puritanesimo in cui era immersa la società della Nuova Inghilterra nella seconda metà del Seicento. Nonostante lo stretto rapporto di causa-effetto tra la situazione socioculturale della Boston seicentesca e i fatti narrati, il romanzo non è datato: non ha niente del romanzo storico. Questo perché soltanto in una certa epoca dominata da rigidi tabù e da fosche superstizioni, la fragilità e la sofferenza sono dell'uomo da sempre; e da sempre, come accade da Hester, ad esse sono legate la miseria e a un tempo la grandezza dell'animo umano. La fragilità fa cadere Hester: ma la sofferenza la matura e l'arricchisce. Isolata a causa del marchio che porta, "in una sfera a sé stante", la peccatrice è tagliata fuori da quello che si autodefinisce il consorzio civile; ma questa questa stessa condizione di segregata le permette anche di staccarsi da tutto ciò che di meschino, futile e artefatto c'è nei consueti rapporti umani. Così, mentre la isola, l'infamante A scarlatta costituisce anche una protezione, un rifugio per Hester; e la sua solitudine, non subita come una condanna ma vissuta come una prova, le permette di arrivare alla conoscenza di quelle segrete radici del cuore che resteranno sempre ignote ai suoi giudici, paghi di constatare soltanto i fatti e di condannare in base ad essi. Questo non è che uno dei temi in cui la Hawthorne si serve nel suo percorso letterario. L'importante è il risultato, è la realtà umana che riesce a mettere a nudo: poche volte il senso della colpa e il cupo peso ch'esso fa gravare sull'anima sono stati analizzati con la dolente spietatezza di cui Hawthorne dà prova nel descrivere i tormenti di Hester e del reverendo Dimmesdale. Stesso discorso si può fare a proposito del tema della vendetta e dello strano, feroce legame persecutore-vittima che si stabilisce tra lo spietato dottor Chillingworth e il tormentato Dimmesdale: siamo qui di fronte a pagine per le quali un valido termine di paragone può esser trovato, forse, in quelle di Dostoevskij.
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Oltre le convenzioni
Nathaniel Hawthorne (il vero nome era Hathorne) era un figlio di Salem, discendente di quella dura e intransigente schiatta di puritani che emigrarono dalla natia Inghilterra per fondare nuove comunità sul continente americano. I suoi antenati furono uomini di fede integerrima e pugno di ferro, tanto da essere direttamente coinvolti nella grande caccia alle streghe della cittadina americana.
Lo scrittore, la cui carriera faticò a trovare la giusta via, portò sempre con sé il rimorso per le azioni dei propri antenati, tanto da dedicare alle sventurate vittime di tanta durezza un romanzo che divenne il suo biglietto d’ingresso nella Storia della Letteratura.
“La lettera scarlatta” racconta la storia di Hester Prynne, trovata colpevole di adulterio e per questo condannata a portare per sempre una “A” appuntata sul vestito, in maniera da mostrare la sua colpa a tutti. Hester, lungi dall’esserne distrutta, trova la forza di portare il marchio d’infamia con orgoglio, ricamando una magnifica lettera scarlatta. Si rifiuta di rivelare il nome di chi ha peccato con lei, il padre della sua creatura Pearl, e si appresta a vivere con le proprie forze.
Il suo amante è, per paradosso, l’uomo più pio della comunità, il reverendo Dimmesdale. Egli è divorato dal rimorso, ma non riesce a liberarsi della propria maschera e palesarsi per ciò che è in realtà, facendosi consumare dalla colpa fino a deteriorarsi la salute.
Il giorno della condanna, riappare dopo una lunghissima assenza il marito di Hester, un medico molto più anziano di lei, e prende dimora in paese sotto il falso nome di Roger Chillingworth, deciso a ottenere la sua vendetta sull’uomo che ha giaciuto con la giovane moglie.
Quali abissi raggiungerà il medico per ottenere la sua vendetta sull’anima debole dell’amante di Hester? C’è speranza di perdono quando la colpa è radicata nel cuore di chi ha commesso peccato? Forse l’unica via di scampo è la fuga…
In un mondo in bianco e nero, dove tutto è buono o cattivo e le persone sono rinchiuse in un fare cupo e senza perdono che sembra cancellare ogni colore, la lettera scarlatta di Hester racchiude ed emana il “proibito”, la vita, la passione, una gioia selvaggia che fa paura a chi non si lascia andare a qualsivoglia sentimento. E’ segno di una mente libera nonostante le restrizioni, di un pensiero che si erge sopra le convenzioni.
