La donna in bianco
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Un giallo d'altri tempi
Il giovane disegnatore Walter Hartright sta per lasciare Londra e recarsi nel Cumberland, dove ha trovato un impiego: insegnare disegno alle due nipoti di un ricco gentiluomo, le sorellastre Marian e Laura. La sera prima di partire incontra in strada una donna in fuga: è tutta vestita di bianco, ha l'aria smarrita e confusa e parla in modo sconclusionato. Mentre Walter la soccorre e la accompagna a una carrozza, la donna gli fa il nome della famiglia e della dimora presso cui il giovane ha trovato lavoro, i Fairlie di Limmeridge House. Prima che Walter possa chiedere spiegazioni, la misteriosa donna in bianco salta in carrozza e scappa. Il giorno dopo Walter parte per Limmeridge e prova a indagare sull'identità della donna in fuga, ma nessuno sembra conoscerla. Per di più, Laura, una delle sue allieve, è identica a lei. Qual è il mistero della donna in bianco?
Dire anche solo una parola di più sulla trama guasterebbe irrimediabilmente la lettura. "La donna in bianco" è un romanzo che si fonda non sull'indagine psicologica, sulla costruzione dei personaggi o delle ambientazioni, ma sull'azione e il mistero che si intreccia e si aggroviglia sempre di più per poi dipanarsi negli ultimissimi capitoli, come una matassa di filo. Si tratta infatti di un romanzo a puntate e di conseguenza il suo scopo è dilatare il mistero principale sempre di più, aggiungere misteri secondari intorno al primo e tirarla per le lunghe il più possibile, in modo da catturare e mantenere viva l'attenzione del pubblico. Il problema di questi romanzi per i lettori di oggi, annoiati, smaliziati e amanti della velocità, è che il continuo allungare il brodo tende a stancare.
Questo problema diventa ancora più rilevante quando la trama non è abbastanza imprevedibile da lasciare davvero con il fiato sospeso alla fine di ogni capitolo. In La donna in bianco la trama è piuttosto accattivante e si riflette sulla difficile posizione femminile nell'età vittoriana, quando le donne erano sempre, in un modo o nell'altro, alla mercè un uomo, che fosse un parente, un marito, un tutore, non decidevano liberamente di se stesse e potevano essere travolte e sopraffatte dagli eventi con una rapidità e una facilità sconvolgenti. Purtroppo sono ben pochi i fatti che non sono facilmente prevedibili. Molto spesso quello che accadrà è abbastanza chiaro ed evidente, eppure i personaggi si interrogano sgomenti su come andranno le cose e si lanciano in lunghi ragionamenti per arrivare a una conclusione che era evidente già da tre capitoli. Ci sono eccessi sentimentali nello stile ed esagerazioni e ingenuità di vario genere. Ad esempio, le apparizioni della donna in bianco causano grande agitazione fin dall'inizio, quando ancora nessuno è a conoscenza del mistero a cui è legata e quindi una simile reazione non è giustificata. Per di più, sono considerate un oscuro presagio per il futuro di Laura senza alcuna motivazione logica. Tutti questi elementi dovrebbero forse conferire drammaticità alla storia, ma causano un involontario effetto comico.
La storia è raccontata dai suoi stessi protagonisti. L'autore immagina, infatti, che i personaggi che hanno preso parte agli eventi siano chiamati a dare la loro testimonianza in tribunale e che dunque riportino un resoconto fedele e imparziale. Ogni personaggio che prende la parola ha una sua voce specifica e perfettamente distinguibile dalle altre, un tono, uno stile, un linguaggio e perfino dei vezzi o tic linguistici tutti suoi. Al tempo stesso, però, i personaggi hanno una caratterizzazione schematica: ci sono i buoni e ci sono i cattivi e pochissime sfumature nel mezzo. Fa un po' eccezione soltanto il conte Fosco, mentre il personaggio peggiore da questo punto di vista è Laura Fairlie, che incarna il topos della damigella candida, buona, bellissima e innocente da salvare, è del tutto priva di carattere, forza d'animo o capacità di iniziativa ed è costantemente in balia degli altri, sia che vogliano proteggerla sia che vogliano danneggiarla. Non a caso, forse, è l'unico personaggio che pur avendo un ruolo fondamentale negli eventi non prende mai la parola.
