I dolori del giovane Werther I dolori del giovane Werther

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Mian88 Opinione inserita da Mian88    02 Gennaio, 2021
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Werther

«La solitudine è per la mia anima un balsamo prezioso in questo paesaggio paradisiaco, e la stagione della giovinezza mi riscalda con il suo rigoglio il cuore spesso attraversato da brividi. Ogni albero, ogni siepe, è un mazzo di fiori, e si vorrebbe tramutarsi in maggiolini per poter fluttuare in questo mare di profumi e trarre da esso tutto il proprio nutrimento.»

Scritto nella forma epistolare, “I dolori del giovane Werther” è un titolo che ci presenta un protagonista innamorato dell’amore. È l’innamorato romantico per eccellenza, è l’innamorato della corrente preromantica per eccellenza. Classe 1774 il testo è uno scritto giovanile di Goethe che può considerarsi il simbolo dello Sturm und Drang (“Tempesta e impeto”), movimento che si sviluppa in Germania tra il 1770 e il 1785 e che condurrà a quei temi che saranno poi propri del romanticismo tedesco e che ritroveremo anche nei suoi futuri lavori. Molteplici le critiche circa possibili legami tra le due correnti e in particolare anche con l’Illuminismo.
Ed è così che conosciamo il nostro protagonista, che ne seguiamo le avventure, la crescita, le riflessioni in un mutare costante e in un evolversi lineare e logico. Perché Werther è un uomo intelligente ma scostante, è un uomo che all’inizio dell’opera giunge al lettore per quella profonda voglia e gioia di vivere che poi muta sino all’epilogo più che noto. Ed è ancora molto attuale come componimento, sia per tematiche trattate che per temi psicologici individuali che lo caratterizzano e delineano.
A questa prima e più immediata anima del volume caratterizzata dal sentimento dell’amore che giunge sin dalle prime pagine e che ne permea l’essenza, segue l’altro elemento romantico della Natura che qui viene recuperato nella concezione di Spinoza con il quale condivide il panteismo, non a caso si giunge ad affermare che natura e Dio sono congiunti e che la natura altro non è che “l’abito vivente della divinità”. La natura non è dunque oggetto immobile quanto forza primordiale, animata e vivida ma è anche il luogo in cui l’anima può esprimersi nella sua massima libertà e in tutte le sue tinte (malinconiche, gioiose, nelle ispirazioni, nell’arte, nella comprensione, nella ricerca e molto altro ancora). È altresì lo strumento che armonizza, che crea unione e fusione, che fonde e costruisce il volto più complesso intrinseco nell’elaborato stesso.
Lo stile è inoltre fluido, erudito ed evocativo tanto che riesce a far estraniare il lettore dal mondo circostante e a farlo concentrare su quello che invece sono le vicende. Goethe riesce inoltre in un’impresa non semplice stante la forma narrativa dell’epistola che per definizione tende ad allontanare il conoscitore, a respingerlo. Imprime in queste pagine il massimo del sentimentalismo tanto che chi ama il genere non resterà immune. È un libro che merita di far parte del bagaglio culturale di ogni lettore e che ha molto da offrire per la sua formazione. Tuttavia, l’opera tende a risentire del tempo che passa. Un po’ come ho ravvisato in “Frankenstein”, gli anni passati hanno influito sulla percezione del contenuto portando il lettore moderno a sentire quali lontani anche argomenti ancora attuali e in un certo senso vicini.
Un titolo a cui torno dopo una quindicina d’anni dal primo conoscersi, che mantiene l’emozione dei suoi contenuti, che scava nell’animo umano e che è espressione di una corrente che non manca di solleticare le corde più intime.

«Ma cosa è mai l’uomo, per poter lagnarsi di se stesso? Caro amico, te lo prometto, voglio diventare migliore, non voglio più rimuginare, come ho sempre fatto, su quel poco di male che il destino ci pone dinanzi; voglio godere il presente e lasciar passare il passato.»

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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    21 Dicembre, 2020
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Un caso editoriale... un po' invecchiato

Leggere “I dolori del giovane Werther” subito dopo “Le ultime lettere di Jacopo Ortis” mi ha portato a due constatazioni: la prima è quanto l'opera giovanile di Goethe avesse avuto un potentissimo impatto non solo sui lettori di tutta Europa, ma anche sul mondo letterario del tempo; la seconda è diretta conseguenza della prima, e si riferisce al fatto che la letteratura italiana (mi riferisco esclusivamente a quella in prosa) avesse a un certo punto smesso di essere quella da cui tutta Europa attingeva. A un certo punto (e quello della scrittura del Werther sembra essere un importante snodo) i letterati italiani si ritrovano molto più frequentemente ad attingere ai colleghi stranieri dando il via a una tendenza che mi pare si sia attenuata soltanto nel Novecento (che comunque è stato un secolo florido per la letteratura quasi ovunque). Si, perché le somiglianze tra Jacopo Ortis e Werther sono a dir poco evidenti, e il fatto che Foscolo avesse il coraggio di negarlo è anche piuttosto ridicolo: perché anche se Ortis mette parte del suo focus su un sentimento patriottico che nel Werther è totalmente assente, la struttura del romanzo - nonché le sue dinamiche narrative - sono praticamente identiche.
Ma sto divagando.
Tralasciando l'Ortis, "I dolori del giovane Werther" si focalizza su temi più psicologici e relativi all'individuo, con cui pare che la generazione di giovani del tempo si ritrovasse molto. Werther è un uomo passionale, intelligente ma scostante, che può passare dalla gioia di vivere (palese a inizio romanzo) a una completa depressione che porta all'epilogo che tutti conosciamo. Nonostante contenga brani meravigliosi e riesca a isolare tratti della natura umana che sono applicabili all'uomo ancora oggi, il Werther è tuttavia uno di quei romanzi che secondo me sono “invecchiati male”. Mi spiego meglio. Sebbene si legga piacevolmente (cosa niente affatto scontata per l'epoca in cui è stato scritto), è tuttavia intriso d'un sentimentalismo che fatica a farci entrare in empatia col protagonista e, sebbene ogni romanzo vada contestualizzato, è naturale che il lettore tenda a sentire più vicini personaggi che esprimano emozioni che può capire (cosa che è difatti accaduta quando il Werther è stato pubblicato). Ma ci sono personaggi che resistono alla prova del tempo: infatti, il dolore di vivere d'un certo Amleto è spaventosamente attuale ben quattrocento anni dopo il suo concepimento, mentre quello di Werther è qualcosa che oggi si fatica a comprendere, che ci sembra eccessivo e quasi immotivato. Perché? Perché il dolore di Amleto ha radici che vanno molto in profondità, in anfratti dell'animo umano che non cambiano mai; in dubbi che l’uomo moderno non ha ancora sradicato e forse non sradicherà mai. Il dolore di vivere di Werther, invece, che era sembrato eccessivo anche a molti suoi contemporanei, risulta piuttosto alieno agli occhi di una società come la nostra, in cui l'amore romantico ha subito una gran batosta (purtroppo); figurarsi come può considerare la cieca passione di cui è preda Werther, che dall’amore impossibile non trova altra via d’uscita che la morte.
In conclusione, senza negare il valore poetico e storico dell'opera, “I dolori del giovane Werther” è un romanzo che ci presenta un dramma in certi tratti toccante, ma che si allontana sempre più dall'uomo moderno e non può avere l'impatto di altri capolavori, anche se più antichi addirittura di secoli.

“Oh ché la lontananza è come l’avvenire! Vasto e indistinto, tutto un mondo si stende innanzi all’anima nostra, e sguardo e senso vi si perdono; ahimè vorremmo dar tutto l’essere nostro per sentirci una volta colmare della delizia di un sentimento unico, grande, splendido; ma quando poi gli siamo corsi incontro, quando il Laggiù è divenuto un Qui, ogni cosa è rimasta come prima, e non è finita la nostra povertà, non s’è allargato il nostro carcere, e l’anima agogna sempre il ristoro che le è sfuggito.”