La piccola Pearl, stravagante e tirannica bambina, è l’incarnazione stessa di quella lettera e come tale viene sfoggiata dalla madre, che pure la teme come teme le pulsioni che l’hanno portata alla colpa. Pearl è l’imprevisto, un piccolo caos vagante, tanto che sia Hester che la comunità spesso si chiedono se dentro di lei non dimori un folletto, oppure il Maligno.
Hester cerca di sostituire negli occhi altrui il suo cuore generoso e la sua arte raffinata al segno dell’infamia, ma esso è ormai legato indissolubilmente alla sua persona, la completa, la rende speciale per chi denigra e per chi prova pietà. Lei è uscita dal grigiore della normalità puritana e non le sarà più concesso rientrarvi.
Paradossalmente, l’impurità è caduta sulla testa di chi possiede davvero buon cuore e un’anima capace di amare, un equilibrio fatto di orgoglio e sentimenti profondi che nemmeno le punizioni o l’umiliazione possono mettere a soqquadro.
La figura del marito di Hester, al contrario, incarna dietro la facciata di una mente brillante di scienziato, membro quindi di una élite che fa della razionalità il suo regno e la sua bandiera, la cruda brutalità, le passioni più sgradevoli, il Male mascherato da Uomo.
La sua piccola deformità fisica diventa segno della deformità dell’anima, come spesso accadeva nella letteratura dell’epoca. Il periodo di vita in mezzo agli indiani pare aver risvegliato e reso forti in lui gli istinti della vendetta, del disprezzo. E’ un uomo che porta la Tenebra con sé.
Il reverendo Dimmesdale è l’uomo pavido, sensibile ma timoroso del proprio sentire, troppo legato all’apparenza per poter competere con il coraggio di Hester, per quanto la ammiri e la aiuti nell’ombra. La sua colpa consuma all’interno e i segni non mancheranno di mostrarsi agli occhi più attenti.
Uno spaccato sugli orizzonti limitati delle intransigenti comunità a fondo religioso, una storia di catene dell’anima e passioni negate.
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L'America dei puritani
Pubblicato nella metà del Diciannovesimo secolo, La lettera scarlatta è uno dei grandi capolavori della letteratura americana. Nathaniel Hawthorne ambienta il suo racconto nel Seicento, quando le colonie americane vivevano sotto la dittatura morale, religiosa e politica di Puritani. In questo romanzo, l'autore riesce con grande abilità e maestria a descrivere la società puritana dell'epoca, con le sue leggi e le sue ipocrisie, che porteranno alla condanna Hester Prynne, rea di aver commesso un adulterio, e di non aver voluto rivelare il nome del padre. Per questo l'inflessibile autorità del paese in cui vive, decide di costringerla a portare, vita natural durante, una grande lettera A, di colore rosso, cucita nell'abito all'altezza del petto. Da quel momento Hester condurrà una vita all'insegna della bontà e della carità, riscattandosi così da una condanna assurda e ridicola. Questa è la tematica al centro del libro: il riscatto di una giovane donna, che da sola combatte contro le ipocrisie della legge e della religione, fino ad elevarsi moralmente e spiritualmente. Ed è a questo punto che davanti al lettore si apre una prospettiva coinvolgente: da una parte la crescita morale dei protagonisti della storia e dall'altra la pessima opinione che la società ha di loro. Grazie a questa contraddizione insanabile, la società puritana viene smantellata e distrutta da Hawthorne, abile nel descrivere il mondo autoreferenziale, chiuso e bigotto di quell'epoca.
Il romanzo mi è piaciuto abbastanza. Devo dire che a volte mi sono annoiato (a causa dell'insistenza da parte dell'autore su alcune tematiche), anche se l'idea di una donna eroina che da sola combatte la società, è molto interessante. Credo che questo romanzo è fondamentale soprattutto per la grande importanza che viene data ad un personaggio femminile, Hester, le cui vicende non lasciano indifferente il lettore. E' un romanzo fondamentale nella cultura americana (tant'è vero che nelle scuole statunitensi viene proposto come lettura obbligatoria); ed è il primo vero romanzo americano, in cui trovano spazio tutte le tematiche che poi saranno sviluppate ampiamente dalla letteratura e dal cinema americani: il tema della colpa, della legalità, il concetto di moralità, il puritanesimo e l'idea di riscatto sociale.