I classici possono invecchiare più o meno bene e "La donna in bianco" è senz'altro un romanzo che mostra tutti gli anni che ha. Ciononostante, è una lettura piacevole e scorrevole, soprattutto grazie allo stile curato, elegante, descrittivo, che cattura e immerge nella storia a dispetto di tutti i suoi difetti. Wilkie Collins sapeva quello che molti autori contemporanei hanno dimenticato o forse non hanno mai saputo: anche una storia non eccezionale, se è ben scritta, può essere una buona lettura.
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Segreti da svelare
E’ il primo libro che leggo di Wilkie Collins e ne sono rimasta positivamente affascinata. Complice lo straordinario stile di scrittura e il ritmo incalzante del racconto che prosegue grazie alle testimonianze dei personaggi, è impossibile smettere di legge “la donna in bianco”, definito da T. S. Eliot come “il più bello dei romanzi polizieschi moderni”.
Protagonista indiscusso della vicenda è Il Segreto pericoloso di Sir Percival Glyde, promesso sposo della bellissima Laura che sarà destinata ad ereditare una grande fortuna. Ma la figura dello sposo sembra quasi scomparire ed offuscarsi se viene messa a confronto con quella del malvagio, astuto ed inafferrabile Conte Fosco. La sua è una figura che eccelle, domina gli eventi e chi lo circonda in modo incomparabile. È padrone di se stesso a tal punto dal non lasciarsi mai condizionare dalle pieghe che prende una situazione e dal riconoscere sempre il modo di prevalere su tutto; e nel salvaguardare i propri interessi è il migliore, è disposto a tutto pur di difendere i propri affari personali. Ma non è l’unico personaggio forte della storia: Marian, sorella dell’ingenua e oserei dire debole e incolore Laura, appare come un’eroina dotata di grande coraggio e intelligenza, capace di far vacillare anche lo spregevole Conte Fosco, completamente fedele alla sua cara sorella dalla quale è inseparabile. Ma non posso dimenticare Walter, il maestro di disegno innamorato di Laura dalla quale è profondamente ricambiato, determinato a smascherare l’inganno che grava sulla vita della sua amata.
Mentre sullo sfondo della storia vi è la misteriosa donna in bianco, che fa la sua apparizione per la prima volta in una notte buia tra le vie di Londra, ma non vi dirò nulla di particolare su di lei, lascio l’alone di mistero, così come è tanto bravo a fare l’autore del romanzo.
Non posso considerarlo uno dei miei libri preferiti, nonostante la piacevolezza della storia e la descrizione perfetta degli eventi.
Il finale ha un po’ deluso le mie aspettative. Potrei dirvi che avrei scelto una conclusione diversa e un po’ meno scontata, ma comunque rimane un grande romanzo di cui consiglio la lettura, soprattutto per addentrarsi nel perfido inganno tessuto con altissima maestria, per confrontarsi con il glaciale Conte straniero e per conoscere la forza di una donna come Marian.
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A very British hybrid
È la prima volta che leggo questo autore, invogliata dalla presentazione del libro nel negozio online dove l’ho comprato in edizione Newton digitale, nella traduzione di Fedora Dei. Quando si compra un libro in versione digitale si ignorano le dimensioni del corrispondente cartaceo e non ci si può orientare neppure scaricando l’estratto gratuito. Chiunque legge per passione sa che se un libro è ben scritto, il numero delle pagine non conta.
In questo caso, per quanto mi riguarda, lo stile scorrevole e piacevole non è bastato da solo ad alleggerire il testo dal “peso” della lunghezza della storia.
Definirlo un giallo, un poliziesco è sbagliato e riduttivo, in quanto presenta motivi anche gotic/noir, atmosfere vittoriane, punte di spionaggio, in alcuni passaggi note “svenevoli” da romanzi rosa . È un romanzo complesso, una miscellanea lunga e imponente, con un intreccio magistralmente tenuto insieme dal racconto a più voci: vari personaggi, anche minori, rilasciano testimonianza scritta dei fatti che ruotano attorno ad un “segreto” con scambio di persona (tematica antica dei “sosia” o dei gemelli).