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archeomari Opinione inserita da archeomari    06 Ottobre, 2019
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Il tumulto del cuore e l’autentica passione

L’apoteosi del Romanticismo, quale corrente e quale modo di sentire e vivere la vita, è tutta qui, in queste pagine. Disprezzo delle convenzioni, esaltazione del cuore come unico bene dell’uomo più dell’intelletto e delle doti di pragmatismo e di industriosità, più della ricchezza di beni materiali.

“la sola cosa di cui sono orgoglioso, che è sorgente di ogni forza, di ogni gioia, di ogni dolore. Tutti possono sapere quello che io so... ma il mio cuore, lo possiedo io solo”

Anche la pagine bruciano, passioni violente, le vere passioni, quelle autentiche...quelle lasciano attorno un fuoco inestinguibile. Sono passati secoli e “I dolori del giovane Werther” conservano ancora il calore di quel fuoco che si rinnova ogni quando il lettore curioso vi si avvicina.
Amare una donna, una sola donna e desiderare di morire per lei, perché questa vita, fatta di convenzioni e di legami sbagliati, rende l’uomo appassionato e sincero profondamente infelice.

“Invano io le tendo le braccia al mattino, quando mi sveglio da sogni penosi, invano la cerco la notte sul mio letto quando un dolce, puro sogno mi fa credere di sedere vicino a lei sul prato e di tenere la sua mano, e di coprirla di baci. Ah, quando sono ancora quasi immerso nell'ebbrezza del sonno, e la cerco... e poi mi sveglio, un torrente di lacrime irrompe dal mio cuore oppresso, e io piango sconsolatamente nella prospettiva di un cupo avvenire”

Un amore fatto di sguardi, di condivisione di interessi, di modi di sentire la natura e le espressioni più alte e nobili dello spirito. Il comune piacere nella lettura di Ossian. Nell’opera anche il famoso bardo appare nelle citazioni, ad un certo punto Werther confessa di prediligerlo ad Omero...lo sente più vicino al suo cuore, al suo stato d’animo tumultuoso , cupo...nebbie di cimiteri, atmosfere inquietanti, amori infelici...
Apologia ed apoteosi del Romanticismo e la Germania ne fu la patria.
Al confronto le a me care “Ultime lettere di Iacopo Ortis” che pure ho amato e riletto in gioventù, mi appaiono puro scopiazzo senza originalità, ad esclusione del concetto di “illusione”, meno articolato in Goethe: si ripete la forma del romanzo epistolare, dell’amore per una donna promessa ad un altro, della difficoltà del protagonista di accettare le convenzioni, del senso di emarginazione (in Foscolo più legato alla sua condizione di esule politico), dell’esaltazione dei sentimenti e delle emozioni.

“Ah qual vuoto, quale orribile vuoto sento nel mio cuore! Spesso io penso: se tu potessi una, una sola volta stringerla al petto, tutto il vuoto sarebbe colmato”.

Se avesse avuto un animo più leggero e superficiale non sarebbe stato così infelice. Sono le sue considerazioni, quelle che lo porteranno al tragico e commovente epilogo, secondo me più toccante di quello foscoliano...decisamente più toccante.

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Consigliato a chi ha letto...
Sicuramente a tutti, in particolare a chi ha letto “Le ultime lettere di Iacopo Ortis”
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Tomoko Opinione inserita da Tomoko    22 Settembre, 2019
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Nell’oblio dello Sturm und Drung

Ci troviamo di fronte ad un romanzo epistolare a una voce, la voce del protagonista Werther, un artista al quale piacciono l’ambiente che lo circonda e la lettura. Nelle sue lettere si è sempre immersi nel vortice dei suoi pensieri.
Forti emozioni ci trascinano come un uragano fino al suo colpo di fulmine con Lotte, la quale però è già promessa in sposa ad Albert.
Il protagonista non può fare a meno di lei e passa intere giornate a pensare a lei e ad incontrarla.
Andarla a trovare diventa persino una piacevole abitudine, ma non poterla avere tra le sue braccia diventa un tormento insopportabile.
Troppe riflessioni e paranoie affliggono quest’uomo tanto da farlo diventare mentalmente instabile. Un vortice emozionale porta Werther a pensieri negativi.
Un germe maligno si installa nella sua mente.
-spoiler-

È deciso Lotte, voglio morire, te lo scrivo senza romantica esaltazione, tranquillo, la mattina del giorno che ti vedrò per l’ultima volta..uno di noi tre deve sparire è quello voglio essere io....o mia adorata! Nel mio cuore dilaniato si è spesso insinuato il feroce pensiero...di uccidere tuo marito..o te..o me! E così sia!”

Ho voluto provare a leggere quest’autore apprezzato da molti, tanto che molte persone affrontarono il suicidio con questo libro in mano.Personalmente però ho trovato questo libro, degno rappresentante dello Sturm und Drang, nel complesso noioso, nonostante la sua improvvisa conclusione drammatica, che fa terminare i dolori del Giovane Werther.

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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    28 Agosto, 2017
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Innamorato cronico

Comincio col dire che è la prima volta in assoluto che affronto questo genere di lettura, per la quale devo ammettere non ero preparato. Leggendo quasi esclusivamente thriller volevo tentare un avvicinamento ad un classico, che non fosso molto lungo per evitare di interromperlo.

Provo a dare quindi una chance sia al romanzo, sia a me ed affronto le prime difficoltà.
Il linguaggio e il ritmo sono le caratteristiche che mi fanno tentennare. Ricordo a me stesso che I dolori del giovane Werther è stato pubblicato nel 1774.

La storia di per se è interessante. La figura di Werther è ricca di sfaccettature. Werther è soprattutto un innamorato cronico. Ama, nel senso più ampio del termine, anche Albert - il suo rivale in amore - poiché lo considera un buon amico, ma soprattutto ama la bella Charlotte.

Un innamoramento tenero ma introverso al limite dell'autolesionismo "io vado a Wahlheim e, quando mi trovo lì, sono soltanto a una mezz'ora di distanza da lei: respiro la sua atmosfera…".

Secondo me il suo amore non corrisposto si traduce in malumore e autocommiserazione quasi per la necessità di provare un'emozione forte. Non riesco ad amarla quindi mi rodo dalla sofferenza perché questo dolore mi fa provare qualcosa che non sia indifferenza o apatia. Come per dimostrare a se stesso che se "punto, sanguina".

Approfondendo I dolori del giovane Werther è impossibile non imbattersi nello "Sturm und Drang" - Tempesta ed Impeto - del quale Goethe sembra esserne il fautore.

-- ATTENZIONE SPOILER --

La Tempesta di emozioni e di eventi riesco a trovarla ma di Impeto ben poco – nelle azioni - , che ridurrei al secondo libro quando Werther ruba un bacio a Charlotte, suscitando finalmente tutta la mia approvazione, e naturalmente nel finale quando Werther si spara alla tempia con le pistole prestategli da Albert (il marito di Charlotte) regalandomi un gran finale e liberandomi dalla sofferenza Werther che come un contagio stava facendo soffrire anche me. Che lo Sturm und Drang fosse rivolto ai lettori e noi ai personaggi?

Anche se amo la lettura, ho affrontato solo studi tecnici, e sono a digiuno da quelli classici quindi spero di non aver scritto aberrazioni tali da fare impallidire professori e liceali.

Domanda: ma si può parlare di spoiler per un libro di 243 anni?

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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    08 Novembre, 2016
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recensito da napoleone

Anche Napoleone ha letto questo romanzo. Per la precisione sette volte e poi ne ha discusso con l'autore. Pare l'abbia letto con lo stesso spirito con cui "un giudice criminale studia i suoi atti". Forse è perchè io l'ho letto solo una volta e mi ci sono approcciata con spirito diverso che non condivido le critiche dell'Imperatore. Secondo il blasonato lettore lo scritto avrebbe dovuto essere un elogio alla forza soprannaturale dell'amore, ma è stato sciupato quando Goethe ha deciso di affiancare alla passione amorosa l'amor proprio offeso.
Io ci vedo poca forza prorompente dell'amore, forse forza distruttiva, capacità di ridure all'impotenza. Werther è tutt'altro che attivo e dirompente. Dal primo incontro con una ragazza che a noi tutt'al più sembrerebbe carina, le è assolutamnte succume. Sa da subito che è findanzata, legata ai numerosi fratelli orfani di madre, ma nulla fa per strapparla ai suoi affetti. E' arrendevole, patetico, il suo dolore stenta ad attirare le simpatie perchè è così totale e privo di dignità semmai da attirare fastidio ed astio. Neppure quando un fortuito incontro gli svela che la dolce Lotte ha un che di gattamorta si ravvede.
Non ci trovo neppure l'amor proprio che l'avrebbe portato almeno a dichiararsi in modo chiaro e non solo a sospirare in un angolo come una timida collegiale.
Naturalmente nulla ho da eccepire su stile scelta di ambienti ed abilità narrativa dello scrittore.