Molti critici in passato hanno proposto un accostamento tra questo romanzo e I promessi sposi di Alessandro Manzoni, pubblicato una decina d'anni prima.
Su questo non sarei tanto d'accordo...
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Una vocale scarlata, un mondo.
Hawthorne pone dei dubbi sulla storia americana. Si chiede se la loro vicenda raccontata così come lo è stata - presentando i puritani come unico modello giusto - sia stata realmente la verità storica.
Il libro si divide in due sezioni: la vicenda non totalmente autobiografica della dogana di Salem e il romance vero e proprio.
La sezione della dogana è interminabile. Voci/studi affermano che l'autore l'abbia inserita seguendo i consigli del suo editore perché il testo sarebbe risultato troppo corto altrimenti. Sinceramente non mi sarebbe dispiaciuto. Utilizzando il narratore, Hawthorne ha raccontato una vicenda realmente accaduta nella sua vita con l'inserimento di alcuni elementi meramente fantastici (il ritrovamento della lettera ad esempio). Una sezione funzionale allo scopo di protesta personale (le paure per i cambi nelle vicende politiche, Hawthorne perse due volte il posto di lavoro alla salita dei Whig) e un po' meno per introdurre la storia.
Il contenuto letto in senso metaforico è stupendo: la colpa dove sta? Esiste un vero colpevole? Un unico colpevole? Hester credendosi ormai vedova ha fatto bene ad andare avanti con la propria vita? E' stato giusto tacere la propria colpa dinnanzi alla propria comunità come ha fatto Dimmesdale? La vendetta di Chillingworth è giustificata? La Verità così come l'hanno tramandata è veramente tale?
Hester simbolo dell'arte, come lo dimostrano i suoi ricami, è una donna forte, opposta sia nell'aspetto che nell'animo rispetto alla massa omogenea di grigi puritani. Nonostante la diffamazione e il peso di un peccato va comunque avanti.
Pearl: il frutto del peccato. Una bambina che più che un essere umano sembra un folletto, un abitante delle fiabe.
Dimmesdale il reverendo dilaniato tra l'amore per la comunità e Dio ed Hester che pagherà a caro prezzo il suo "dualismo".
Chillingworth lo scienziato consumato nell'animo, l'unico a comprendere come veramente stanno i fatti e la cui vendetta diventerà l'unica ragione di esistere.
Per quanto la vicenda sia appassionante a livello metaforico, è stata mal riprodotta a livello stilistico. L'ho letto in inglese è non mi è piaciuto. L'ho riletto in italiano e ne ho ricavato una spiacevole conferma. L'eccessiva aggettivazione ha avuto un effetto soporifero. Non mi è mai capitato un libro che conciliasse il sonno così bene. Le vicende personali sono ripetute eccessivamente, ci sono dei punti in cui la narrazione non prosegue per interi capitoli, si batte il chiodo sempre sullo stesso punto e personalmente non amo situazioni di stallo troppo lunghe.
Nonostante sia considerato uno dei capolavori di Hawthorne, non è il migliore, i Twice-told tales/Racconti raccontati due volte sono decisamente migliori. L'autore è più funzionale e bravo in storie più condensate. Vi consiglio quella raccolta piuttosto che questo romanzo.
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A
XVII secolo, Boston colonia puritana, si apre il libro con una donna, non una donna qualunque: la Peccatrice.
Da un pesante portone di legno bordato di grossi chiodi, una giovane donna viene scortata sul palco della gogna. Lunghi capelli neri, un marchio scarlatto ricamato sul petto : una lettera A maiuscola.
Tra le braccia stringe una bimba di pochi mesi, il frutto del suo peccato, una piccola creatura figlia del Maligno.
Esposta al pubblico ludibrio, al martirio della pubblica vergogna, Ester nemmeno all’ennesimo interrogatorio rivelera’ il nome del maschio peccatore. Da sola, in isolata penitenza portera’ per anni il fardello della sua colpa stretto nel cuore e sul cuore impresso nella tela.