L’autore presenta la storia in un preambolo, anticipando che:
“Questa è la storia di quanto la pazienza di una donna può sopportare e di quanto la determinatezza di un uomo può conseguire”
La donna, la figura femminile veramente degna di ammirazione e di rilievo di tutta la storia è Marian Halcombe, dal carattere forte, determinato, dall’intelligenza fuori dal comune, lontana dalle ipocrite e vanesie donzelle dell’alta società. La prima volta che incontra il giovane Walter Hartright , il protagonista maschile, assunto dallo zio in casa come insegnante di disegno, lo lascia basito per la franchezza delle sue parole e dei suoi discorsi. Riguardo a feste da ballo, abiti, nastri, cappelli e flirts ha le idee ben chiare: sono cose noiose. “Non sembro aver gran stima del sesso a cui appartengo, vero? Ma credo che molte donne la pensino come me, anche se non esprimono liberamente la loro opinione” sostiene lei.
Laura Fairlie è l’amata sorella (in realtà sorelle solo da parte di madre) di Marian: bella, bionda, arrendevole e delicata che farà impazzire d’amore Hartright . Nella prima parte del romanzo infatti, Hartright racconta di come giorno dopo giorno lui e Laura abbiano scoperto di amarsi, ricambiati, uniti dalla lezione di disegno e da una accesa sensibilità verso la bellezza della natura. Momenti di estasi pura fino a quando...si scopre che Laura è promessa sposa ad un uomo più in là con gli anni, ma prestante e di bell’aspetto: Sir Percival, dal passato non propriamente limpido, che nasconde un segreto che verrà svelato solo alla fine della lunga storia che mi ha tenuta incollata alle pagine soprattutto all’inizio e alla fine. Nella parte centrale ho talvolta perso l’entusiasmo, la storia si è rallentata, l’attesa per la svolta finale è stata messa a dura prova.
La donna in bianco, vi chiederete, chi sia. Non è né Marian , né Laura, ma una creatura fisicamente simile a Laura, però offesa dal marchio infamante della pazzia e per questo rinchiusa in un manicomio: Anne Catherick. Il titolo del romanzo è in parte fuorviante, poiché la donna in bianco, Anne, in realtà non è la protagonista della storia. L’opera, come si è detto sopra, consta di testimonianza a più voci, delle vicende che vedranno contrapporsi Laura, Marian e Walter a sir Percival (che sposerà Laura) e al suo amico, l’italiano Fosco, un conte.
Su quest’ultimo qualche parola va spesa: un sessantenne gigantesco e grasso, ma ancora forte e baldanzoso, un capolavoro di eloquenza e talvolta di vacue ed ipocrite parole, questa sembra l’idea che Collins (e non solo lui!) abbia avuto degli italiani. Un uomo subdolo, galante con le donne, ma pericoloso, “guanto di velluto e mano di ferro”, mai espressione fu tanto felice. Vi delizierete della sua eloquenza nella parte finale del romanzo, c’è posto anche per la sua pomposa deposizione. Un uomo sfuggente, misterioso, persuasivo...all’altezza di una come Marian Halcombe. Ma non dico altro.
Io credo che ci vuole passione per i classici per apprezzare questo libro e questo autore, all’epoca osannato da Thomas Eliot. Ho trovato ovunque pareri positivi, ma secondo il mio gusto personale, la lunghezza della storia è ingiustificata e il finale non mi è piaciuto. Scoprite voi il perché!
Un romanzo complesso per chi ama i grandi classici e il libri che sfuggono al genere.
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Truffa all'italiana
“La donna in bianco” è uno dei primi esempi letterari di detective novel, ossia di romanzo incentrato su un mistero o un delitto che viene risolto attraverso accurate ed audaci indagini da un personaggio non sempre collegato al mondo della polizia ordinaria, spesso si tratta anzi di investigatori dilettati o persone comuni che si trovano loro malgrado coinvolte in un crimine.
Per la prima volta compaiono espressioni tipiche del gergo poliziesco, come indagine, indizi e sospetti, inoltre il protagonista si impegna in dei veri e propri interrogatori con vari personaggi e formula delle ipotesi basate sull’osservazione diretta dell’ambiente
«[...] mi venne fatto di osservare il basamento della grande croce bianca, dal lato dove c’era l’iscrizione… Vi si notava, fatto abbastanza curioso, una larga zona ripulita di fresco, proprio nel bel mezzo. [...] Avevo deciso di ritornare al cimitero sul far della sera: se la mia ipotesi era quella giusta avrei sorpreso all’opera la persona che si era sobbarcata l’incarico di ripulire quel particolare monumento funebre.»