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FrancescoMirone Opinione inserita da FrancescoMirone    17 Giugno, 2016
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LO STURMER PER ECCELLENZA

Manifesto della cultura letteraria dello Sturm und Drang, quest'opera sembra essere una vera e propria pietra miliare dell'epoca. Pubblicato nel 1774, il romanzo epistolare di Goethe ha un successo mondiale, tanto da dare vita al ''wertherismo''. Chi è Werther? Partiamo subito col precisare che Goethe non si identifica assolutamente in Werther, anzi, chi avrà letto il romanzo con attenzione, noterà il distacco dell'autore dal modo di fare a tratti ''patetico'' del protagonista.

Werther è focalizzato unicamente su sé stesso e sulla sua sofferenza. Proietta il suo io in tutto ciò che lo circonda, vivendo tutto con un'intensità quasi eccessiva. L'amore per Charlotte nasce proprio perché egli sa di non poterla avere. A Werther sta stretto il mondo che lo circonda, una volta presa coscienza dei limiti dell'io umano, ha inizio la sua crisi, egli tenta di eludere i limiti umani attraverso la fantasia, le emozioni, i sentimenti, ma ciò non gli basta; è proprio la conoscenza di questi limiti e la presa di coscienza di non poterli superare a far implodere il suo io , perciò egli si suiciderà.

Tuttavia, Goethe sembra essere molto abile in vari aspetti. In primo luogo, egli rielabora una serie di vicende biografiche che non hanno alcunché di particolare, ma che grazie alla sua strabiliante tecnica diventano pietra miliare della letteratura mondiale. In secondo luogo, come è possibile notare, il romanzo, pur essendo epistolare, contiene solo lettere di Werther indirizzate all'amico Wilhelm, ma non vi è alcuna risposta da parte di quest'ultimo, Questa è la tecnica del monoprospettivismo, volta a focalizzare l'attenzione sui sentimenti di Werther, con l'obbiettivo di suscitare compassione nel lettore.

Essenzialmente manifesto dello Sturm und Drang, il personaggio di Werther può essere visto in vari modi: può essere definito ''patetico'' per la sua intrinseca debolezza, può essere definito, come direbbe Schiller ''ingenuo e sentimentale'' perché sembra percepire la totalità della natura; può essere definito ''saggio'' perché ha compreso i limiti dell' io umano, se non ''folle''.

Ritengo giusto affermare che l'opera è anche un'affermazione della nuova idea di natura, ovvero una natura ''viva'' e intrisa di ''spirito'', entrando in contatto con quest'ultima è possibile percepire direttamente la forza divina del creatore, e Werther ha la capacità di sentire ciò.

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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    18 Mag, 2016
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Prestami le pistole

Il temperamento artistico e passionale di Werther si staglia sulla normalità di Albert, amico e rivale: a lui è andata in sposa la bella Charlotte, conosciuta nell’occasione di un ballo nel pittoresco villaggio di Wahlheim (“Non mi ero mai sentito così leggero, alato”).

La passione monta, alimentata dalla frequentazione della persona amata (“I bambini mi sono affezionati”) ed è contrappuntata dagli spettacoli di una natura che nei chiari di luna e nelle tempeste enfatizza l’infuriare della passione.
Nelle letture del giovane colto, Omero viene ben presto sostituito da Ossian, più idoneo a corrispondere a “I dolori del giovane Werther” dipinti dall’arte pre-romantica di Johann Wolfgang Goethe.

Dopo un vano tentativo di allontanamento, il ritorno al villaggio è foriero di ulteriori dolori. Gli ammonimenti di Lotte, alla moderazione e al contenimento della passione, sortiscono in Werther l’effetto opposto: del resto l’epilogo è stato abbondantemente tracciato nel primo (“Prestami le pistole… per il viaggio”) dei due libri che compongono l’opera, nel famoso dialogo tra Werther e Alberto sul suicidio.

Gli interrogativi sull’amore infelice sono fitti e densi. E senza una risposta.
“È dunque destino che dove un uomo trova la sua beatitudine lì pure deve trovare la sorgente della sua infelicità?”

Giudizio finale: epistolare, classico, furente.

Bruno Elpis

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Francj88 Opinione inserita da Francj88    01 Agosto, 2015
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Il romantico per eccellenza!

Avete presente quell'istinto masochista che induce alcune persone che stanno passando un periodo turbolento, triste, difficile insomma, ad ascoltare canzoni, leggere libri o guardare film che le inducono ancor di più a crogiolarsi in quello stato d'animo? Io si! Posso tranquillamente affermare di far parte di quella categoria. Tuttavia "I dolori del giovane Werther" di Goethe ha su di me l'effetto opposto. La trama di questo romanzo epistolare, classico della letteratura romantica tedesca, credo sia ben nota a tutti. In sintesi narra dei tormenti interiori di Werther, personaggio che rappresenta l'uomo "romantico" per eccellenza, ora rapito nell'osservare la bellezza estasiante e sublime di un frammento di natura, ora rinchiuso in se stesso, mentre nel suo cuore sboccia un amore impossibile per la giovane Carlotta, già promessa ad un altro uomo. Noi seguiamo le sue tormentate riflessioni per mezzo del rapporto epistolare che egli intrattiene con l'amico Guglielmo e non si può fare a meno, per chi ha un cuore sensibile, di riconoscere al di là dei secoli di distanza i propri dolori, le proprie insicurezze. Dopotutto il cuore dell'uomo, al di là delle differenze temporali, geografiche, sociali e culturali, è sempre dominato dagli stessi istinti e dalle stesse passioni. Quando vivo un periodo un po' negativo mi capita di riprendere in mano questo romanzo perché per me è una sorta di palliativo per il dolore, mi fa sentire meno sola. In effetti c'è un passaggio di questo breve libro che esprime questo concetto:

Tante volte mi dico: "Il tuo destino è unico: puoi dire che tutti gli altri sono felici e che nessuno è mai stato tormentato tanto come tu lo sei". Poi leggo un poema antico ed è come se vedessi nel mio proprio cuore.

Ecco, sapere che c'è chi ha vissuto o vive situazioni simili alle proprie, che sia tra le pagine di un libro o nella quotidianità, fa sentire meno soli, perché in fondo ogni uomo, che lo dia a vedere o meno, vive i nostri stessi drammi, anche se in modi e per cause diverse. Cio' che i poemi antichi hanno fatto per Werther, per me lo ha fatto il Werther stesso. Dopotutto non posso che concordare con Goethe che già introduceva al libro con queste parole: "(...) E tu, anima buona, che come lui senti l'interno tormento, attingi conforto dal suo dolore, e fai che questo scritto sia il tuo amico, se per colpa tua o della sorte non puoi trovarne di più intimi". Consiglio dunque la lettura a tutte le "anime buone" che sicuramente vi si riconosceranno.

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LaClo Opinione inserita da LaClo    13 Luglio, 2015
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Il manifesto dello Sturm und Drang

Sicuramente un grande classico della letteratura tedesca, in particolare del cosiddetto Sturm und Drang, il preromanticismo tedesco. Infatti, il libro secondo me è una sorta di manifesto del nuovo movimento culturale in quanto compaiono tutte le classiche tematiche che si possono individuare nel Romanticismo.