Ma da quel muscolo pulsante del medesimo colore scarlatto della lettera di infamia, la sua bimba, Perla - cosi’ chiamata perche’ suo unico tesoro - crescera’ di un’incontenibile vivacita’ .
Lontana dagli altri bambini, isolata con la madre in una capanna ai limiti del villaggio, Perla trotterellante i cui compagni di gioco sono le conchiglie e la sua ombra riflessa nell’acqua, bimba frizzante come la spuma del mare che rinchiude in sè il vigore e la forza dell’onda. Perla che corre nella foresta ricoperta di fiori, come un folletto selvaggio di rara bellezza.
Il colore rosso risalta abbagliando nel clima puritano ben descritto dall‘autore, dove il grigio regna sovrano offuscando le passioni, annebbiando le gioie, condannando ogni piccolo sgarro alle ferree leggi della comunita’.
Visto con gli occhi moderni il libro potrebbe far sorridere, ma l’autore e’ bravissimo a calarci in quel mondo cosi’ lontano in cui nel cielo si leggevano profezie e nelle cui notti si udivano gli urli delle streghe. E da che mondo e’ mondo se il diverso non affascina, sicuramente incuriosisce.
Ho trovato il romanzo avvincente ed emozionante e non posso che ringraziare chi lo ha recensito, permettendomi di avvicinarmi ad un titolo che diversamente non avrei letto.
Buona lettura
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Passione e rimorso
La storia di Hester potrebbe quasi essere contrapposta ai valori esaltati in due grandi romanzi quasi coevi e cioè i Promessi Sposi e I miserabili permeati di morale di stampo cattolico: la provvidenza e la misericordia lavano i peccati mentre il mondo della povera adultera non appare disposto a perdonare. Non c'è spazio nella società puritana per chi ha peccato perché peccare significa non aver saputo gestire i propri talenti.Altrettanto disperante la situazione del reverendo, uomo di Dio che ha trasgredito e che sa di dover subire l'amara punizione. Allegorica è anche la figura della figlia della colpa chiamata Pearl e vista come incarnazione del male dall'immatura popolazione del Massachussetts dell'epoca. Può la religione portare a una visione tanto miope?Per chi conosce la mentalità del tipico wasp tutto teso a migliorare la sua condizione economica per essere considerato benedetto da Dio e al contempo rifiuta assistenza sanitaria ai più deboli perché evidentemente negletti dal Signore l'atteggiamento dei conicittadini di Hester Prynne appare normale e consono alla loro appartenza di fede. Lo scrittore regala un possente ritratto della società del tempo descrivendo con vigorose pennellate degne di un racconto epico. Non a caso l'autore è considerato uno dei padri della letteratura nordamericana.Romanzo capolavoro da leggere tenendo bene d'occhio la mentalità dei personaggi al fine di poterne comprendere a pieno il senso.
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Una Pe(a)rla !
Un libro che rispecchia molto la società di quell'epoca e che mi è piaciuto per una stupidaggine: i tanti significati che si possono attribuire alla lettere A, sia quelli effettivi che quelli simbolici, e mi ha fatto anche piacere che è stato preso a modello in un film uscito di recente intitolato " Easy A " molto carino.
Un romanzo che senza dubbio dovrebbe essere letto almeno una volta nella vita se si è interessati a capire come è nata la scrittura e la società neo-americana dell'epoca.
Scritto inoltre con uno stile ottimo e penso che il pezzo più bello di tutto il libro sia nel bosco insieme al folletto Pearl, quasi surreale come descrizione e scena, davvero bellissima!
Non capisco perché hanno messo il libro con la copertina del film con la Moore che secondo me non ci azzecca nulla! con il suo falso accento inglese è pessima! :D
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La colpa
Nella piccola comunità di Salem, nella Nuova Inghilterra puritana del XVII secolo, la popolazione é in fermento perché alla gogna nella pubblica piazza c'é una donna, Esther Prynne, alla quale é stato imposto di portare a vita una lettera A, rosso sangue, ricamata sul petto.
Quella lettera é il simbolo dell'adulterio.
Esther, infatti, ha tradito suo marito con un uomo di cui nasconde volutamente l'identità e da questa relazione é nata una figlia, Pearl, additata da tutti come frutto della colpa quindi figlia del demonio.