Scritta nel 1859 e pubblicata a puntate, com’era in uso per molti romanzi dell’epoca, questa è indubbiamente una delle opere più note di William “Wilkie” Collins. Con questo volume viene “inventata” anche la sensation novel, ossia il genere basato sulla capacità dell’autore di creare un’atmosfera di tensione continua e crescente, e vengono inoltre inseriti diversi riferimenti alle sue esperienze personali: sono presenti personaggi di origine italiana e scene ambientate in Francia, entrambi Paesi nei quali l’autore viaggiò di frequente durante la giovinezza,
«L’Italia è indubbiamente il paese più affascinante che ci sia al mondo e Laura vi troverà i più svariati motivi di distrazione e di interesse, [...]»
ma anche diversi avvocati ed elementi collegati alla giurisprudenza, campo dei suoi studi universitari, seppur mai diventato la sua professione.
Amico e collaboratore di Charles Dickens, in questa narrazione Collins si avvicina idealmente ad altri autori: per ambientazione e personaggi mi ha ricordato Jane Austen, nello specifico “L’abbazia di Northanger”, mentre le indagini svolte dal protagonista posso benissimo aver gettato le basi per quelle del detective di Arthur Conan Doyle, Sherlock Holmes.
Il romanzo presenta una struttura molto originale, risultando in sostanza una sorta di memoir redatto dal protagonista unendo le trascrizioni delle sue esperienze alle testimonianze degli altri personaggi, in forma di deposizioni, diari o certificati ufficiali. Un plauso va alla bravura di Collins nel saper intrecciare abilmente i vari registri narrativi e dar voce di volta in volta ai diversi personaggi in modo assolutamente credibile.
La storia prende l’avvio quando al maestro di disegno Walter Hartright viene offerta la possibilità di insegnare alle giovani nipoti di un ricco possidente, tale Mr Fairlie; la sera stessa, il protagonista incontra in modo fortuito anche la misteriosa donna in bianco che dà il titolo al romanzo, portatrice di oscuri presagi proprio sul nuovo lavoro di Walter. Da questo spunto iniziale si sviluppa una trama davvero complessa e ricca di colpi di scena, dove il personaggio di Walter viene di frequente accantonato per dar spazio alle altre storie, espediente che però impedisce al lettore di affezionarsi al protagonista.
In generale nessuno dei personaggi di dimostra particolarmente incisivo, anzi alcuni sono decisamente snervanti come Laura, ma mi sento comunque in dovere di citare tra i miei favoriti la determinata Miss Halcombe, unico personaggio femminile che tenta di ottenere un ruolo che sia paritario, anche durante le indagini, pur non riuscendo sempre nell’intento,
«Doveva esserci un motivo preciso, per tanta confidenzialità. Il conte non faceva mai nulla senza uno scopo...
Al momento non potevo perdermi in queste congetture, perciò scacciai il pensiero e mi interessai soltanto alla contessa che stava facendo i suoi soliti interminabili giri attorno alla vasca dei pesci rossi.»
e l’ambiguo conte Fosco la cui astuzia gli è valsa la mia simpatia a dispetto del ruolo da antagonista.
Per quanto riguarda i personaggi secondari, alcuni sono puramente macchiettistici e mi hanno ricordato ancora una volta la Austen; ad esempio la placida governante, Mrs Vesey
«C’è chi attraversa la vita correndo e chi va a passo lento. Mrs Vesey, nella vita, ci stava seduta!»
o anche Frederick Fairlie, sempre preoccupato per i suoi poveri nervi
«Il giorno del mio [di Mr Gilmore] arrivo non ebbi il piacere di esser ricevuto da Mr Fairlie. Da anni egli era, o credeva di essere, un povero invalido cui non era possibile intrattenere facilmente dei visitatori, specie per colloqui d’affari.»
Oltre al senso di distanza rispetto ai personaggi, gli altri elementi che non mi hanno convinta del tutto sono il finale che risolve le varie problematiche in modo troppo fortuito e le spiegazioni eccessive dei vari misteri: molte risposte erano davvero facili da intuire per il lettore, non era affatto necessario specificare tutto più volte.