In particolare è fondamentale il rapporto dell'uomo con la natura che dapprima assume contorni idillici, sembra rifarsi ad una quiete, ad un luogo ameno di matrice neoclassica. Poi proseguendo narrazione la Natura diventa una specchio dei sentimenti di Werther, l'opera del Creatore e l'uomo fa parte di essa e si rapporta in modo tipicamente romantico con essa. Infatti, in principio la Natura è percepita come una parentesi quasi bucolica, le colline, la fontana, il tiglio creano l'ambiente ideale, classico. Quando si reca quasi in pellegrinaggio verso la sua città natale, poi, Werther comincia a trovare nei luoghi della sua infanzia, il ricordo. Infine, i sentimenti trionfano e anche dal punto di vista letterario, Ossian prevale su Omero, Werther preferirà una natura selvaggia, imperfetta, ma sublime.

Alla tematica della Natura si lega il titanismo, in quanto spesso il sublime che essa scatena in Werther lo porta a slanci di titanismo in cui l'animo del giovane si eleva, quasi fosse egli stesso il Creatore pur sapendo di essere un uomo finito e può solo aspirare ad essere infinito.

Oltre alla tematica della natura, emergono anche i sentimenti e l'Io del giovane. Non a caso si tratta di una romanzo epistolare nel quale le lettere, quasi come un diario ci consentono di avere una visione dell'interiorità di Werther, i suoi sogni e pensieri. Per quanto riguarda i sentimenti, Werther si pone chiaramente in modo romantico nei confronti dell'amore. Il confronto con il rivale Albert ci dimostra quanto Werther si avvicini all'idea del genio romantico, mentre Albert mantiene posizioni conservatrici, razionali, tipicamente borghese. Quindi Werther si trova in una situazione di conflitto perché è di fatto al di fuori da ogni ceto sociale, i nobili lo rifiutano mentre i borghesi sempre in attività non possono accettare la vita apparentemente oziosa che Werther conduce.

Werther, secondo me è il giovane nel quale ci rispecchiamo, nel quale si rispecchiavano i giovani dell'epoca,un'anima tormentata, impulsiva, dotata d' ingegno e rappresenta l'archetipo dell'artista romantico, il rifiuto delle regole accademiche, del lavoro fisso e monotono, senza creatività che mantiene per poco tempo.

Una riflessione a parte merita il personaggio di Lotte attraverso la quale emerge la tematica dell'Amore intesa come forza trascendente, infatti Lotte è spesso circondata da un'aura religiosa, sacra. L'Amore viene analizzato da Goethe e diviene il sentimento principe del movimento romantico, se non si prova questo tipo di Amore sublime non si può vivere al completo. Infatti la vita di Werther seppur breve è intensa ed è comunque vissuta fino in fondo e il suicidio non è un'azione folle ma un rimedio naturale ad una "malattia spirituale", per Werther è come soccombere in seguito ad una febbre per la quale l'uomo non ha nessuna colpa.

Lo stile del romanzo è senza dubbio elevato, ricco di parole ricercate che però arrivano direttamente al cuore del lettore perché sono incredibilmente corrette, giuste, ci fanno comprendere il personaggio e secondo me è quasi impossibile non identificarsi in una sua riflessione. Il romanzo è caratterizzato dalla presenza di punti esclamativi, domande senza risposta e punti di sospensione che, come dice lo stesso Werther non può evitare di inserire.
In conclusione, un libro assolutamente consigliato per la ricchezza e l'importanza delle tematiche, per l'analisi accurata del protagonista e del sentimento.

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Kaonashi Opinione inserita da Kaonashi    07 Luglio, 2015
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Una riflessione sulla vita e sull'amore

"Ho raccolto con cura e qui espongo quanto ho potuto trovare sulla storia del povero Werther, e so che me ne sarete riconoscenti. Voi non potrete negare la vostra ammirazione il vostro amore al suo spirito e al suo cuore, le vostre lacrime al suo destino.
E tu, anima buona che come lui senti l'interno tormento, attingi conforto dal suo dolore, e fai che questo scritto sia il tuo amico, se per colpa tua o della sorte non puoi trovarne di più intimi."

Con queste parole veniamo introdotti a "I dolori del giovane Werther", probabilmente la più celebre tra le opere di Goethe. La storia, narrata secondo una formula prevalentemente epistolare, racconta di Werther, un giovane ragazzo che, trasferitosi in campagna presso il villaggio di Wahlheim, vive delle nuove esperienze e fa conoscenza di colei che riterrà essere la donna della sua vita, e dalla quale sarà immediatamente ammaliato: Carlotta. Ed è attraverso una serie di lettere che Werther scrive al suo amico Guglielmo che noi veniamo a conoscenza di ciò che egli vive in quel villaggio.

Strutturalmente l'opera si presenta come un romanzo epistolare, e la progressione degli eventi ci viene narrata esclusivamente (perlomeno inizialmente) sotto la prospettiva di Werther, si ha cosi la possibilità di osservare la crescita psicologica del personaggio. La natura cosi apparentemente "solo" romantica dello scritto tradisce una profondità concettuale enorme, poiché I dolori del giovane Werther è un libro incredibilmente comunicativo e toccante nelle poche pagine che lo compongono. La scrittura di Goethe è appassionata e sentita, ed il lettore non può che sentirsi coinvolto ed avvertire empatia per tutto ciò che Werther dice e fa, trovandosi a controbattere o concordare con le opinioni del giovane quasi si trattasse di una vecchia conoscenza che ci espone le proprie idee. E proprio Werther, in virtù del fatto d'essere un personaggio parzialmente ispirato dalla vita di Goethe, si configura come uno dei personaggi più profondi e meglio caratterizzati della storia della letteratura intera. Werther è vero, appassionato, la sua visione della vita non può non portare il lettore a coinvolgersi nelle sue vicende rivivendo le proprie, e la crescita psicologica che subisce nel corso della narrazione è semplicemente perfetta. E tutta la sua crescita avviene per via di un comune denominatore: l'amore. Altro elemento di estrema maturità è proprio il modo in cui questa tematica è affrontata. Werther offre più volte le sue prospettive sull'amore, portando il lettore a riflettere inevitabilmente sulla duplice natura dello stesso: l'amore è ciò che rende un uomo quello che è, l'amore è ragione di vita, l'amore può permetterti di raggiungere picchi di felicità mai raggiunti prima. Ma l'amore è anche al servizio della creatura più volubile che esista al mondo: l'uomo. Può distruggerti se non si svolge come vorresti, può farti dimenticare tutti gli stimoli che ti hanno reso la vita soddisfacente fino ad allora, perché non puoi sottrarti a quell'ideale di amore perfetto a cui tutti, in un modo o nell'altro, abbiamo sempre aspirato.

La grandezza del Werther sta proprio in questo: la prevedibile componente didascalica è assente, non cerca di prendere per mano il lettore per condurlo ad una via interpretativa più semplice e ovvia, ma lo stimola a riflettere e trarre le proprie conclusioni. Un libro dalle capacità introspettive immense, in grado di superare le barriere poste dalla natura romantica dello stesso, elevandosi non ad un semplice racconto di una storia d'amore, ma ad una riflessione sull'amore e sulla vita in tutti i loro aspetti più caratterizzanti, narratici attraverso una storia interessante, con enormi capacità di stimolare l'immedesimazione altrui, con delle relazioni umane costruite a puntino, e con un'enorme mano che spinge il lettore a riflettere su ciò che sta leggendo, senza affrontarlo passivamente.

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FrankMoles Opinione inserita da FrankMoles    04 Ottobre, 2014
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Amore, passione, morte

Amore. Passione. Morte.
Queste le tre parole-chiave del romanzo di Goethe, classico della letteratura tedesca ed europea.

