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La sonata a Kreutzer
 
La sonata a Kreutzer 2014-08-26 15:12:59 Domitilla Ganci
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Domitilla Ganci Opinione inserita da Domitilla Ganci    26 Agosto, 2014
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Se una notte d'inverno un viaggiatore...

La forza prorompente delle passioni, è il tema che attraversa in modo sofferto e drammatico questo romanzo breve di Lev Tolstoj, pubblicato nel 1891.
E’ un’opera singolare e controversa appartenente al secondo periodo della produzione letteraria del grande scrittore russo, quello successivo alla cosiddetta “conversione”: dopo un’intensa crisi spirituale, Tolstoj aveva vissuto una profonda trasformazione, che si era conclusa con l’abbandono della religione ortodossa in favore del cattolicesimo, cui aveva aderito con una modalità totalizzante, al limite del fanatismo, che lo aveva portato a rivedere molte delle sue convinzioni in merito alla morale e alla vita in generale e che ne aveva influenzato profondamente tutta la successiva produzione letteraria. Abbandonando il concetto di natura come energia vitalistica, positiva e benigna, Tolstoj mostrava ora diffidenza verso una materia che considerava priva di spiritualità e tesa solo all’ autorealizzazione.

Atto d’accusa contro le istituzioni e l’ipocrisia di una vita familiare e sociale basata sull' inganno e la menzogna, “La sonata a Kreutzer” rappresenta l’esposizione delle teorie dell’ultimo Tolstoj sulla morale sessuale. Il linguaggio esplicito e la scabrosità del tema affrontato, sorprendenti per l’epoca, portarono non pochi problemi all’ autore. Solo grazie alla stima incondizionata di cui Tolstoj godeva da parte dello zar Alessandro III, fu possibile aggirare il dissenso delle autorità russe e giungere alla pubblicazione del racconto.

Il protagonista della storia, che si qualifica subito come appartenente all’ agiata nobiltà del paese, durante un viaggio in treno racconta ad uno sconosciuto di aver ucciso sua moglie. Davanti allo sconcerto del viaggiatore, Pozdnysev ripercorre le tappe che in un crescendo drammatico e allucinato lo avevano condotto a diventare un omicida.
I primi capitoli del romanzo, sono una lunga e articolata riflessione sull’ ipocrisia della vita matrimoniale che non è altro che un mascheramento, un inganno, che nasconde la soddisfazione di un istinto animalesco che l’uomo dovrebbe dominare e respingere, consentendosi l’unione carnale solo a fini strettamente necessari alla procreazione.
Attraverso la condanna della bellezza, come forza corruttrice dell’integrità dell’animo umano, lo scrittore giunge a negare il valore delle arti: la poesia, la musica, sono generatrici di una sensualità ingannevole e illusoria che nel tempo disattende le promesse.
La musica, con il suo pericoloso potere di suggestione, diviene la causa della follia di Pozdnysev; la sonata di Beethoven, in cui i due strumenti si armonizzano e si fondono è , per il protagonista, un esplicito richiamo al desiderio sensuale di unione tra i due esecutori: la giovane moglie e l’affascinante violinista Truchacevskij.
Dal momento in cui il protagonista inizia il racconto della vicenda che lo condurrà a travisare il comportamento della moglie, rilevando in lei la colpa inesistente del tradimento, che lo trascinerà nel gorgo della gelosia, travolgendolo e portandolo al tragico epilogo, è impossibile staccare gli occhi dal libro.
Pozdnysev sembra sfuggire di mano al suo autore, abbandona il delirante argomentare dei primi capitoli in cui si identifica con la voce dello scrittore e nella ribellione racconta, prendendo vita dalle pagine con una forza titanica, una storia sconvolgente di lucida follia che incatena alle pagine.
Il ritmo del racconto è serrato, teso, incalzante, la storia avvolge e confonde il lettore con una malìa straniante, che lo porta ad una totale identificazione con Pozdnysev: mentre leggiamo siamo lui. Ci emozioniamo alla vista della sua bellissima compagna, ci agitiamo alla vicinanza del dandy che flirta con lei sotto il nostro sguardo, con lui soffriamo nell’ ascoltare le note lascive del “presto” della sonata, mentre crediamo di vedere gli sguardi d’intesa dei due e le fitte di gelosia ci sorprendono togliendoci il respiro. Anche noi siamo vittime del crescendo di emozioni che travolge Pozdnysev, anche noi, forse, in un momento di annebbiamento, potremmo afferrare quel pugnale…
Il tormento feroce della gelosia è espresso con forza, la potenza dell’ eros e il primato della passione sulla ragione, finiscono per dominare le pagine rendendo Pozdnysev, alla fine, non carnefice, ma vittima della stessa violenza che arma la sua mano.

Se le teorie espresse nel libro sul ruolo sociale della donna sono inevitabilmente ancorate al contesto storico-sociale in cui l’ autore è vissuto, l’ analisi dei sentimenti e dei rapporti uomo-donna è tragicamente attuale e ci colpisce con la forza della sua modernità.
Omicidi passionali, raptus, pulsioni distruttive, ossessioni morbose, amori malati, sbagliati, costellano tragicamente la cronaca dei nostri giorni, rendendo questo testo, che illustra il percorso di una drammatica perdita di consapevolezza che sfocia nell’ assassinio, incredibilmente attuale.

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Consigliato a chi ha letto...
Dostoevskij, per la grande capacità di scandagliare e raccontare le emozioni dell'animo umano
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Commenti

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Grazie! E'un testo straordinario, superate le prime pagine ha una forza incredibile, è una storia che estremizza i sentimenti e trascina negli abissi della follia, permettendo al lettore di immedesimarsi completamente nel protagonista.
Spero di vedere la tua recensione al più presto! Domitilla.

01 Agosto, 2015
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Ciao Domitilla.
Una recensione molto bella, come sottolineato dagli altri commenti, secondo me perché contestualizza il testo rispetto alla produzione dell'autore e al tempo in cui fu scritto.
E' vero che recensire i classici è più difficile perché sembra che tutto sia già stato detto, ma credo comunque che confrontarsi con testi immortali, riflettere su cosa ti hanno lasciato e mettere tutto ciò nero su bianco sia un ottimo modo per "crescere" (lo dice un 55enne).
Grazie Vittorio, è un libro che ho amato molto e mi ha lasciato dentro emozioni fortissime.
Credo che sia una lettura molto "adulta", anche se, in giovane età, penso che sicuramente se ne possano cogliere gli aspetti più travolgenti.
Quel percorso interiore, tutto in crescendo, che sfocia nell'attimo di follia, è certamente trasversale, comune, purtroppo, ad ogni età (ne è tragica dimostrazione, proprio in questi giorni, un efferato fatto di cronaca: l'orribile uccisione del giovane studente pesarese Ismaele Lulli, causata dalla rabbia insensata del suo rivale in amore).
Ma la sofferenza continua che scaturisce dalla convivenza con il crimine, la drammatica consapevolezza della irreparabilità dell'atto, la solitudine che spinge il protagonista del romanzo a confidare un evento così tremendo addirittura ad un compagno di viaggio occasionale, mi sembrano sentimenti che hanno bisogno di un sedimento, propri di un tormento dell'anima senza scampo, mirabilmente descritto da Tolstoj, che solo la maturità può rendere così dilaniante.
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