NB: Libro letto nell'edizione Newton Compton
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UN ROMANZO "PERFETTO"
In questi giorni mi sono chiesta da dove iniziare per fare questa recensione, è difficile solo immaginare di scrivere qualcosa su questo libro, ogni parola sarebbe inutile. Wilkie Collins non ha di certo bisogno di spiegazioni o di giudizi. Quello che scrive rasenta la perfezione.
“La donna in bianco” è un libro che racchiude al suo interno una storia sorprendente, intesa e molto coinvolgente, dove ogni personaggio porta al racconto qualcosa di sé, della sua personalità e della sua vita.
Il romanzo è raccontato con gli occhi di narratori diversi, quindi la storia la vediamo solamente dal punto di vista di chi in quel momento la sta vivendo o l’ha vissuta. Non abbiamo un narratore onnisciente e questo aiuta moltissimo ad aumentare la suspense.
Inizialmente mi intimoriva il fatto che il libro avesse più di 700 pagine, anche se in realtà di libri lunghi ne leggo e ne ho letti, in un momento per me tranquillo ho cominciato e la storia mi ha da subito incuriosita.
Non solo mi ha anche appassionata e questo sicuramente mi ha portato a proseguire la lettura e a ritenerlo uno dei libri più convincenti e riusciti che io abbia mai letto.
Walter Hartright è il primo narratore della storia, è un insegnante di disegno che ci accompagna per la prima parte del romanzo, è sicuramente uno dei personaggi a cui mi sono più affezionata, ho apprezzato il suo senso di giustizia, la sua lealtà e anche la sua umiltà.
Dall’altro lato ho amato anche la figura di Marian Halcombe, il suo personaggio è di supporto rispetto a quello della sorella Laura Fairlie ma nel corso della storia, lei diventa una vera e assoluta protagonista.
Caparbia, leale, sincera, non si fa sottomere da nessuno lottando sempre per fare la cosa giusta, e sicuramente Marian, rappresenta una donna moderna per l’epoca che non rimanere in disparte ma prendere parte attiva nella sua vita e nella storia.
L’intreccio narrativo è congeniato in maniera magistrale, coinvolge personaggi, trame, segreti, passato, in una rete che faremo fatica a capire e soprattutto fino alla fine non sapremo quale sia la verità.
Sebbene il libro sia stato scritto nell’Ottocento, risulta essere ancora una storia moderna, con uno stile che non annoia e che fa riflettere.
A volte le parole non servono e contano solo i fatti, se questo libro è arrivato fino ai nostri giorni e riscuote ancora tutto questo successo ci sarà un motivo.
Io non posso che consigliarvi di leggere e capire quale sia l’enorme talento di Wilkie Collins.
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Il segreto
Corposo romanzo della seconda metà dell’ Ottocento, pubblicato a puntate su rivista, per volere d Dickens. Regalò grande fama all’autore e viene generalmente riconosciuto come la sua opera migliore. Si incentra su un iniziale mistero che tende progressivamente a tramutarsi in un segreto, perdendo così i tratti iniziali che sono di grande impatto e portando il lettore a bramare per giungere alla soluzione del caso. Eh sì , da uno degli iniziatori del genere poliziesco, questa evoluzione è ben gestita ma ha, a mio avviso, il limite di fare di questo scritto un ibrido, l’avrei sicuramente lasciato dentro il modulo del noir, mi aspettavo, date le premesse, qualcosa di più vicino alla scrittura di E.A. Poe.
Purtroppo, dopo l’inizio molto promettente, la lettura si è trascinata anche se devo dire con una certa celerità perché la prosa è fluida e gli avvenimenti incalzanti sono studiati ad arte per creare nel lettore un alto grado di dipendenza. Non ha suscitato il mio interesse visto che tendo a perdermi nel particolare e che l’epilogo è artificiosamente diluito tanto da suscitare in me una certa irritazione. Pochi gli stimoli di riflessione offerti al lettore anche se l’ambientazione sociale è squisita e porta a serie considerazioni sul ruolo della donna nell’Ottocento inglese.