Amore. Il sentimento che inizialmente Werther prova verso la giovane Lotte e che caratterizza essenzialmente il primo libro descrive poeticamente la donna, che risulta sacra, espressione di una bellezza pura, totalizzante e inviolabile che infonde dolcezza e non desiderio nell’animo dell’amante, fino a condurlo in una dimensione idealizzata di perfezione dove illusione e realtà non si distinguono più, perché è il cuore a dare forma alla realtà e a generare felicità. “La nostra anima che cosa diverrebbe senza l'amore? Simile ad una lanterna magica senza luce. Appena si mette la piccola lampada, ecco le immagini più varie appaiono sulla parete bianca. E nonostante siano fantasmi fuggenti, essi ci rendono ugualmente felici, quando sostiamo davanti ad esse, simili ad innocenti fanciulli, estasiati dalle meravigliose apparizioni.” Compaiono qui temi prettamente romantici, come l’immaginazione e il suo carattere illusorio che tanto crucciarono Foscolo e Leopardi, combattuti come il Werther sul dilemma “verità o felicità?”, e il rapporto di ammirazione e armonia con la natura, che si ammanta di una funzione sublimatrice.
Passione. Il passaggio dall’amore alla passione avviene nel momento in cui si fa strada la consapevolezza che Lotte, promessa sposa ad Albert, non potrà mai appartenere a Werther. Si rompe così l’illusione e il sentimento puro trapassa nell’eros portatore di disordine, scompiglio, inquietudine e malinconia, che Goethe ritiene il male maggiore della sua epoca. Si tratta infatti di un’epoca in cui non c’è posto per gli animi sensibili portati alla sofferenza. La ragione sovrasta il sentimento e verso quest’ordine Goethe prova un senso di repulsione di cui Werther si fa portavoce: «O persone ragionevoli!», esclamai sorridendo. «Passione! Ebbrezza! Delirio! Voi siete così impassibili, così estranei a tutto questo, voi uomini per bene! Rimproverate il bevitore, condannate l'insensato, passate dinanzi a loro come il sacrificatore e ringraziate Dio, come il fariseo, perché non vi ha fatto simili a loro! Più di una volta io sono stato ebbro, le mie passioni non sono lontane dal delirio, e di queste due cose io non mi pento perché ho imparato a capire che tutti gli uomini straordinari che hanno compiuto qualcosa di grande, qualcosa che prima pareva impossibile, sono stati in ogni tempo ritenuti ebbri o pazzi... Ma anche nella vita d'ogni giorno è intollerabile sentir gridare ogni qualvolta stia per compiersi un'azione libera, nobile e inattesa: "Quest'uomo è ubriaco, è pazzo!". Vergognatevi, uomini sobri! Vergognatevi, uomini saggi!». Scorgendo i primi tratti dell’edonismo e dell’estetismo dei futuri Wilde e D’Annunzio, Werther si manifesta come una sorta di primo dandy letterario, rinnegando il conformismo e la razionalità, elementi per natura lontani dall’uomo in quanto tale. Ecco che dunque Lotte diventa ossessione, la vita diventa inquietudine, il cuore diventa teatro di un’incessante tormento interiore, verso cui nemmeno la natura né gli affetti lontani possono più nulla.
Morte. “Tutto quello che gli era successo di sgradevole nella sua vita attiva, lo scandalo all'ambasciata, tutto quello che non gli era riuscito, che lo aveva fatto soffrire, passava e ripassava nella sua mente. Gli sembrava che tutto questo giustificasse la sua inerzia, che fosse tagliato fuori da ogni prospettiva, incapace di compiere uno qualsiasi dei gesti coi quali si risolvono le faccende della vita quotidiana. E così, completamente abbandonato alla sua singolare sensibilità, al suo modo di pensare e alla sua passione senza fine, nell'eterna monotonia di un rapporto così doloroso con quell'amabile e amata creatura, della quale distruggeva la pace, dando l'assalto alle proprie energie e consumandole senza scopo e ragione, si avvicinava sempre più alla sua triste fine”. Quando la passione svuota di ogni senso l’esistenza, null’altro resta all’uomo che la morte della sua anima e la scelta se porre fine alle sofferenze del cuore o continuare a vivere nel tormento interiore, se annullare la passione o permettere che essa ti annulli. Werther decide di porre fine ai suoi giorni, ma esprimere un giudizio morale su di lui non è possibile.

Il romanzo sorge nel secolo dell’Illuminismo, il secolo del progresso, della fiducia, dell’ottimismo, dell’ordine e della ragione. In radicale antitesi a tutto ciò, Goethe si fa precursore della sensibilità romantica in procinto di nascere sull’onda dello Sturm und Drang, risultando innovativo e polemizzante verso una società e una cultura che sviliscono, o forse fanno finta di non vedere, la parte più eminente della natura umana. “Cos'è mai l'uomo, il tanto esaltato semidio! Non gli mancan forse le forze proprio quando ne avrebbe maggior bisogno? Sia che s'esalti nella gioia, sia che sprofondi nel dolore, non è forse trattenuto e riportato alla cupa e fredda coscienza di sé mentre aspirava a smarrirsi nella pienezza dell'infinito?”. La ragione illude e non coglie la vera essenza della vita, che l’uomo può attingere solo vivendo le passioni e le inevitabili sofferenze che esse portano con sé: la vita è instabilità ed inquietudine; dove vi è ordine non vi è l’uomo.

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topodibiblioteca Opinione inserita da topodibiblioteca    30 Agosto, 2014
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Inquietudini mortali

I dolori del giovane Werther rappresenta un vero classico che merita sicuramente una rilettura per assaporarne meglio tutti i dettagli! Così è stato nel mio caso per questo romanzo epistolare di Goethe, spesso letto in età adolescenziale tra i banchi di scuola quale manifesto del “Romanticismo tedesco” e forse nemmeno troppo amato.

In realtà, al di là della nota vicenda che narra le delusioni d’amore del protagonista sfocianti nell’estremo atto del suicidio, ed al di là dei passaggi più rappresentativi come l’immedesimazione di Werther con la natura soprattutto quale medicina per placare i suoi turbamenti interiori, quello che mi ha colpito a distanza di anni rimane la contemporaneità di certi pensieri ed atteggiamenti tipici della natura umana ieri, oggi e domani. Ad es. traspare il senso di insoddisfazione di Werther per quello che sa di non potere avere ma che desidera a tutti i costi -l’amore incondizionato di Lotte già sposata con Alberto- e che pertanto non gli permette di apprezzare pienamente quello che ha già. Pensandoci bene quante volte anche noi nel nostro piccolo desideriamo ardentemente una cosa proprio perché non riusciamo ad averla e tutto il resto non ci importa più? Nel libro difatti troviamo: “……Sentiamo molto spesso che ci mancano tante cose, e proprio quello che ci manca ci sembra che un altro lo possieda…”.
Nelle pagine dell'opera traspare poi da parte di Werther, nei confronti di Alberto marito di Lotte, un senso di ammirazione che sfocia quasi fino all’invidia: anche questo è obiettivamente un atteggiamento molto comune ed umano!
Conscio di questa situazione inoltre si rivolge anche a Dio dicendo: “Dio buono, tu che mi hai donato tutto ciò perché non ne hai trattenuto la metà dandomi in cambio fiducia in me stesso e contentezza di quello che ho?”

In definitiva trovo che si tratti di un libro da tenere sempre a portata di mano nella propria libreria, magari da rileggere proprio come è successo a me per apprezzarne le varie sfaccettature.

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i classici, a chi desidera riscoprire un libro sempre attuale
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Vincenzo313 Opinione inserita da Vincenzo313    20 Agosto, 2014
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uomo e natura in perfetto stile sturm und drang

L'aspetto principale del libro, che fa da sfondo alla vicenda e a tutto il resto, è senza dubbio la visione delle cose del protagonista, il suo modo di essere. E' un personaggio nobile d'animo, un amante delle piccole cose, della "vera bellezza", quella per intenderci legata alla natura, agli aspetti reali e sinceri della vita. Werther disdegna la mondanità, la banalità della vita e per questo decide di rifugiarsi nella campagna tedesca. E' sicuramente un disadattato; non riesce a comprendere la società che lo circonda, tutta fronzoli e apparenza. E', come detto, una persona che vive di sensazioni, di momenti, che gli permettano di "costruire mondi intorno a se" , ma è proprio questo aspetto che lo porterà alla rovina finale. Un animo nobile come il suo vive le cose in maniera troppo profonda per poter reggere all'amore non corrisposto verso Lotte. Ecco così che si assiste a un cambiamento in Werther che si riflette sulla natura che lo circonda. Da buona madre di tutte le creature diviene strumento di sofferenza e morte. In perfetto stile Sturm und Drang, Werther, con l'evolversi della situazione in cui viene a trovarsi, che si fa via via sempre più critica, si fa portavoce della natura, della sua forza, dapprima benevola poi distruttiva.
Personalmente il libro mi è piaciuto in quanto capace di esprimere bene la sofferenza e la visione del protagonista nonostante non sia un amante dei romanzi epistolari. Abbastanza scorrevole, fatta eccezione per qualche passo. Nel complesso mi sento pertanto di consigliarlo a tutti quelli che amano le storie introspettive, indagatrici dell'animo umano.

