Dettagli Recensione
Capolavoro a metà
Non avevo conoscenza di questo romanzo, fin quando ho letto recensioni un po ovunque che ne esaltavano il contenuto e la forza espressiva.
A mio parere la prima metà del libro è effettivamente di una grande potenza ed espressività narrativa.
Si procede a strappi, con momenti di profonda scrittura ad altri astratti e non facilmente comprensibili. Come se lo scrittore volesse portare il lettore nella sua disperazione e poi all'improvviso abbia il desiderio di rendergli difficoltoso saper leggere nel suo pensiero.
La parte relativa alla guerra è cupa e disperata, cinica e tremendamente veritiera.
Non ci sono eroi, ma esseri disperati immersi nel frullatore umano creato dalla sete di potere di potenti e alti in grado.
Il racconto quando si trasferisce in Africa, assomiglia molto al "Cuore di Tenebra" di Conrad, con una terra ostile, spietata e un sole implacabile che porta alla follia.
A NY si evince la denuncia sociale di Celine nei confronti dell'uomo merce umana, fantasma nella immensa città, dove il destino delle persone è completamente insignificante per il prossimo.
Dove si fa un passo sul marciapiedi e si viene travolti dalla moltitudine che cancella le individualità e spietatamente crea un flusso ininterrotto di uomo-merce, buono solo per consumare, produrre e poi crepare (possibilmente con qualche denaro in tasca, poichè sennò il destino sarà atroce).
Nella seconda parte, il nostro eroe, torna in una Parigi completamente indifferente ai suoi eroi che hanno dato vita e ragione nel confitto.
Le classi sociali alte vivono la propria esistenza nel centro scintillante della ville lumiere, mentre una sterminata, puzzolente, pezzente, ignorante, incattivata popolazione trascorre vite torbide, meschine, disperate e sull'orlo della follia in zone periferiche, dove il protagonista, ora medico cerca di tirare avanti sopportando la tirannia di chi sfrutta le sue conoscenze e non vuol pagarlo.
Ecco in questa parte finale che si palesa la debolezza del racconto. Come se l'autore cercasse di allungare un po il brodo, aumentare il volume del romanzo, introducendo personaggi piatti, apatici, che danno la sensazione classica di chi non sappia come portare a termine la propria opera e inserisca pagine su pagine in cerca dell'ispirazione finale.
Comunque è un libro che crea disagio, che toglie speranza, vivo, vero, che contiene verità assolute, che palesa la vita con tutte le sue bassezze, illusioni, meschinità e che non da speranza riguardo un progresso morale, bensì esalta la bruttura umana, farcita dalla miseria, la disperazione e la voglia di primeggiare sul prossimo giusto per appagare la propria meschinità e cattiveria.
Un viaggio alla fine della notte, che sembra non avere termine se no, nella morte.