Due sorelle, o meglio sorellastre, Laura e Marian, vivono in una bella dimora rurale nella campagna inglese, in compagnia di un loro eccentrico zio; accolgono per un certo periodo Walter Hartright, un maestro di disegno, e fra lui e Laura nasce una corrispondenza di amorosi sensi che mai espressa esplicitamente va però a essere di disturbo per il compiersi del destino di Laura, promessa sposa a Sir Percival. Walter viene gentilmente allontanato dalla dimora quando sta cercando di risolvere il mistero legato alla donna in bianco che si aggira in quei paraggi, e che lui ha fortuitamente aiutato senza sapere chi fosse, ora la ritrova intenta a mettere in guardia Laura dal matrimonio impostole dal volere del defunto padre. Della donna misteriosa si sa che assomiglia a Laura in modo sorprendente e che si è allontanata dal manicomio in cui è stata segregata, inoltre che conosceva la mamma delle due giovani donne...
La trama si disperde in infinite variazioni e porta dentro il Conte Fosco e sua moglie, bellissima e diabolica coppia, oltre ad altri personaggi minori che diventano anche i narratori della vicenda, la quale, ricostruita a posteriori, si avvale del punto di vista dei numerosi protagonisti assumendo i tratti di narrazione condivisa e corale sotto la regia del narratore primario, Walter Hartright.
Se si ha una certa pazienza il libro potrebbe piacere, in molti lo apprezzano, se ci si ritrova nei miei personali limiti, consiglierei di passare oltre. A voi la scelta.
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GIALLO D'AUTORE
W. Collins viene considerato il padre del romanzo poliziesco, e "La donna in bianco" il suo capolavoro.
Non dobbiamo però pensare che questo libro sia semplicemente inseribile in un sottogenere letterario o possa essere bollato come testo 'di consumo' benché la sua pubblicazione sia avvenuta 'a puntate' su una rivista (nel 1859-60) ; ma essa era diretta da Dickens!
Il successo fu travolgente. La sua leggibilità è infatti straordinaria : le oltre 700 pagine volano in breve tempo ; la rigorosa struttura della lunga vicenda è eccezionale, tanto da tenere desto in chi legge il desiderio costante di procedere : riesce ad essere quasi sempre stupefacente (un solo enigma è scoperto dal lettore prima del susseguirsi dei fatti, ma ci si accorge che si tratta di un dettaglio che non riveste il rilievo che ci si aspettava) . Poi c'è la scrittura, di piacevole eleganza, sulla scia della grande tradizione inglese.
La giovane donna in bianco, che compare di notte o al crepuscolo col suo alone di mistero, non rappresenta l'unico elemento d'inquietudine, perché la sua vicenda s'intreccia con quella di numerosi altri personaggi, dando vita a molteplici accadimenti collegati fra essi da una ramificazione di fili sotterranei.
Possono venir in mente facili accostamenti al romanzo gotico e a "Cime tempestose" di E. Bronte. L'antico castello, la natura selvaggia, il lago d'inquietante cupezza, il cimitero... : ci sono tutti gli elementi d'impronta romantica, ma così ben assortiti in una mescolanza anche di realismo e d'intrigo razionalistico, da contribuire a formare una stupefacente 'macchina narrativa' (d'altronde siamo oltre metà '800).
Il romanzo è strutturato in modo originale e accattivante : narratori sono alcuni personaggi quali 'documenti' di preziose testimonianze in un processo : tappe volte al progressivo svelamento della verità dei fatti.
"...vidi stagliarsi solitaria la figura di una donna, vestita di bianco (...), che mi scrutava con espressione grave, e con la mano indicava la nuvola scura sopra Londra".
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Mistero vittoriano
Non è difficile immaginare la tensione e l’aspettativa che dovevano provare i lettori della rivista “All the year round” nel 1859, mentre attendevano la puntata settimanale per scoprire l’evolversi degli intrighi e dei misteri sapientemente disseminati in questo complesso intreccio. E lo dico da lettrice con parecchie ore di sonno arretrato a testimonianza del coinvolgimento e della curiosità che questo romanzo è stato in grado suscitare.
Un romanzo piacevole, che si legge tutto d’un fiato nonostante la corposa mole, in cui il gusto classico e le tipiche ambientazioni vittoriane si sposano con elementi che sorprendono per la loro estrema modernità.
Innanzitutto la tecnica narrativa proposta, in cui la vicenda viene scomposta in vari episodi raccontati da diversi protagonisti, chiamati a rivivere un pezzo della storia e darne testimonianza attraverso scritti di diversa natura: diari, resoconti, lettere. Il risultato è un insieme dinamico e variegato, caratterizzato da forme molteplici e interessanti mutamenti di prospettiva.