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l'idiota, il lupo della steppa
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aislinoreilly Opinione inserita da aislinoreilly    28 Mag, 2014
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Ci si può stare...

Siamo nel 1774 e stiamo leggendo un romanzo epistolare in pieno stile Sturm und Drang. L'autore è il buon vecchio Johann Wolfgang Goethe a cui pare abbiano anche dedicato un cratere sulla superficie di Mercurio. Not bad!
Per capire questo romanzo, è bene fare una piccola panoramica della corrente letteraria sopracitata.
Tradotto "Tempesta e Impeto", già dovrebbe farci intendere con chi abbiamo a che fare. Siamo tra Illuminismo e Romanticismo quindi tra "ragione" e "sentimenti" e da molti è definito come il movimento pre-romanticismo per eccellenza. Ebbene cosa abbiamo? Abbiamo una natura che varia a seconda degli stati d'animo del personaggio, delle passioni travolgenti e sconvolgenti che portano anche a gesti estremi. L'uomo è un "genio", un superuomo e un fanciullo, vive al di sopra dei canoni e delle convenzioni ed è fondamentalmente puro d'animo. [Ovviamente semplifico all'osso per non far venire sonno a chi (?) leggerà poi questo commento]
Cosa c'è in questa opera di "Tempestoso ed Impetuoso"? Innanzitutto, un pochina di trama ci vuole: Werther (come avete potuto dedurre, è il protagonista) si reca a Wahlheim, una cittadina di campagna, per sistemare affari di famiglia e per dedicarsi al cosiddetto "ozio letterario". In occasione di un ballo incontrerà la fantomatica Charlotte, di cui si innamorerà perdutamente. Essa però è già promessa sposa di Albert, al momento assente per lavoro. Come una qualsiasi storia di amore/tragedia che si rispetti, lui patirà le pene dell'inferno nella speranza di essere ricambiato dalla sua amata che infine si sposerà il suo Albertuccio. Ne deriverà uno stato d'animo "comprensibilmente" depresso e rassegnato (ma nemmeno troppo) che porterà il nostro protagonista a... Non ve lo dico ovviamente. Resterà fermamente convinto che Carlotta lo ami perdutamente in segreto ma ahimè, credo che non avesse del tutto ragione.
Credo che la panoramica sulla trama e sulla corrente letteraria siano sufficienti a comprendere anche una figura tormentata dai sentimenti come il nostro protagonista. Credo che non serva altro detto da me che non ho nessuna competenza in particolare, lascio a voi il piacere della scoperta di un buon libro.
Le mie tre stelline sono motivate dal fatto che non amo questo genere di romanzi, inoltre queste passioni sfrenate mi sdubbiano un po'. Per non buttare il libro in un angolo ad ammuffire va capito il contesto in cui è stato scritto e tutto torna ad essere tollerabile. Per come me l'aspettavo sono rimasta piacevolmente stupita, tutto sommato scorrebe bene e un personaggio così disadattato mi ha fatto sentire quasi meglio. :)
Io personalmente apprezzo molto i romanzi epistolari ed apprezzo ancor di più se non lo sono interamente e sono intervallati da parti narrative.
Concludo con un "va letto" e vi dico il perché:
1. Perché sì, fa parte dei romanzi-base che un lettore decente dovrebbe aver almeno sfogliato.
2. Per i romanticoni è sicuramente favoloso.
3. Per i poco romantici come me: a me ha fatto fare un sorriso ogni tanto, anche se la fine del nostro protagonista la disapprovo (quasi) sotto tutti i punti di vista.
Buona lettura!

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Nadiezda Opinione inserita da Nadiezda    19 Settembre, 2013
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Mal d’amore

Sono contenta di non aver mai letto fino ad oggi questa grande opera perché se l’avessi fatto in passato probabilmente non l’avrei “gustata” come ora.
Si tratta del più famoso romanzo d’amore della letteratura tedesca.
Un classico intramontabile, pieno di un amore platonico.
Si tratta di un libro che racchiude dentro di sé varie tematiche oltre all’amore: religione, filosofia e politica.
Goethe attraverso il suo libro vuole farci rivivere la sua complicata storia d’amore con Lotte Buff.
Trasforma la sua storia in un dramma epistolare dove i protagonisti principali sono Werther e Carlotta.
Werther è un ragazzo colto e molto raffinato, ma non riesce ad inserirsi bene nella società, vive con estrema sofferenza tutto quello che lo circonda l’unico spiraglio di luce nella sua vita buia è proprio Carlotta.
Solo l’amore per questa donna può farlo vivere felicemente. Questo aspetto di lui lo rende estremamente fragile ed inadatto.
La sua vita e felicità sono legate completamente ai comportamenti e modi di fare di Carlotta.
Carlotta in confronto a Werther viene descritta fisicamente.
La scopriamo come una bella ragazza di media statura e molto aggraziata.
È una donna coraggiosa, responsabile ed estremamente intelligente.

Che altro voglio aggiungere?
Anche se si tratta di un romanzo pubblicato nel 1774 lo stile con il quale è stato scritto è ancora molto attuale ed inoltre il mal d’amore che vive il giovane protagonista è un malessere che inonda ancora i cuori di molte persone.

Buona lettura!

“E tu, anima buona, che provi le sue stesse angosce, trova conforto nel suo dolore […]”

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peucezia Opinione inserita da peucezia    29 Agosto, 2013
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Lettere d'amore e di morte

Capolavoro della letteratura romantica tedesca e manifesto dello stile romantico europeo, il romanzo ispirò il nostro Ugo Foscolo che nel suo "Le ultime lettere di Jacopo Ortis" realizzò una copia quasi carbone in salsa italica. Forse un po' troppo manierato secondo i dettami del gusto del lettore contemporaneo, ma perfettamente in linea con pensieri e modo di essere della sua epoca, il libro è una profonda analisi psicologica di Werther, consumato dall'amore ( qui sta la sostanziale differenza con lo Jacopo foscoliano che invece soffre principalmente per la sua patria sgretolata da Napoleone).
La tecnica del romanzo epistolare, inaugurata ufficialmente dall'inglese Richardson serve per creare un maggior legame tra lettore e narratore: attraverso le lettere il lettore entra via via in simbiosi con il protagonista che al tempo stesso si convince di non avere altra mediazione al di fuori dalla penna fittizia di Werther.Buon approfondimento anche per gli altri personaggi. A dispetto di una tematica forse antiquata, il libro appare tuttavia per certi versi attuale poiché i tormenti della giovinezza e dell'amore sono comunque eterni ed universali. Da leggere per un approccio all'autore Goethe.