L'uomo che Esther protegge con il silenzio é il reverendo Dimmesdale; questi, per orgoglio impostogli dalla fede e per paura del pubblico giudizio, non riesce a portarsi allo scoperto per difendere la donna che ama dall'ignominia e dall'isolamento.
Questo sarà per lui motivo di tormento che lo porterà a consumarsi lentamente nel rimorso come un'anima dannata tra le fiamme dell'inferno.
Il marito di Esther, Roger, sotto falsa identità tenterà di far uscire allo scoperto l'amante in una sorta di gioco al massacro senza possibilità di scampo.
Roger si insinuerà nella vita e nella mente del reverendo, del quale sospetta, come una serpe strisciante,sperando di farlo soccombere.
Questa specie di triangolo amoroso tra i personaggi principali di cui Esther é la protagonista positiva e reattiva, in quanto mostra da subito forza di carattere e l'avversione per il tragico destino, ci trasporta in un'atmosfera attualissima ed improvvisamente ci dimentichiamo del XVII secolo riemergendo nella nostra epoca. Il personaggio del reverendo gioca bene il suo dualismo e lo sforzo che ne consegue coinvolge e rattrista il lettore creandogli un senso di impotenza. Pearl, invece, é la figura statica e complessa, nucleo centrale dell'intera narrazione; in lei si incarnano il bene e il male.
Per concludere posso dire che ho trovato questo romanzo bellissimo, potente, ricco di simboli, scritto in modo semplice ma curatissimo e con un dettagliato sguardo alla società puritana dell'epoca ben conosciuta dall'autore. Un altro libro da non lasciarsi sfuggire.
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Ritratto di un'era in parte attuale
Gli aggettivi che possono descrivere questo romanzo sono fondamentalmente due: monotono e interminabile. Sono del parere che la narrazione poteva ridursi a meno della metà del libro effettivo.
L’autore si fossilizza su alcuni concetti ed elementi e quasi in ogni capitolo li riprende quasi come se non avesse nient’altro da argomentare. Io, per natura, detesto le cose ripetitive e per tale motivo la lettura di questo libro si è rivelata davvero difficoltosa. La riflessione è necessaria in qualunque romanzo ma una riflessione-ripetizione di questo tipo la trovo fine a se stessa. La ripetitività come avrete potuto ben intuire rende infinita una storia che, estratta dal suo stile narrativo, è abbastanza interessante. Nonostante tutto mi è piaciuto il fatto che l’autore abbia fatto intendere alcune parti dell’indole umana; mi riferisco a quegli aspetti che spingono l’essere a giudicare, ad additare e a ricordare esclusivamente quegli avvenimenti e ricordi imbarazzanti o in questo caso spiacevoli nonostante i comportamenti ineccepibili di diversi anni seguenti. Non so bene per quale motivo si è spinti a sottolineare tali avvenimenti; è quasi come se tutto quello che è avvenuto in seguito non esistesse, come se il cervello di alcuni immagazzinasse solamente i ricordi tristi per riproporli e rendere più debole l’animo di chi tenta di riprendersi e rimarginare le ferite.
Risulta piacevole e molto apprezzata la predisposizione ad una riflessione sul comportamento umano.
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Una cruda realtà
La lettera scarlatta affronta un tema molto molto duro. Ambientato nel Seicento espone una realtà cruda e triste, una società puritana con un codice morale spietato, una donna, Hester Prynne, fiera e potente che vuole rivendicare il suo diritto di amare e vivere.
La storia è toccante, ma è una bugia dire che lettura è stata semplice. Tutt'altro; essendo lo stile dell'autrice Ottocentesco, non è il nostro per cui non è semplice per niente, erano presenti passi in cui mi ci dovevo impegnare.
Comunque sia è un libro da leggere, soprattutto per gli appassionati di storia e per chi sta studiando il particolare periodo a cui fa riferimento il libro.
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Un romanzo d'altri tempi
Che dire?
E' un romanzo ambientato nel XVII secolo in un'america che si stava generando da persone che erano fuggite via dal vecchio continente e che vedevano nella "nuova Inghilterra" una speranza per fondare un mondo davvero giusto e incontaminato dal peccato.
Per restare lontani dal peccato però bisogna riconoscerlo e soprattutto condannarlo nella pubblica piazza.