Poi la capacità di orchestrare una trama estremamente intricata, in cui ci ritroviamo intrappolati in una fitta rete di complotti perfettamente architettati, segreti apparentemente sepolti e scambi di identità sospetti. Una narrazione scorrevolissima ci porta nelle magioni della campagna inglese e lungo le affollate strade di Londra per svelare segreti e smascherare colpevoli, alimentando un senso di attesa destinato a venire soddisfatto solo con l’ultima pagina. Molto più di quanto facciano molti thriller contemporanei.
Straordinari inoltre i personaggi, vividi e ben descritti, con tratti peculiari che escono dalla tradizione e dalle pure esigenze narrative, rivelando una certa cura di caratterizzazione. Tra i buoni e i cattivi, contrapposti in una battaglia di ingegno e astuzia, spiccano in particolare due figure: Marian, donna forte, indipendente e generosa, immagine femminile di intraprendenza e coraggio decisamente fuori dai canoni dell’epoca, e il conte Fosco, perfido e intelligentissimo, sensibile verso gli animali ma diabolico verso i suoi nemici, talmente ammaliante da incantare e manovrare tutti. E come dimenticare il fascino della donna in bianco, che appare e scompare con il suo alone di mistero?
Ringrazio quindi Musso per avere citato quest’autore in una mia recente lettura definendolo “una delle piccole gioie della vita” e permettendomi così di incrociare questo romanzo nel mio zigzagante percorso di lettura.
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La donna in bianco.
"Così è il Mondo,così sono gli Uomini,così è l'Amore.Cos'altro siamo se non fantocci in un teatrino da fiera?Oh,Destino onnipotente tira con gentilezza i nostri fili!Abbi pietà di noi,e dalla nostra scena angusta concedici di uscire a passo di danza."
Una ragazza (Lady Glide) ricca, ingenua e bellissima; un promesso sposo (Sir Percival) con tanti segreti, che non è quello che sembra; la sorella dell'ereditiera (Marian) coraggiosa, forte e determinata; l'amico dello sposo (conte Fosco) di origini italiane, equivoco, criptico e malvagio; un maestro di disegno (Mr.Walter Hartright) innamorato, che si trasforma in detective, per scoprire la verità e l'inganno perpetrato verso Lady Glide; una misteriosa donna in bianco.
Questi sono tutti gli ingredienti di una splendida storia, di un classico da leggere e da avere nella propria biblioteca, scritto nel 1800 e considerato l'antesignano dei romanzi polizieschi.
In questo libro troviamo tanti personaggi e la bravura dello scrittore è quella di averli caratterizzati in maniera spettacolare in tutte le loro qualità e nei loro difetti, altro elemento importante è quello della suspence, il lettore pagina dopo pagina vuole scoprire la verità e questo ti porta a ritagliarsi un momento della giornata per dedicarsi a "La donna in bianco".
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Intriganti intrighi d'altri tempi
Pensare che ci sia un mistery che non sia contemporaneo m'ha fatto tirare un sospiro di sollievo, considerato che molti dei libri in classifica dei nostri tempi sono soltanto casi letterari pompati a vuoto dalle case editrici.
Quello di Wilkie Collins è invece un libro davvero coinvolgente, anzi intrigante. Lo stile ovviamente è quello dell'epoca ma credo sia un punto di forza, giacché ti permette di avanzare non troppo velocemente, di non divorare pagina dopo pagina con il rischio che non rimanga niente.
Più che la donna in bianco del titolo, quella che rimane il personaggio migliore del libro è sicuramente Ms. Halcombe: Marian è una donna tutt'altro che in bianco, il suo carattere ha mille sfumature di colore, tutte ben vivide e sature. Una donna che sfida le convenzioni dei suoi tempi per lottare per ciò a cui tiene, mantenendo gli occhi ben aperti e la furbizia pronta per ogni evenienza.
E poi c'è il conte Fosco che appare solo verso la metà del romanzo ma che lo ingombra fino alla fine con il suo personaggio ambiguo, ambivalente, mellifluo.
Consiglio a tutti di leggere questo romanzo perché è consolante sapere che già nei secoli scorsi c'erano menti geniali capaci di creare trame complesse e tenere il lettore in sospeso fino alla fine.