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le ultime lettere di Jacopo Ortis- Le affinità elettive- Stendhal
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    29 Agosto, 2013
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Una passione tragica e travolgente

Attraverso le lettere scritte al carissimo amico Guglielmo, Werther racconta la triste storia che ha sconvolto la sua vita. La sua è un’esistenza serena e pacifica: figlio di buona famiglia e dotato di una notevole intelligenza, si dedica con passione all’arte e alla cultura. Nella primavera del 1771 si reca a Wahlheim per curare alcuni affari restando ammaliato dal posto e facendo interessanti amicizie. In particolare conosce la bella e dolce Carlotta, figlia del borgomastro, con cui instaura un forte legame che ben presto si trasforma per lui in un amore tanto ossessivo quanto privo di speranze. La ragazza infatti, pur dimostrando un certo affetto per il nostro eroe, è innamorata e promessa sposa del buon Alberto. Disilluso e pieno di dolore Werther si rende conto dell’impossibilità di coronare il suo sogno sentimentale, ma non riesce comunque ad allontanarsi da Carlotta continuando a frequentare la sua casa come amico. Quello che si verrà a creare sarà una sorta di morboso triangolo amoroso che inevitabilmente finirà per concludersi in maniera drammatica. Goethe racconta con grande maestria questa passione tragica e travolgente dal sapore lievemente autobiografico, incantando con il suo stile virtuoso e poetico e regalando momenti di intensa emozione e di grande empatia. Grazie alla forma epistolare infatti il lettore entra in forte intimità con il protagonista, che si apre totalmente all’amico mettendo a nudo la sua anima sconvolta non soltanto da sofferenze amorose ma anche esistenziali e rendendo praticamente impossibile restare insensibili davanti al dramma di un uomo che si vede pian piano annientare dai suoi stessi sentimenti. Quella di Werther è infatti una dolorosa parabola discendente che lo vede ridente e pieno di amore per la vita all’inizio del libro per poi precipitare progressivamente in un baratro di dolore e autocommiserazione fino a toccare tristemente il fondo con un ultimo disperato gesto: “Ho finito, Carlotta. Non tremo nell’afferrare il gelido, orrendo calice dal quale sorbirò l’ebbrezza della morte. Sei tu che me lo offri, e io non esito: si adempiono tutti i desideri e la speranza della mia vita. Così busso, freddo e irrigidito, alla porta della morte.”

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eleonora di cuori Opinione inserita da eleonora di cuori    14 Agosto, 2013
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il dolore dell'amore

Ho solo 17 anni, la mia età che potrebbe essere di ostacolo, di intralcio invece è stata muta e mi ha lasciato leggere questo libro senza pregiudizzi.
Il punto focale di tutto il libro è l'amore.
Non un amore felice, condiviso... semplice, come molti libri narrano.
No, i in questo libro si può assaporare tutto il dolore, l'angoscia, la solitudine che l'amore può portare, tutta la tristezza che, il sentimento più puro al mondo può arrecare.
In una società dove lo status sociale e la chiesa con le sue regole dominanno, la passione e il trasporto non valgono, vengono allontanati, temuti e criticati.
In questa cornice si inserisce Werher, un giovane intellettuale, sensibile e attento osservatore del mondo.
Attraverso le lettere che invia ad un caro amico narra la sua guerra interiore e il suo abbandono.
Un libro che lascia con l'amaro in bocca, con la tristezza nel cuore... con il timore che tutto ciò si ripeta ancora, per noi per i nostri amici o per il resto dell'umanità...

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GiammarcoCamedda Opinione inserita da GiammarcoCamedda    01 Luglio, 2013
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Lettura costruttiva e produttiva

Ci troviamo in pieno Preromanticismo quando il nostro giovane Goethe pubblica questo romanzetto dal carattere fortemente autobiografico. Lo scrittore ha solo ventiquattro anni (se non erro) quando pubblica il libro, e subito riscuote un successo che si protrarrà per diversi anni, addirittura causando quella che viene definita la "febbre di Werther". Non voglio anticipare niente, quindi non starò a precisare cosa sia essa e in cosa consista. Ricordiamo che questo è un romanzo epistolare, ovvero scritto sotto forma di lettere scambiate tra il protagonista e un amico, in questo caso Guglielmo, di cui tuttavia non leggiamo nessuna lettera. Il romanzo, come già accennato, è di forte carattere preromantico, in cui si evidenziano gli stimoli e le reazioni che sfoceranno nel Romanticismo, un ego eroico se non titanico, l'essere travolti dalle passioni, la pace trovata nella natura, l'amore forte e sensuale per le donne e tutte queste caratteristiche. Le prime tre caratteristiche sono presenti lungo tutta la trama, infatti all'inizio ci troviamo in uno scenario sereno se non addirittura pacifico e felice per il giovane Werther. Lui ama perdersi nella natura, guardare l'acqua che fruscia da una fontana e dimostrare il suo bene a tutte le persone che incontra, tanto che subito tutti lo prendono per un bonaccione e ne diventano amici. La sua vita viene diciamo sconvolta dall'arrivo di una donna, ed ecco che si presentano le altre due caratteristiche tipiche del preromanticismo. L'amata, possiamo definirla così, si chiama Carlotta, per i bambini amorevolmente Lotte, e subito si trova bene con il carattere di Werther, tanto che ne è estremamente attratta e affascinata.
La caratterizzazione dei personaggi è semplice non occupa molto spazio nella trama, così da lasciare spazio alla mente del lettore e alla sua immaginazione. Infatti, se non poche caratteristiche che vengono elencate, le altre vengono o date per scontate o fatte capire al lettore indirettamente. L'aria che si respira lungo tutto il romanzo è leggera e dolce, scorrevole e ci allieta l'animo. Sopratutto, o almeno per me è così, mi sono ritrovato molto nelle passioni racchiuse e furenti del protagonista, che appena ne ha l'occasione le sfoggia davanti a tutti, pur di eccedere. La stessa storia vale per la caratterizzazione dell'ambiente, che viene rappresentato con un'altissima forma artistica che ci permettono di vederla di fronte a noi. La trama, diciamo facile da intuire, non è per niente noiosa. Una cosa che mi è piaciuta è il fatto che il protagonista, per allietare il proprio animo acceso, legga libri. Inizialmente se dedica al "suo" Omero, come riferisce a Guglielmo, per poi passare a un'altra opera preromantica, "I canti di Ossian" di Macpherson, a cui è dedicato una lettera intera del romanzo. L'amore che il nostro Werther mette nel leggerli a Lotte è travolgente e ci fa accapponare la pelle, ci fa venire i brividi. L'aria leggera e pulita si tramuta in tempesta quando il mondo del protagonista viene turbato da una triste notizia, che non starò a raccontare, e che lo colpisce più di tutto.
Goethe non rinuncia a mettere dettagli che sono a volte irrilevanti ma che ci permettono di ambientarci meglio all'interno del libro, e che quindi non sono del tutto inutili. Lo stile di scrittura è semplice e tipico dei giovani scrittori. Infatti lo stile di Goethe cambierà con gli anni, perfezionandosi con il Faust, il Wilhelm Meister e Le affinità elettive. Tuttavia, ritroviamo in Goethe un genio artistico e letterario per la sua giovane età, che ci fa godere di una scrittura alla portata di tutti.
Per chi avesse letto questo libro, consiglio il corrispondente italiano, ovvero "Le ultime lettere di Jacopo Ortis" di Foscolo. Anch'essa opera dal carattere autobiografico la cui trama si discosta leggermente da quella di Goethe per la presenza dell'amore per la patria.
In conclusione direi che ogni persona può leggere questo libro, il cui tempo impiegato non è per niente sprecato, ma al contrario costruttivo e produttivo.

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Le ultime lettere di Jacopo Ortis, Giulia o La nuova Eloisa.
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AndCor Opinione inserita da AndCor    25 Giugno, 2013
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Amore e morte, nella loro purezza più tragica

Un romanzo dal titolo dannatamente struggente: è con questa breve frase-etichetta che voglio iniziare la recensione di questo testo. Un testo in cui si fondono aspetti pre-romantici, riflessioni provenienti dall'Illuminismo ed aspetti sul raziocinio tipici della filosofia kantiana.

Ma procediamo con ordine;
Werther, il protagonista indiscusso, è indubbiamente l'alter ego dell'autore, e la scelta di adottare una forma epistolare per il romanzo vuole dimostrare quanto entrambi siano succubi di una marcata insicurezza a livello interiore.
Il giovane ventenne, in particolare, è una figura ancor più emblematica, in quanto è vittima di un Amore 'stilnovisticamente esasperato' per Carlotta, che lo divora prima psicologicamente e poi fisicamente, ma non disdegna talvolta di mostrare un carattere arrogante, supponente e velatamente polemico nei confronti dei personaggi più lucidi e compassati di lui, vedasi il 'rivale' Alberto, l'amico Gugliemo e Carlotta stessa.