Ma cos'è il peccato? Nella nostra cultura possiamo ritenere un adulterio un peccato? Un crimine? Per fortuna no, ma nell'America di quei secoli fa era un delitto da reprimere! Come? mettendo sulla pubblica donna una donna inerme, con la figlia piccola in braccio e condannandola a portare sulle sue vesti un pezzo di stoffa nella quale è ricamata splendidamente una lettera A di colore scarlatto.
E questo che parla il libro del peccato e del demonio. Di sensi di colpa e di solitudine.
Con la protagonista che alla fine è colpita da quella che noi oggi definiamo "sindrome di Stoccolma" verso quel simbolo che porta ostinatamente fino alla fine dei giorni.
E lo scarso coraggio del reverendo che non pè capace di riscattarsi dalla sua condizione inerme e senza coraggio che per salvare le apparenze non comunicheà mai a nessuno il "peccato".
Lo scrittore chede alle streghe al demonio e al male, lo si capisce in tutte le righe.
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La storia è più attuale di quanto si pensi.
Non mi dilungherò sulla trama perchè penso che, chi prima di me, sia stato esaustivo, vorrei invece sottolineare l'attualità di questo libro ancora adesso, in un mondo che forse non è più spinto dalla religione ma sicuramente da altri fattori che lo portano all'esclusione di alcune persone dalla società così come accadeva un tempo.
Devo ammettere che questo romanzo non brilla per la scrittura, ma piuttosto per i contenuti. Lo stile, in effetti, non è particolarmente degno di nota e la trama, a mio giudizio, è risultata un po' prevista.
Posso dire, in conclusione, che non è uno dei classici dell'Ottocento che preferisco.
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Paure e ipocrisie di una società puritana
Hawthorne, assieme a Melville, è uno dei padri della letteratura statunitense "moderna", nonché uno dei primi autori a svincolarsi dalla tradizione letteraria della madrepatria britannica, per parlare della sua, di patria, e dei suoi costumi.
Questo romanzo è ambientato nel XVII secolo, in una località, Salem, fortemente evocativa.
Siamo in un'America puritana, moralmente repressa, in cui è facile, per una donna, essere accusata di stregoneria.
Hester Prinne è una donna che ha commesso adulterio, ed è costretta a portare, cucita sul petto, la lettera A di adultera, di tessuto rosso scarlatto.
Lei e la figlia Pearl subiscono un ostracismo vergognoso. Ma Hester è una donna di grande dignità, di grande umiltà, e trascorre la sua esistenza dedicandosi ad opere caritatevoli, malgrado il disprezzo che la circonda.
Hawthorne ci fa capire fin dall'inizio che il padre della bambina è il Reverendo Dimmesdale, uomo tenuto in grande considerazione dai suoi fedeli per la veemenza delle sue prediche e la presunta integrità morale.
Fermo restando che quest'opera non può essere compresa appieno senza un'adeguata contestualizzazione, penso che sia inevitabile per una lettrice rimanere disgustata dalla vigliaccheria del Reverendo, che soffre sì le pene dell'inferno, ma non ha il coraggio di pagare la sua "colpa" assieme ad Hester.
Si rimane altrettanto disgustati dalla solitudine in cui vive la piccola Pearl, descritta con squisita sensibilità da Hawthorne nei suoi giochi solitari con la Natura, la sua unica amica, emarginata dai coetanei perché "figlia del peccato".
E' un'opera che si nutre anche di atmosfere visionarie e misteriose, a testimonianza del fatto che, malgrado il desiderio di innovazione e di sfida da parte di Hawthorne, la matrice religiosa è dura a morire.
Si percepisce, infatti, una forte empatia dell'autore verso Hester e la bambina, ma il riscatto di Hester avviene comunque secondo i canoni della moralità religiosa: non c'è mai, in questa donna, un desiderio di rivolta, e la voglia di proteggere il nome del suo amante è sempre più forte del disgusto per una società ipocrita, sempre alla ricerca di un capro espiatorio.
Un libro che consiglio per lo stile, per la bellezza di alcune descrizioni, per l'indagine psicologica accurata, ma che subisce l'usura del tempo e risulta insopportabilmente prolisso e pesante nella parte finale.
Una piccola osservazione sulla grafica della copertina scelta da Newton Compton: credo che sia fuorviante utilizzare un'immagine del film, che si discosta parecchio dalla storia originale.
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