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Il demonio travestito da conte
Oggi sono davvero in crisi perché non è facile presentare al meglio questo romanzo ma tenterò con le poche armi a disposizione: passione, per quello che ho appena letto e dedizione, da discreta lettrice quale sono.
Wilkie Collins è un abile prestigiatore.
La sua meravigliosa penna resiste agli urti del tempo lasciando al lettore l'illusione di trovarsi di fronte un mistery/thriller dei giorni nostri.
La storia viene narrata da vari personaggi, di cui solo alcuni sono i veri protagonisti, sotto forma di testimonianza in un processo ed è talmente ricca di particolari e così ben congegnata da risultare ipnotica e non farci pesare le sue quasi 688 pagine.
Essa è farcita di emozioni, sparizioni, apparizioni, scambi di persona, segreti inconfessabili, amore, lealtà, amicizia ma anche inganni e complotti terribili e tutta questa materia danza armonicamente intorno alla figura misteriosa della donna in bianco.
Questa figura quasi spettrale, consumata dall'odio e dalla follia, la ritroviamo nelle notturne strade di Londra immerse nella nebbia; in piccoli cimiteri di campagna; nella vegetazione di un decadente paesaggio lacustre al crepuscolo o nei dintorni della tenuta di Blackwater Park, accompagnata sempre da frasi criptiche riguardanti un terribile "segreto" che ruota intorno alla spregevole figura di Sir Percival Glyde. La donna in bianco è Anne Catherick, chiave risolutiva della storia.
La trama può essere riassunta a grandi linee ma assolutamente non rende merito alla vicenda che devo (ahimè) sintetizzare per non rivelare troppo.
Due sorelle, Laura e Marian, la prima debole e delicata è promessa ad un baronetto (Percival Glyde) ma innamorata (ricambiata) del suo insegnante di disegno Walter Hartright; quest'ultimo verrà allontanato dalla tenuta di Limmeridge da Marian, donna risoluta ed intelligente al servizio di Laura che ama più di se stessa e alla quale vuole evitare possibili scandali. Laura rinuncia a Walter e sposerà Percival e insieme partiranno per il viaggio di nozze ma al ritorno tutto il panorama cambia.
Percival, all'inizio amabile e gentile, in realtà complotta alle spalle di sua moglie e per fare questo a condotto con sé dall'Italia un amico, il machiavellico conte Fosco coadiuvato, a sua volta, da una moglie/fantoccio totalmente alle sue dipendenze.
Anne Catherick è l'unica che conosce il segreto che distruggerebbe Percival ed è per questo che anni prima era stata fatta rinchiudere dallo stesso in un manicomio, ma riuscita a fuggire tenta disperatamente di contattare Laura per metterla in guardia in nome dell'affetto che la legava a sua madre unica amica di Anne. La sua vita però è in pericolo e deve, per questo, restare nascosta.
Non mi sbilancio ulteriormente perché creerei solo confusione raccontando una trama intricata che segue un'indagine investigativa degna di qualsiasi giallo. Stile impeccabile e traduzione perfetta (rendo merito alla Fazi editore), prosa scorrevolissima e personaggi e fatti descritti superbamente. Baricco ha detto di questo libro: "è impossibile smettere di leggere Wilkie Collins" ed io, profanamente, posso affermare che è tutto vero.
Dalla trama del libro hanno tratto un bellissimo musical di Andrew Lloyd Webber. Classico che consiglio??? Di più....
Un classico da non perdere
Ho letto mesi fa questo libro solo perché era citato in un altra mia lettura e ne ero incuriosita. Ne sono rimasta davvero affascinata. Può essere descritto come un romanzo giallo, ma mi ha soprattutto colpito per la forza di carattere data al personaggio di Marian Halcombe, una donna intraprendente e che, nonostante le costrizioni dell'epoca, riesce abilmente a difendere la sorella e ad aiutare Walter a salvarla dai pericolosi intrighi che le ruotano intorno. Penso sia lei il vero perno di tutto il romanzo, insieme al conte Fosco, spietato negli affari e pronto a tutto per volgere ogni situazione a suo vantaggio, ma che non aveva fatto i conti con il coraggio di Marian, l'unica in grado di farlo soccombere.
Se volete leggere un classico che vi stupisca, ve lo consiglio. Nonostante la mole,è davvero scorrevole, a parte qualche punto centrale, ma riesce a tenere viva la curiosità del lettore per tutte le sue pagine.
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