Le lettere, tutte scritte da Werther, presentano anche taglienti riflessioni riguardo Dio, il senso noumenico della vita ed il rapporto fra la propria condizione interiore e l'ambiente che lo circonda.
E' proprio quest'ultima ad essere una della cause di malessere del protagonista, in quanto viene definita come 'un Mostro che eternamente ingoia, eternamente rumina', e sembra quasi che la concezione panteistica che ha di essa coincida con la 'Divina indifferenza' del Montale, come a volerci mostrare un Dio lontano, severo e non desideroso della felicità del protagonista.

Un altro aspetto da analizzare è l'esaltazione - romantica in piena regola - dell'Amore quale forza incontrollabile ed istintuale, quale vortice indefinito di emozioni; a tal proposito, Goethe non si ferma a stigmatizzarlo come entità a sé stante, bensì si occupa di osservarne gli effetti 'collaterali' sull'uomo.
E' da notare anche la grande attenzione per Ossian ed Omero, che suscita in Werther un violento dualismo fra l'esaltazione degli antichi classici e la valorizzazione della poesia moderna; gli scenari pre-decadenti, descritti con puntigliosità quasi chirurgica, completano il quadro di insofferenza del protagonista.

Infine, la visione negativa del pessimismo, incapace di garantire la Felicità, raggiungibile (?) invece con il gesto estremo del suicidio, considerato come 'la cessazione e liberazione ultima dal dolore che attanaglia il corpo e l'anima', in continuità con Leopardi e Schopenhauer.

La condizione di malessere di Werther rappresenta un pò quella dell'uomo moderno. Una condizione non necessariamente uguale nelle cause, ma fondamentalmente comune negli effetti: infelice, dolorosa ed a tratti apatica.
E non è comunque detto che il suicidio, tentato dal 'giovane Werther' ma velatamente criticato dal 'giovane Goethe', sia la soluzione più efficace ai mali dell'uomo.

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Zoroastror Opinione inserita da Zoroastror    16 Marzo, 2012
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Un Romantico da riscoprire

Utilizzando un classico espediente narrativo l'autore ci presenta l'epistolario di Werther, giovane appartenente alla borghesia tedesca e intriso di profondi ideali romantici. Nonostante la vicenda amorosa occupi un ruolo di primo piano nel romanzo, sarebbe un errore limitare la nostra percezione solo a quest'ultima. Nell'opera di Goethe infatti sono presenti tutti i classici temi del pensiero romantico, dal rapporto armonioso e quasi di perfetta fusione col mondo naturale, al sentimento dello "Streben", quest'ultimo rappresentato dalla perenne inadeguatezza alla vita borghese, fatta di affari ed economia, e dal continuo sforzo di superamento che ne consegue. Un romanzo dunque da riscoprire per comprendere al meglio i sentimenti e gli stati d'animo che ispirarono i primi romantici, nonché per confrontarsi con un linguaggio denso di lirismo che presenta la passione (in ogni sua veste) della giovinezza.

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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    28 Mag, 2010
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Struggente Werther

Una vicenda autobiografica sta alla base di questo splendido romanzo epistolare che descrive l'amore nella sua più acuta sofferenza. Werther esprime la sua ardente passione con una delicatezza assoluta; le sue lettere sono poesia in prosa, sono la resa in parole di un sentimento che va al di là di ogni cosa, anche della propria vita. E' romanticismo allo stato puro, che va oltre l'essere un semplice romanzo d'amore: I dolori del giovane Werther sono l'esaltazione di ogni sentimento, del vivere la vita in modo pieno, seguendo le proprie inclinazioni e passioni. Guglielmo, silente amico del protagonista, è il privilegiato destinatario delle sue lettere e la personificazione di noi lettori. Non si deve fare l'errore di pensare ad un romanzo melenso e sdolcinato: è un testo complesso come è complessa la varietà dei sentimenti che si affollano nel petto di un giovane come Werther, ma al tempo stesso espresso con un linguaggio fresco, limpido, giovanile se contestualizzato, ma anche enfatico, iperbolico e in alcuni passi provocatorio. Alla fine dell'opera si ha la sensazione di aver vissuto da vicino con Werther ogni suo tormento, ci si sente un po' come eletti custodi delle sue confessioni più intime e al tempo stesso testimoni della grandezza del suo animo. Ogni lettera è colma di domande retoriche e frasi di grande effetto che coinvolgono il lettore in una riflessione che, prendendo spunto dalla vicenda di Werther, arriva a interrogarsi sul senso della vita stesso.

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17luca17 Opinione inserita da 17luca17    27 Mag, 2010
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Quanti dolori per il giovane Werther!

E' da molto tempo che volevo leggere questo romanzo pluriosannato da tutti per la sua moderna (seppur sia un classico) originalità.
Ora che l'ho letto posso dire che sono contento di averlo fatto. Per me che sono abituato a leggere thriller e libri d'avventura e che, quindi, in genere preferisco le azioni ai pensieri è sembrato che nonostante la quasi assenza di fatti la lettura sia filata molto fluida, probabilmente grazie anche allo stile di scrittura utilizzato da Goethe. Spesso, tuttavia, i pensieri e le elucubrazioni di Werther possono trovare in disaccordo i più (in particolare quando parla del suicidio con Albert) ma il modo di presentarli è sempre, come dire, "leggero" nonostante l'importanza degli argomenti trattati. Particolare in questo romanzo è il radicale cambiamento di umore e di mentalità subito da Werther nel corso della storia; il protagonista passa infatti dall'ottimismo più puro al pessimismo più totale. Da notare infatti come vengono più volte citate le lecrime ed i pianti; all'inizio lacrime di gioia e commozione ma che con il passare del tempo diventano pianti di disperazione e sconforto.
Di certo non è un libro da regalare a uno che è stato appena lasciato dalla fidanzata ma è molto interessante anche per riscoprire il lato più mentale che fisico che esiste nel rapporto fra uomo e donna.

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Opinione inserita da nadia    29 Novembre, 2008

Goethe

Ogni libro importante è espressione della propria epoca. Dopo il novecento , nessun uomo e autore geniale potrebbe raccontare il sentimento dell'amore , con la verità e la credibilità dell'800. Dire che questo libro è moderno, credo che si inesatto, in realta, l'autore era talemnte geniale che sapeva scrivere e trasmettere emozioni, e forse le emozioni e i valori dell'800 erano l'amore, soprattutto tra coloro che erano piu sensibili e di classe e ceto agiato, come lo era stato Goethe, se modernità vuol dire questo, allora è moderno anche Sofocle, Dostojesky, Tolstoj, Jim Morrison, ma credo che usare il termine moderno non è esatto, perchè ogni autore geniale è da leggere non in quanto moderno, come scritto sopra nella recensione sul testo, ma in quanto grande....Oggi si puo parlare d'altro, come della tragedia e la sofferenza di un popolo, come ha fatto Marquez in 100 anni di solitudine, libro dei nostri giorni, ma nessuno direbbe che è moderno o si porrebbe il problema , dato che è un libro della nostra generazione del nostro secolo...

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A tutti, è uno dei capolavori della letteratura, è di facile lettura, gradevole , ed esprime a pieno il vero romanticismo tedesco. E' una delle opere piu rappresentative del romanticismo...E' intriso di sentimento, verità, capacita di esprimere i sentimenti umani e l'aspetto psicologico dell'uomo. GOETHE era un grande, ma non credo che ci sia bisogno di dirlo...E neppure di sponsorizzare questo testo ...
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Opinione inserita da ale76    27 Ottobre, 2007

Romanzo meraviglioso

Romanzo bellissimo, pieno di sentimento ed introspezione. L'ho letto tanti anni fa, ma lo ricordo ancora, per le emozioni che mi ha dato, per i pianti scroscianti quando l'ho terminato, per tutte le sensazioni vibranti che sa trasmettere. Oltre ad un elevato coinvolgimento, che quasi " ti impone" di leggerlo tutto d'un fiato!!

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L'innocente di D'Annunzio
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